OLIMPIADI DI CORTINA: OLTRE 500 ALBERI TAGLIATI (COME IN 12 ANNI) PER LA PISTA DA BOB

OLIMPIADI DI CORTINA: OLTRE 500 ALBERI TAGLIATI (COME IN 12 ANNI) PER LA PISTA DA BOB

Il gioco di parole è fin troppo facile. Ma il fatto è che, per realizzare la pista da bob a Cortina d’Ampezzo per le Olimpiadi invernali 2026, stanno facendo proprio a pezzi la “perla delle Dolomiti”.

Cinquecento sessanta larici secolari, più 260 arbusti di varia natura, sono stati abbattuti in pochi giorni a Cortina per fare posto al nuovo impianto sportivo. Gli alberi sottoposti al taglio si trovano nel bosco di Ronco, alle pendici delle Tofane. L’abbattimento è iniziato il 21 febbraio scorso e, a causa della neve, i tronchi non sono stati ancora completamente rimossi.

Il primo sasso l’ha lanciato Cristina Guarda, consigliere regionale di Europa Verde, inviando un esposto alla Forestale perché verifichi l’estensione dell’area interessata. E l’allarme è stato ripreso nei giorni scorsi dal quotidiano online diretto diretto da Peter Gomez (da cui è tratta la foto in alto). Ma, secondo la rivista L’Altramontagna, gli alberi sacrificati saranno molti di più dei 500 inizialmente previsti dalla società Simico (Infrastrutture Cortina-Milano Spa): la stima iniziale infatti parlava di 2.200 metri cubi di legno, mentre le operazioni in corso minacciano di fare a pezzi il patrimonio boschivo della “perla delle Dolomiti).

CORTINA lavori pista bob

A Cortina, c’è un piano di Riassetto Forestale per l’estensione del Comune che prevede un programma decennale dal 2009 al 2020. I tagli degli alberi avrebbero dovuto produrre in totale 8.210 metri cubi di massa legnosa: in pratica, una media di 684 all’anno. Ma finora, per la pista da bob, ne sono stati abbattuti per circa 1.200. Appena cento metri cubi in meno di quelli programmati in 12 anni.

Nel frattempo, sindaco di Cortina Gianluca Lorenzi ha ricevuto una lettera scritta a mano con minacce di morte, nel caso in cui non interrompa la costruzione della pista. E ha presentato una denuncia contro ignoti al Commissariato di Polizia. La notizia ha suscitato reazioni di solidarietà dalla stessa consigliere regionale, Cristina Guarda; da Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera; da Luca Zaia, governatore del Veneto, e da Andrea Martella, segretario regionale del Pd.

Sul caso, era già intervenuto in precedenza Mario Tozzi, geologo, divulgatore scientifico e conduttore televisivo (nella foto sotto), con un articolo pubblicato sul quotidiano La Stampa contro i “predatori di futuro che divorano l’Italia”. Cioè, degli scempi e degli sprechi che devastano il Malpaese: dalla pista da bob di Cortina fino al Ponte sullo Stretto di Messina.

MARIO TOZZI

“È una questione – spiega Tozzi – che va tenuta insieme alla distruzione della fauna selvatica, all’incapacità di foraggiare e rilanciare i parchi e la tutela dell’ambiente, all’asservimento delle grandi opere inutili come unico rilancio dello sviluppo e, infine, all’ignoranza dell’integrazione contenuta nei nuovi articoli 9 e 41 della Carta costituzionale”. Il primo, oltre a sancire che “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica”, aggiunge anche che “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. L’articolo articolo, dopo aver stabilito che “l’iniziativa economica privata è libera”, avverte però che questa “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.

PISTA CESANA

A proposito della “querelle” di Cortina, come Amate Sponde aveva già riferito, l’autore dello stesso articolo ricorda che “c’è una pista già costruita in territorio austriaco a un’ora di auto, c’era la pista di Cesana (costruita nel 2005 in Piemonte, non utilizzata e vero monumento allo spreco) e si potevano valutare alternativa ambientali, se ci fosse stata una valutazione di impatto che non c’è stata” (nella foto sopra). Da qui, colate di cemento e taglio a raso dei boschi per costruire un impianto che costerà circa 120 milioni di euro, non si sa neppure se sarà finito in tempo per i Giochi Olimpici e che comunque non potrà essere convertito a nessun’altra destinazione d’uso pubblica, lasciando una “cicatrice” indelebile in quel territorio e nel suo ambiente naturale.

Share this: