TORNA L’INCUBO NUCLEARE: SONO 14 I SITI IN CUI COSTRUIRE NUOVE CENTRALI ATOMICHE

TORNA L’INCUBO NUCLEARE: SONO 14 I SITI IN CUI COSTRUIRE NUOVE CENTRALI ATOMICHE

Sono 14 i siti in cui lo schieramento di centrodestra, con Meloni, Salvini, Berlusconi e forse Calenda, progettano di realizzare nuove centrali nucleari, secondo l’Alleanza Verdi-Sinistra. Torna così sull’Italia l’incubo nucleare. Nella mappa illustrata in una conferenza-stampa da Bonelli e Fratoianni, compaiono: 1) Trino Vercellese (Piemonte); 2) Caorso (Emilia Romagna); 3) Monfalcone (Friuli-Venezia Giulia); 4) Chioggia (Veneto); 5) Scarlino (Toscana); 6) San Benedetto del Tronto (Marche); 7) Montalto di Castro (Lazio); 8) Borgo Sabotino (Lazio); 9) Garigliano (Campania); 10) Termoli (Molise); 11) Brindisi (Puglia); 12) Scanzano Jonico (Basilicata); 13) Palma di Montechiaro (Sicilia); 14) Oristano (Sardegna).

In pratica, da un capo all’altro della Penisola, potrebbe sorgere una centrale in ciascuna regione, tranne che in Lombardia (roccaforte elettorale della Lega di Matteo Salvini), Val d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Umbria, Abruzzo e Calabria. Alcuni di questi siti sono stati già utilizzati in passato per installare centrali nucleari di vecchia generazione. Vediamo, rapidamente, caso per caso.

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Trino Vercellese. Intitolata alla memoria del fisico Enrico Fermi, la centrale di Trino, in provincia di Vercelli, è uno dei quattro impianti italiani che sono stati dismessi (FOTO SOPRA). Aveva un unico reattore da 260 MW di potenza elettrica netta, a uranio a basso arricchimento (circa il 4,5%), moderato ad acqua leggera e raffreddato secondo lo schema ad acqua pressurizzata (PWR).

Costruita tra 1961 e il 1964 da un consorzio misto di produttori privati e pubblici, e finanziata per più della metà del costo totale da capitali pubblici italiani e americani, entrò in esercizio nel 1965 e passò quasi subito passò all’Enel: l’ente nazionale per l’energia elettrica, formatosi solo due anni prima, la gestì fino al 1987, anno di cessazione del servizio. Nel 1999, l’Enel ne trasferì la proprietà alla propria consociata Sogin, successivamente passata allo Stato, incaricata di curare la bonifica ambientale del sito.

CAORSO

 

Caorso. Situata in località Mezzanone di Zerbio, frazione di Caorso (Piacenza), la centrale (FOTO SOPRA) aveva un reattore da 860 Megawatt di potenza elettrica netta, a uranio leggermente arricchito, moderato ad acqua leggera e raffreddato secondo lo schema ad acqua bollente di seconda generazione (BWR), con un edificio di contenimento di seconda versione (Mark 2). Nel periodo di esercizio, dal 1981 al 1986, il reattore – soprannominato “Arturo” dagli addetti agli impianti e dalla popolazione locale – ha prodotto complessivamente 29 terawatt.

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Montalto di Castro. Quella di Montalto di Castro (Viterbo), conosciuta anche come centrale elettronucleare Alto Lazio (FOTO SOPRA), doveva essere una centrale elettronucleare, costituita da due reattori da 982 MW di potenza elettrica netta ciascuno, a uranio leggermente arricchito, moderati ad acqua leggera e raffreddati secondo lo schema ad acqua bollente (BWR).

La sua costruzione, da parte di un consorzio tra Ansaldo Impianti e General Electric, su richiesta di Enel S.p.A., iniziò il 1° luglio 1982. Il reattore è un General Electric BWR/6 su progetto Ebasco con contenimento di tipo Mark III e di 981 MW di potenza di riferimento (nominale).

Dopo un fermo a seguito del referendum nel 1987, l’anno successivo il governo Goria tentò la ripresa dei lavori, ma fu messo in crisi dal Partito Socialista; e tra il 1988 e il 1990 i governi De Mita e Andreotti VI decisero di chiudere tutte le centrali elettronucleari italiane. Non ha mai operato, essendone stati interrotti i lavori di realizzazione il 1° gennaio 1988. Recentemente, sotto l’attuale gestione, l’Enel ha avviato un progetto per la riconversione a centrale fotovoltaica.

Centrale del Garigliano - Esterno

Garigliano. Era una centrale nucleare di prima generazione, situata nel Comune di Sessa Aurunca (Caserta), con un unico reattore da 160 MW di potenza elettrica netta, a uranio leggermente arricchito, moderato ad acqua leggera e raffreddato secondo lo schema BWR 1 (FOTO SOPRA).

