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“MOMENTUM”, UN PODCAST DI INTESA SANPAOLO SUL BOOM DEL TENNIS ITALIANO NEL MONDO

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Per merito di una generazione dorata di atleti e atlete, guidata da Jannik Sinner, numero uno al mondo in campo maschile, e da Jasmine Paolini, numero 4 al mondo in campo femminile, l’intero movimento tennistico italiano sta conoscendo una nuova fase di entusiasmo. Intorno a questo fulcro si articola Momentum. Il tennis italiano fra successi e passioni, la nuova serie podcast in sei episodi di Intesa Sanpaolo. scritta da Jacopo Pozzi, fondatore della piattaforma di storytelling sportivo The Owl Post e opinionista sportivo per La Gazzetta dello Sport, in esclusiva per Intesa Sanpaolo On Air.

SINNER
Jannik Sinner

L’impatto di questa disciplina sulla nostra società, favorito dalle figure di Sinner e Paolini, va ben oltre i risultati sul campo. E si traduce in numeri record, in partecipazione attiva e in una costante contaminazione culturale che sta rendendo il tennis nuovamente centrale nella vita degli appassionati di sport.

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La copertina del podcast “Momentum”

Per realizzare questo podcast, è stato chiesto a persone diverse di raccontare come il tennis sia riuscito a lasciare un segno nelle loro vite, legando ricordi sportivi e personali. Tra i tanti ospiti coinvolti – oltre ai due atleti Sinner e Paolini – alcune voci molto note e amate dal grande pubblico: come quelle dei giornalisti Massimo Caputi e Ubaldo Scanagatta e di Davide Savelli, autore e co-conduttore del podcast Chiedilo a Barbero. Prezioso anche il contributo di Giorgio Di Palermo, dirigente della Federazione Italiana Tennis e Padel e di Pietro Garibaldi, presidente del Circolo della Stampa Sporting Torino.

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La presentazione di “Momentum” a Torino

Il podcast Momentum. Il tennis italiano fra successi e passioni è disponibile su Intesa Sanpaolo On Air e sui profili ufficiali di Intesa Sanpaolo On Air delle principali piattaforme di audio streaming (Spotify, Apple Podcasts, YouTube e Amazon Music). La piattaforma della Banca è una raccolta di voci, storie, idee su futuro, sostenibilità, inclusione. Ma è anche un luogo di ascolto privilegiato del panorama culturale.

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L’ICONA ARTISTICA DI PULCINELLA A FORMA DI FALLO FA DISCUTERE I NAPOLETANI

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S’intitola Tu sì ‘na cosa grande, come la suggestiva canzone con cui Domenico Modugno vinse il Festival di Napoli nel 1964. Ma l’ironia popolare l’ha subito ribattezzata Tu sì ‘na cosa glande, con la “l” al posto della “r”, alludendo alla forma fallica dell’opera realizzata dal designer Gaetano Pesce (La Spezia 1939-New York 2024) e appena installata in piazza Municipio, nel cuore della città partenopea. E qui, salvo proteste e ripensamenti, resterà fino al 20 dicembre prossimo.

Alta 12 metri, questa rivisitazione immaginifica della maschera di Pulcinella ha preso il posto della famosa Venere degli stracci dell’artista Michelangelo Pistoletto, incendiata poche settimane dopo l’insediamento nel giugno 2023 e poi ricostruita (nella foto sotto). La controversa opera di Pesce, deceduto il 3 aprile scorso, è un omaggio alla cultura e al teatro napoletano, attraverso uno dei personaggi che appartiene alla commedia dell’arte. Fatto sta che ha suscitato sorpresa, reazioni e polemiche.

VENERE DEGLI STRACCI

“Chi si aspettava un Pulcinella tradizionale – racconta Giusy Dente su Fanpage.it – è forse rimasto deluso, ma di certo ha avuto comunque di che parlare. In effetti, l’installazione è sulla bocca di tutti da ore per la sua forma fallica: chi ne è rimasto divertito, chi indignato, chi offeso, chi turbato”. Interpretando la vox populi, in un post su “X” (ex Tweet) Masaniello ha postato la foto qui sotto ed è insorto: “Chiedo scusa a tutti i turisti presenti a Napoli che dovranno vedere questa schifezza vicino a tanti edifici tra i più belli al mondo. Oltraggio alla città e a Pulcinella. Andrebbe abbattuta subito con una pala meccanica. Amministrazione indegna”. E il giornalista Giovanni Valentini, già direttore del settimanale L’Espresso e vicedirettore di Repubblica – ha commentato in tono vagamente scherzoso: “Priapismo masochistico” e ha chiosato: “Ma come si fa?! In una città bella e allegra come Napoli…”.

