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UNA “PAX SOLARE”: PANNELLI SUI TERRENI AGRICOLI, IL COMPROMESSO DEL GOVERNO

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Si può considerare un ragionevole compromesso quello raggiunto dal Consiglio dei ministri sull’installazione dei pannelli solari nei terreni agricoli. Una questione che aveva suscitato polemiche e tensioni fra il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida (appoggiato dalla Coldiretti) e quello dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin (sostenuto dall’industria del settore). Per una volta, dopo aver inanellato una serie di gaffe e strafalcioni su vari argomenti, Lollobrigida aveva posto un problema reale: proteggere la produzione agricola dai possibili effetti inquinanti degli impianti fotovoltaici. E Fratin, più sensibile agli interessi degli imprenditori che li fabbricano, aveva rivendicato invece la necessità di aumentare la quota di energia solare nell’ottica della transizione ecologica. A questa soluzione ha aderito anche il ministro dell’Ambiente, Gennaro Sangiuliano, preoccupato dell’impatto paesaggistico del fotovoltaico.

PANNELLI SOLARI top

La “pax solare” è stata favorita da una mediazione fra i due schieramenti, dopo oltre due ore di confronto diretto. E “compromesso” è proprio la parola che si legge nel titolo di un articolo apparso su Repubblica a firma di Luca Pagni. “Il governo – sintetizza il giornalista – decide di vietare l’installazione a terra dei pannelli solari nei terreni coltivati. Ma con una serie di eccezioni. Per esempio, sono salvaguardati tutti i progetti previsti con i fondi del Pnrr e quelli il cui iter autorizzativo è in corso. Non solo, è consentito l’agrifotovoltaico grazie al quale i pannelli solari sono realizzati su strutture sollevate da terra, compatibili con le coltivazioni sottostanti ma anche con l’allevamento”. E così pure nelle aree agricole “compromesse”: vale a dire quelle vicine a cave, miniere, aeroporti, autostrade e aree industriali, dove non si coltiva più regolarmente perché abbandonate o urbanizzate.

Commenta soddisfatto il ministro Lollobrigida: “Poniamo fine all’installazione selvaggia di fotovoltaico a terra, interveniamo con pragmatismo salvaguardando alcune aree. Lo Stato considera i terreni agricoli produttivi un bene prezioso con delle agevolazioni importanti, ma se ci vuoi mettere i pannelli fotovoltaici stai cambiando la destinazione d’uso e non riteniamo che questa prassi debba continuare. Abbiamo scelto di limitare ai terreni produttivi questo divieto”. Un giro di vite, dunque, che a detta del ministro Fratin non metterebbe a rischio gli obiettivi e gli impegni sulle rinnovabili, sottoscritti al governo a Bruxelles.

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Di “intesa” o di “accordo” parlano anche, rispettivamente, il Corriere della Sera in un articolo di Andrea Ducci e il Sole 24 Ore in un servizio firmato da Giorgio Dell’Orefice e da Celestina Dominelli. Il compromesso, precisa il quotidiano della Confindustria, consente lo sviluppo delle rinnovabili anche nei terreni delle Ferrovie dello Stato e dei gestori aeroportuali o autostradali. Proprio il Gruppo FS, guidato dall’amministratore delegato Luigi Ferraris (nella foto sotto) ha già predisposto – come Amate Sponde aveva riferito a suo tempo – un piano verde per l’autoproduzione di energia lungo i 6.800 chilometri della rete ferroviaria.

FS ad Ferraris

Con una lettera inviata alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e ai ministri più direttamente interessati, l’associazione Italia solare s’era opposta al divieto annunciato da Lollobrigida. “Siamo convinti – aveva avvertito il presidente Paolo Rocco Viscontini – che sia un grave errore frenare lo sviluppo del fotovoltaico con moduli a terra, che costituisce la tipologia impiantistica più economica ed efficiente. Ritenere che il fotovoltaico debba essere realizzato solo su edifici, su aree compromesse sarebbe un errore gravissimo: basta essere consapevoli che così si avrà inevitabilmente energia a costi maggiori, con tempi di realizzazione degli impianti evidentemente dilatati e incompatibili con l’obiettivo 2030”.

Secondo l’associazione di categoria, appena l’1% dei terreni agricoli non occupati sarebbe sufficiente per realizzare il 50% dei 50 GW richiesti per raggiungere gli obiettivi del 2030 con impianti a terra, il restante 50% può essere installato sui tetti. “Agricoltura e fotovoltaico – è la tesi dei produttori di questi impianti – possono coesistere benissimo con le coltivazioni tra le file di moduli fotovoltaici”. Per fare chiarezza su questo punto, Italia solare ha diffuso un rapporto con cui contesta i cinque “falsi miti” sul rapporto tra fotovoltaico, agricoltura e paesaggio. (https://www.italiasolare.eu/)

VENT’ANNI DI “VOX IMAGO”, IL PROGETTO DI INTESA SANPAOLO E TEATRO ALLA SCALA PER LA LIRICA

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Dal 2004 a oggi, sono venti i volumi pubblicati nell’ambito di Vox Imago, il progetto realizzato da Intesa Sanpaolo insieme al Teatro alla Scala per stimolare, favorire e diffondere la conoscenza del melodramma, uno degli elementi identitari più riconoscibili e apprezzati del nostro Paese nel mondo. Anno per anno, sono stati tratti da un titolo significativo del repertorio operistico: 17 edizioni con il Teatro alla Scala, due edizioni con il Teatro Regio di Torino e una edizione con il Teatro dell’Opera di Roma. L’edizione in corso di realizzazione sarà dedicata all’opera La Rondine di Giacomo Puccini.

Ciascun volume è composto dalle riprese in altissima qualità effettuate dalla RAI; da saggi inediti, in italiano e inglese; e da un ricco apparato iconografico. Con un codice riportato sul cahier che lo accompagna, si può accedere a tutti i contenuti del portale voximago.it e dell’app, tra cui spicca un documentario appositamente realizzato. L’iniziativa s’inserisce nell’ambito della stretta collaborazione della Banca con il Teatro alla Scala, di cui è partner storico, e delle numerose iniziative per la promozione – in particolare tra i giovani – della cultura musicale e dell’opera lirica italiana, Patrimonio immateriale dell’Unesco.

