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DUE ISOLE, UNA FUNIVIA

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C’è un’altra funivia della discordia che “scoppia” sulla scena nazionale e suscita polemiche. Dopo l’impianto “cabriolet” di Bolzano che porta clienti davanti all’albergo dell’ex assessore – contestato dagli ambientalisti perché pagato al 75% con fondi pubblici – di cui aveva scritto recentemente Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, ecco un altro progetto che provoca divisioni tra favorevoli e contrari. Questa volta, però, non si tratta di montagna, bensì di mare (in alto, foto da Ventotene Today).

La nuovo funivia contesa dovrebbe collegare le due isole di Ventotene e Santo Stefano. Sono due piccole perle del Tirreno meridionale che fanno parte dell’arcipelago Pontino, in provincia di Latina (lazio). Entrambe sono comprese da un’area marina protetta che fu istituita nel 1997, occupando insieme una superficie totale di quasi tremila ettari. E Ventotene, in particolare, è tristemente famosa perché furono inviati al confino centinaia di detenuti politici durante il regime fascista: qui Ernestro Rossi e Altiero Spinelli scrissero il famoso Manifesto per “un’Europa libera e unita”. Mentre sull’isolotto di Santo Stefano era staro costruito lo storico carcere d’epoca borbonica che, a distanza di tanti anni, richiede lavori di manutenzione straordinaria e di ristrutturazione: su questo sito, verrebbe realizzato un polo culturale, con un Museo e una Scuola di alta formazione.

Ora il problema è che, a seconda delle condizioni del mare, non sempre l’approdo è agevole per i turisti, soprattutto per i bambini e i disabili. Da qui, il progetto di una funivia presentato dal Commissario straordinario del governo, Giovanni Maria Macioce. In soli quattro minuti, l’impianto potrebbe collegare le due isole distanti all’incirca un chilometro.

Approvata dal “Tavolo permanente del Cis” (Contratto istituzionale di sviluppo, la proposta era stata anticipata da una relazione tecnica dettagliata trasmessa a tutte la amministrazioni e gli enti coinvolti. A realizzare l’opera dovrebbe essere Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, che già da qualche mese ne aveva iniziato l’esame, confermando la possibilità di una sua realizzazione. Si tratterebbe di un impianto di andata e ritorno, di dimensioni ridotte e dotato di una o due cabine in grado di trasportare 12 persone per volta. Senza emissioni acustiche e con alimentazione prevalentemente a energia solare.

Ma l’Italia – si sa – è il Paese dei guelfi e dei ghibellini. Per cui il progetto ha scatenato, com’era prevedibile, una diatriba tra chi ritiene che sia utile e fattibile e chi, invece, pensa che sarebbe inutile e forse anche dannoso per l’ambiente: in particolare, per il parco e per l’area marina. Data la scarsa funzionalità dell’approdo, questa sembrerebbe però la soluzione più praticabile ed efficace, anche per il trasporto dei materiali necessari ai lavori di ristrutturazione del carcere.

“In un anno puntiamo a 40mila visitatori dell’ex super carcere”, dichiarano gli imprenditori e gli albergatori locali, in un articolo a firma di Vittorio Buongiorno sul Messaggero di Roma. I timori principali riguardano i due piloni, alti 30 metri ciascuno, a cui dovrebbero essere ancorate le funi. Ma sullo stesso giornale Marco Cordeschi (nomen omen!), ingegnere e amministratore delegato della società “Alte Vie”, considerato un esperto di funivie, sostiene che “un impianto piccolo, con una sola campata, è fattibile”.

La questione sarà rimessa al verdetto finale della popolazione locale: 746 residenti che d’inverno si riducono a non più di 250. Una specie di referendum preventivo, insomma, per decidere se Ventotene approva o meno questo nuovo impianto. Il Commissario Macioce lancia, perciò, un altolà: “Se la comunità dell’isola non vuole la funivia, basta che lo dica. Ma poi sarà difficile pensare che si continuerà a investire 80 milioni di euro su un museo che pochi potranno andare a visitare”.

RICORSO DI MAREVIVO E DI GREENPEACE AL TAR DELLA CAMPANIA PER TUTELARE L’AREA DI GAIOLA E NISIDA

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Danni ambientali, sanitari ed economici sono le gravi conseguenze a cui porterebbe la realizzazione del “Piano di Riqualificazione Ambientale e Rigenerazione Urbana” (PRARU) di Bagnoli-Coroglio, a cui il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, di concerto con il Ministero della Cultura, ha dato il via libera con Decreto n. 421 del 29.11.2024. Per questo, Fondazione Marevivo, Delegazione Marevivo Campania e Greenpeace Italia hanno presentato ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale della Campania definendo il decreto “illegittimo” e “idoneo a compromettere gravemente e in modo irreversibile la Zona Speciale di Conservazione Europea Gaiola-Nisida e l’area marina protetta Parco Sommerso di Gaiola”, scrivono gli avvocati Marone e Fucci, in rappresentanza delle realtà ambientaliste.