FALLO NA
Foto postata da “Masaniello” su X

Costata 200mila euro, la monumentale opera di Pesce è composta in realtà da due sculture, una affiancata all’altra: il Pulcinella stilizzato e a forma cilindrica, realizzato materialmente dall’artista spezzino, dialoga con la lampada “Due cuori” (due piccoli cuori rossi stilizzati trafitti da una freccia) realizzata postuma (vedi sotto la foto tratta da Fanpage.it). “La forma fallica – scrive ancora l’autrice dell’articolo – è frutto dell’ironia che ha sempre caratterizzato Gaetano Pesce come uomo e come artista. Ovviamente la forma fallica è anche l’elemento su cui si è concentrata subito l’attenzione, ma è anche quello più carico di significato. Il fatto che Pulcinella, un’immagine così cara e iconica per i napoletani, venga presentato in questo modo fa riflettere sul ruolo della tradizione, su come sia possibile metterla al servizio della contemporaneità: una sfida per il futuro, per le nuove generazioni, che non devono mai stancarsi di trovare nuove strade, senza tradire la propria storia e chi li ha preceduti”.

NAPOLI Pulcinella

Era stato lo stesso artista, del resto, a dichiarare in un’intervista: “Il mio stile personale lo definisco con qualche cosa che è il suo contrario: l’incoerenza. I valori veicolati dal tempo, nel loro esistere ne fanno decadere altri, e nel loro andare ne introducono di nuovi che a loro volta rendono obsoleti quelli che li precedono. Questo avvicendarsi dei segni del tempo non ci permette la coerenza. Se vogliamo comprendere nuovi contenuti e abbandonare quelli passati, dobbiamo assumere l’incoerenza e prima di ogni altra cosa, essere liberi dai propri pregiudizi”.

Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, politico e ingegnere, ha apprezzato l’opera proprio per il suo carattere innovativo e anticonformista. E in particolare, per il fatto che – nonostante che sia certamente controversa e divisiva – abbia stimolato il dibattito e portato la città al centro della scena culturale e artistica. Sul suo account Instagram, la curatrice dell’installazione Silvana Annicchiarico ha scritto: “Lavorare con l’icona napoletana di Pulcinella, esaltarne la femminilità, farla evolvere, renderla disponibile ad assumere nuovi volti e nuove identità, come ha fatto Gaetano Pesce, non è a mio parere un disonore, piuttosto l’elevazione del suo spirito fluido e trasformativo”.

Ma voi che cosa ne pensate? Commentate su Facebook.

SALVI I 469 CERVI: IL CONSIGLIO DI STATO SOSPENDE (PER ORA) L’AUTORIZZAZIONE DELLA REGIONE ABRUZZO

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Il Consiglio di Stato, a cui avevano fatto ricorso le associazioni ambientaliste, ha sospeso per il momento il via libera autorizzato dal TAR dell’Abruzzo all’abbattimento di cinquecento cervi che doveva iniziare dal 14 ottobre scorso. E’ una vittoria, seppure temporanea, di Wwf, Lav e Lndc che chiedevano di fermare la strage annunciata degli animali. La pronuncia del Consiglio di Stato fa leva sull'”omesso monitoraggio” sul numero effettivo dei cervi in circolazione nei cosiddetti Atc (Ambiti territoriali di caccia), rimettendo di nuovo al Tar la questione di merito. Un rimpallo di responsabilità che per ora blocca questa carneficina, in attesa del nuovo responso amministrativo-

In precedenza, il Tribunale amministrativo aveva respinto i ricorsi delle associazioni ambientaliste che avevano chiesto di sospendere il provvedimento della Regione, con questa pilatesca giustificazione: “Non essendo stato monitorato l’intero territorio regionale, il numero ottenuto è certamente una sottostima del numero di cervi attualmente presenti”. Ma Wwf, Lav e Lndc non hanno alzato bandiera bianca e così hanno ottenuto una prima parziale vittoria.

Sono – per l’esattezza – 469 i cervi e 142 i cerbiatti di cui la Regione Abruzzo, presieduta da Marco Marsilio (FdI), ha autorizzato l’abbattimento: costo 250 euro per gli abruzzesi, 600 per tutti gli altri. Ed era bastato già  l’annuncio per provocare un’ondata di reazioni e di proteste, con un’inedita alleanza politica tra Forza Italia e Partito democratico, con l’aggiunta del Wwf. La discutibile motivazione della condanna alla fucilazione è che i cervi sono diventati troppi; circolano sul territorio indisturbati, anche all’interno dei centri abitati; danneggiano l’agricoltura e mettono in pericolo la circolazione stradale. Così l’animale più mite per antonomasia, consegnato dal cinema alla fantasia dei bambini dalla lunga serie di film su “Bambi”, rischia di diventare l’obiettivo e la vittima designata dei cacciatori nostrani.

“Il via libera della Regione – come hanno riferito Luca Pulsoni e Giovanni Sgardi sul Messaggero, è contenuto in una delibera approvata dall’esecutivo regionale dopo il parere favorevole dell’Ispra” (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). Denominazione quantomai contraddittoria rispetto a un provvedimento che, da una parte, autorizza lo sterminio di circa cinquecento animali, protetti dalla Convenzione di Berna del 1981 e, dall’altra, mira a proteggere l’attività e la produzione agricola. “L’abbattimento chiamato eufemisticamente ‘prelievo’ – spiegano ancora i due giornalisti del quotidiano romano – riguarderà il 10% della popolazione individuata”: questa, secondo le ultime osservazioni, ammonterebbe in complesso a 6.647 esemplari. L’operazione potrà essere eseguita in un’area che comprende i cosiddetti “ambiti territoriali di caccia” di Sulmona, Avezzano, Subequano, L’Aquila e Barisciano.