Costruita dal novembre 1959 al gennaio 1964, su progetto dell’ingegner Riccardo Morandi dalla Società Elettronucleare Nazionale, ha iniziato l’attività commerciale dal 1° giugno 1964. L’anno successivo la proprietà fu assunta da Enel. L’impianto è stato in funzione fino al 1978, anno in cui è stato fermato per manutenzione. Dopo aver valutato come antieconomici i costi della sua riparazione, data la scarsa sopravvivenza residua dell’impianto, la centrale è stata disattivata definitivamente il 1° marzo 1982.

Scanzano Jonico (Matera) - Il comizio consclusivo della manifestazione contro il nucleare (Tony Vece)

Scanzano Jonico. In provincia di Matera (Basilicata), qui doveva sorgere il sito nazionale delle scorie nucleari. Ma il deposito, progettato e annunciato pubblicamente, non è stato mai costruito per l’ostilità degli abitanti locali che chiamavano in causa anche le caratteristiche sismiche della zona (FOTO SOPRA). Dopo una mobilitazione popolare durata 14 giorni nel 2003, il decreto fu ritirato. Ora Scanzano torna il ballo tra i 14 siti candidati a ospitare le nuove centrali.

Per realizzare un progetto del genere, però, bisognerebbe “militarizzare” tutto il territorio italiano, 365 giorni all’anno, 24 ore su 24, per contrastare o reprimere la prevedibile ondata di proteste e resistenze da parte delle popolazioni interessate. E questo, non solo a causa del cosiddetto “effetto Nimby” (not in my back yard – non nel mio cortile o giardino), secondo l’espressione inglese che sintetizza l’atteggiamento di chi si oppone alla realizzazione delle infrastrutture, e in particolare delle centrali nucleari, nel proprio circondario. Ma soprattutto per il fatto che contro questo tipo di energia gli italiani si sono già espressi, a larga maggioranza, nel referendum popolare dell’8 novembre 1987 (80%). In seguito al responso di quella consultazione, poco dopo il disastro di Chernobyl, furono chiuse le centrali italiane per “raggiunti limiti d’età”: Trino, Caorso, Montalto di Castro e Garigliano (Sessa Aurunca). Ma, come si ricava dalla mappa ora al centro delle polemiche elettorali, proprio in queste località sarebbero previsti nuovi impianti al posto di quelli dismessi. L’assassino, insomma, torna sempre sul luogo del delitto.

Ricordiamo qui, in estrema sintesi, le ragioni che allora come oggi deponevano contro il nucleare.

  • L’energia nucleare è un’energia di distruzione e di morte, creata originariamente per scopi di guerra.
  • Il caso della centrale di Zaporizhiazhia (FOTO SOPRA), contesa a colpi di missili e cannoni da russi e ucraini, dimostra la vulnerabilità e pericolosità di questi impianti in caso di conflitti o atti di terrorismo.
  • Il territorio italiano, per la sua configurazione naturale, è quasi interamente a rischio sismico e idrogeologico, per cui un nuovo impianto diventerebbe una minaccia per le rispettive comunità.
  • Le centrali nucleari, per poter raffreddare i loro reattori, richiedono una grande quantità d’acqua e l’Italia è minacciata da una crescente siccità.
  • L’energia nucleare, oltre a essere pericolosa, è anche lenta e costosa: per costruire una nuova centrale, occorrono almeno sette anni e spesso i costi aumentano a dismisura.
  • Diversi Paesi che producono energia nucleare, dalla Francia alla Germania e alla Gran Bretagna fino al Nord Europa, stanno riducendo o smantellando le loro centrali per motivi economici e di sicurezza.
  • Oggi il cosiddetto “nucleare pulito” (o verde) non esiste: secondo gli esperti, occorreranno dieci o vent’anni per sviluppare la ricerca. “Fantascienza”, l’ha liquidato l’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace.
  • La ricerca nucleare frena e ostacola gli investimenti per lo sviluppo delle energie alternative, come il fotovoltaico, l’eolico, la geotermia e l’idroelettrico.
  • La questione delle scorie radioattive, destinate a durare nei secoli, non è stata risolta e rappresenta tuttora un’incognita per il territorio in cui devono essere sepolte o smaltite e per le popolazioni che vi abitano (FOTO SOTTO).
  • Tant’è che tuttora non sappiamo che fine hanno fatto le scorie delle nostre vecchie centrali e dove sono state interrate, con il rischio di inquinamento delle falde freatiche e quindi delle acque con cui s’irrigano i campi per la produzione di frutta e verdura.

NUCLEARE E BIDONI

Il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, sospetta che la destra sia intenzionata a costruire almeno 7/8 centrali, per una potenza complessiva di 40 Gigawatt. E a suo parere, “sarebbe un’enormità”. Fatto sta che Meloni, Salvini, Berlusconi e Calenda dichiarano di volere l’energia nucleare, ma non dicono dove verrebbero realizzati gli impianti, per non suscitare le reazioni della popolazione locale e non perdere voti in questa infuocata campagna elettorale.

 

 

 

 

 

 

 

 

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