Il paradosso è che, elaborato con il dichiarato intento di “riqualificazione ambientale” del Sito di Interesse Nazionale di Bagnoli, il Piano di Invitalia (il soggetto attuatore) vira in direzione diametralmente opposta e prevede l’ampliamento del collettore fognario e la realizzazione di nuovi scarichi fognari di bypass proprio in piena area protetta. In caso di pioggia, fino a 206 metri cubi al secondo di liquami e acque potenzialmente tossiche di dilavamento urbano finiranno in mare sulla battigia, con effetti devastanti su tutto il litorale cittadino, sul delicato ecosistema marino dell’area protetta e sulla salute dei cittadini napoletani.

Lo specchio di mare tra la Gaiola e Nisida è la zona di più alto pregio naturalistico e culturale; ospita scogliere, grotte, vasti banchi di coralligeno e praterie di Posidonia oceanica, tutelati dalla “Direttiva Habitat” e dalla “Convenzione di Barcellona” e, non a caso, rientra nella “Rete Natura 2000”, diffusa sul territorio dell’Unione Europea a tutela degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati a livello comunitario.

“È evidente che c’è un grave e assurdo cortocircuito se un piano di Bonifica e Risanamento Ambientale sceglie come area sacrificale per lo scarico di nuovi scolmatoi fognari proprio la Zona Speciale di Conservazione Europea Gaiola-Nisida, nonostante le norme a tutela dell’area”, spiega Maurizio Simeone, Direttore dell’AMP Parco Sommerso di Gaiola, che da mesi denuncia i potenziali danni ambientali provocati dal Piano di Invitalia. E aggiunge: “È una scelta devastante per il mare di Napoli, ma anche un grave precedente per tutto il sistema delle aree marine protette italiane ed europee. Questo ricorso al TAR è prima di tutto un grandissimo atto di amore per il nostro mare”.

Dichiara Rosalba Giugni, Presidente Fondazione Marevivo: “L’impegno di Marevivo per Gaiola è iniziato più di 35 anni fa e ancora continua, abbiamo impiegato 13 anni per far sì che diventasse un’area protetta e non ci siamo mai girati dall’altra parte. Abbiamo avviato una call to action democratica, non urliamo, ci muoviamo seguendo le vie legali convinti delle nostre ragioni –- Ringrazio tutti coloro che supportano questa causa, tra cui il direttore Simeone, che fa da sentinella ogni giorno, la Consigliera Roberta Gaeta da sempre in prima linea in questa battaglia e gli avvocati Fucci e Marone”.

Durante questi mesi, in molti hanno raccolto l’appello della Fondazione Marevivo: volti noti, associazioni, professionisti, a cui si aggiungono le 16 associazioni ambientaliste riunite nel Coordinamento Tutela Mare “Chi Tene o’ Mare”, di cui Marevivo è capofila; il mondo scientifico e culturale, che all’unisono contestano il Piano di Invitalia. A tutt’oggi le firme raccolte dalla petizione contraria ai nuovi scarichi, lanciata on line dal Coordinamento, sono più di 30mila.

Nonostante questa mobilitazione corale e trasversale, il MASE ha completamente ignorato le osservazioni di merito pervenute dalle 88 realtà (associazioni, privati cittadini, ricercatori, imprenditori, cooperative) che si erano opposte al Piano, la cospicua relazione tecnico-scientifica contraria presentata dall’Ente Parco e la decisione del Consiglio Regionale della Campania, che aveva definito il PRARU “nefasto”, approvando all’unanimità la mozione, presentata dalla Consigliera Roberta Gaeta, cui ha dato seguito anche la Giunta Regionale.

Non si tratta solo di danni ambientali e sanitari. Le ripercussioni negative sull’area sarebbero anche di carattere economico e toccherebbero da vicino l’imprenditoria e il turismo legato al mare. Lungo la costa di Posillipo si conta la presenza di 9 lidi balneari e 6 accessi pubblici al mare con innumerevoli attività turistico-ricreative, fortunatamente in forte espansione negli ultimi anni. Non solo turismo però: “Con un fatturato superiore a 9 milioni di euro per “Mytilus Campaniae” e Società Cooperativa C. Salvatore e una capacità occupazionale di oltre 250 unità, indotto escluso, rischiamo un serio contraccolpo alla nostra capacità produttiva”, protesta Fabio Postiglione, in rappresentanza dei mitilicoltori di quel tratto di costa.

Questi ultimi, insieme con Federazione UniVerde, Federazione del Mare, Confcommercio-Imprese per l’Italia, Associazione Studi Ornitologici Italia Meridionale e Associazione Premio GreenCare, hanno firmato l’atto di intervento ad adiuvandum a sostegno del ricorso al TAR promosso da Marevivo e Greenpeace Italia.

“Confidiamo che l’autorità giudiziaria blocchi questa scelta assurda e dannosa. Anche il nuovo articolo 9 della Costituzione, per cui abbiamo combattuto per anni, riconosce la priorità della tutela della biodiversità e degli ecosistemi”, dichiara l’ex ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, presidente di Fondazione UniVerde. E conclude: “Mi sono occupato di tutela del mare e depuratori fin da quando ero un giovane assessore all’ambiente e non ho mai visto un progetto che, dichiarando di voler disinquinare, mette a grave rischio un’area di tale pregio ambientale. Vanno fermati!”.