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La “sentenza” ha suscitato dissensi all’interno della stessa maggioranza di centrodestra. Ad aprire le polemiche, è stato il deputato e coordinatore regionale di Forza Italia Nazario Pagano, dichiarandosi “fermamente contrario alla decisione della giunta Marsilio di autorizzare la caccia al cervo, una specie che è diventata un simbolo della nostra regione, amata e rispettata da cittadini e turisti”. E in effetti, l’Abruzzo è denominato “la regione verde” per la ricchezza del suo patrimonio naturale e ambientale, méta del turismo sia invernale sia estivo. Ma anche il Pd ha manifestato “sconcerto per un provvedimento che catapulta indietro di un secolo”.

Sul versante opposto, sono schierati invece le associazioni di agricoltori e allevatori; il Servizio di Veterinaria dell’Asl della Provincia dell’Aquila; il vicepresidente e assessore regionale all’Agricoltura, Emanuele Imprudente. Tutti lamentano l’aumento esponenziale di cervi e cinghiali, con conseguenti danni all’attività e alla produzione dei campi coltivati. Ma c’è perfino chi reclama misure ancora più severe, per estendere la caccia addirittura alle aree protette.

LAGO DI SCANNO

È stato iil Wwf Abruzzo ad aprire la raccolta delle firme per una petizione popolare contro la delibera della Regione. “Per tutti i cittadini e i visitatori del territorio abruzzese – sostiene l’associazione ambientalista – questi animali rappresentano un patrimonio della nostra terra e sono il simbolo stesso della natura che regna in questi luoghi e che rende la nostra regione conosciuta e apprezzata ovunque”. E le immagini dei cervi nel lago di Scanno per abbeverarsi, diffuse sui social network dai turisti e dal sito Majellando (foto in alto), hanno suscitato scalpore.

La petizione del Wwf può essere firmata all’indirizzo: https://www.change.org/p/fermiamo-la-strage-dei-cervi-in-abruzzo

VICENZA, ALLE GALLERIE D’ITALIA “LA CADUTA DEGLI ANGELI RIBELLI” DI BERTOS (FINO AL 9/2)

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Nel venticinquesimo anniversario delle Gallerie d’Italia di Vicenza, il primo museo di Intesa Sanpaolo con quelli di Milano, Napoli e Torino, s’apre al pubblico dall’ 11 ottobre 2024 al 9 febbraio 2025 nella sede vicentina la mostra La caduta degli angeli ribelli. Francesco Bertos, a cura di Monica De Vincenti e Fernando Mazzocca. L’esposizione è la prima dedicata a Francesco Bertos, uno degli artisti più singolari, ricercati e celebrati nella Serenissima della prima metà del Settecento.

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In mostra oltre 40 opere provenienti da importanti musei nazionali e internazionali come Palazzo Madama e Palazzo Reale di Torino, Ca’ Rezzonico e Museo Correr di Venezia, Museo Arqueologico Nacional di Madrid, Musée national des châteaux de Versailles et de Trianon di Versailles, oltre che da collezioni private e dalla collezione di Intesa Sanpaolo. Nel percorso espositivo anche opere mai esposte provenienti dai depositi della Soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Milano.

La fama di Bertos deriva soprattutto dagli straordinari gruppi dai soggetti allegorici bizzarri e complessi, eseguiti in bronzo e marmo per i più importanti collezionisti del suo tempo. Colpisce l’estremo virtuosismo tecnico di queste dinamiche composizioni caratterizzate da piccole figure rifinite nei dettagli, intrecciate in contorsioni acrobatiche a formare coppie in volo o popolose strutture piramidali: talmente sorprendenti da meritare l’esame dell’Inquisizione “parendo impossibile che la mano umana possi arrivar a tanto” (Inventario Generale della Galleria di S.E. Maresciallo Co: di Schulenburg, 30 giugno 1741).

Con tali composizioni, Bertos diede vita a un nuovo genere di sculture da galleria, che appagava i più sofisticati collezionisti del tempo. Questi erano affascinati dalla varietà e dalla tecnica raffinata dell’artista che riuscì a superare i limiti imposti dal marmo e dal bronzo, giungendo a eguagliare gli effetti illusionistici della pittura contemporanea.

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Opera centrale della mostra è il capolavoro di Bertos Caduta degli angeli ribelli, spettacolare scultura in marmo di recente attribuzione all’autore, appartenente alla collezione Intesa Sanpaolo. È esposta in una sala dedicata, pensata dal lighting designer Pietro Palladino: con un originale e sofisticato sistema di illuminazione, esalta il talento tecnico e artistico dello scultore e al contempo ne amplifica la narrazione. In uno spazio affiancato, il visitatore è condotto alla scoperta dell’opera con riproduzioni tattili (pensate per le persone con disabilità visiva); un emozionante video immersivo; un’intervista alla curatrice e storica dell’arte Monica De Vincenti (anche in linguaggio LIS); e il racconto visivo della trasposizione in 3D della scultura, in modo da garantirne la fruizione dell’opera a tutti i pubblici.

