IL MARE AL TEMPO DEL CORONAVIRUS CENTO ORE DI SUB

IL MARE AL TEMPO DEL CORONAVIRUS CENTO ORE DI SUB

Cento ore di immersione in 30 siti scandagliati, con l’impiego di 60 sub e con la produzione di 15 ore di materiale filmato e oltre 300 ore di registrazioni con gli idrofoni per ascoltare i suoni sottomarini, in assenza del traffico di imbarcazioni a motore. E’ questo il bilancio dell’operazione “Il mare al tempo del coronavirus”, realizzata durante il lockdown da una squadra di specialisti formata dai nuclei subacquei dei Carabinieri, della Guardia Costiera, della Polizia di Stato e dalla Divisione sub di Marevivo.

Coordinata per la parte scientifica da Ferdinando Boero (professore ordinario di Zoologia dell’Università Federico II di Napoli) e da Enzo Saggiomo (direttore della Fondazione Dohrn), la task force ha scandagliato le acque della nostra Penisola per osservare e documentare quello che stava succedendo nei fondali marini nel periodo in cui le attività dell’uomo erano ridotte e quasi nulle. L’operazione è partita spinta dai fenomeni che già nei primi giorni di lockdown si erano verificati, come squali nei porti, delfini e balene vicinissimi alle coste, pesci nei canali di Venezia tornati trasparenti; immagini video diventate immediatamente virali. Per la prima volta, s’è realizzata così una collaborazione tra forze dell’ordine, ambientalisti e ricercatori, per documentare una situazione che verosimilmente non si verificherà più e che rappresenterà un punto zero per le osservazioni future.

Tre mesi non sono bastati al mare – dichiarano i coordinatori scientifici – per poter registrare cambiamenti visibili. Un esempio viene dalle Aree Marine Protette, dove sono stati necessari  tempi più lunghi: dopo anni di protezione, nei loro fondali si c’è un ritorno di vita spettacolare che solo il mare può offrire, come la presenza continua dei suoi grandi animali ma anche della vita bentonica di piccoli e preziosi esseri indispensabili per il buon funzionamento dell’ecosistema marino. Purtroppo, nelle immagini che ora ci sono state fornite abbiamo constatato l’impatto delle attività umane, a cominciare da rifiuti di ogni genere: reti abbandonate, reste di plastica utilizzate nella mitilicoltura, batterie, pneumatici e per ultimi anche mascherine e guanti come conseguenze del Covid 19”.

È positivo, però, l’aumento del numero dei pesci, divenuti meno diffidenti nell’avvicinarsi ai sub. Straordinaria la registrazione dei suoni, effettuata dagli idrofoni posizionati nei fondali di un mare in assoluto silenzio. Aragoste, corvine, cernie e saraghi ci hanno fatto ascoltare la loro voce.

Qui di seguito il link per scaricare i video dell’operazione:  https://www.dropbox.com/sh/weziupjl08oupxa/AAAiGDm99iqMlrjHxqY7EEwUa?dl=0

Sergio Costa, ministro dell’Ambiente, commenta: “Questo progetto ci ha consentito di valutare con precisione gli effetti che il blocco imposto alle attività umane dal Covid nel periodo del lockdown ha avuto sull’ecosistema marino: privato dell’influenza delle attività umane, si è mostrato visibilmente migliorato. Le immagini che abbiamo acquisito e condiviso, di una bellezza impareggiabile, ci dicono quanto vasta e ricca sia la biodiversità del nostro Paese. Un patrimonio che faremo di tutto per tutelare e proteggere da comportamenti sconsiderati che continuano a metterlo a rischio”.

“Il grande successo dell’iniziativa si deve ascrivere alla passione e all’amore per il mare di tutti i partecipanti”, dichiara Rosalba Giugni, presidente di Marevivo: “L’obiettivo oggi è quello di passare tutti insieme alla fase 2: la task force subacquea sarà immediatamente operativa per risanare le ferite inferte all’ecosistema marino, per scoprirne le forme di vita ancora sconosciute e per diffonderne la conoscenza”.

 

 

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