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Dichiara Dominique Meyer, Sovrintendente Teatro Alla Scala: “La collaborazione tra il Teatro alla Scala e Intesa Sanpaolo, consolidatasi nel corso degli anni, ha tra i suoi principali obiettivi la diffusione della cultura musicale per rendere davvero la musica un patrimonio universale. Intesa Sanpaolo è Sponsor Principale della Stagione di Lirica, di Balletto e Sinfonica ma, da 19 anni, anche del progetto Under30/35, e Sponsor Principale della piattaforma LaScalaTv che ha avvicinato alla grande musica e alla danza decine di migliaia di ragazzi. Il progetto Vox Imago, di cui festeggiamo i vent’anni, ha i medesimi obiettivi: offrire al pubblico, agli studenti e agli insegnanti contenuti multimediali di alta qualità rendendo accessibili le produzioni scaligere in tutta la loro ricchezza”.

Aggiunge Michele Coppola, Direttore Centrale Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo: “Vox Imago nasce per affiancare il Teatro alla Scala nella difesa e nella promozione dell’opera lirica come patrimonio culturale italiano, conosciuto e amato in tutto il mondo. Compiere vent’anni significa diventare stabilmente uno strumento di diffusione e conoscenza del melodramma che ha pochi altri paragoni, anche per l’attenzione dedicata alla formazione musicale che coinvolge i più giovani per avvicinarli al mondo della musica lirica”.

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L’obiettivo è stato quello di avvicinare il pubblico all’opera lirica con un’importante ricaduta in termini di didattica e divulgazione, mettendo tutte le edizioni della collana a disposizione di biblioteche, scuole, enti e associazioni culturali a titolo gratuito, ispirandosi al principio di rendere fruibile la grande musica lirica italiana dal maggior numero di persone. Su una produzione complessiva di 800mila volumi pubblicati e 4,2milioni di astucci, oltre il 90% è stato distribuito e donato a biblioteche e scuole.

La collana multimediale è realizzata dalla Direzione Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo nell’ambito del Progetto Cultura, in collaborazione con la Fondazione Teatro alla Scala e la Rai, in coedizione con Musicom.it e, dal 2020, Skira Editore. Fino al 2019 l’editore è stato Mondadori Electa.

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Dal 2012 il programma per le scuole, curato da Carlo Delfrati, fondatore della Società Italiana per l’Educazione Musicale (SIEM) e ispiratore del modello per l’insegnamento dinamico delle arti dello spettacolo (MIDAS), offre strumenti destinati ai docenti per favorire l’insegnamento della musica lirica nelle scuole tramite una guida didattica, incontri e percorsi digitali, sul sito voximago.it e sull’app dedicata. In dodici anni, con il coinvolgimento di oltre 10mila docenti, il programma ha raggiunto 600mila studenti, dalla scuola primaria alla secondaria superiore.

Dalla prima edizione al 2013, la supervisione dei contenuti musicologici del progetto è stata affidata a Philip Gossett, professore dell’Università di Chicago fra i massimi studiosi del teatro musicale, di cui ricordiamo le eccezionali doti di divulgatore come narratore nei documentari e nelle preziose guide all’ascolto della collana. Proprio in occasione del ventennale, Vox Imago ricorderà la sua figura con cinque podcast tratti da sue interviste raccolte negli anni.

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Dal 2014 la supervisione scientifica è curata da Federico Fornoni, titolare della cattedra di Storia della musica al Conservatorio di Novara, professore al Dipartimento di Scienze umane dell’Università di Bergamo e membro del comitato scientifico del Centro Studi Giacomo Puccini.

Per il prossimo autunno, è prevista la trasmissione su Rai5 di una selezione di documentari realizzati per le edizioni Vox Imago dal 2011 che saranno disponibili anche su RaiPlay e LaScalaTv.

GRUPPO ENEL: RISULTATI IN CRESCITA, L’82% DELLA PRODUZIONE A ZERO EMISSIONI (62% RINNOVABILI)

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Risultati in crescita per Enel, nel primo trimestre 2024 rispetto al corrispondente periodo dell’anno scorso: l’Ebitda ordinario è a 6,1 miliardi di euro (+11,6%) e l’utile netto ordinario a 2,2 miliardi (+44%). Il Gruppo ha accelerato nel frattempo il percorso verso la transizione energetica, con oltre l’82% della produzione a zero emissioni: 67,2% da fonti rinnovabili, 19,3 da termo e 13,5 da nucleare.

“I solidi risultati del primo trimestre 2024 confermano l’efficacia delle azioni manageriali intraprese con il Piano Strategico 2024-2026, nonché la resilienza del nostro modello di business in tutti i Paesi di presenza”, dichiara il CFO Stefano De Angelis. E aggiunge: “Anche nei prossimi mesi, Enel continuerà a perseguire con grande disciplina un’allocazione selettiva del capitale, massimizzando efficienza ed efficacia della gestione, nonché la sostenibilità finanziaria e ambientale. Siamo pertanto fiduciosi di raggiungere tutti i nostri obiettivi per il 2024, inclusa la riduzione del debito netto di Gruppo, che già oggi è sceso a 54 miliardi di euro considerando anche le dismissioni ormai in fase di finalizzazione. L’ottima performance del primo trimestre ci fornisce ampia visibilità anche sulla conferma della politica di remunerazione degli azionisti presentata nel Capital Markets Day di Novembre 2023”.