A SAN VALENTINO PROMOZIONE SPECIALE: INGRESSO PER DUE ALLE GALLERIE D’ITALIA DI INTESA SANPAOLO CON VISITE GUIDATE

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Nella giornata di venerdì 14 febbraio, festa di San Valentino, le Gallerie d’Italia – polo museale di Intesa Sanpaolo – propongono per tutta la giornata la speciale promozione dell’ingresso 2×1, per scoprire le collezioni permanenti e le mostre di ciascuna sede. Per l’occasione, è in programma una serie di visite guidate sul tema della passione e del romanticismo nell’arte.

MILANO – Alle ore 17,30 si terrà la visita guidata Gallerie Mon Amour. In occasione di San Valentino, un romantico percorso a tappe nelle sale museali dedicate alle collezioni permanenti da seguire in coppia, ma anche da soli o con gli amici, per scoprire aneddoti e curiosità incentrati sul tema dell’amore, tra tradizioni e mitiche passioni.

Il costo è di 5€ a persona, escluso biglietto d’ingresso. La prenotazione è consigliata al numero verde 800.167619 o via mail all’indirizzo milano@gallerieditalia.com.

Sarà possibile visitare la mostra Il genio di Milano. Crocevia delle arti dalla Fabbrica del Duomo al Novecento, realizzata sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e in partnership con la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, a cura di Marco Carminati, Fernando Mazzocca, Alessandro Morandotti e Paola Zatti. L’esposizione, dedicata alla città da sempre luogo di innovazione in ambito artistico, è organizzata in sezioni tematiche e cronologiche e presenta opere di artisti straordinari che hanno lasciato il loro segno nel capoluogo lombardo, tra cui Leonardo da Vinci, Giovanni Battista Tiepolo, Francesco Hayez, Giovanni Segantini e Lucio Fontana.

Nella stessa sede, è esposto lo straordinario dipinto di Robert Ryman, Surface Veil IV, proveniente dalla Collezione Luigi e Peppino Agrati, che arricchisce il percorso espositivo dedicato alla collezione d’arte moderna e contemporanea del Gruppo Intesa Sanpaolo.

Napoli – Gallerie d’Italia: Mostra Sir William e Lady Hamilton
ph: Roberto Della Noce

NAPOLI – Alle ore 12 e alle 16 si terrà la visita guidata Donne amate. Si tratta di un itinerario tematico dedicato alle donne amate: si affronterà, attraverso le opere d’arte, il tema dell’amore nel suo senso più romantico e sensuale. Protagonista dell’itinerario è innanzitutto Lady Hamilton, che sarà possibile conoscere attraverso i numerosi ritratti esposti nella mostra temporanea. Ma sarà anche l’occasione per paragonarla alle figure mitologiche di Elena e di Tisbe.

Il costo è di 7€ a persona, escluso il biglietto d’ingresso. La prenotazione è obbligatoria al numero verde 800.167.619 o via mail all’indirizzo napoli@gallerieditalia.com.

È visitabile la mostra Sir William e Lady Hamilton, dedicata alla poliedrica personalità di Sir Hamilton e al ruolo da lui ricoperto insieme alla moglie Emma nella Napoli del Settecento. L’esposizione, curata da Francesco Leone e Fernando Mazzocca, ha il sostegno dell’Ambasciata d’Italia nel Regno Unito nonché il supporto dell’Ambasciata britannica a Roma.

Prosegue fino al 4 maggio la mostra, a cura di Luca Massimo Barbero, Andy Warhol. Triple Elvis. Nel percorso espositivo si può percepire l’evoluzione dell’artista americano negli anni Sessanta e nei primissimi anni Settanta attraverso tre importanti cicli grafici esposti per la prima volta insieme: Marilyn, Mao Tse-Tung e Electric Chairs.

TORINO – Alle ore 17 e alle 18 si terrà la visita guidata San Valentino. Una visita speciale tra le collezioni permanenti alla scoperta delle emozioni nell’arte. Un viaggio attraverso le sale del Piano Nobile e dell’Archivio Publifoto, dove pennello e obiettivo fotografico ritraggono le questioni amorose che hanno segnato la storia dei loro protagonisti, celebrando l’universalità di un sentimento che sfida lo scorrere del tempo.

È in corso, intano, la mostra Mitch Epstein, American Nature, la più importante retrospettiva del fotografo americano. L’esposizione, curata da Brian Wallis, presenta per la prima volta riunite le serie fotografiche più significative degli ultimi vent’anni di Mitch Epstein in cui esplora i conflitti tra la società americana e la natura selvaggia nel contesto del cambiamento climatico globale.

Il costo della visita guidata è di 5€ a persona, biglietto di ingresso escluso, e la prenotazione è obbligatoria scrivendo a torino@gallerieditalia.com.

VICENZA – alle ore 17 si terrà la visita guidata Passioni divine. Una passeggiata d’arte alla scoperta degli amori di Palazzo Leoni Montanari: sculture, affreschi e decorazioni svelano intrighi amorosi e passioni che abitano la barocca dimora della nobile famiglia vicentina. L’attività gratuita, escluso biglietto d’ingresso, e la prenotazione è obbligatoria all’indirizzo e-mail vicenza@gallerieditalia.com.

AREZZO – In occasione di San Valentino, anche la Casa Museo dell’Antiquariato Ivan Bruschi propone per tutta la giornata la speciale promozione dell’ingresso 2×1. Alle ore 17 è prevista la visita guidata A Casa Bruschi con amore, pensata per tutti gli appassionati amanti dell’arte e dell’antiquariato. Un viaggio alla scoperta dell’eclettica collezione Bruschi, attraverso un percorso dedicato al tema dell’amore e della passione: aneddoti, segreti e curiosità da seguire in coppia, ma anche da soli o con gli amici.

