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I MUSEI ITALIANI IN OTTO PUNTATE CON SKY ARTE

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Nella parola “Museo” sono racchiusi i concetti di identità, storia, cultura di una città o di un popolo intero. I Musei Nazionali Italiani compongono una costellazione senza pari nel resto del mondo. Ma spesso li diamo per scontati e riteniamo di conoscerli a fondo solo per averli visitati. Eppure, dietro l’esposizione di una collezione, c’è molto da scoprire.

La nuova produzione Sky Original MUSEI, serie in otto puntate dedicate ad altrettante istituzioni museali in prima visione e in esclusiva su Sky Arte dal 10 ottobre alle 21,15, racconta che cosa si cela dietro la facciata solo apparentemente sempre uguale di queste grandi macchine; quali sono le sfide che fronteggiano quotidianamente; i protagonisti segreti; le visioni e le professioni che permettono alle opere d’arte di arrivare a un pubblico sempre più vasto ed esigente.

Attraverso interviste a direttori e curatori, la serie tv fa emergere il carattere vivo e dinamico di un mondo che non si limita a mettersi in mostra, ma che si rapporta continuamente con le realtà locali per raccontarsi al mondo, modernizzandosi e attuando scelte sempre diverse di promozione e valorizzazione: a partire dagli approcci dei direttori, che partendo da una personale visione conducono i musei nel futuro.

Ciascuna puntata sarà accompagnata da una voce narrante d’eccezione. Fabrizio Bentivoglio racconterà la Pinacoteca di Brera, Lucia Poli i Musei del Bargello, Laura Morante le Gallerie Barberini Corsini, Iaia Forte il Parco archeologico di Ercolano, Lina Sastri il Museo archeologico di Napoli, Anna Bonaiuto la Galleria nazionale dell’Umbria, Ottavia Piccolo il complesso monumentale della Pilotta a Parma e Michele Placido la Galleria Borghese.

Musei è una produzione Sky Original realizzata da 3D Produzioni per Sky Arte. In onda tutti i giovedì dal 10 ottobre alle 21.15, è disponibile anche su Sky On Demand, Sky Go e in streaming su Now TV.

RIAPRIRA’ NEL 2023 LA CELEBRE VIA DELL’AMORE

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Occorreranno oltre due anni di lavori per mettere in sicurezza e riaprire la celebre Via dell’Amore, il sentiero panoramico scavato nella parete rocciosa del Parco nazionale delle Cinque Terre. E finalmente, nei primi mesi del 2023 i visitatori italiani e stranieri potranno tornare a passeggiare a strapiombo sul mare in questo scenario romantico e suggestivo, riconosciuto dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’Umanità.

Con il via libera della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio, il progetto di fattibilità tecnico-economica – finanziato con due milioni di euro dalla Regione Liguria – è stato presentato nei giorni scorsi a Riomaggiore. Si tratta del tassello fondamentale per installare il cantiere entro il prossimo anno e procedere con il calendario dei lavori fino alla definitiva riapertura.

È previsto il prolungamento della galleria paramassi esistente in direzione di Riomaggiore per oltre 80 metri. Sarà necessario perciò rimuovere quasi tremila metri cubi di massi e inoltre posare circa 20mila metri quadrati di rete in acciaio aderente ai versanti, con circa 40 chilometri di bullonature per bloccare porzioni di roccia instabili. Seguiranno infine il ripristino del sedime del sentiero, le sistemazioni ambientali e l’installazione di un sistema di monitoraggio.

Ai fondi regionali, si aggiungeranno i tre milioni di euro stanziati dal Ministero dell’Ambiente. Altri sette milioni provengono dal Fondo per la coesione e lo sviluppo che, insieme ai Fondi strutturali europei, rappresenta lo strumento finanziario principale per la rimozione degli squilibri economici e sociali sul territorio. La riapertura del celebre sentiero 592-1, chiuso da sette anni per motivi di sicurezza in seguito alla frana del settembre 2012, potrà dare così un nuovo impulso al turismo al Parco nazionale e a tutta la Liguria.

“Restituire la Via dell’Amore alle Cinque Terre – afferma la presidente del Parco, Donatella Bianchi – è una priorità di tutte le istituzioni del territorio. È un primo importantissimo segnale per le comunità e per tutti coloro che amano le Cinque Terre in tutto il mondo. L’obiettivo finale è quello di intervenire per riaprire anche altri sentieri, soprattutto di quelli dimenticati”.

