NELLE MARCHE IL PRIMO DISTRETTO BIOLOGICO REGIONALE: OLTRE 100 ETTARI CON QUATTROMILA AGRICOLTORI

NELLE MARCHE IL PRIMO DISTRETTO BIOLOGICO REGIONALE: OLTRE 100 ETTARI CON QUATTROMILA AGRICOLTORI

S’è costituito nelle Marche il primo distretto biologico a dimensione regionale, all’insegna dello slogan “La Biodiversità che ci unisce”. Copre oltre 100 ettari di territorio, l’equivalente di una metropoli come New York. Il presidente è Giovanni Battista Girolomoni, figlio di Gino, pioniere del biologico già cinquant’anni fa: fu lui a coinvolgere 400 produttori di grano, trasformato in una delle paste biologiche più vendute al mondo.

GRANO 2

“Nella Marche – spiega il presidente del biodistretto – abbiamo grandi realtà agroindustriali e piccole imprese bio, molto diverse tra loro: producono cereali, foraggi, ortaggi, carni bianche e rosse, olio d’oliva. Ma c’è un filo rosso che unisce tutte queste realtà. Il forte legame con la comunità che ha portato allo sviluppo di tutta la filiera bio, con la completa tracciabilità che va dal campo alla tavola”.

Opera qui l’azienda Fileni, la più grande produttrice di carni bianche biologiche d’Europa che utilizza filiere locali per l’alimentazione dei suoi allevamenti. Oppure, quella del giovane Yuri Maggi, presentata come modello di sostenibilità al G20 dell’agricoltura: una realtà a impatto zero, del tutto autosufficiente dal punto di vista energetico.

Subito dopo il comparto agricolo, vengono il turismo e la ristorazione. Vacanze e buon cibo, insomma. Proprio in virtù di questo binomio, le Marche sono diventate una méta ambita per visitatori italiani e stranieri.

Qui svolgono la loro attività circa quattromila agricoltori biologici, con un tasso di crescita del settore pari al 7%, più alto rispetto alla media nazionale. Non a caso i coltivatori sono aumentati del 28%. Nella regione, le aziende biologiche sono quasi il doppio di quelle che operano sull’intero territorio nazionale.

Per il futuro, Girolomoni delinea una road map concreta e attuabile per lo sviluppo del bio distretto del cibo nelle Marche. Al primo posto, c’è l’incremento della superficie agricola a bio. Quindi il potenziamento della ricerca, la sperimentazione e la formazione per migliorare la qualità e la produttività delle coltivazioni biologiche. Seguono la tutela della biodiversità in alternativa agli OGM e l’ostacolo al consumo del suolo, in particolare con il freno alla progressiva perdita del suolo agricolo. E con il cibo di qualità, a parere del presidente, crescerà anche l’attrattività turistica della regione.

 

 

 

 

 

 

 

 

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