Ricavata da un unico blocco di marmo di Carrara, e composto da circa sessanta figure perfettamente rifinite in ogni dettaglio, la scultura rappresenta il combattimento celeste tra l’esercito del bene e quello del male: comandati l’uno dall’arcangelo Michele e l’altro da Satana, così come raccontato nell’Apocalisse di Giovanni. In origine l’opera doveva decorare la galleria del palazzo padovano dei nobili Trento, ma la sua fama aumentò quando nell’Ottocento passò con il palazzo Trento ai fratelli Francesco e Alessandro Papafava, legati a personaggi di spicco della politica, della cultura e dell’arte del tempo. Il marmo venne ammirato da Antonio Canova, celebrato da Bennassu Montanari, analizzato dal conte Leopoldo Cicognara, dal teologo Antonio Rosmini e dall’autore di Moby Dick, Hermann Melville, che gli dedicò nel 1858 una conferenza a Cincinnati.

In mostra, il capolavoro di Bertos è posto a confronto con altre opere raffiguranti lo stesso soggetto. Il percorso espositivo tratteggia il contesto in cui l’artista si trovò a operare, gli illustri committenti – di cui sono presenti alcuni ritratti – e le personalità più apprezzate dell’epoca che furono vicine all’artista e ne influenzarono la vita artistica: come il veneziano Giovanni Bonazza e il fiorentino Giovanni Battista Foggini, di cui sono presenti in mostra alcune sculture; e il fiammingo Giambologna, le cui composizioni – come il Ratto della Sabina – furono sempre d’ispirazione per le più originali sculture di Bertos. Sono esposti anche una selezione di dipinti – di autori quali Giovanni Antonio Fumiani, Andrea Commodi, Antonio Bellucci, Sebastiano Ricci, Giovanni Battista Pittoni, Giovanni Antonio Guardi e Giambattista Tiepolo – per ricreare l’universo figurativo in cui Bertos si mosse.

Afferma Michele Coppola, Executive Director Arte Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo: “Nel venticinquesimo anniversario delle Gallerie d’Italia di Vicenza, che sono all’origine del Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo, abbiamo realizzato un percorso dedicato all’eccezionale scultura ‘Caduta degli angeli ribelli’ di Bertos, capolavoro delle collezioni di proprietà della Banca ed esposto in via permanente a Palazzo Leoni Montanari. Grazie ai rigorosi approfondimenti dei curatori e alla presenza di preziosi prestiti, che attestano la credibilità del nostro impegno, la mostra permette la riscoperta del grande maestro veneto, offrendo alla città nuovi contributi di conoscenza e bellezza”.

Nell’ambito della mostra, è in programma un ricco palinsesto di attività #INSIDE con approfondimenti storico-artistici e incontri di musica, teatro, cinema e letteratura. Per i visitatori sono previsti itinerari tematici, visite guidate e family lab. Per le scuole proseguono le iniziative didattiche con laboratori creativi.

Il catalogo della mostra è realizzato da Edizioni Gallerie d’Italia | Skira

FERROVIE DELLO STATO: RINNOVO DEI BINARI SULLA LINEA ROMA-FIRENZE (INVESTIMENTO DI 12 MILIONI DI EURO)

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Ammodernare la rete ad Alta Velocità “Direttissima” che collega Firenze a Roma: partiranno dal 7 gennaio e si concluderanno il 4 marzo i lavori per rinnovare i binari nella tratta tra Capena e Gallese e tra Settebagni e Roma Tiburtina, per un totale di circa 20 chilometri.

È previsto un investimento complessivo di 12 milioni di euro. Saranno coinvolti 75 tecnici di Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS) e delle ditte appaltatrici impegnati quotidianamente, con l’utilizzo di treni-cantiere e numerosi mezzi d’opera. Per limitare al massimo i disagi, le attività di cantiere si svolgeranno nelle ore notturne.

Durante il periodo interessato, sarà necessaria una riduzione di velocità con maggiori tempi di viaggio per alcuni treni che percorrono la tratta Orte – Roma.  Sono coinvolti treni AV, IC e Regionali. In particolare, alcuni treni AV non effettueranno la fermata commerciale di Roma Tiburtina.

Nel corso di questi interventi, Trenitalia comunica che saranno coinvolti Regionale, Intercity e Frecce. Sono previste, quindi, rimodulazioni orarie sul nodo di Roma Termini.

I lavori comporteranno modifiche alla circolazione ferroviaria come descritto qui di seguito:

Regionale, dal 9 gennaio al 4 marzo 2025: per i treni in servizio tra Firenze-Arezzo-Chiusi-Roma, Firenze-Foligno, Firenze-Borgo S. Lorenzo (via Vaglia e via Pontassieve), dall’Umbria verso Roma, Viterbo-Orte-Roma, Rieti-Roma sono previste: cancellazioni o limitazioni dei servizi, i tempi di percorrenza avranno un incremento fino a 10 minuti e ci saranno modifiche di orario anche con partenze anticipate o posticipate. Previste alcune ripercussioni anche per i treni delle FL1 linee Orte – Fiumicino Aeroporto, FL2 Roma – Tivoli e FL7 Roma – Formia.

Intercity, dal 7 gennaio al 4 marzo 2025: i treni Intercity delle relazioni Milano-Napoli/Salerno/Reggio di Calabria, Prato-Napoli, Roma-Firenze/Prato/Trieste Roma-Ancona/San Benedetto del Tronto/Perugia e i treni Intercity Notte delle relazioni Roma-Trieste/Brennero, Torino-Salerno subiscono modifiche di orario e di fermate.