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RICAVI – In dettaglio, i ricavi del primo trimestre 2024 sono pari a 19.432 milioni di euro, in diminuzione di 6.982 milioni di euro (-26,4%) rispetto al primo trimestre 2023. Il decremento è principalmente attribuibile ai minori ricavi della Generazione Termoelettrica per la progressiva discesa dei prezzi nei periodi a confronto, nonché per effetto dei minori volumi di energia elettrica prodotti da fonte termoelettrica, principalmente in Italia e Spagna, e alla riduzione dei ricavi dei Mercati Finali per le minori quantità vendute di energia elettrica e di gas in un regime di prezzi medi decrescenti, principalmente in Italia e Spagna; tali effetti sono stati parzialmente compensati dall’aumento dei ricavi da vendita di energia elettrica in America Latina, principalmente in Colombia, Perù e Brasile.

Si registra un aumento dei ricavi di Enel Green Power (435 milioni di euro), per effetto delle maggiori quantità prodotte e vendute da fonte idroelettrica e solare prevalentemente in Italia, Spagna e Cile e dei ricavi di Enel Grids, principalmente per gli effetti positivi connessi agli adeguamenti tariffari in Italia e Spagna, solo parzialmente compensati dalla rilevazione, nel 2023 in Brasile, di un provento per fine concessione della società di trasmissione Enel CIEN.

I ricavi del primo trimestre 2024 derivanti dalla sola generazione termoelettrica e inclusi nei risultati della Generazione Termoelettrica sono pari a 1.790 milioni di euro, con una diminuzione di 2.474 milioni di euro (-58%) rispetto all’analogo periodo del 2023. In particolare, i ricavi attribuibili alle attività di generazione a carbone del primo trimestre 2024 si attestano all’1% dei ricavi totali rispetto al 5% del primo trimestre 2023.

RISULTATO NETTO – Nei primi tre mesi del 2024, il risultato netto ordinario del Gruppo ammonta a 2.180 milioni di euro, con un incremento di 668 milioni di euro rispetto all’analogo periodo del 2023 (+44,2%). L’andamento positivo della gestione operativa ordinaria, l’ottimizzazione della gestione finanziaria e la minore incidenza delle interessenze dei terzi sul risultato netto ordinario hanno più che compensato il maggior onere fiscale dovuto al miglioramento dei risultati economici.

SITUAZIONE PARIMONIALE – Evidenzia un capitale investito netto al 31 marzo 2024, inclusivo delle attività nette possedute per la vendita per 3.821 milioni di euro (3.603 milioni di euro al 31 dicembre 2023), pari a 108.881 milioni di euro (105.272 milioni di euro al 31 dicembre 2023).

INVESTIMENTI – Ammontano a 2.587 milioni di euro nel primo trimestre 2024, in diminuzione di 286 milioni di euro rispetto all’analogo periodo del 2023 (-10%). Gli investimenti effettuati nel periodo sono concentrati in particolare in Enel Grids (1.319 milioni di euro, 51% del totale) e in Enel Green Power (907 milioni di euro, 35% del totale). La riduzione rispetto al primo trimestre 2023 è principalmente da ricondurre a una migliore focalizzazione degli investimenti, in linea con le priorità del Piano Strategico 2024-2026, e al sostanziale completamento delle attività nei sistemi di accumulo di energia a batteria in Italia.

Risultano in aumento gli investimenti in Enel Grids in Italia, Cile, Colombia, Spagna e Argentina e nei Mercati Finali, principalmente nella mobility in Italia e nel retail in Italia e Spagna.

POTENZA INSTALLATA – La potenza efficiente installata netta totale di Enel nel primo trimestre 2024 è pari a 81,3 GW (-0,1 GW rispetto al 31 dicembre 2023). Tale decremento è riconducibile agli impianti termoelettrici (-0,3 GW in Italia) e geotermici (-0,1 GW negli Stati Uniti), parzialmente compensato dalla maggiore capacità netta solare (+0,3 GW in Spagna, Brasile e Colombia).

ENERGIA ELETTRICA PRODOTTA – L’energia netta prodotta dal Gruppo nel primo trimestre 2024 è pari a 48,7 TWh2, con una riduzione di 5,1 TWh rispetto al valore registrato nell’analogo periodo del 2023 (-9,5%, -5,2% a parità di perimetro). In particolare, si rileva:

  • un aumento nella produzione da fonti rinnovabili di 2,8 TWh (+2,8 TWh idroelettrica; -0,7 TWh eolica; +0,7 TWh solare);
    un decremento nella produzione da fonte termoelettrica di 7,6 TWh, per minore produzione da impianti a carbone (-4,5 TWh), ciclo combinato (-2,6 TWh) e Oil&Gas (-0,5 TWh);
    una lieve riduzione nella produzione da fonte nucleare di 0,3 TWh.
  • La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, includendo anche i volumi da capacità gestita, stata ampiamente superiore rispetto alla produzione da fonte termoelettrica, raggiungendo 36,7 TWh (33,1 TWh nell’analogo periodo del 2023, +10,9%), a fronte di una produzione da fonte termoelettrica pari a 9,4 TWh (17 TWh nell’analogo periodo del 2023, -44,7%).

La produzione a zero emissioni ha raggiunto l’80,7% della generazione totale del Gruppo Enel considerando unicamente la produzione da capacità consolidata, mentre è pari all’82,2% includendo anche la generazione da capacità gestita. L’ambizione a lungo termine del Gruppo Enel è di azzerare le emissioni dirette e indirette entro il 2040.

 

INTESA SANPAOLO: INGRESSO GRATUITO ALLE GALLERIE D’ITALIA SABATO 5 E DOMENICA 6

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Ingresso gratuito, sabato 5 e domenica 6 ottobre, alle Gallerie d’Italia a Milano, Napoli, Torino e Vicenza. Il polo museale di Intesa Sanpaolo aderisce all’iniziativa nazionale “È cultura!” promossa da ABI – Associazione Bancaria Italiana, offrendo visite guidate e attività a tutti i visitatori. Sarà un’occasione per visitare le mostre temporanee e le collezioni permanenti. All’iniziativa partecipata il Museo del Risparmio di Torino. Stesse modalità di apertura gratuita anche per la Casa Museo dell’Antiquariato Ivan Bruschi di Arezzo.

