RAGGI DI VERDE OPPURE NO?

RAGGI DI VERDE OPPURE NO?

Precipitata al penultimo posto nella classifica di gradimento compilata da IPR Marketing per il Sole 24 Ore, passando in sei mesi da un consenso iniziale del 67,2% al 44% e perdendo così ben 23,2 punti percentuali, Virginia Raggi rischia di deludere in particolare le attese degli ambientalisti. Fra le tante promesse fatte in campagna elettorale, la sindaca grillina di Roma sembra orientata a tradire anche quella sulla “Tangenziale verde” che avrebbe dovuto circondare la stazione Tiburtina e contribuire così a riqualificare tutta la zona, dotando la Capitale di una moderna struttura all’avanguardia nel mondo.

Il progetto, elaborato dall’architetta canadese Nathalie Grenon dello Studio Sartogo Associati, fu presentato all’epoca del sindaco Ignazio Marino e riscosse un largo apprezzamento, ottenendo il sostegno convinto della Coldiretti. Sul modello della “High line” di New York, dei “jardins partage” di Parigi e dei “community gardens” di Londra, puntava a sostituire l’attuale nastro di asfalto e cemento con una striscia “green” lunga 1.700 metri e larga 20, destinata a ospitare orti urbani, spazi sportivi e ricreativi, un vigneto, un “giardino dei nonni e dei nipoti” e infine un mercato rionale interamente coperto da un tetto fotovoltaico. Il complesso è stato studiato per essere completamente autosufficiente, con l’installazione di pannelli solari e un articolato sistema di acque reflue e vasche di fitodepurazione.

Ora, invece, la giunta capitolina è intenzionata ad abbattere il “serpentone” di acciaio lungo 450 metri davanti alla Tiburtina, per realizzare un boulevard delimitato da due file di alberi. Un progetto, quindi, molto meno ambizioso e innovativo che richiederebbe 15 mesi di lavori. Ma, soprattutto, non risolverebbe l’esigenza di riqualificare tutta l’area circostante sul piano urbanistico e ambientale.

Dopo il sostanziale via libera al nuovo stadio di calcio della Roma nel quartiere della Magliana, lo stop alla “Tangenziale green” non gioverà certamente all’immagine e alla popolarità della sindaca grillina che s’era presentata come una paladina dei verdi romani. Il no a questo progetto diventa perciò una cartina di tornasole per la sua amministrazione. È vero che Roma è “la città più bella del mondo”, con il suo straordinario deposito storico e artistico, ma alcuni quartieri sono particolarmente degradati e non solo in periferia. Il Tiburtino e tutta la Capitale rischiano così di perdere un’occasione per arricchire quel patrimonio all’insegna della modernità.

Chiara Barberi

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