FIUMI DI CEMENTO: SOLO IL 43% RISULTANO IN BUONA SALUTE, GLI ALTRI ALLAGANO L’ITALIA

FIUMI DI CEMENTO: SOLO IL 43% RISULTANO IN BUONA SALUTE, GLI ALTRI ALLAGANO L’ITALIA

Solo il 43% dei fiumi (su un totale di 7.493) e il 20% dei laghi italiani (su 347) risultano in buona salute. Lo attesta l’ultimo rapporto del Centro italiano per la riqualificazione fluviale, documentando lo stato di abbandono e degrado di gran parte del nostro patrimonio naturale. Ed è proprio questa situazione di dissesto idrogeologico, causato dal consumo di suolo e dalla cementificazione dei corsi d’acqua, che sta alla base del disastro ambientale che s’è abbattuto in questi giorni sulla Toscana e sul Veneto, provocando finora otto vittime, dopo aver allagato varie zone di Milano e dopo le alluvioni che avevano già devastato l’Emilia Romagna (foto sotto).

ALLUVIONE TOP

La tempesta Ciaran che ha attraversato il Nord Italia è stata la più violenta nella storia dell’Europa. E di conseguenza, le piogge sono state copiose, intense e concentrate nel tempo: in Toscana, 190 millimetri in tre ore. Prima, è esondato il fiume Seveso, alle porte del capoluogo lombardo. Poi, è scattato l’allarme per la piena dell’Arno a Firenze. Allagamenti, smottamenti e frane hanno interessato le regioni più colpite. “Fiumi di cemento”, abbiamo già scritto in passato su Amate Sponde. E fiumi di cemento dobbiamo ripetere ancora oggi, di fronte a questo disastro annunciato. Già si parla di mezzo miliardo di danni.

Le esondazioni, però, non sono soltanto la conseguenza di una perturbazione atmosferica anomala, alimentata dal cambiamento climatico. Dipendono in gran parte dall’incuria che affligge i nostri fiumi, dalla distruzione degli argini, dalla mancanza di pulizia e manutenzione degli alvei. Da qui, la pressante richiesta di una “rinaturazione” dei nostri corsi d’acqua interni, cioè di un ripristino del loro stato naturale, da parte delle associazioni ambientaliste.

FIUMI 8

Secondo i dati contenuti nel rapporto annuale di Dam Removal Europe, un raggruppamento di sette organizzazioni ecologiste, nel 2022 è stato rimosso in tutt’Europa un numero record di barriere fluviali, tra cui dighe e sbarramenti: almeno 325 sono state abbattute in 16 Paesi, consentendo ai fiumi di scorrere più liberamente e ai pesci migratori di raggiungere le aree di riproduzione. La Spagna è in testa per il secondo anno con 133 rimozioni, seguita da Svezia e Francia. L’Italia, invece, è ancora ferma a zero. Queste rimozioni sono considerate dagli esperti operazioni-chiave per ristabilire la biodiversità nei fiumi europei. L’anno scorso sono stati riconnessi così 832 chilometri di habitat fluviali.

Scrive Nuova Ecologia: “La legge sul ripristino della natura, proposta dalla Commissione europea nel giugno 2022 e attualmente in fase di negoziazione al Parlamento europeo e del Consiglio, ha presentato nuovi obblighi e obiettivi per ripristinare la salute degli ecosistemi d’acqua dolce in Europa. Questi sarebbero fondamentali per gli obblighi previsti dalla della Direttiva Quadro sulle Acque e delle Direttive Natura. Di particolare importanza è l’articolo 7 della proposta di legge, che fa esplicito riferimento alla rimozione delle dighe come mezzo per ‘contribuire alla naturale connettività longitudinale e laterale dei fiumi e all’obiettivo dell’Unione europea di avere 25000 km di fiumi che scorrono liberamente’ e per ‘contribuire a ripristinare aree fluviali e pianure alluvionali’, elementi fondamentali della Strategia dell’Ue per la biodiversità per il 2030”.

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I fiumi che a livello regionale raggiungono uno stato di qualità buono, secondo l’ISPRA (Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale), si trovano nella Provincia di Bolzano (94%), Valle d’Aosta (88%), Provincia di Trento (86%), Liguria (75%); quelli con uno stato chimico buono superiore al 90%, si trovano in Molise, Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo e le province autonome di Trento e Bolzano. Da segnalare, l’alta percentuale dei corpi idrici lacustri non classificati (sia per lo stato ecologico sia per lo stato chimico), soprattutto nei Distretti Appennino Meridionale e Sicilia.

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