L’attività è gratuita, escluso il biglietto d’ingresso. La prenotazione è consigliata al numero 0575354126 o all’indirizzo e-mail info@fondazioneivanbruschi.it.

 

STOP AL RADDOPPIO DELL’ALTA VELOCITÀ FERROVIARIA SULLA LINEA TRA SALERNO E REGGIO CALABRIA

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La notizia è destinata ad alimentare le polemiche sulle Ferrovie dello Stato, scoppiate negli ultimi tempi per le interruzioni sulla rete, i maxi-ritardi, le cancellazioni e i presunti “sabotaggi”. E, indirettamente, l’annuncio può riaccendere anche quelle sul controverso progetto per il Ponte sullo Stretto di Messina. La decisione di cancellare il raddoppio della linea ad alta velocità sulla Salerno-Reggio Calabria, di cui ha dato notizia Marco Ponti, responsabile BRT Onlus, sul quotidiano Domani non fa che buttare sul fuoco delle polemiche in entrambi i casi.

Questo doveva essere il più grande progetto infrastrutturale previsto dal Pnrr: il doppio del Ponte. E il Gruppo FS s’era già messo il fiore all’occhiello. Ma, senza studi di fattibilità alle spalle, alcune analisi indipendenti ne hanno rimesso in discussione la fattibilità, sia per motivi economici sia costruttivi. E non si fa fatica a immaginare quale responso tecnico riceverebbe il Ponte sullo Stretto se non fosse condizionato dagli interessi politici.

Il fatto, però, è che sia il ministero dei Trasporti sia quello dell’Economia avrebbero dovuto accorgersi prima delle difficoltà che ora bloccano il raddoppio dell’AV sulla Salerno-Reggio Calabria. Un collegamento fondamentale per “allungare” lo Stivale e per aiutare in particolare il Mezzogiorno a crescere.

Avrebbe dovuto preoccuparsene in primo luogo Raffaele Fitto, l’ex ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e per il Pnrr, “espatriato” ora a Bruxelles per fare il vicepresidente esecutivo della Commissione europea. E soprattutto, per occuparsi della politica regionale e di coesione. All’esordio da ministro, invece, Fitto si affrettò a mettere le mani avanti, dichiarando che i 209 miliardi di fondi europei ottenuti dall’ex premier Giuseppe Conte, erano “troppi” e non sarebbero stato possibile spenderli tutti.

Da meridionale e responsabile del governo per il Sud, Fitto avrebbe dovuto invece dare la precedenza al raddoppio dell’alta velocità Salerno-Reggio Calabria, mettendo allo studio eventuali modifiche e perfezionamento. Sta di fatto che ora, alla chetichella, il progetto viene praticamente abbandonato.  Mentre si tratta di un’opera fondamentale per collegare la Calabria alla Campania e a tutto il resto d’Italia. E senza la quale, per di più, anche il Ponte sullo Stretto rischia di risultare inutile o addirittura controproducente.

In tutto questo, è singolare il silenzio-assenso delle Ferrovie dello Stato che hanno lanciato un piano da 100 miliardi di euro nei prossimi cinque anni. A parole, il Mezzogiorno è sempre stato al centro di questi progetti. Ma di buone intenzioni, come si sa, è lastricata la via dell’inferno: anche dell’inferno ferroviario, in cui sta precipitando il nostro Paese per responsabilità dei politici e dei vertici del Gruppo FS.

Su “X”, Gennaro Carotenuto (@GenCar5) ha postato: “Questa storia la potremmo chiamare ‘164 anni di solitudine (and counting). Il governo Meloni/Salvini taglia in silenzio l’Alta Velocità da Salerno a Reggio Calabria, nonostante fosse per lo più finanziata dal Pnrr. Magari faranno il Ponte sullo Stretto, vedremo, ma né di qua né di là del faro ci saranno infrastrutture adeguate, monumento alla visione coloniale del Mezzogiorno che hanno al Nord”.

 

 

NAPOLI, GALLERIE D’ITALIA DI INTESA SANPAOLO: LA MOSTRA-DOSSIER SU ANDY WARHOL PROROGATA FINO AL 4 MAGGIO

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Alle Gallerie d’Italia – Napoli di Intesa Sanpaolo è stata prorogata fino al 4 maggio 2025 la mostra Andy Warhol. Triple Elvis a cura di Luca Massimo Barbero. L’esposizione, che ha riscosso grande successo di pubblico e di critica, presenta un significativo focus espositivo di opere di Andy Warhol: tra cui tre fondamentali cicli grafici riuniti per la prima volta e provenienti dalla Collezione Luigi e Peppino Agrati, importante raccolta d’arte contemporanea formata tra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento e confluita, grazie al lascito del Cavalier Luigi Agrati, nel patrimonio storico-artistico tutelato e valorizzato da Intesa Sanpaolo.

