BOLOGNA, CITTÀ 30: IL DIKAT DI SALVINI CONTRO I NUOVI LIMITI, MA INCIDENTI -16% E PEDONI INVESTITI -25%

BOLOGNA, CITTÀ 30: IL DIKAT DI SALVINI CONTRO I NUOVI LIMITI, MA INCIDENTI -16% E PEDONI INVESTITI -25%

Con una nuova direttiva del ministero dei Trasporti, Matteo Salvini impone un diktat al Comune di Bologna e a tutti gli altri che hanno introdotto il limite di 30 chilometri all’ora in città. L’espediente burocratico stabilisce una deroga al limite di 50 già fissato per i centri urbani: quello ridotto potrà essere applicato soltanto in “strade o tratti di strada tassativamente individuati, laddove sussistano particolari condizioni che giustificano l’imposizione di limiti diversi”. Per di più, ogni deroga dovrà essere motivata, in base al tasso degli incidenti stradali in una determinata zona, alla presenza di scuole o ospedali, oppure a “esigenze temporanee” come – per esempio – un particolare afflusso stagionale di turisti. Il concetto fondamentale, insomma, è che i 30 km/h non possono essere applicato in tutta la città, bensì in alcune aree circoscritte.

SALVINI TOP TOP

La direttiva del Mit cita vari riferimenti normativi: in particolare, l’articolo 142 del Codice della strada, che al comma 2 prevede per i Comuni la possibilità di “fissare, provvedendo anche alla relativa segnalazione, limiti di velocità minimi e limiti di velocità massimi, diversi da quelli fissati al comma 1”, ovvero dai 50 km/h. Il Codice specifica, però, e questo viene sottolineato più volte dal ministero, che questa possibilità vale solo “in determinate strade e tratti di strada”. Il diktat di Salvini menziona anche l’articolo 141, comma 6, secondo cui “il conducente non deve circolare a velocità talmente ridotta da costituire intralcio o pericolo per il normale flusso della circolazione”. Secondo il ministero, dunque, “l’imposizione generalizzata di limiti di velocità eccessivamente ridotti potrebbe causare intralcio alla circolazione e, conseguentemente, risultare pregiudizievole” anche “sotto il profilo ambientale”.

Ma quali sono precisamente le situazioni in cui il limite di velocità si può ridurre ai 30 chilometri orari? Il primo vincolo è la “perimetrazione delle strade o tratti di strada interessate da deroghe al limite massimo di velocità di 50 km/h”. Il ministero specifica poi le condizioni in un elenco dettagliato: l’assenza di marciapiedi e movimento pedonale intenso; anormali restringimenti delle sezioni stradali o pendenze elevate; andamenti planimetrici tortuosi, tipici di nuclei storici e vecchi centri abitati; frequenza di ingressi e uscite carrabili da fabbriche, stabilimenti, asili, scuole e parchi di gioco; pavimentazioni sdrucciolevoli o curve in pericolose. Il secondo vincolo fissato dal ministero specifica in burocratese che i Comuni, per introdurre il limite dei 30 km/h, “devono dare evidenza della metodologia seguita ai fini della predetta individuazione”.

BOLOGNA sindaco

Nella sua replica il sindaco di Bologna, Matteo Lepore (nella foto sopra, a destra), dopo un confronto con Salvini, ha cercato di buttare acqua sul fuoco: “Noi riteniamo – ha dichiarato al quotidiano Il Resto del Carlino – che la Città 30 di Bologna non sia assolutamente in contrasto con la direttiva, e abbiamo spiegato perché. Il ministero sta scrivendo questa riforma assieme all’Anci, l’Associazione dei Comuni, la discussione continuerà in quella sede nello spirito di massima collaborazione”. Nel primo mese di sperimentazione, intanto, il numero degli incidenti stradali in città è diminuito complessivamente del 16% rispetto al corrispondente periodo dell’anno scorso e i pedoni investiti, dato ancor più significativo, sono il 25% in meno.