C’E’ UNO STRADONE IN MEZZO AL BOSCO

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C’è una strada nel bosco, anzi…uno stradone, per far passare le auto dei cacciatori, al posto dell’antico sentiero che i visitatori e i turisti percorrevano abitualmente a piedi o in bicicletta. Siamo sulle pendici del Monte Coronato, nella Bassa Val di Cecina, in Toscana. E la denuncia proviene da Legambiente Costa Etrusca, supportata dalla popolazione locale.

La storia di questo ennesimo scempio del Malpaese inizia nel 2013, quando il proprietario di un’azienda agricola chiede alla competente Unione delle Colline metallifere e alla Regione Toscana il permesso per allargare una strada nel bosco. Le autorizzazioni arrivano e i lavori hanno inizio. Solo che tre anni dopo alcuni cittadini trovano al posto del sentiero immerso nel verde una strada carrabile, larga dai 3,5 ai 9 metri, ottenuta spianando il terreno e sbancando la roccia.

Legambiente affida così una perizia all’ingegner Maurizio Bacci, documentata da rilievi e fotografie. La strada, come attesta l’esperto, è stata realizzata attraverso “demolizioni della parete rocciosa, con conseguente creazione di condizioni di instabilità, dissesto delle scarpate, degrado ambientale e paesaggistico”. Per sostenere il terrapieno, inoltre, sono stati depositati resti di scogliera e inerti di varia pezzatura. A tutto questo si aggiunge “l’abbandono di alberi e ramaglie derivanti dal taglio della vegetazione”. Il risultato, secondo la stessa perizia, è che “l’assetto idrogeologico è nettamente peggiorato; anzi si può affermare che si è passati da uno stato idrogeologico stabile e privo di rischio a un assetto instabile e tale da determinare condizioni di dissesto e rischio idrogeologico”.

La popolazione perciò si mobilita e nel 2017 si svolge un corteo di protesta che sale lungo la strada che ha cancellato il sentiero. A quel punto, la sindaca di Castagneto Carducci, Sandra Scarpellini, raccoglie la denuncia e nel novembre 2018 dichiara abusiva la strada, ordinandone la demolizione e il conseguente ripristino dell’antico sentiero, con la minaccia – in caso contrario – di acquisire gratuitamente l’area al patrimonio pubblico.

Ora si aspetta la sentenza del Tar, a cui il legittimo proprietario dell’azienda agricola ha fatto ricorso. Ma qui non è in gioco il diritto alla proprietà privata, quanto piuttosto il valore della tutela ambientale e paesaggistica sancito dall’articolo 9 della Costituzione. Se la strada è abusiva, come sostiene il Comune di Castagneto Carducci, vuol dire che non è stata costruita rispettando i parametri e i vincoli indicati nell’autorizzazione. E allora lo stradone va smantellato e rimosso.

MUSEI E SITI DOMENICHE GRATIS

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Con il ritorno di Dario Franceschini alla guida del ministero dei Beni culturali e del Turismo, dal 6 ottobre riprendono le domeniche gratuite nei musei e nei siti archeologici statali. Dopo le restrizioni imposte dal suo predecessore Alberto Bonisoli, viene ripristinata la formula per cui nella prima domenica di ogni mese l’ingresso sarà libero in molti luoghi della cultura e della “Grande Bellezza” italiana: dal Colosseo alla Reggia di Caserta, dagli scavi di Pompei al castello di Miramare.

In questa nuova fase d’avvio, il ministero precisa che per alcuni siti sarà previsto un numero massimo di ingressi contemporanei. Tutte le informazioni e l’elenco completo degli istituti coinvolti sul sito dei Beni culturali (www.beniculturali.it .

Lanciata nel 2014 da Franceschini, l’iniziativa ha permesso negli anni a oltre dieci milioni di persone di visitare musei e parchi archeologici senza pagare il biglietto. E questo non solo non ha danneggiato i loro bilanci, ma anzi ha giovato ai conti pubblici. Lo attesta, cifre alla mano, il sito “True Numbers” (www.truenumbers.it) specializzato nel cosiddetto “fact checking”, il controllo e la verifica dei fatti, contro la diffusione delle “fake news” o bufale che dir si voglia.

Con un grafico eloquente, l’analisi di “True Numbers” documenta innanzitutto che i musei pubblici non perdono soldi: tra il 2013 e il 2017, le entrate sono sempre aumentate fino a raggiungere l’anno scorso la cifra di 64,2 milioni di euro, con una media mensile di 5 milioni. Nel complesso, il patrimonio gestito dal ministero dei Beni culturali (musei, monumenti e aree archeologiche) ha registrato un totale di 193 milioni e 631 mila euro, in aumento di circa 70 milioni rispetto al 2013 quando gli incassi furono di 126 milioni e 417mila euro (+53%). Un trend positivo che ha permesso nel quinquennio migliaia di assunzioni nel settore.