Frecce, dal 7 gennaio al 4 marzo 2025: previste modifiche di orario dei treni.

I canali di acquisto di Trenitalia saranno aggiornati progressivamente nei prossimi giorni.

Ulteriori Informazioni sono disponibili su www.trenitalia.com (sezione Infomobilità, alla pagina Lavori e Modifiche al servizio) e tramite Smart Caring personalizzato su App di Trenitalia. Attivo il call center gratuito 800 89 20 21.

ETERNO AMIANTO

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Siamo “Ancora circondati dall’amianto”, titola il settimanale Panorama pubblicando un’approfondita inchiesta di Cristina Bellon, a due anni da quella precedente che già documentava i ritardi nelle bonifiche. “La rimozione di questo materiale che continua a causare molte migliaia di vittime ogni anno, va a rilento”, scrive la giornalista. Quali sono le cause? “Un ritardo per la mappature della bonifica – risponde lei stessa – e un ping-pong di responsabilità e leggi inapplicate tra governi e amministrazioni locali” (la foto in alto è di Francesco Scatena).

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Demolizione di un tetto di amianto (foto Bermau)

L’autrice dell’inchiesta cita il Rapporto sulla gestione dei rifiuti speciali pubblicato nel 2024 dall’ Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), secondo cui nel 2022 sono state smaltite soltanto 221 tonnellate di materiali contenti amianto, con un calo di 108 tonnellate rispetto all’anno precedente. Ammonterebbero invece a 40 milioni quelle ancora da bonificare. Nel frattempo, riferisce l’articolo di Panorama, “solo nel 2023 le vittime per malattie connesse alle particelle di amianto sono state settemila”, mentre si continuano a scoprire discariche illegali da un capo all’altro della Penisola.

Su tettoie, capannoni, stabilimenti, l’amianto è ancora largamente diffuso nelle nostre città, nelle periferie industriali e nelle campagne. Eppure, questo materiale è stato messo al bando dalla legge n.257 del 1992. Oltre a stabilire termini e procedure per la dismissione delle attività di estrazione e lavorazione, il  provvedimento s’è occupato per la prima volta anche dei lavoratori esposti all’amianto. All’articolo 13, come si può leggere nell’enciclopedia online Wikipedia, la legge del ’92 ha introdotto diversi benefici consistenti sostanzialmente in una rivalutazione contributiva del 50% ai fini pensionistici dei periodi lavorativi che comportavano un’esposizione al minerale nocivo.

"Staff removing some asbestos in a post of transformer, Reflection of mask of man opposite was created for cannot be recognized"
Rimozione e trasporto di pannelli di amianto (foto Liane M)

L’amianto (o asbesto) è un insieme di minerali del gruppo degli “inosilicati” e del gruppo dei “fillosilicati” di consistenza fibrosa e cancerogeni. Per diventare amianto, devono subire particolari processi idrotermali di bassa pressione e bassa temperatura. Nel corso del XX secolo, è stato ampiamente utilizzato nell’edilizia e in molti settori dell’industria, soprattutto per le sue peculiari caratteristiche di flessibilità e resistenza con eccellenti proprietà di protezione dal fuoco e di isolamento termico e acustico.

“Eternit” era il nome commerciale di un materiale composito ottenuto da una miscela di amianto e cemento. È proprio la combinazione di questi due elementi a conferire ai prodotti le caratteristiche di flessibilità e resistenza (tipiche dell’amianto) e di compattezza e robustezza (tipiche del cemento). Il nome deriva dall’azienda Eternit che per prima ha brevettato e sviluppato questa miscela di fibre. E fa riferimento al termine latino aeternitas che significa appunto “eternità”.

“Ma una volta rimosso l’amianto dalle città dove si può stoccare?”, si chiede alla fine della sua inchiesta la giornalista di Panorama. E spiega: “Il riciclo è ancora un’utopia e le discariche autorizzate stanno diminuendo: da 18 nel 2020 oggi ne restano solo 17. Un Piano per la messa in sicurezza dell’amianto è necessario per spezzare una potenziale ‘politica di cartello’”. Vale a dire accordi anticoncorrenziali fra le imprese del settore. In alcuni Paesi europei, infatti, il costo per il trasporto e lo smaltimento in discarica è inferiore a quello richiesto in Italia per conferire l’amianto in un sito vicino a casa.

GRUPPO ENEL: 5,8 MILIARDI DI UTILE NETTO NEI PRIMI NOVE MESI DEL 2024 CON LE ENERGIE RINNOVABILI

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Nei primi nove mesi del 2024, Enel ha realizzato un Ebitda ordinario pari e 17,4 miliardi di euro (+6,5% rispetto al corrispondente periodo del 2023) e un utile netto ordinario di 5,8 miliardi (+16,2%). Gli investimenti nelle reti sono stati di 4,2 miliardi (+11,7%), principalmente in qualità e resilienza. Confermata la guidance relativa all’esercizio 2024, con la previsione di un EBITDA ordinario compreso tra 22,1 e 22,8 miliardi di euro e un utile netto ordinario compreso tra 6,6 e 6,8 miliardi di euro.