 MILANO – A partire dal 6 ottobre, nella sede di piazza della Scala (foto in alto), sarà possibile ammirare, per la prima volta in esposizione, l’opera di grandi dimensioni Surface Veil IV di Robert Ryman (foto sotto), proveniente dalla Collezione Luigi e Peppino Agrati. Questa importante raccolta d’arte contemporanea, formata tra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento, è confluita nel patrimonio storico-artistico di Intesa Sanpaolo. L’opera esposta per l’occasione appartiene alla serie Surface Veil, realizzata da Ryman tra il 1970 e il 1972.

GALLERIE Surface (foto di Maurizio Tosto)
Foto di Maurizio Tosto

Surface Veil IV è stato eseguito su tela di cotone ed è costituito da sette fasce di pennellate, tra loro suddivise dall’interruzione della stesura pittorica, con il corrispondente mutamento di direzione della pennellata. Il dipinto testimonia l’indagine di Ryman sui materiali con una particolare attenzione al processo di realizzazione dell’opera, di cui l’artista lascia spesso traccia, come il segno del nastro adesivo che applica agli angoli della tela per tenerla attaccata alla parete. L’artista sostiene: “Quando inizio, non sono mai sicuro di quale sarà il risultato. Il processo è infatti fare il dipinto, ecco tutto.”
L’opera esposta appartiene al secondo gruppo della serie, costituito da quattro lavori di maggiori dimensioni, che impiegano diversi supporti (lino o cotone, non più la fibra di vetro) e vengono differenziati dalla titolazione progressiva. Gli altri tre esemplari si trovano oggi al Solomon R. Guggenheim Museum di New York.
La titolazione deriva dal nome di una marca di fibra di vetro sottilissimo, utilizzata come supporto nelle prime opere del ciclo. L’obiettivo della serie è ottenere la maggiore aderenza della superficie dell’opera al muro, attraverso l’impiego di un supporto molto sottile. L’aderenza alla parete è parte del processo di oggettivazione fisica perseguito da Ryman, che definisce come autentico “realismo”, libero da associazioni esteriori e quindi “assoluto”. L’artista afferma: “Ci hanno insegnato a vedere la pittura come ‘figure’, con connotazioni narrative, astratte o letterali, in uno spazio generalmente limitato e chiuso da una cornice che isola l’immagine. È stato dimostrato che vi sono altre possibilità oltre a questo ‘modo’ di vedere la pittura”.

NAPOLI – Nella sede delle Gallerie, in via Toledo 117, è aperta la mostra, a cura di Luca Massimo Barbero, Andy Warhol. Triple Elvis, che presenta un nucleo di opere dell’artista provenienti dalla Collezione Luigi e Peppino Agrati (foto sotto). Nel percorso espositivo, si può percepire l’evoluzione dell’artista americano negli anni Sessanta e nei primissimi anni Settanta attraverso tre importanti cicli grafici finora mai esposti insieme: Marilyn, Mao Tse-Tung e Electric Chairs.

GALLERIE Warhol new

TORINO – Prosegue alle Gallerie di Piazza San Carlo 156 la mostra Antonio Biasiucci. Arca, terzo capitolo del progetto “La Grande Fotografia Italiana” a cura di Roberto Koch. La rassegna, una delle più importanti dedicate al fotografo con oltre 250 fotografie esposte, i diversi capitoli del “poema utopico” di Biasiucci vengono presentati insieme per la prima volta: tra potenti polittici, sequenze di immagini, opere singole, lo sforzo è di realizzare una rappresentazione poetica ed estesa della vita degli esseri umani.

È inoltre possibile scoprire l’instant exhibition In viaggio con l’America. Le elezioni americane per immagini, in collaborazione con Chora e Will media curata da Mario Calabresi. La mostra fotografica, che si arricchisce di un’immagine al giorno fino al 6 novembre, è proiettata nella hall e nei monitor esterni del museo.

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VICENZA – Qui è visitabile fino al 27 ottobre ILLUSTRISSIMO Javier Jaén (nella foto sopra). La mostra, inserita nell’ambito dell’ILLUSTRI FESTIVAL organizzato da “Associazione Illustri”, presenta le opere dell’artista spagnolo di fama internazionale, che attraverso il suo stile personalissimo e concettuale, unito a un linguaggio a volte giocoso a volte corrosivo, consente di esplorare l’esperienza quotidiana di tutti da un punto di vista unico e privilegiato, capace di metafore inattese e paradossi visivi.

AREZZO – La Casa Museo dell’Antiquariato Ivan Bruschi ospita la mostra Tornei di Toscana. La Giostra del Saracino, il Palio della Balestra e il Gioco del Ponte, a cura di Riccardo Franci, responsabile dell’armeria del Museo Stibbert di Firenze. L’esposizione fa parte del programma Terre degli Uffizi, ideato e realizzato da Gallerie degli Uffizi e Fondazione CR Firenze all’interno delle rispettive iniziative Uffizi Diffusi e Piccoli Grandi Musei.

PRATO – La Galleria di Palazzo degli Alberti è aperta domenica 6 ottobre, sempre con ingresso gratuito per tutti i visitatori. Al suo interno è possibile ammirare capolavori di Caravaggio, Giovanni Bellini, Filippo Lippi e Puccio di Simone, nell’ambito di una collezione di grande valore identitario per la città, tra cui anche numerose opere del Cinque-Seicento di area fiorentina e le sculture di Lorenzo Bartolini, artista di Prato attivo nella prima metà dell’Ottocento.

Anche il Museo del Risparmio a Torino offre l’ingresso gratuito sabato 5 ottobre e propone due originali incontri dedicati alle scuole e agli adulti in programma mercoledì 9 ottobre con la partecipazione di Alessandro Giraudo, economista e scrittore, per parlare di tasse in maniera semplice e divertente. Alle ore 11 per le scuole secondarie di II grado l’evento online “EDUFIN E STORIA: dalle tasse sull’ombra a quella sul sapone: alla scoperta dei tributi più fantasiosi”, un viaggio alla scoperta di come i governi di tutte le epoche ricercavano denaro attraverso tasse e imposte richieste ai cittadini, talvolta anche bizzarre. Alle ore 18 presso la sede del Museo (via San Francesco d’Assisi 8/a), e online, è in programma l’incontro a ingresso libero “EDUFIN E STORIA: le pazze e strambe tasse della storia” per parlare di fiscalità attraverso la storia. Un argomento che ha radici profonde e che spesso ha diviso governi e cittadini, causando talvolta scontri e insurrezioni. Prenotazioni sul sito del Museo.

