L’EMIGRAZIONE ITALIANA IN MOSTRA A PALERMO

L’EMIGRAZIONE ITALIANA IN MOSTRA A PALERMO

Quando parliamo di immigrati, regolari o meno, gli italiani – meridionali o settentrionali – non dovrebbero mai dimenticarsi di essere stati un popolo di emigrati. Prima di soccorrere e accogliere chi sbarca sulle nostre “amate sponde” da altri Paesi, dovremmo sempre ricordarci che è toccato ai nostri nonni o bisnonni sbarcare via mare in terre straniere. Siamo stati noi per primi, insomma, “L’orda” descritta dal giornalista del “Corriere della Sera” Gian Antonio Stella nel libro omonimo.

 Mentre l’Italia e in particolare la Sicilia sono alle prese con la forte ondata immigratoria che arriva dalle coste nord-africane, a Palermo si apre a proposito la mostra fotografica “Partono i bastimenti”, promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro Italia-Mediterraneo. Già allestita con successo a Napoli, a Cosenza, a Bari e in edizione ridotta presso il ministero degli Affari esteri a Roma, è dedicata alla storia dell’emigrazione italiana nelle Americhe. Quel “grande esodo” fu, secondo gli studiosi, il più rilevante movimento migratorio nella storia del mondo.

Ospitata dalla Fondazione Orchestra sinfonica siciliana e organizzata da Civita Sicilia, nella Sala gialla del Teatro Politeama, la mostra resterà aperta dal 16 aprile al 16 maggio. Curatore della rassegna Francesco Nicotra, direttore dei Progetti speciali NIAF (National geografic italian american Foundation), ente che ha dato il suo patrocinio all’iniziativa.

“La mostra, da me fortemente voluta e sostenuta fin dal suo esordio, approda finalmente a Palermo, mia città natale, che è stata sensibilmente interessata dal fenomeno dell’emigrazione allora, così come oggi lo è da quello massiccio e spesso drammatico dell’immigrazione”, sottolinea Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione Terzo Pilastro. E lui stesso aggiunge: “La Sicilia è stata l’ultima regione italiana a partecipare al grande esodo migratorio di fine Ottocento, ma è attualmente la regione che conta più emigrati all’estero. È un dato significativo che va non solo ricordato ma anche valorizzato, in quanto ha costituito la premessa di una grande crescita culturale per le nostre genti che oggi, a buon titolo, possono dire che l’Italia, anche per merito loro, è presente nel Mondo”.

Attraverso un percorso di foto e altri pezzi d’epoca, la mostra offre un suggestivo racconto della storia dell’emigrazione nelle Americhe: dalle partenze di folle di disperati sulle “carrette del mare” alle fine dell’Ottocento fino ai successi raggiunti in tutti i campi, soprattutto negli Stati Uniti, dai discendenti dei nostri emigrati. Una vicenda che si snoda attraverso i periodi più difficili del secolo scorso, come le due guerre mondiali, il fascismo e la grande crisi economica degli anni Trenta che vide milioni di emigrati italiani in lotta a fianco degli altri lavoratori americani.

Correda il percorso espositivo una ricca raccolta di documenti e oggetti originali: modelli in scala di navi storiche dell’emigrazione, passaporti di diverse epoche, biglietti e documenti di navigazione, riproduzioni di puzzle di Ellis Island, opuscoli di norme per gli emigranti, libri, giornali e oggetti delle Little Italy, insegne ed etichette di prodotti italiani degli anni Venti (pasta e pomodori). E poi lettere e foto rare, quadri ad acquarello e a olio di famosi transatlantici, poster delle compagnie di navigazione, orari di arrivi e partenze, valigie e bauli contenenti oggetti tipici degli emigranti, dai corredi agli strumenti musicali, dai libretti da messa al quadro del santo protettore di diversi paesi d’origine. Viene presentata anche una ricca collezione di “copielle”, cioè piccoli spartiti originali di canzoni, quasi tutte in dialetto napoletano e siciliano, in voga nella Little Italy nei primi decenni del Novecento, oltre a diversi bellissimi spartiti originali di tango realizzati da autori italiani, emigrati o discendenti di emigrati: nelle loro composizioni cantarono la vita di tutti i giorni nel nuovo mondo, passioni, illusioni e delusioni, ma anche la nostalgia per la Patria perduta.

Per la prima volta in una rassegna del genere, viene dedicato un focus a una categoria particolare di “emigranti”: le migliaia di soldati dello sconfitto esercito borbonico che nel 1861, da Napoli, furono imbarcati per New Orleans con la prospettiva di essere arruolati nell’esercito degli stati secessionisti del Sud, nella guerra civile americana. Un pagina poco conosciuta della storia italiana. Numerosi superstiti di quel conflitto immane scelsero di restare in America e possono considerarsi perciò tra i primi italo-americani. La loro partenza, non propriamente volontaria perché l’alternativa poteva essere una lunga prigionia nelle fortezze alpine del Piemonte, è ricostruita con un tocco di fantasia in una vetrina che ha il Vesuvio come sfondo e in primo piano, sul molo del porto di Napoli, i soldatini all’imbarco, sorvegliati dalle truppe di Re Vittorio.

Un’altra vetrina rappresenta la ricostruzione dell’arrivo a New York, il 14 maggio 1848, della nave “Carolina” proveniente da Palermo. All’entrata del porto il comandante Corrao, sostenitore dell’Unità d’Italia, ordinò di inalberare sul pennone più alto, per la prima volta negli Sati Uniti, il tricolore bianco rosso e verde. Il gesto fu accolto con grande entusiasmo dagli italiani di New York che riservarono all’equipaggio grandi festeggiamenti.

 Altre due vetrine sono dedicate alle guerre degli Stati Uniti combattute anche da emigrati italiani. Da quella per l’indipendenza dall’Inghilterra alla guerra civile, fino al secondo conflitto mondiale.

 Ma il “clou” della mostra è rappresentato da una teca che contiene il modello in scala ridotta e lo spaccato del famoso transatlantico “Giulio Cesare”. È la nave che negli anni Venti del secolo scorso portò in Argentina, con altri emigranti, la famiglia del futuro Papa Bergoglio.

ALLEGATI (CLICK PER VISUALIZZARE):

1. Prefazione del catalogo a firma del Prof. Emmanuele (Pres. Fondazione Roma)

 

FOTO:

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