Concepita come una mostra dossier, la rassegna intende raccontare l’originale e straordinaria ricerca artistica di Warhol: a partire dall’opera Triple Elvis del 1963, anno in cui l’artista per la prima volta lavora sulla ripetizione dell’immagine in occasione della mostra dedicata agli «Elvis Paintings» alla Ferus Gallery di Los Angeles. È proprio in quegli anni che l’artista comincia a inserire nelle sue opere personaggi che lui stesso, anticipando i tempi, definisce “famosi”. Contestualmente sarà possibile vedere l’evoluzione dell’artista americano negli anni Sessanta e nei primissimi anni Settanta attraverso tre importanti cicli grafici esposti qui per la prima volta insieme: Marilyn, Mao Tse-Tung e Eletric Chairs.

L’esposizione apre con due cicli di opere grafiche: la straordinaria serie di 10 serigrafie Electric Chairs, deve l’immagine di una sedia elettrica diventa icona politica, ma anche una meditazione sull’umanità e sulla morte; e le dieci serigrafie in cui l’artista, attraverso l’uso deciso del colore, mostra il ritratto di Mao, eseguite nel 1972, anno del celeberrimo viaggio di Richard Nixon in Cina.

Nella stessa sala, dedicata al grande capolavoro Triple Elvis, è presente anche un’altra serie universalmente celebrata: quella delle Marylin, del 1967, che consacra il grande firmamento dei miti hollywoodiani, divenuti oggi emblema dell’artista americano. In mostra anche un ritratto di Warhol: una piccola e delicata opera fotografica di Duane Michals, fotografo americano, in cui l’artista appare e scompare.

Concludono questa ricercata mostra i due Vesuvius della collezione Intesa Sanpaolo, a testimonianza dell’importante legame che l’artista ebbe non solo con l’Italia, ma soprattutto con la città di Napoli. E questo, grazie anche a personalità di spicco come Lucio Amelio che lo coinvolse in una serie di esposizioni fondamentali per la storia della città.

L’esposizione fa parte del progetto Vitalità del Tempo, a cura di Luca Massimo Barbero, per approfondire lati inediti delle collezioni della Banca. Parte dello stesso ciclo sono le sei sale allestite, sempre al secondo piano delle Gallerie d’Italia di Napoli, in cui è possibile ammirare opere di importanti artisti dalla fine degli ‘40 agli anni ‘90 del Novecento tra cui Fontana, Kounellis, Boetti e Sol Lewitt.

 

INFORMAZIONI  

SEDE: Gallerie d’Italia – Napoli | Via Toledo, 177 Napoli

ORARI: da martedì a venerdì dalle ORE 10 Alle 19.00; sabato e domenica dalle 10 alle 20; lunedì chiuso; ultimo ingresso: un’ora prima della chiusura.

TARIFFE: intero 7€, ridotto 4€, ingresso gratuito per convenzionati, scuole, minori di 18 anni e clienti del Gruppo Intesa Sanpaolo

PRENOTAZIONI: http://www.gallerieditalia.com, napoli@gallerieditalia.com, Numero Verde 800.167619

 

“DAVID”, LA SCULTURA IN GESSO DI JAGO IN MOSTRA ALLE GALLERIE D’ITALIA DI NAPOLI FINO AL 26 OTTOBRE

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Alle Gallerie d’Italia – Napoli, museo di Intesa Sanpaolo, è visibile al pubblico fino al 26 ottobre la scultura in gesso David dell’artista Jago. La statua è stata esposta nel monumentale atrio del museo che ciclicamente ospita un’opera di particolare pregio proveniente sia dalle collezioni d’arte di Intesa Sanpaolo, sia da importanti musei italiani e stranieri, nell’ambito di un rapporto di scambio e collaborazione.

Il museo di Jago sorge nella chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi, nel rione Sanità di Napoli, di cui è rettore don Antonio Loffredo. È stata riaperta nel 2023, dando vita a numerosi progetti di inclusione sociale e culturale, fondamentali per il territorio, anche grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo.

Nella foto, da sinistra a destra, don Antonio Loffredo e Michele Coppola, direttore delle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, a fianco dell’opera di Jago.

’OPERA. David è una scultura in gesso di quasi due metri di altezza realizzata nel 2024. Come in altre opere dell’artista, anche in questo caso Jago attinge all’iconografia classica e alla tradizione dei grandi maestri, reinterpretando il mito di Davide e Golia in chiave moderna per raccontare una storia diversa, ma sempre pregna di coraggio e rivalsa. L’iconografia è identificabile grazie alla postura fiera della donna (che richiama il celebre David di Michelangelo), dalla fionda e dalla pietra (simbolo degli ultimi capolavori di Jago) che è pronta per essere scagliata.

Il “progetto David” è nato nel 2020 con la realizzazione a mano da parte di Jago del primo bozzetto in argilla. Da quella prima immagine, Jago ha poi dato vita a un modello in gesso, che sarà tradotto in marmo da un blocco di Carrara alto più di quattro metri.

L’ARTISTA. Jago è uno scultore italiano nato a Frosinone nel 1987. La sua ricerca artistica fonda le radici nelle tecniche tradizionali e instaura un rapporto diretto con il pubblico mediante l’utilizzo di video e dei social network, per condividere il processo produttivo. A 24 anni è stato selezionato per partecipare alla 54a edizione della Biennale di Venezia, esponendo il busto in marmo di Papa Benedetto XVI (2009). La scultura giovanile è stata poi rielaborata nel 2016, prendendo il nome di Habemus Hominem e divenendo uno dei suoi lavori più noti.