 

 

 

 

ENEL: OK BILANCIO 2023 (22 MLD MARGINE LORDO), L’AD CATTANEO RINUNCIA ALLA LIQUIDAZIONE

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S’è chiuso con un margine lordo (Ebitda) di 22 miliardi di euro, il più alto degli ultimi nove trimestri, il bilancio 2023 di Enel approvato dall’assemblea dei soci. È stato deliberato di conseguenza un dividendo complessivo pari a 0,43 euro per azione, in aumento del 7,5% rispetto a quello dell’esercizio precedente (0,40 euro).  L’assemblea ha rinnovato inoltre l’autorizzazione all’acquisto di azioni proprie e ha approvato anche il Piano di incentivazione di lungo termine per il 2024 destinato al management del Gruppo e la relazione sulla politica in materia di remunerazione per il 2024 e sui compensi corrisposti nel 2023.

ENEL Flavio Cattaneo (CEO)
L’Ad e direttore generale di Enel, Carlo Cattaneo

Per volontà dello stesso amministratore delegato e direttore generale, Carlo Cattaneo, “è stato previsto – come si legge nelle carte allegate – che l’indennità di fine rapporto non sia dovuta in caso di mancato rinnovo alla scadenza del mandato con conseguente estinzione del rapporto dirigenziale”. In pratica, con questa scelta Cattaneo rinuncia alla buonuscita al termine del rapporto con Enel. È l’unico esempio di un capoazienda di una società quotata in Borsa che si priva per sua scelta della liquidazione: la somma, pari a 24 mensilità, è pari a dieci milioni di euro.

Nel primo trimestre 2024, come Amate Sponde aveva già riferito, Enel ha registrato risultati in crescita rispetto al corrispondente periodo dell’anno scorso: l’Ebitda ordinario è a 6,1 miliardi di euro (+11,6%) e l’utile netto ordinario a 2,2 miliardi (+44%). Il Gruppo ha accelerato nel frattempo il percorso verso la transizione energetica, con oltre l’82% della produzione a zero emissioni: 67,2% da fonti rinnovabili, 19,3 da termo e 13,5 da nucleare.

TICKET PER VENICELAND: IL BIGLIETTO D’INGRESSO FRA POLEMICHE E PROTESTE

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Ha avuto successo l’appello lanciato ai turisti da Massimo Cacciari, filosofo ed ex sindaco di Venezia, a non pagare il “contributo d’ingresso” nella città (5 euro), introdotto dal Comune per contenere l’afflusso di massa a partire dal 25 aprile. Era stato lui stesso a dire “questi sono pazzi!”, in polemica con il provvedimento. Nel primo giorno di sperimentazione, il ticket è stato pagato da 15.700 persone su 133mila registrate.

“Ma – scrive Leonardo Bison sul Fatto Quotidiano – il corposo sistema di controllo accessi messo in piedi dall’amministrazione, con varchi d’accesso, totem informativi e biglietterie intorno all’area della stazione e nei principali punti di sbarco, punta a creare senza dubbio un “prima” e un “dopo” nella storia della città, dove oggi vivono (ancora) 50 mila persone”. Il “contributo” resterà in vigore nel lungo ponte che arriva al 1° maggio e poi per altri 11 giorni dello stesso mese, fino al periodo estivo per un totale di 29 giornate. E si può pagare online attraverso il portale https://cda.ve.it/it/.

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Naturalmente, sulla scia di Cacciari, non sono mancate le polemiche: l’accusa principale è quella di voler trasformare la città in una “Veniceland”, cioè in una specie di parco divertimenti come Gardaland o Disneyland. Racconta ancora Bison nella sua cronaca del primo giorno: “I circa 75 steward, sparsi in 15 punti di controllo, hanno dovuto fare i conti non solo con i turisti poco informati della novità, ma anche con residenti restii a mostrare il documento e dimostrare di esserlo. Tantissima la stampa, nazionale e internazionale, presente per monitorare l’iniziativa. E qualche tensione con le forze dell’ordine quando il corteo del “no al ticket”, organizzato da attivisti per la casa, ma partecipato da centinaia di altri cittadini, molti anziani, uscendo dall’area autorizzata dalla questura (piuttosto isolata) ha occupato prima il ponte della Libertà e poi piazzale Roma, luogo d’accesso alla città, con l’obiettivo di attaccare i nuovi totem informativi: Venezia non è un circo, hanno urlato”.

Replica il sindaco Luigi Brugnaro: ““La paura del cambiamento è legittima, ma anche questa può servire per migliorare. Se però la paura blocca tutto non c’è progresso, non c’è futuro”. Il Comune della Serenissima spiega che l’introduzione del ticket punta a disincentivare l’afflusso dei visitatori e dei turisti nelle giornate festive e in quelle di punta. La città lagunare è una “bomboniera”, con i suoi canali d’acqua, i suoi ponti e le sue strette calli, i palazzi storici e le chiese. E perciò va protetta dall’assalto dei forestieri che la invadono in particolare nella buona stagione e durante i weekend. Un turismo più sostenibile, insomma.

Le 29 giornate con il bollino nero sono indicate sul sito, attraverso il quale si può anche versare in anticipo il prezzo del biglietto. Dovranno pagarlo tutte le persone al di sopra dei 14 anni di età, che entrano a Venezia “con qualsiasi vettore”: treno, aereo, bus, auto, moto o imbarcazione, compresi i turisti che scendono dalle navi da crociera dopo aver attraversato la laguna e attraccato al porto della Serenissima. E chi non lo paga, rischia una sanzione da 50 a 300 euro oltre al prezzo del biglietto. Sono esclusi dalla tassa d’ingresso coloro che vi pernottano almeno due notti.