Un altro dato confortante per l’apparato culturale italiano, fornito dallo stesso sito, è il numero dei visitatori dei musei. Nel 2013, gli ingressi sono stati 38 milioni 424 mila e 587, per poi salire nel 2017 a 50 milioni 103 mila e 996, con un incremento del 31%. L’anno scorso s’è registrato anche l’aumento più consistente rispetto all’anno precedente: 4 milioni 720mila e 123 ingressi più del 2016.

Per quanto riguarda in particolare le domeniche gratis, dal 1° luglio 2014 – quando entrò in vigore la legge che obbliga i poli museali italiani a non far pagare il biglietto a nessuno la prima domenica del mese – i visitatori dei 480 spazi che hanno approfittato dell’iniziativa sono stati 11.740.931. I due anni con il maggior numero di partecipazioni sono stati il 2015 (3.509.459 visitatori) e il 2017 (3.549.201).

Ma quanto hanno influito le domeniche gratis sulle visite? Il sito “True Numbers” ha calcolato che, su un totale di 160.307.339 milioni di ingressi (a pagamento e non) nel periodo 2014-2017, separando gli ingressi medi mensili da quelli delle domeniche gratis il risultato finale risulta positivo: i ricavi dei musei fra il 1° luglio 2014 e il 31 dicembre 2017 sono sempre aumentati. Ciò significa che le domeniche gratis non hanno provocato alcun danno, ma anzi hanno alimentato un effetto promozionale.

Alla luce di questi dati, è appena il caso di ricordare che il turismo rappresenta tuttora la nostra prima industria nazionale. E non c’è dubbio che i Beni culturali rappresentano un forme motivo di richiamo e di attrattiva, sia per i visitatori italiani sia per quelli stranieri.

TIM PORTA LA SCUOLA A CASA DEGLI STUDENTI CON GRAVI PATOLOGIE

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La tecnologia delle telecomunicazioni può annullare le distanze. E ora si mette al servizio dell’istruzione scolastica e in particolare degli studenti con patologie croniche.

Fondazione TIM, insieme al CNR – Istituto delle Tecnologie Didattiche e ANP (Associazione nazionale dei dirigenti pubblici e delle alte professionalità della scuola), hanno presentato TRIS.2, la prima piattaforma I-MOOC (Interactive Massive Online Open Course) (https://www.progetto-tris.it/index.php/imooc/) per la formazione online degli insegnanti alla gestione di una classe ibrida inclusiva, offrendo la possibilità agli alunni che non possono recarsi fisicamente a scuola per gravi problemi di salute di frequentare regolarmente le lezioni.

Il portale mette a disposizione di tutti i docenti italiani un metodo che garantisce il diritto allo studio agli studenti impossibilitati alla normale frequenza scolastica per gravi patologie invalidanti, non coperte dal servizio di Istruzione Domiciliare, permettendo loro un coinvolgimento attivo e partecipato alle attività della propria classe.

La sperimentazione del metodo TRIS (Tecnologie di Rete e Inclusione Socio-educativa) ha coinvolto quattro studenti homebound, 10 classi, con oltre 150 alunni e 112 docenti, dando vita così a una nuova forma di partecipazione scolastica. Questa si basa su metodi di didattica innovativa che prevedono un uso regolare delle risorse cloud per inserire l’alunno a distanza a tutti gli effetti nel gruppo della classe, attraverso l’utilizzo di tecnologie e strumenti hardware e software (pc con videocamera, smartphone, linea internet) ampiamente diffusi, sia a scuola sia a casa, in una logica di sostenibilità e accessibilità per tutti.

L’ I-MOOC TRIS.2 – testato da 60 docenti scelti tra i 700 che hanno risposto al bando aperto da ANP per far parte di questo importante progetto sperimentale – è una piattaforma aperta e gratuita, accessibile a tutti gli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado che potranno fruire di un corso interattivo, certificato con rilascio crediti, corredato di tutoring da parte dei ricercatori del CNR-ITD. Attraverso interviste, storie, materiali multimedia e hypervideo interattivi, l’utente dell’I-MOOC potrà esplorare in modo libero tutte le componenti che fanno parte del modello TRIS, personalizzando la propria modalità di navigazione dei contenuti.

Sul piano tecno-metodologico, l’I-MOOC di TRIS.2 si basa su un’architettura innovativa di CMS (Course Management System) multipiattaforma e tra circa un anno sarà corredato di un agente automatico di risposta (Chatbot) che, acquisendo e processando tutte le domande sollevate in fase di test e in questo primo anno di avvio, consentirà l’erogazione del corso con il tutoring di una intelligenza artificiale.