Nel 2019, in occasione della missione Beyond dell’ESA, Jago stato il primo artista ad aver inviato una scultura in marmo (The First Baby) sulla Stazione Spaziale Internazionale. Nel novembre 2020 realizza l’installazione Look Down, che viene collocata in Piazza del Plebiscito a Napoli, per poi essere esposta nel deserto di Al Haniyah a Fujairah (UAE). Il 1° ottobre 2021 Jago installa la sua Pietà nella Basilica di Santa Maria in Montesanto, in Piazza del Popolo (Roma) e il 12 marzo 2022 inaugura la mostra JAGO – The Exhibition presso Palazzo Bonaparte a Roma. Il 20 maggio 2023 il laboratorio nella Chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi (Napoli) apre al pubblico come Jago Museum.

INFORMAZIONI

SEDE: Gallerie d’Italia – Napoli | Via Toledo, 177 Napoli

ORARI: da martedì a venerdì dalle ore 10 alle 19; sabato e domenica dalle 10 alle 20; lunedì chiuso; ultimo ingresso: un’ora prima della chiusura.

TARIFFE: intero 7€, ridotto 4€, ingresso gratuito per convenzionati, scuole, minori di 18 anni e clienti del Gruppo Intesa Sanpaolo.

PRENOTAZIONI: http://www.gallerieditalia.com, napoli@gallerieditalia.com, Numero Verde 800.167619

INTESA SANPAOLO: UTILE NETTO DI 9 MLD NEL 2024 (+12,2%), UN ACCELERATORE PER LA CRESCITA DELL’ECONOMIA REALE ITALIANA

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Con un utile netto di circa 9 miliardi di euro, Intesa Sanpaolo chiude i risultati consolidati del suo bilancio al 31 dicembre 2024 (+12,2% rispetto al 2023). “Il solido andamento economico e patrimoniale dell’anno – si legge in un comunicato della Banca, guidata dal Ceo Carlo Messina – si è tradotto una ina significativa creazione di valore per tutti gli stakeholder e non solo per gli azionisti, fondata anche sul forte impegno ESG (Environmental, Social and Governance – ndr) del Gruppo”.

In particolare: 5,3 miliardi di imposte generate, in aumento di 700 milioni rispetto all’anno precedente; espansione del programma “cibo e riparo” per le persone in difficoltà (54,1 milioni di interventi nel periodo 2022-2024); rafforzamento delle iniziative per contrastare le disuguaglianze e favorire l’inclusione finanziaria, sociale, educativa e culturale (20,4 miliardi di credito sociale e rigenerazione urbana nel 2022-2024); contributo di circa 1,5 miliardi nel 2023-2027 per far fronte ai bisogni sociali (di cui 0,7 miliardi già negli ultimi due anni).

Carlo Messina, CEO e direttore generale di Intesa Sanpaolo

Intesa Sanpaolo si conferma così un “acceleratore” della crescita dell’economia reale in Italia. Circa 43 miliardi di nuovo credito a medio-lungo termine sono stati erogati a famiglie e imprese nel 2024. Circa 3.100 aziende sono state riportare in bonis l’anno scorso e circa 144.000 dal 2014, preservando rispettivamente circa 15.500 e 720mila posti di lavoro.

Per il futuro, come spiega il comunicato della Banca, i punti di forza che contraddistinguono il Gruppo sono: la redditività resiliente; la solida patrimonializzazione; lo status di banca a “zero NPL” (segnali di crediti deteriorati – ndr); i significativi investimenti in tecnologia e l’elevata flessibilità nella gestione dei costi operativi.

Per quanto riguarda la qualità del credito, l’incidenza dei crediti deteriorati sul totale complessivo corrisponde all’1,2% al netto delle rettifiche e al 2,3% al loro. Il costo del rischio è pari a 30 centesimi di punto, 26 escludendo le rettifiche di valore addizionali. L’elevata patrimonializzazione, infine, risulta largamente superiore ai requisiti normativi.

A fronte delle 4.000 uscite volontarie entro il 2027, previste dall’accordo sindacale firmato a ottobre 2024, Intesa Sanpaolo assumerà 3.500 giorvani entro il primo semestre 2028, di cui 1.500 come Global Advisor per le attività commerciali nella rete e in particolare nel Wealth Management & Protection.

CITTA’ FUORILEGGE: SONO 25 SECONDO IL RAPPORTO “MAL’ARIA 2024” DI LEGAMBIENTE

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Sono 25 le città “fuorilegge” in Italia, secondo i dati del “Rapporto Mal’aria 2024” redatto e diffuso da Legambiente. Non parliamo qui di criminalità organizzata, mafia, camorra e ‘ndrangheta; di omicidi e femminicidi; rapine, risse, furti e scippi che riempiono ogni giorno le pagine di cronaca nera dei quotidiani. Parliamo piuttosto di inquinamento, di smog e polveri sottili che avvelenano l’aria che respiriamo. E provengono dagli insediamenti industriali, dal traffico automobilistico e dagli impianti di riscaldamento domestico.