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L’obiettivo, insomma, è quello di frenare il turismo “mordi e fuggi” che mette a repentaglio la salvaguardia di questo patrimonio storico e artico, proteggendo anche la vita dei cittadini residenti: si calcola che vadano via più di mille abitanti all’anno. Non verranno installati, però, i famigerati tornelli per controllare il numero dei visitatori: nelle due aree di accesso alla città – la Stazione ferroviaria e Piazzale Roma – saranno gli steward a verificare le prenotazioni e le credenziali.

Non si tratta, dunque, di un vero e proprio “numero chiuso”. Ma piuttosto di un numero per così dire programmato, per regolare e disciplinare gli ingressi giornalieri. Un intervento forse necessario che, però, comporta il rischio di trasformare Venezia in un museo a cielo aperto, riducendo le visite last minute.

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Una soluzione analoga viene invocata per l’isola di Capri (nella foto sotto, la famosa Piazzetta). A differenza di quanto avviene per Ischia e per Procida, destinazioni che si possono raggiungere con un ticket pagato online per salire sul traghetto, per sbarcare nell’isola più famosa del Golfo di Napoli finora bisogna passare fisicamente per il molo Beverello. E perciò gli albergatori hanno protestato, denunciando una discriminazione ai danni della loro isola e delle loro strutture.

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E intanto nelle isole Canarie, l’arcipelago spagnolo al largo della costa nord-occidentale dell’Africa, 15mila persone convocate dalle associazioni ecologiste sono scese in piazza per manifestare contro l’invasione del turismo di massa. A cominciare da Tenerife che è la più grande, con una popolazione di quasi un milione di abitanti su un’area di poco più di duemila chilometri quadrati. Canarias tiene un limite! è il grido della protesta.

Che cosa ne pensate? Siete favorevoli o no all’introduzione del ticket per Venezia e per Capri? Oppure, solo per Venezia? È giusto far pagare il biglietto per entrare nelle Serenissima?

Chi vuole intervenire ed esprimere il proprio parere, può scrivere il suo commento sulla pagina Facebook di Amate Sponde; oppure inviarlo direttamente per posta elettronica all’indirizzo del sito: info@valemedia.it Sarà un sondaggio volante per raccogliere e confrontare le opinioni dei nostri follower.

 

NAPOLI, ALLE GALLERIE D’ITALIA DUE CAPOLAVORI DI VELÁZQUEZ DALLA NATIONAL GALLERY

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Due capolavori di Diego Velázquez, Immacolata Concezione e San Giovanni Evangelista sull’isola di Patmos, provenienti dalla National Gallery di Londra, si possono ammirare fino al 14 luglio 2024 alle Gallerie d’Italia – Napoli, museo di Intesa Sanpaolo. Sono affiancati da altri due dipinti raffiguranti l’Immacolata Concezione: una di Paolo Finoglio, proveniente dal convento francescano di San Lorenzo Maggiore a Napoli e l’altra di Battistello Caracciolo conservata nella chiesa della Natività della Beata Maria Vergine a Roccadaspide, nel Cilento.

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Velazquez, Immacolata Concezione

L’esposizione rappresenta un nuovo capitolo della rassegna L’Ospite illustre, curata e promossa da Intesa Sanpaolo, che dal 2015 espone nei suoi musei delle Gallerie d’Italia e al grattacielo di Torino opere di rilievo in prestito temporaneo da prestigiosi musei italiani e internazionali. Con questo appuntamento, L’Ospite illustre giunge alla sua 14esima edizione.

L’arrivo delle opere dalla National Gallery s’inserisce nel rapporto di scambio e collaborazione con il prestigioso museo britannico, che in occasione del suo bicentenario, dedica dal 18 aprile al 21 luglio 2024 la mostra The Last Caravaggio all’opera Il Martirio di sant’Orsola in prestito da Intesa Sanpaolo.

Velazquez_San Giovanni Evangelista sullisola di Patmos (002)

Dichiara Michele Coppola, Direttore Generale delle Gallerie d’Italia: “Due capolavori di Velázquez dalla National Gallery accolti a Napoli, mentre il nostro Caravaggio festeggia a Londra i duecento anni del prestigioso museo inglese, è circostanza straordinaria che nasce da un lungo legame di amicizia, scambio e condivisione. Questa iniziativa evidenzia il riconoscimento del ruolo della Banca come grande attore culturale internazionale, confermando le Gallerie d’Italia tra i musei più aperti e dinamici di tutta Europa”.

I dipinti sono esposti nella sala dedicata alla prima stagione naturalistica tra Roma e Napoli, dove è abitualmente esposto il Martirio di sant’Orsola. L’eccezionale prestito dei due opere giovanili di Velázquez offre lo spunto per una riconsiderazione dei passaggi a Napoli del maestro sivigliano e, più in generale, degli scambi figurativi tra la pittura spagnola e napoletana nella prima metà del Seicento.

Caravaggio, Martirio di Sant'Orsola

La presenza di Velázquez a Napoli s’inquadra nell’ambito dei due soggiorni italiani del maestro: il primo, motivato da ragioni di studio, tra l’estate del 1629 e la fine del 1630; il secondo, più lungo e ufficialmente legato al suo ruolo di soprintendente alle opere d’arte delle residenze reali, tra il gennaio del 1649 e il giugno del 1651.

Il primo passaggio napoletano del pittore è attestato da un pagamento di 154 scudi che Velázquez riscosse recandosi di persona al Banco di San Giacomo. Vale a dire nello stesso luogo oggi sede partenopea delle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo.

L’esposizione di questi due capolavori della prima produzione sivigliana del maestro permette di ripercorrere gli echi del naturalismo caravaggesco. E sottolinea l’importanza, per la formazione dell’artista, dell’importazione a Siviglia di opere realizzate da Caravaggio e dai suoi seguaci, nonché di ricordare i soggiorni del maestro sivigliano nella capitale del Viceregno.