L’andamento è attribuibile al positivo contributo dei business integrati, guidati dalla performance delle energie rinnovabili, che ha beneficiato della progressiva normalizzazione del mercato delle commodity, nonché della buona disponibilità delle risorse rinnovabili, compensando ampiamente la contrazione dei margini nei mercati finali e nella generazione da fonte termoelettrica. Positivo, al netto delle variazioni di perimetro, anche l’apporto delle attività di gestione delle reti di distribuzione, grazie al maggior volume di investimenti.

La sede dell'Enel a Roma con il logo della società in un'immagine diffusa dall'ufficio stampa, 23 settembre 2019. ANSA/UFFICIO STAMPA ENEL/Roberto Caccuri/Contrasto
La sede dell’Enel a Roma con il logo della società in un’immagine diffusa dall’ufficio stampa, 23 settembre 2019. ANSA/UFFICIO STAMPA ENEL/Roberto Caccuri/Contrasto

Commenta Stefano De Angelis, CFO del Gruppo Enel: “Nei nove mesi del 2024 abbiamo registrato solidi risultati, guidati dalla resilienza e dal bilanciamento geografico del nostro portafoglio di asset e da un maggior presidio delle iniziative di advocacy in America Latina”. E ha aggiunto: “Vorrei inoltre evidenziare come il completamento del Piano di dismissioni entro la fine dell’anno ci consente di prevedere per il 2024 un rapporto tra indebitamento finanziario netto ed EBITDA pari a circa 2,4x, valore che si colloca al di sotto della media del settore. Tutto questo, insieme al costante impegno del Gruppo verso la disciplina finanziaria e l’eccellenza operativa, rappresenta la base per una crescita futura, sostenibile e duratura, a beneficio dei nostri stakeholder. La performance del periodo e la visibilità sull’evoluzione del business anche nell’ultima parte dell’anno ci permettono quindi di confermare per il 2024 la guidance su EBITDA ordinario e Utile netto ordinario fornita ai mercati nel 2023”.

A VENEZIA IL PROGETTO “FUTURA” CONTRO LA POVERTA’ DELLE GIOVANI DONNE CON INTESA SANPAOLO

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Nell’ambito della rassegna “Dritti sui Diritti”, ha fatto tappa a Venezia il Progetto “FUTURA”, attivo anche a Roma e Napoli. L’iniziativa, promossa da Save the Children, Forum Disuguaglianze e Diversità e YOLK, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, intende contrastare la povertà educativa e materiale. L’obiettivo è quello di rimuovere concretamente gli ostacoli che impediscono alle ragazze e giovani donne (13-24 anni), nei percorsi scolastici e formativi, di esprimere a pieno titolo talenti, capacità e desideri con un’attenzione particolare al delicato passaggio in cui diventano madri (foto in alto di Monkeybusinessimages).

ISP Futura

Sono stati 300 i percorsi attivati da “FUTURA” fino a oggi nei tre diversi territori, di cui 100 solo nel capoluogo veneziano. A livello nazionale Il 49% di tutti gli interventi si concentra nelle azioni rivolte alla ripresa o consolidamento degli studi e l’avvio professionale (47% nel territorio di Venezia). Il 27% si rivolge a speranze e aspirazioni (il 23% nel territorio di Venezia), proponendosi di realizzare obiettivi specifici rivolti al raggiungimento dell’autonomia e del benessere attraverso una pianificazione concreta dei propri obiettivi. Il 19% riguarda il benessere emotivo (il 20% nel territorio di Venezia), includendo la partecipazione ad attività sportive, culturali, ricreative e, quando necessario, sostegno psicologico. Il restante 5%, rivolto alle relazioni sociali e alle reti di supporto (il 10% nel territorio di Venezia), promuove la conoscenza degli strumenti per esercitare cittadinanza attiva, conoscenza dei luoghi, delle istituzioni, delle possibili reti di supporto sul territorio.

Secondo i dati PISA 2022, il punteggio medio in financial literacy (conoscenza e comprensione dei fenomeni finanziari) ottenuto dai 14 Paesi OCSE è stato di 498 punti. L’Italia, con 484, è risultata tra quelli con un punteggio statisticamente più basso rispetto alla media internazionale. Dalla rilevazione emerge anche che in Italia, il punteggio medio in financial literacy presenta un divario di genere a favore dei ragazzi. A livello medio OCSE, infatti, i ragazzi superano le ragazze di 5 punti. Tale differenza è decisamente più marcata in Italia dove tra ragazzi e ragazze raggiunge i 20 punti. In particolare, la percentuale di maschi in grado di risolvere compiti più complessi, corrispondenti ai livelli 4 e 5 della scala, è significativamente maggiore di quella delle coetanee femmine (di 7 e 5 punti percentuali, rispettivamente); al contrario, la percentuale di ragazze che si collocano nel livello minimo di competenza (livello 2) o nel livello 3 è significativamente maggiore di quella dei coetanei maschi (di 6 e 4 punti percentuali, rispettivamente). Non si osservano invece differenze significative tra le quote di ragazzi e ragazze che non raggiungono il livello minimo di competenza.