SACRO E BELLEZZA NELL’ARTE RUSSA CON INTESA SANPAOLO

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Sacro e bellezza nell’arte russa, dalle antiche icone all’Avanguardia. Dal 5 ottobre fino al 26 gennaio 2020, un’originale mostra è allestita nelle Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari, sede museale di Intesa Sanpaolo a Vicenza, con opere di Kandinskij, Goncarova e Chagall. Un nuovo importante appuntamento per celebrare i vent’anni di attività della sede museale vicentina e valorizzare la straordinaria collezione di antiche icone russe della Banca.

 Il presidente emerito di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, ricorda: “Nella sontuosa dimora barocca di Palazzo Leoni Montanari a Vicenza nasceva nel 1999 la prima sede delle Gallerie d’Italia, subito identificata come “casa delle icone” perché, nell’ambito del grande progetto di valorizzazione delle collezioni d’arte di proprietà della Banca, essa fu destinata a ospitare una delle più importanti raccolte di icone russe presenti in Occidente”. E aggiunge: “A vent’anni dall’inaugurazione di quella esposizione, nell’intento di promuovere una più diffusa conoscenza della nostra collezione, presentiamo oggi una mostra che, grazie a prestiti eccezionali dalla Galleria Tret’jakov di Mosca e da altri musei internazionali, documenta come l’arte moderna russa abbia attinto linfa vitale dalla spiritualità degli antichi modelli iconografici. Le Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo a Vicenza, in occasione del ventesimo compleanno, riaffermano la loro vocazione ad essere un luogo di incontro fra Oriente e Occidente europeo, che porti anche a riconoscere la fecondità delle comuni radici cristiane”.

Curata da Silvia Burini, Giuseppe Barbieri e Alessia Cavallaro, l’esposizione s’inserisce – nell’ambito di Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo – in un organico rapporto di collaborazione con il Centro Studi sulle Arti della Russia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. L’intento è quello di riproporre il dialogo straordinario tra icone e Avanguardia che poco più di un secolo fa contribuì a caratterizzare la fisionomia profonda del contributo russo all’arte contemporanea internazionale.

Una meditata selezione di 19 icone russe, appartenenti alla collezione Intesa Sanpaolo, viene è posta così a confronto con una sceltissima sequenza di 45 opere, molte delle quali mai viste in Italia, realizzate tra la fine del XIX e i primi decenni del XX secolo, provenienti per la maggior parte dal più importante museo di arte russa di Mosca, la Galleria Tret’jakov, e inoltre dai musei di Yaroslav, Astrakhan, dal MMOMA e dal Museo dello Spettacolo Bakhrushin di Mosca, nonché dal Musée National Marc Chagall di Nizza e dal Museum of Modern Art Costakis Collection di Salonicco.

La mostra esplora il rilievo del tema del sacro nell’arte russa dall’ultimo scorcio dell’Ottocento, per concentrarsi sulle principali figure – come Kandinskij, Natalia Goncarova e Chagall, ma anche Petrov-Vodkin, Malevic e Filonov – che hanno rivelato, più di altri esponenti dell’Avanguardia, la profonda affinità tra la concezione filosofico-teologica dell’icona e le ricerche spirituali ed estetiche degli esponenti dell’Avanguardia.

L’attenzione del mondo artistico russo per la secolare tradizione delle icone esplode nel secondo decennio del XX secolo, ma anche in precedenza autorevoli rappresentanti di fine Ottocento avevano mostrato un crescente interesse per l’arte sacra: è il caso dei protagonisti più influenti dell’Art Nouveau – come Ivanov, Vrubel’, Vasnecov, Nesterov, tutti presenti in questa mostra, che si cimentano con soggetti sacri, cristiani e pagani, senza però collegarsi direttamente alla tradizione più antica. Assai più stringente è invece il rapporto con le icone che s’instaura pochi anni dopo, con l’Avanguardia. Anche se i temi non sono esplicitamente religiosi e le opere non finalizzate al culto, come del resto avveniva anche con i pittori di fine secolo che spesso usano quei soggetti in funzione anti-ecclesiastica, la presenza risonante della matrice iconica nel contesto delle Avanguardie risulta molto più marcata.