Il catalogo dell’esposizione è edito da Edizioni Gallerie d’Italia | Skira.

 

ALLARME VULCANI: TERREMOTO AI CAMPI FLEGREI, PAURA ANCHE A NAPOLI. IL PIANO DEL GOVERNO (52,2 MILIONI)

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L’allarme terremoto torna a incombere su Napoli e dintorni, con il bradisismo dei Campi Flegrei, un fenomeno permanente di cui Amate Sponde aveva parlato nelle scorse settimane. All’alba di sabato, 27 aprile, una scossa di magnitudo 3.9 con epicentro a tre chilometri di profondità nel mare di fronte a Bacoli, è stata avvertita dalla popolazione, anche del capoluogo campano.

Nella zona di Bacoli, molte persone sono scese in strada. Nonostante la paura, finora non si sono registrati danni. I sindaci di Pozzuoli, Gigi Manzoni e di Bacoli Josi Gerardo Della Ragione, hanno invitato i cittadini alla calma. “Come accade in queste occasioni ci siamo attivati subito con i volontari della Protezione Civile e la Polizia Municipale. Al momento non si segnalano danni”, dice Manzoni.

Lo sciame sismico, come ha spiegato il Dipartimento della Protezione Civile, è iniziato all’1,38. Nella notte precedente, una scossa di terremoto di magnitudo 2.4 era stata già avvertita alle 3,47 nella zona dei Campi Flegrei, nei quartieri di Agnano e Bagnoli, fino a Napoli e nei comuni limitrofi, nell’ambito di uno sciame caratterizzato da una cinquantina di scosse di bassa intensità.

All’inizio di ottobre, il governo ha approvato uno stanziamento di 52,2 milioni di euro. Il decreto prevede due piani per fronteggiare il sisma che sta interessando l’area vulcanica dei Campi Flegrei, a Napoli, con oltre mille scosse registrate negli ultimi mesi (in alto, una foto di Gambardella). Un piano straordinario punta a verificare la vulnerabilità degli edifici, l’altro di emergenza a pianificare l’esodo in caso di eventi gravi.

MUSUMECI ministro
Il ministro della Protezione civile e del Mare, Nello Musumeci

Ma ora il ministro della Protezione civile e del Mare, Nello Musumeci, in un’intervista a Gianni Molinari per Il Mattino annuncia che “le esercitazioni sono fondamentali”. E in tono polemico, aggiunge: “I governi precedenti sono stati disattenti verso il bradisismo. Comprensibile la paura per le scosse, ma può passare conoscendo il fenomeno”. Poi, però, è lui stesso a raccomandare che “non bisogna creare inutile allarmismo”, ricordando che “le case sono state costruite su un vulcano”. A proposito della portualità turistica, minacciata da questo allarme, il ministro assicura che “con procedure semplici rimuoveremo gli ostacoli alimentati dall’integralismo ambientale”.

Pozzuoli, the super active volcano of the Campi Flegrei. The solfatara is the only visible mouth with its fumaroles, while the whole city suffers the effects of bradyseism.
Pozzuoli, la solfatara (Foto Gambardella)

Fatto sta, comunque, che la Commissione Grandi rischi ha ritenuto di mantenere l’attuale livello di allerta. I Campi Flegrei coprono una vasta area, situata nel golfo di Pozzuoli, a ovest della città di Napoli. È nota fin dall’antichità per la sua vivace attività super-vulcanica: l’ultima eruzione risale al 29 settembre del 1538. Ma le scosse sono praticamente quotidiane.  Da un punto di vista geologico, l’area è una grande caldera in stato di quiescenza, con un diametro di 15-18 chilometri, i cui limiti sono dati dalla collina di Posillipo e da quella di Camaldoli.

The panorama of the beach of miseno, of the mountain of miseno with the lake of Bacoli behind it. A small peninsula in the Gulf of Naples
Panorama della spiaggia di Miseno (Foto Gambardella)

La principale azione prevista dal piano straordinario del governo, a cui sono destinati 40 milioni di euro, riguarda l’analisi dell’edilizia pubblica, corredate da una serie di misure per la mitigazione del rischio. Per misurare la vulnerabilità dell’edilizia privata, invece, sono stanziati fino a 3,5 milioni, con procedure semplificate in deroga. A uno studio di microzonazione sismica, per classificare le aree in base al grado di stabilità, andrà al massimo un altro milione e mezzo; mentre 200mila euro saranno utilizzati per potenziare il monitoraggio del sisma e delle strutture, integrando le reti di rilevazione esistenti.

Con un milione di euro, viene finanziato inoltre un piano di comunicazione alla popolazione, sui rischi e le buone pratiche, predisposto dalla Regione Campania d’accordo con la Protezione civile. A quest’ultima, è stato affidata l’elaborazione di un “piano speditivo di emergenza” (leggasi, di evacuazione), in caso di bradisismo grave. Per le relative esercitazioni, invocate ora dal ministro Musumeci, sono stati stanziati appena 750mila euro.

Finora, stando a quanto dichiara Musumeci nell’intervista citata, “i rilievi sulla vulnerabilità del costruito hanno impegnato circa 90 tecnici organizzati in 55 squadre”. Nel frattempo, sarebbero stati già realizzati circa quattromila sopralluoghi focalizzati sul fenomeno del bradisismo che rappresenta la causa più diffusa della preoccupazione popolare. Quanto al rischio idrogeologico, conclude il ministro, “sarà oggetto di un successivo programma”.

CASE “VERDI”, CHI PAGA? I COSTI DELLA DIRETTIVA UE PER LE RISTRUTTURAZIONI ENERGETICHE

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La domanda se l’è posta polemicamente il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, all’indomani del via libera definitivo dell’Europa alla direttiva sulle case green, con il voto contrario di Italia e Ungheria. Ma se la pongono a maggior ragione già da tempo i cittadini, italiani ed europei, di fronte a un provvedimento che implicherebbe costi altissimi per tutti: la stessa Commissione di Bruxelles stima che entro il 2030 occorreranno 275 miliardi di euro di investimenti annuali per la ristrutturazione e per la conversione ecologica degli edifici, nella lotta al riscaldamento globale e ai cambiamenti climatici che per effetto dell’inquinamento stanno devastando il pianeta.