Sottolinea Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia: “Il progetto ‘FUTURA’ apre la strada a nuovi orizzonti tutti al femminile. Le ragazze e le giovani donne coinvolte hanno l’opportunità di imparare nuove competenze che saranno fondamentali per il loro percorso professionale e la loro emancipazione. Questo passa anche e soprattutto dall’acquisizione di strumenti di educazione finanziaria che le renderanno indipendenti e libere di poter prendere decisioni importanti e in grado di investire e di scommettere su se stesse”.

Commenta Paolo Bonassi, Chief Social Impact Officer Intesa Sanpaolo: “Uno dei punti di forza del progetto ‘FUTURA’ è il lavoro congiunto di soggetti diversi che mettono a fattor comune le rispettive esperienze e risorse per aiutare giovani donne le cui difficoltà di oggi rischiano di avere ripercussioni serie in futuro. Intesa Sanpaolo interviene a sostegno del contesto sociale proprio con questo approccio: partecipa attivamente alla progettazione e allo sviluppo delle iniziative, contribuisce a promuovere reti, genera un impatto positivo di lungo termine per il contrasto delle povertà e a favore dell’inclusione sociale”

Aggiunge Silvia Vaccaro del Coordinamento nazionale del Forum Disuguaglianze e Diversità: “I dati e le storie raccolte ci dicono che l’intuizione e la scommessa iniziale del progetto ‘FUTURA’ erano giuste: pensare a strategie in grado di contrastare il nefasto intreccio tra disuguaglianze educative e disuguaglianze di genere. Il progetto dà indicazioni precise alla politica, una fra tutte che per agire su fenomeni complessi servono interventi flessibili, capaci sia di partire dai bisogni e dai desideri delle persone per cui sono pensati, sia di adattarsi ai diversi contesti territoriali in cui vanno realizzati”.

Conclude Clementina Cordero di Montezemolo, Fondatrice e Presidente Fondazione YOLK: “Investire sui singoli progetti di vita e sui desideri differenzianti è una scelta preziosissima perché la persona è davvero protagonista, perché sceglie e perché la sua scelta viene riconosciuta. Mi piace pensare alle tante storie di ‘Futura’ come a tanti romanzi di formazione.”

In generale, tutti i percorsi attivati si sviluppano e consolidano nel lungo periodo, la durata media è di un anno e mezzo con un accompagnamento durante i percorsi. Il 72% dei piani prendono avvio su proposta e grazie alla sinergia con le associazioni del territorio; il 16% in contatto con i servizi sociali e il rimanente 12% con le scuole di diverso ordine e grado.

Attraverso la piattaforma di raccolta fondi di Intesa Sanpaolo www.forfunding.it/progettofutura tutti possono sostenere il progetto “FUTURA” con il proprio contributo.

VIDEO: https://vimeo.com/1016006063/615f431d5c?share=copy

ACCORO DI INTESA SANPAOLO CON DUE FONDAZIONI PER RILANCIARE LA CASA EDITRICE ALLEMANDI

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Intesa Sanpaolo, Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo e Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, si uniscono per il rilancio di Umberto Allemandi Editore attraverso l’acquisizione del 100% dei rami industriali della società editrice. L’acquisizione si colloca nell’ambito di un’operazione che vede il consolidamento della storica casa editrice torinese nel settore editoriale e il suo rinnovato posizionamento come player di assoluto riferimento nel mercato dell’informazione con la testata “Il Giornale dell’Arte”, fondata nel 1983, e delle pubblicazioni dedicate all’arte, all’architettura, all’antiquariato, al design, e, più in generale, alla divulgazione culturale e alla critica contemporanea, con l’obiettivo di costituire una delle principali piattaforme di conoscenza e divulgazione culturale a livello professionale.

A conferma della rilevanza del progetto vi è la solida compagine societaria che vede riunite Intesa Sanpaolo, da anni impegnata nel comparto culturale con il Progetto Cultura e i propri musei delle Gallerie d’Italia, e due Fondazioni piemontesi: la Fondazione 1563, ente strumentale della Fondazione Compagnia di San Paolo attivo sui temi dell’arte e della cultura, e la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, una delle principali Fondazioni di origine bancaria italiane.

Commenta Umberto Allemandi, fondatore della casa editrice: “Per una casa editrice come la nostra questo passaggio segna un momento straordinariamente importante. Per quarant’anni abbiamo investito ogni sforzo nell’affermazione di una qualità editoriale identitaria assoluta, nella forma e nei contenuti, sempre innovativi, primo tra tutti il Giornale dell’Arte, un primato mondiale imprenditoriale che non era riuscito a nessun’altra testata giornalistica italiana, un modello che ha generato repliche gemelle in Gran Bretagna, negli Stati Uniti, in Francia, in Cina, in Russia e altrove”. E aggiunge: Oltre a quello che è stato prodotto, per chi oggi riceve il testimone conta quello che abbiamo preparato: nel nostro cassetto vi sono straordinari progetti che potranno realizzare soltanto adeguate risorse umane e finanziarie con una chiara e lungimirante visione del futuro e una convinta volontà di iniziativa. Perciò non potevamo trovare nessun partner migliore di quelli che sono qui riuniti per assicurare nel secondo tempo della nostra storia uno straordinario sviluppo nelle attività di servizio culturale e artistico. E soprattutto la piena centralità dell’Italia nell’informazione universale su attività opere e operatori nel settore arte, un ruolo mondiale che oggi finalmente è divenuto possibile dopo quanto per quarant’anni giorno dopo giorno abbiamo preparato”.