Il tratto dominante dell’icona è il suo antinaturalismo. I soggetti sono rigidamente limitati, delimitati da precise griglie, compositive e interpretative; la posa delle figure è rigida, quasi sempre frontale e fissa; manca la prospettiva lineare. Proprio quest’ultimo aspetto era considerato un grosso limite da coloro che lo riscontravano senza comprenderne l’essenza. Pavel Florenskij, sacerdote, filosofo, teologo, scienziato e poeta, avvisa invece che gli artisti che non volevano usare la prospettiva sceglievano semplicemente un altro principio di rappresentazione: i pittori di icone, infatti, percepivano il mondo in modo sintetico e non analitico, come un tutt’uno, e lo esprimevano deliberatamente eliminando la finzione delle quinte teatrali.

L’Avanguardia di inizio Novecento mira a scardinare una pittura intesa come illusoria rappresentazione del visibile e trova proprio nella pittura di icone un valido aggancio. Sebbene al suo interno ci siano state correnti, come il Futurismo e il Costruttivismo, che si contrapposero all’intima essenza dell’icona, altri protagonisti, come Kandinskij, Chagall, Goncarova o Malevic, hanno rivelato le profonde affinità con le ricerche spirituali ed estetiche dell’Avanguardia.

Per il popolo russo, la percezione della natura in termini visual-pittorici non è da considerarsi come una semplice esperienza estetica. Piuttosto – come Kandinskij ripete continuamente – è una sorta di “necessità interiore” che deriva dal bisogno di sperimentare l’invisibile (nevidimoe), in modo totalmente naturale, nel quotidiano (byt). L’icona viene assunta come fondamento e garanzia di questo approccio, come efficace espressione dell’invisibile nell’arte pittorica. Kandinskij è il primo a lasciare dietro di sé il figurativismo per entrare in un mondo di astrazioni. Natal’ja Goncarova utilizza le immagini bibliche, dalla Genesi all’Apocalisse, per comunicarci l’avvicinarsi dell’ora del Giudizio. A differenza di Kandinskij, rivela con un figurativismo essenziale l’umanità profonda, senza oscurarla nell’astrazione. Coglie i mali del mondo nella secolarizzazione, l’industrializzazione, l’urbanizzazione, rivelandoli come fattori che cercano di ridurre al minimo la ricchezza della cultura russa e dei suoi popoli.

Nell’incontro con Larionov e Goncarova e la loro pittura primitiva, con chiari rimandi all’icona, anche Malevic si apre a una pittura non-figurativa, che esplora gli spazi del «niente», liberati da ogni figurativismo. E in Chagall possiamo scoprire un’ulteriore dimensione dell’influenza del Sacro nella pittura russa dei primi decenni del XX secolo, quella di un misticismo quotidiano (“Io sono un mistico. Non vado in chiesa o in sinagoga. Per me lavorare è pregare”) che, a partire nel suo caso soprattutto dalla lettura del testo biblico, sa dare vita a un universo visivo di straordinaria suggestione: «Mi è sempre sembrato e mi sembra tuttora – osserva il pittore – che la Bibbia sia la principale fonte di poesia di tutti i tempi».

La mostra di Vicenza vuole presentare le concrete fasi di questo processo di scoperta e di espressione della “vera bellezza” quella che, anziché arrestarci al mondo dell’oggetto, può condurci a un aldilà rispetto a esso. Nello stesso tempo si dà modo al visitatore di confrontare la propria esperienza con la profondità dei valori e delle forme di questa fase densissima dell’arte del primo Novecento.

L’esposizione sarà valorizzata da numerose iniziative rivolte ad appassionati d’arte, scuole, famiglie: un corso di storia dell’arte russa, una rassegna cinematografica, incontri, appuntamenti di musica e danza.

Il catalogo (Edizioni Gallerie d’Italia|Skira), contiene saggi dei curatori Silvia Burini, Giuseppe Barbieri, Alessia Cavallaro e degli studiosi Nicoletta Misler e John Bowlt.

PHOTOGALLERY: LINK

INFORMAZIONI

Apertura al pubblico: 5 ottobre 2019 – 26 gennaio 2020

Sede: Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari – Vicenza, contra’ Santa Corona, 25

Orari: Da martedì a domenica dalle 10 alle 18  (ultimo ingresso 17,30). Chiuso il lunedì.

Aperture straordinarie con ingresso gratuito:

  • Sabato 5 ottobre in occasione della giornata ABI ‘Invito a Palazzo’, fino alle ore 19.
  • Sabato 12 ottobre in occasione della XV Giornata del Contemporaneo, fino alle ore 20.

 Informazioni: numero verde 800.578875 – info@palazzomontanari.com, www.gallerieditalia.com

 Biglietto congiunto mostra e collezioni permanenti: intero 5 euro, ridotto 3 euro. Gratuito per le scuole, minori di 18 anni, clienti del gruppo Intesa Sanpaolo e ogni prima domenica del mese.