Chi paga, dunque? Le famiglie, i singoli Stati, l’Europa? L’interrogativo incombe come un’ipoteca sui proprietari delle case. E in particolare su quelli italiani, visto che il nostro Paese ha il patrimonio immobiliare privato più vecchio: il 52% degli edifici dotati di certificazione energetica (Ape), pari a 2,8 milioni di unità secondo l’Enea, rientra nelle due classi peggiori. È vero che i governi nazionali avranno un’ampia discrezionalità per raggiungere gli obiettivi concordati e su quali edifici applicare queste regole. Ma in ogni caso la questione rimane sospesa come una spada di Damocle sulla testa dei cittadini.

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A partire dal 2030, come spiega Giuseppe Colombo in un puntuale articolo su Repubblica, tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere costruiti in modo da avere “emissioni zero” e due anni prima quelli pubblici. Per tutti gli altri, sempre di proprietà pubblica, sono fissati requisiti di efficienza: almeno il 16% degli edifici con le peggiori prestazioni andrà ristrutturato entro il 2030 e il 26% entro il 2033. Per le case, invece, è prevista una riduzione del consumo energetico del 16% dal 2030 e del 20-22% entro il 2035.

In una dichiarazione riportata in un articolo di Francesca Basso sul Corriere della Sera, l’eurodeputata del Pd Patrizia Toia, vicepresidente della Commissione Industria del Parlamento europeo, precisa: “La direttiva sulle case green non impone alcun obbligo ai cittadini, ma chiede agli Stati nazionali di impostare politiche sensate e a lungo termine, mettendo anche a disposizione risorse europee, per migliorare l’efficienza energetica e la salubrità degli edifici”.

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Per lo stesso giornale, il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha rilasciato a Mario Sensini n’intervista in cui, spostando in avanti di vent’anni la scadenza, afferma: “Servono soldi e tempo, è il 2050 la scadenza più realistica”. E osserva: “L’Italia ha una storia e caratteristiche fisiche del tutto peculiari in Europa. Abbiamo il 70% dei fabbricati che ha oltre 70 anni, quindi sono edifici storici, una proprietà immobiliare diffusa, con l’80% delle famiglie che possiede un’abitazione, ed estremamente frazionata. Abbiamo due terzi degli edifici in zona montana o collinare, con 50mila piccoli borghi”.

Alla domanda con quali strumenti, compatibili con la finanza pubblica, il governo intende sostenere i cittadini in questo impegno, il ministro Fratin risponde: “Strumenti fiscali per i contribuenti che hanno redditi elevati, quindi una detrazione con aliquota da definire. Per chi ha redditi bassi occorre un altro sistema. Anche un contributo diretto dello Stato. Per gli edifici pubblici si possono coinvolgere le Esco, società che finanziano gli interventi e per un po’ si tengono il risparmio energetico, e usare il Conto termico del Gestore dei servizi energetici (Gse)”.

Un’altra proposta la lancia Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, in un’intervista a Gianluca Baldini per il quotidiano La Verità. La sua organizzazione è “radicalmente contraria” alla direttiva sulle case green e perciò auspica che il governo offra incentivi per promuovere, senza imporre, opere di efficientamento energetico. Quindi senza alcun obbligo per i cittadini. E conclude: “Le direttive non sono la Bibbia. Sono dei provvedimenti soggetti a revisione e rivalutazione nei tempi successivi alla loro approvazione”.

GROS-PIETRO, PRESIDENTE DI INTESA SANPAOLO: “IL MEZZOGIORNO NON È UN DESERTO INDUSTRIALE”

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Il Sud non è un “deserto industriale”. Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, firma un editoriale pubblicato sul Messaggero e sul Mattino, in cui delinea un Mezzogiorno “non sufficientemente conosciuto; ricco di dinamismo e di voglia di impresa”; capace, dati alla mano, di contribuire all’economia nazionale in misura determinante (nella foto sopra, la sede di Intesa Sanpaolo a Milano, illuminata dal tricolore).

GIAN MARIA GROS-PIETRO
Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo

“Se fosse uno Stato – scrive ancora Gian Maria Gros-Pietro – sarebbe al settimo posto tra i paesi d’Europa per numero di imprese manifatturiere”, con un’economia forte di quattrocentomila società di capitale attive, circa 60 grandi realtà e una presenza molto significativa di imprese innovative. E dove “cento euro di investimenti nel settore manifatturiero hanno una ricaduta di 54 euro di domanda aggiuntiva nel Centro Nord, a dimostrazione del fatto che investire nel Sud produce un impatto positivo su tutto il territorio nazionale”.

Crocevia fra tre continenti – Europa, Africa e Asia – che contengono la maggior parte della popolazione mondiale e una straordinaria ricchezza di civiltà e di culture, secondo il presidente di Intesa Sanpaolo lo sviluppo del nostro Mezzogiorno rimane centrale in una prospettiva di rilancio che può puntare su economia marittima, logistica, energia e turismo. Gros-Pietro aggiunge che “il Sud Italia, con il sostegno che la Banca ha sempre erogato attraverso le sue Direzioni Regionali, l’azione della divisione Corporate e le analisi svolte da SRM, può e deve giocare sempre più un ruolo fondamentale nella crescita del Paese”.

Quanto alle le risorse per gli investimenti, indispensabili allo sviluppo, il presidente di Intesa Sanpaolo afferma: “Sono più di 210 miliardi di euro, ma occorre andare oltre il PNRR, reperendo altre risorse nella nuova Politica di Coesione e nel pieno funzionamento della ZES Unica”. E ricorda, infine, che “Intesa Sanpaolo sostiene fin dall’inizio ZES e ZLS con plafond specifici e con roadshow dedicati a investitori internazionali, volti a sostenere le grandi potenzialità di crescita del tessuto economico e produttivo meridionale”.