ULTIMA SPIAGGIA, IL CONSIGLIO DI STATO CONFERMA: “SCADUTE LE CONCESSIONI BALNEARI A FINE 2023”

ULTIMA SPIAGGIA, IL CONSIGLIO DI STATO CONFERMA: “SCADUTE LE CONCESSIONI BALNEARI A FINE 2023”

Alla vigilia della stagione balneare, il Consiglio di Stato conferma la scadenza delle concessioni demaniali per le spiagge al 31 dicembre del 2023. Il massimo organo amministrativo del Paese obbliga così le amministrazioni a disapplicare eventuali deroghe alla fine di quest’anno, richiamandosi “ai principi della Corte di Giustizia Ue” per dare “immediatamente corso alla procedura di gara per assegnare la concessione in un contesto realmente concorrenziale”, secondo la direttiva Bolkestein. Nella sentenza si sottolinea che la risorsa spiaggia “è scarsa”, cioé limitata rispetto al territorio nazionale, contraddicendo così la mappatura inviata a Bruxelles dal governo italiano che aveva “allungato” artificialmente il litorale italiano di circa tremila chilometri, da 8mila e 11mila, in modo da comprendere anche le zone rocciose. Ma proprio su questo punto si era concentrata la battaglia dei titolari di stabilimenti: in base alle regole Ue, infatti, non scatta l’obbligo di messa a gara se una risorsa non presenta caratteristiche di scarsità. E intanto il Tar di Bari autorizza la proroga di 21 concessioni.

SPIAGGE TOP

La sentenza del Consiglio di Stato riguarda un ricorso presentato nel 2023 dal proprietario di uno stabilimento balneare a Rapallo. I giudici amministrativo si richiamano ora alle indicazioni della Corte di Giustizia europea (20 aprile 2023) e a tutta la giurisprudenza europea precedente, di dare corso immediatamente alla procedura di gara per favorire la concorrenza nell’assegnazione delle concessioni. Di conseguenza, sottolineano l’obbligo per i Comuni di disapplicare le deroghe confermando la scadenza delle concessioni al 31 dicembre dello scorso anno.

In base alla direttiva Bolkestein, l’Italia è tenuta a mettere a gara le concessioni. Finora però nessun governo lo ha fatto, per non contrastare la lobby dei balneari, ricorrendo a vari rinvii ed escamotage. Ma adesso l’Europa sollecita l’esecutivo in carica a fornire cifre più accurate e veritiere.

In questo quadro di incertezza generale,  Comuni interessati si muovono in ordine sparso. Quello di Jesolo, sul litorale veneto, ha messo a gara due concessioni giunte a scadenza. I titolari uscenti hanno perso. Altri comuni tra cui Rimini e Ravenna, hanno prorogato di un anno l’avvio delle gare, altri hanno semplicemente prorogato le concessioni in essere.

SPIAGGIA di Fegina

In molti casi i canoni annuali risultano irrisori. Secondo un rapporto della Corte dei conti, da 12mila concessioni lo Stato incassa ogni anno appena 92 milioni di euro. In media, circa 7.600 euro a stabilimento, a fronte di fatturati medi stimati in 260mila. Lo scorso dicembre il ministero delle Infrastrutture, guidato da Matteo Salvini, ha deciso di ridurre ulteriormente i canoni del 4,5%.

Attacca in una nota il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Avs (Alleanza Verdi e Sinistra), Angelo Bonelli (nella foto sotto): “Con la sentenza del Consiglio di Stato, viene sbugiardato il lavoro di mappatura delle spiagge del governo Meloni che aveva allungato le spiagge italiane per dimostrare che sono un bene disponibile e quindi non mandare a gara le attuali concessioni demaniali”.

ANGELO BONELLI

Reagiscono i dirigenti di Fratelli d’Italia, il partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “La mappatura delle coste, svolta nei mesi scorsi dal tavolo tecnico sulla base dei dati forniti dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, è frutto di un lavoro serio che ha visto coinvolti tutti i ministeri competenti. I risultati di tale lavoro sono oggetto dell’interlocuzione in corso tra il governo e la Commissione europea, volto a superare la procedura di infrazione e a definire una norma di riordino dell’intero settore che dia certezza agli operatori e alle amministrazioni locali”.

A sua volta il presidente di Federbalneari, Marco Maurelli, si dichiara “sgomento per l’ennesima sentenza del Consiglio di Stato che non rispetta neppure la legge Draghi sui termini del 2024 in attesa di una riforma del settore balneare; né il lavoro richiesto dalla direttiva servizi sulla mappatura che il governo sta gestendo; né tantomeno il negoziato formale con la Commissione Ue per una riforma che riteniamo ormai necessaria per mettere ordine al settore”.

Per il momento, il governo ha preso tempo. Ma la stagione estiva incalza: siamo arrivati davvero all’ultima spiaggia. E già si annunciano polemiche, controversie e vertenze giudiziarie.

 

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