GHIACCIO BOLLENTE SUL MONTE BIANCO

di Giovanni Valentini

S’intitolava proprio così, “Ghiaccio bollente”, una vecchia canzone di Tony Dallara. Ed era chiaramente un ossimoro, un paradosso musicale. Ma oggi può diventare una metafora dell’emergenza climatica planetaria e dei suoi effetti devastanti nel nostro amato Belpaese: cioè un segnale d’allarme, un avvertimento che scotta.

A causa del riscaldamento globale, prodotto dall’inquinamento atmosferico e dall’effetto serra, il Ghiacciaio Planpincieux del Monte Bianco, in Val d’Aosta, rischia di crollare. Una massa di circa 250mila metri cubi minaccia di abbattersi come una maxi-valanga su una parte dell’abitato in quella zona. Il sindaco di Courmayeur, Stefano Miserocchi, ha deciso perciò di chiudere la strada comunale per la Val Ferret e quella interpoderale per Rochefort, ordinando l’evacuazione di alcuni immobili.

Per il momento, la situazione è sotto controllo: a quanto pare, le case e gli abitanti non sono i pericolo. I tecnici della Protezione civile, intanto, hanno installato un radar per monitorare lo scioglimento progressivo del ghiacciaio che si muove a una velocità di circa 30-35 centimetri al giorno, da cui s’è staccato un piccolo blocco frontale – pari a più del 10% del totale – che ha raggiunto i 50-60 centimetri al giorno. E come nelle tribù indiane, in Val Ferret si fa la “danza della pioggia” per invocare il freddo e la neve, con la speranza che lo slittamento si fermi o almeno rallenti.

Quel “ghiaccio bollente”, però, rappresenta anche un’inquietante smentita per tutti coloro che finora hanno negato, sottovalutato o rimosso i pericoli del riscaldamento globale. Quasi che fosse un problema lontano, remoto, di là da venire. Oppure, una manifestazione di allarmismo o catastrofismo da parte degli ambientalisti.

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A parte il rischio che incombe ora sulla Val d’Aosta, la frana del Planpincieux minaccia già di produrre effetti negativi sul paesaggio, sul turismo e quindi sull’economia di quella regione e dell’intero arco alpino. E anche se non dovesse mai crollare, come tutti auspichiamo, quella massa di 250mila metri cubi sarebbe comunque una “spada di Damocle” sulla testa degli abitanti e dei visitatori. Un incubo collettivo che danneggia l’immagine e l’attrattiva di quelle incantevoli montagne.

Che cosa si può fare per impedire il peggio? Gli amministratori locali, i tecnici e gli esperti hanno già fatto quello che era possibile. E certamente continueranno a farlo. Ma ancora una volta il segnale rosso del Ghiacciaio Planpincieux chiama in causa la responsabilità di tutti noi di fronte all’Ambiente, ai nostri figli e nipoti.

Non abbiamo alcun diritto di distruggere il patrimonio naturale ricevuto in eredità dalle generazioni precedenti. Abbiamo, anzi, il dovere di conservarlo e salvaguardarlo per quelle future. Ma allora dobbiamo modificare il nostro modello di sviluppo economico-sociale, risparmiare le risorse ambientali, consumare di meno e meglio, per evitare l’Apocalisse prossima ventura con l’innalzamento dei mari e l’abbassamento delle montagne.

Sarà pure ispirata e gestita da qualcuno la sedicenne Greta Thunberg, l’attivista svedese che ha scosso l’opinione pubblica internazionale, mobilitando in particolare i più giovani. Ma anche se fosse soltanto una testimonial, come sostengono i suoi detrattori e i nemici dell’Ambiente, che cosa importa?  “Avete rubato i miei sogni”, ha tuonato lei con la sua vocina nei giorni sorsi al vertice dell’Onu sul clima a New York. Milioni di ragazzi e ragazze in tutto il mondo sono scesi in piazza per unirsi in coro alla sua denuncia e alla sua protesta. E non l’hanno fatto tanto per “bigiare” un giorno di scuola, come insinuano malignamente certi negazionisti di casa nostra. L’hanno fatto piuttosto per difendere il loro sacrosanto diritto a vivere e a crescere su questa Terra nelle condizioni ambientali migliori possibili.