E’ stata però l’assessora comunale alla Mobilità, Valentina Orioli, a ricordare polemicamente che “è proprio il Piano per la sicurezza stradale del ministero dei Trasporti a indicare il limite dei 30 chilometri orari come misura chiave per ridurre gli incidenti sulle strade urbane”. E lei stessa ha precisato: “Il riferimento alle cosiddette ‘zone 30’ non ha valenza assoluta e generale, bensì si richiama l’opportunità di prevederle comunque nel rispetto di ‘principi di credibilità e coerenza‘ nonché, con specifico riferimento all’ambito urbano, si suggerisce ‘una chiara individuazione della viabilità a 50 km/h e delle zone a 30 km/h’ a valle di una ‘revisione della gerarchizzazione delle strade’”.

A proposito degli incidenti, ha scritto Antonio Piemontese su repubblica.it: “Dal 2010 al 2019 in città i morti sono stati 194, più di 26.000 i feriti, con una media di 20 decessi e 2.600 feriti l’anno. Cifre che crescono se si rivolge lo sguardo a tutta l’area metropolitana: nello stesso arco temporale i morti sono stati 737 e i feriti su strada oltre 54.000. Il momento più critico, risulta dai dati, è la notte”.

BOLOGNA 30 foto

Nella disputa è scesa in campo anche Legambiente , con un Focus in cui smonta le cinque fake news di Salvini. “Il progetto di Bologna Città 30 – sostiene l’associazione ambientalista nella nota – non è solo un limite alla velocità, ma un cambio di passo a favore di una migliore qualità della vita nelle nostre città. Un intervento ampio e complesso, infrastrutturale e culturale”. E poi aggiunge che si tratta di “un modello di mobilità ben collaudato e che mostra risultati positivi nelle grandi città europee di Bruxelles, Valencia, Oslo, Grenoble, Helsinki e che consente all’Italia di recuperare i ritardi europei rispetto alla scarsa sicurezza stradale e la tutela degli utenti più vulnerabili”.

Ecco il link al del Focus di Legambiente: www.legambiente.it 

Fuori dai palazzi della politica, oltre ad aver spaccato la città tra favorevoli e contrari, la querelle su “Bologna 30” continua a infuriare sui social network. La popolare giornalista televisiva Milena Gabanelli, già conduttrice di Report e ora titolare della rubrica “Dataroom” sul Corriere della Sera, ha pubblicato su “X” questo polemico post: “Abito a Bologna e non c’è nessun caos. Si va a 30 km/h a Londra, Bruxelles, Helsinki, Barcellona, Zurigo, Madrid, Graz…dove hanno pensato che la vita di un bambino, un pedone, un ciclista valgono più dei 5 minuti persi a rallentare. Vuoi andare in centro in macchina? Vai a 30!”. Molti altri le hanno fatto eco, sullo stesso social network, tra cui il collega Edoardo Buffoni di Radio Capital: “Grazie al limite a #30 all’ora in un anno a Bruxelles gli incidenti sono diminuiti del 22%, le vittime del 50%. Le chiacchiere stanno a zero”.

Sui social, è intervenuto infine Luca Valdisseri, marito della giornalista del Corriere Paola Di Caro, genitori di Francesco, il 18enne investito e ucciso mentre camminava su un marciapiede con un amico su via Cristoforo Colombo a Roma, rispondendo a un post di ingiurie che aveva ricevuto: “Zecca, comunista, giornalista radical chic. Tolto chic (mi vesto casual) le accetto come parziale identikit. Ma sulla Città 30 dico solo questo: 9 pedoni investiti su 10 a 30 all’ora si salvano. Non Fra, chi guidava, tasso alcolemico alto, andava a 70/80”.

A smentire le tesi di Salvini, che aveva polemizzato “il sindaco di Bologna vuol sentire il canto degli uccellini”, Pagella Politica ha postato su “X” un’analisi ponderata dei costi e dei benefici:

https://pagellapolitica.it/articoli/bologna-limite-velocita-30-chilometri-canto-uccellini

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