Nell’anno che s’è da poco concluso, 50 centraline in 25 città su 98 hanno registrato limiti giornalieri di Pm10 superiore alla norma. In testa, si trovano
Frosinone (Scalo) con 70 sforamenti e Milano (Viale Marche) con 68 giorni di sforamenti, seguite da Verona (Borgo Milano) con 66 e Vicenza (San Felice) con 64. E rispetto ai nuovi target europei fissati per il 2030, se nel frattempo la situazione non cambierà radicalmente, diventerebbero il 71% le città fuorilegge per il PM10 (polveri sottili) e il 45% per l’NO2 (diossido di azoto).

Milano, una centralina di rilevazione dell’Arpa

Si tratta di sostanze altamente nocive non solo per l’ambiente, ma soprattutto per la salute collettiva. Provocano malattie respiratorie, polmonari e cardiache. E possono causare anche tumori nell’organismo umano. Un’emergenza nazionale, dunque, che va affrontata con decisione e rapidità.

Avvertono i dirigenti di Legambiente: “Il 2030 è alle porte, servono scelte coraggiose ora. È fondamentale investire nella mobilità sostenibile, potenziando il trasporto pubblico e rendendo le città più vivibili, con spazi pedonali e ciclabili. Urgente anche intervenire su riscaldamento domestico e agricoltura, riducendo l’impatto degli allevamenti intensivi e integrando le politiche su clima, energia e qualità dell’aria”.

Solo cinque anni ci separano dall’entrata in vigore dei nuovi limiti europei sulla qualità dell’aria, ma le città italiane sono drammaticamente impreparate: l’aria resta irrespirabile e i livelli di inquinamento attuali sono ancora troppo distanti dai parametri che entreranno in vigore nel 2030. E il “Rapporto Mal’aria 2024” di Legambiente la documenta con la forza delle cifre. L’associazione ambientalista lancia, perciò, la sua campagna itinerante “Città2030, come cambia la mobilità” che, fino al 18 marzo, attraverserà le città italiane per capire quanto manca alle aree urbane per avere un sistema di trasporto sostenibile, efficiente, accessibile, rendendo le strade più sicure, a cominciare dagli utenti più deboli e più vulnerabili come i pedoni e i ciclisti.

Per uscire dall’emergenza smog, secondo l’associazione ambientalista, servono politiche strutturali che incidano su tutti i settori corresponsabili dell’inquinamento. Le priorità sono queste:

  • Ripensare la mobilità urbana, mettendo le persone al centro: da un lato, potenziare con forza il trasporto pubblico che deve essere convertito con soli mezzi elettrici entro il 2030; dall’altro, avviare uno stop progressivo ma anche incisivo ai veicoli più inquinanti nei centri urbani, creando una rete diffusa di aree pedonali e percorsi ciclopedonali, perseguendo il modello della “città dei 15 minuti”, creando Low Emission Zones e usando politiche come Città30, già attivata con successo a Bologna, Olbia e Treviso.
  • Accelerare la riconversione degli impianti di riscaldamento, mappando quelli esistenti e programmando l’abbandono progressivo delle caldaie a gasolio, carbone e metano in favore di sistemi come le pompe di calore a gas refrigeranti naturali.
  • Intervenire sul settore agrozootecnico, specialmente nel bacino padano dove le condizioni geografiche e meteorologiche favoriscono l’accumulo di inquinanti, riducendo gli allevamenti intensivi e le conseguenti emissioni di metano e ammoniaca attraverso l’implementazione di buone pratiche come la copertura delle vasche e il controllo degli spandimenti.
  • Integrare le politiche su clima, energia e qualità dell’aria, considerando anche il ruolo del metano nella formazione dell’ozono troposferico.

La campagna di Legambiente parte da Milano, dove tornerà il 14 febbraio, per poi proseguire verso Genova (11 -12/02), Firenze (13 -14/02), Prato (14/02), Modena (22/02), Bologna (24/02), Torino (27/02), Padova (28/02-1/03), Perugia (28/02-1-2/03), Pescara (05/03), Trieste (06/03), Napoli (7/03), Messina (7-8/03), Olbia (7-8/03), Avellino (10/03), Reggio Calabria (13/03), Brindisi (14/03)  e concludersi a Roma (17-18).

Anche quest’anno, l’associazione rilancia la petizione online “Ci siamo rotti i polmoni. No allo smog!”, chiedendo al governo interventi urgenti per contrastare l’inquinamento atmosferico, a partire da nuove misure per la mobilità e l’uso dello spazio pubblico e della strada.

Si può firmare a questo link:  https://attivati.legambiente.it/malaria 

ACQUE AVVELENATE, ALLARME DI “GREENPEACE”: SONO PERICOLOSE PER LA SALUTE DI MILIONI DI CITTADINI ITALIANI

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Milioni di cittadini italiani sono stati esposti negli anni, attraverso l’acqua potabile, a sostanze chimiche certificate come “pericolose per la salute” dalla comunità scientifica. E quindi, giudicate “non sicure” e “inaccettabili” in diversi Paesi. L’allarme proviene da Greenpeace, l’associazione ambientalista e pacifista internazionale, che ha presentato i risultati di un’indagine condotta tra settembre e ottobre dello scorso anno in 235 Comuni di tutte le Regioni e le province autonome. Ed è stato ripreso e rilanciato da Avvenire, il quotidiano d’ispirazione cattolica della CEI (Conferenza episcopale italiana), in un articolo a firma di Silvia Perdichizzi.