LE 7 MERAVIGLIE DI ROMA ANTICA SU SKY ARTE

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Sette Meraviglie, la serie Sky Original che racconta la scoperta dei grandi simboli del patrimonio artistico italiano realizzata con le più moderne tecniche di ripresa, dedica la sua nuova stagione alle meraviglie di Roma. In onda in prima visione su Sky Arte (canale 120 e 400 di Sky) tutti i martedì dal 17 settembre, la serie attraversa in sette episodi la storia millenaria della città eterna, per condurre lo spettatore nei luoghi più straordinari della capitale dell’impero romano, culla della cultura europea e della cristianità, che vanta un centro storico dichiarato interamente patrimonio mondiale Unesco.

Gli appuntamenti sono dedicati a singoli temi: l’acqua degli antichi acquedotti e delle fontane; le affascinanti chiese paleocristiane; i tesori nascosti nel sottosuolo: catacombe, mitrei, colombari; il grandioso Castel Sant’Angelo; il miracolo architettonico del Pantheon; lo splendore del colle Aventino e infine i Mercati e il Foro di Traiano, dimostrazione plastica di come la potenza di un imperatore geniale e coraggioso possa aver trasformato il volto della capitale dell’impero.

Voce-guida di questo itinerario che si dipana nei secoli e racconta di artisti, papi e imperatori, un narratore d’eccezione: l’attore e già volto Sky per I Delitti del Bar Lume Filippo Timi. Ecco, qui di seguito, il programma puntata per puntata.

ROMA REGINA DELLE ACQUE – in onda il 17 settembre alle 21,15

Fondata sulle rive del Tevere, Roma, fin dall’antichità ha costruito la sua fortuna sull’acqua, tanto da essere soprannominata Regina Acquarum, la Regina delle Acque. Grazie agli straordinari acquedotti monumentali nell’Urbe sorsero numerosi bagni pubblici e Terme, come quelle di Traiano e le grandiose dell’imperatore Caracalla. Tuttavia l’utilizzo delle terme si fermò alla Guerra Gotica – che contrappose l’impero Bizantino agli Ostrogoti dal 535 al 553 d.C. -, quando Vitige tagliò gli acquedotti romani mettendo fuori uso gli impianti termali. L’acqua tornò protagonista a Roma con il Rinascimento nel corso del quale nuovi acquedotti e magnifiche fontane sorsero nel cuore della città. Dalla Fontana di Trevi di Nicola Salvi, alla Barcaccia di Pietro Bernini, dalla Fontana dei Fiumi di Gian Lorenzo Bernini, alle fontane di Piazza del Popolo dal gusto Neoclassico.

Ad alimentare queste splendide sculture l’Acqua Vergine, il sesto acquedotto di Roma, ancora attivo da secoli, a testimoniare un legame mai interrotto fra Roma, la bellezza e l’acqua.

 

LE CHIESE PALEOCRISTIANE – in onda il 24 settembre alle 21,15

L’Editto di Costantino del 313 d.C. mise fine alle persecuzioni dei cristiani che, da quel momento, poterono erigere edifici di culto. Le prime chiese costruite a Roma, chiamate Basiliche Paleocristiane, sono sopravvissute ai secoli celate da edifici sacri di epoche successive che le hanno inglobate proteggendone il cuore antico.

Sono chiese crepuscolari e affascinanti come la Basilica di San Clemente al Laterano che sotto la veste del XII secolo, cela interrate le strutture della chiesa primordiale con splendidi affreschi sulle imprese di San Clemente, un magazzino e un Mitreo. Altrettanto stupefacente è la chiesa dei Santi Cosma e Damiano, nei Fori Imperiali, la prima sorta nell’area dei Fori. Sull’Aventino si trova la Basilica di Santa Sabina, una delle chiese paleocristiane meglio conservate di Roma, costruita nel V secolo sulla tomba di Santa Sabina, poi diventata intorno al 1220, il quartier generale dell’ordine di Domenico de Guzmàn, fondatore dell’ordine Domenicano.

ROMA SOTTERRANEA – in onda il 1 ottobre alle 21,15

Quello nel sottosuolo di Roma è un viaggio affascinante in una grande varietà di ambienti, alcuni nati ipogei, altri interrati e custoditi per secoli, che raccontano l’altra metà della storia di ciò che accadeva in superficie. Questi luoghi segreti sono il risultato di secoli di stratificazioni, costruzioni e ricostruzioni: cave di tufo e di pozzolana, sontuosi edifici sepolti, come la Domus Aurea di Nerone, templi di culti iniziatici, labirintici cimiteri cristiani.

Roma sotterranea è una vera e propria macchina del tempo sotto la cui superficie si celano storie di uomini comuni e di imperatori, di santi e di dei, di religioni ancestrali, di culti magici. Si vedranno i più svariati ambienti: dal raccolto Colombario Di Pomponio Hylas, al misterioso Ninfeo di Via Livenza, al sontuoso Mitreo Barberini. Il viaggio non può che terminare con le più grandi e complesse architetture sotterranee della capitale: le Catacombe di San Callisto e quelle di Domitilla.