Michele Coppola, nominato dall’Assemblea dei soci Presidente della nuova società editrice Allemandi, afferma: “Proseguire una storia di eccellenza italiana è la volontà che ha unito in questa iniziativa la prima Banca del Paese e due tra le maggiori Fondazioni di origine bancaria, condividendo l’impegno in arte e cultura come parte irrinunciabile del proprio DNA. Per Intesa Sanpaolo l’importanza dell’investimento in questo ambito, esplicitamente ribadito nel Piano di Impresa, ha portato alla trasformazione di palazzi di proprietà nei quattro musei di Gallerie d’Italia e alla cura costante del patrimonio artistico del Gruppo e del Paese, con risultati che fanno riconoscere il nostro Progetto Cultura come un caso unico in Europa. La produzione editoriale che accompagnerà le esposizioni, i restauri, i progetti condivisi e le iniziative formative renderà ancora più completo, coerente e prestigioso il lavoro culturale della Banca. Il nuovo corso della Società Editrice Allemandi segna un’ulteriore evoluzione nel nostro impegno, che da oggi si arricchisce di un prezioso elemento, l’editoria d’arte, rinnovando una straordinaria tradizione di bellezza, valori e competenze».

 

ETERNO AMIANTO: BONIFICHE IN RITARDO, ANCORA DA SMALTIRE 40 MILIONI DI TONNELLATE

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Siamo “Ancora circondati dall’amianto”, titola il settimanale Panorama pubblicando un’approfondita inchiesta di Cristina Bellon, a due anni da quella precedente che già documentava i ritardi nelle bonifiche. “La rimozione di questo materiale che continua a causare molte migliaia di vittime ogni anno, va a rilento”, scrive la giornalista. Quali sono le cause? “Un ritardo per la mappature della bonifica – risponde lei stessa – e un ping-pong di responsabilità e leggi inapplicate tra governi e amministrazioni locali” (la foto in alto è di Francesco Scatena).

asbestos roof, demolition
Demolizione di un tetto di amianto (foto Bermau)

L’autrice dell’inchiesta cita il Rapporto sulla gestione dei rifiuti speciali pubblicato nel 2024 dall’ Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), secondo cui nel 2022 sono state smaltite soltanto 221 tonnellate di materiali contenti amianto, con un calo di 108 tonnellate rispetto all’anno precedente. Ammonterebbero invece a 40 milioni quelle ancora da bonificare. Nel frattempo, riferisce l’articolo di Panorama, “solo nel 2023 le vittime per malattie connesse alle particelle di amianto sono state settemila”, mentre si continuano a scoprire discariche illegali da un capo all’altro della Penisola.

Su tettoie, capannoni, stabilimenti, l’amianto è ancora largamente diffuso nelle nostre città, nelle periferie industriali e nelle campagne. Eppure, questo materiale è stato messo al bando dalla legge n.257 del 1992. Oltre a stabilire termini e procedure per la dismissione delle attività di estrazione e lavorazione, il  provvedimento s’è occupato per la prima volta anche dei lavoratori esposti all’amianto. All’articolo 13, come si può leggere nell’enciclopedia online Wikipedia, la legge del ’92 ha introdotto diversi benefici consistenti sostanzialmente in una rivalutazione contributiva del 50% ai fini pensionistici dei periodi lavorativi che comportavano un’esposizione al minerale nocivo.

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Rimozione e trasporto di pannelli di amianto (foto Liane M)

L’amianto (o asbesto) è un insieme di minerali del gruppo degli “inosilicati” e del gruppo dei “fillosilicati” di consistenza fibrosa e cancerogeni. Per diventare amianto, devono subire particolari processi idrotermali di bassa pressione e bassa temperatura. Nel corso del XX secolo, è stato ampiamente utilizzato nell’edilizia e in molti settori dell’industria, soprattutto per le sue peculiari caratteristiche di flessibilità e resistenza con eccellenti proprietà di protezione dal fuoco e di isolamento termico e acustico.

“Eternit” era il nome commerciale di un materiale composito ottenuto da una miscela di amianto e cemento. È proprio la combinazione di questi due elementi a conferire ai prodotti le caratteristiche di flessibilità e resistenza (tipiche dell’amianto) e di compattezza e robustezza (tipiche del cemento). Il nome deriva dall’azienda Eternit che per prima ha brevettato e sviluppato questa miscela di fibre. E fa riferimento al termine latino aeternitas che significa appunto “eternità”.

“Ma una volta rimosso l’amianto dalle città dove si può stoccare?”, si chiede alla fine della sua inchiesta la giornalista di Panorama. E spiega: “Il riciclo è ancora un’utopia e le discariche autorizzate stanno diminuendo: da 18 nel 2020 oggi ne restano solo 17. Un Piano per la messa in sicurezza dell’amianto è necessario per spezzare una potenziale ‘politica di cartello’”. Vale a dire accordi anticoncorrenziali fra le imprese del settore. In alcuni Paesi europei, infatti, il costo per il trasporto e lo smaltimento in discarica è inferiore a quello richiesto in Italia per conferire l’amianto in un sito vicino a casa.