In pratica, secondo l’indagine di Greenpeace, non c’è territorio del nostro Paese che non sia esente dalla contaminazione da Pfas (sostanze chimiche poli e perfluoroalchiliche). Nel linguaggio comune vengono chiamati “inquinanti eterni” perché non si degradano nell’ambiente. Ma restano per sempre. “Del resto – spiega la stessa giornalista – è proprio questa una delle proprietà ad aver reso i Pfas ‘attrattivi’ per l’industria a partire dagli anni ‘50”: lo scopo, per esempio, era quello di rendere i prodotti industriali impermeabili ad acqua e grassi”.

Un’altra caratteristiche di queste sostanze è che si accumulano nelle acque, nell’aria, nei terreni, negli animali e perfino nelle persone. E perciò, sono fonte di possibili tumori, innalzamento anomalo del colesterolo, infertilità, disturbi del sistema immunitario e anche dell’apprendimento nei bambini. Tant’è che l’OMS, l’Organizzazione mondiale della Sanità da cui gli Stati Uniti sono appena usciti per volere del neo-presidente Donald Trump, li ha dichiarati cancerogeni. Mentre l’Unione europea ha in programma la loro totale messa al bando.

Gli esperti di Greenpeace hanno prelevato 260 campioni di acqua delle fontanelle stradali. Le analisi, condotte da un laboratorio certificato e indipendente, hanno rilevato tracce di Pfas nel 79% dei casi, con in testa il Nord del Paese, l’area più industrializzata. Per quanto si tratta di sostanze dannose e nocive, commenta Giuseppe Ungherese, responsabile del settore inquinamento per Greenpeace: “Dobbiamo tenerceli, insomma, ma non dobbiamo assolutamente produrne ancora”.

I casi più clamorosi si sono verificati in Veneto e in Piemonte. La provincia di Alessandria ospita – come riferisce Avvenire – l’unica industria chimica italiana (la Solvay, oggi Syensqo) che produce ancora Pfas. Mentre, per il caso veneto, nel 2022 l’Onu dispose una visita del suo Special Rapporteur su “diritti umani e sostanze tossiche”, dichiarandosi seriamente preoccupata per la popolazione. Non c’è regione, tranne l’Abruzzo, che non sia stata contaminata: in tutte le altre, oltre metà dei campioni sono risultati positivi.

È questo il caso di Milano in Lombardia, ma anche di altre regioni tra cui l’Emilia Romagna, la Liguria, la Toscana, la Sardegna e l’Umbria con in particolare Perugia. “Attualmente – sottolinea l’articolo del quotidiano della CEI – in Italia i controlli sui Pfas sono per lo più inesistenti e non c’è una legge che ne vieti l’uso e la produzione”. Solo fra un anno entrerà in vigore una direttiva europea che impone alcuni limiti normativi, ritenuti però insufficienti di fronte al progresso scientifico. Da qui, una petizione contro i Pfas lanciata da Greenpeace, a cui hanno aderito finora 136mila cittadini. Si può sottoscrivere all’indirizzo:

https://attivati.greenpeace.it/petizioni/zero-pfas/

TERREMOTO 2009, NESSUN CANTIERE PER LA CHIESA DI CAPESTRANO (AQ): GIA’ STANZIATI 5 MILIONI

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La denuncia l’ha lanciata con un post su “X”, illustrato da una foto (qui sopra), il nikname “un girovago” (@UGirovago77ØØØ), autore di interventi sempre puntuali e polemici su questo social network. E ha suscitato subito un coro di consensi indignati.

La foto è quella della chiesa seicentesca di Santa Maria della Pace a Capestrano, Comune abruzzese di 826 abitanti in provincia dell’Aquila, “ingabbiata” a suo tempo dai ponteggi post-terremoto 2009. Solo che, a quanto risulta dalla stessa immagine, non compare nessun lavoro in corso.

“Cinque milioni stanziati, 16 anni, 2 progetti, 2 finanziamenti, nessun cantiere”, è il commento del “Girovago”. E lui stesso aggiunge: “Ma in che c…. di paese viviamo!!!”.

Risponde sempre su “X” Vincenzo De Donatis: “Il paese dove tutto il peggio è possibile”. Rincara la dose Franco P: “Nel paese di Babbalocchi dove chi ha impresa edile ride quando sente che c’è stato un terremoto e ha raso al suolo una città e fatto centinaia di morti…”. Il riferimento è all’intercettazione, agli atti del processo, da cui risulta che tale Vito Giuseppe Giustino, 65enne di Altamura (Bari), presidente del Cda della società cooperativa “L’Internazionale” se la riderebbe in un colloquio telefonico, durante l’inchiesta della Procura dell’Aquila su un giro di presunte mazzette della ricostruzione pubblica.

Le numerose reazioni al post del “Girovago” proseguono con una sequela di critiche e di improperi. Eccone alcune. “Un Paese da schifo”, risponde Lucia. “Un paese di corrotti e corruttori, di delinquenti, un paese che va ricostruito dalle fondamenta”, protesta “catwoman”. E, per concludere, Paola STV: “Un Paese finito!”.

Resta, al momento, il fatto che la chiesa di Santa Maria della Pace è ancora in attesa di essere ristrutturata. Sono passati 16 anni dal terremoto e i ponteggi sono vuoti. Eppure, i finanziamenti sono stati stanziati: che fine hanno fatto?