 

CASTEL SANT’ANGELO – in onda l’8 ottobre alle 21,15

Mausoleo, bastione fortificato, residenza papale, carcere, museo: tutto questo è Castel Sant’Angelo, un corpo architettonico che nel corso dei secoli ha cambiato natura e funzione senza mai perdere la sua centralità a Roma. Risalendo i suoi 7 livelli –  tra carceri, logge, cortili, bagni e saloni, – è possibile ripercorrere alcuni momenti salienti della storia di Roma, dalla fondazione fino quasi ai giorni nostri. Edificato nel 128 d. C. sulle rive del Tevere dall’imperatore Adriano, l’edificio divenne crocevia tra la Basilica di San Pietro e l’Urbe. Grazie alla sua posizione strategica assunse la funzione di fortezza alla fine del III secolo, e al suo interno furono realizzate celebri carceri dalle quali nel Cinquecento evase il grande scultore Benvenuto Cellini.

Durante il Rinascimento l’edificio si trasformò in residenza papale e cominciò ad arricchirsi di opere d’arte e magnifici affreschi. In particolare grazie alla committenza di Paolo III, nelle stanze di Castel Sant’Angelo lavorarono artisti della caratura di Perin del Vaga, Domenico Zaga e Pellegrino Tibaldi.

IL PANTHEON E IL CAMPO MARZIO – in onda il 15 ottobre alle 21,15

«Il più bel resto dell’antichità romana è senza dubbio il Pantheon. Questo tempio ha così poco sofferto, che ci appare come dovettero vederlo alla loro epoca i romani» Stendhal, Passeggiate romane. Il Pantheon è uno degli edifici più famosi al mondo. Grazie alle sue proporzioni, e all’ingegneria con la quale venne edificato, entra di diritto nella storia dell’architettura. Ne è simbolo la cupola con l’oculo, l’unica apertura dalla quale entra la luce, che fu la più grande della storia fino a che Brunelleschi non realizzò quella del Duomo di Firenze. L’architetto fu Apollodoro di Damasco, il quale nel 118 d.C. progettò il Pantheon per volere dell’imperatore Adriano, anch’egli appassionato d’architettura, che volle erigere il tempio in seguito alla distruzione del tempio che Agrippa aveva costruito sotto l’imperatore Augusto.

La storia del Pantheon e del quartiere in cui si trova, il Campo Marzio, lega questi due imperatori attraverso un affascinante uso scenografico della luce solare. Ma il Pantheon non è solo legato a Roma antica, la chiesa ha una lunga tradizione cristiana grazie alla quale è scampata alla distruzione dei templi pagani. Nel Rinascimento, il fascino e la fama dell’edificio è stato accresciuto dalla scelta del divino Raffaelo Sanzio di essere sepolto proprio dentro al Pantheon.

PIRANESI E L’AVENTINO – in onda il 22 ottobre alle 21,15

Piranesi, grande incisore e teorico dell’architettura, conobbe una grande fama europea grazie alle sue celebri Vedute di Roma, influenzando i contemporanei con i suoi progetti, disegni e trattati. Nel 1761 dedicò alla famiglia veneziana dei Rezzonico il trattato Della Magnificenza ed Architettura dei Romani. Tre anni dopo, Giovanni Rezzonico, divenuto Gran Priore romano dell’Ordine di Malta, incaricò Piranesi del restauro della Chiesa di Santa Maria del Priorato, della piazza, della villa e dei giardini attigui sul Colle Aventino. Piranesi eseguì i lavori dal 1764 al 1766, realizzando una splendida facciata con un apparato iconografico straordinario e magnifiche decorazioni in stucco per l’interno. La chiesa è stata per anni lasciata all’incuria, ma dopo recenti lavori di restauro la Chiesa è tornata al suo primigenio splendore. Il valore di questi edifici è inestimabile, in quanto si tratta degli unici mai realizzati dal Piranesi, che per la prima volta trasformò i numerosi disegni e progetti in oggetti concreti.

I MERCATI E IL FORO DI TRAIANO – in onda il 29 ottobre alle 21,15

Traiano, l’optimus princeps, l’imperatore che ha portato Roma alla sua massima espansione territoriale, ha fatto edificare nell’Urbe magnifici edifici affidandoli al geniale architetto Apollodoro Di Damasco. Ne sono testimonianza i Mercati di Traiano, un vasto complesso di edifici con funzione di centro amministrativo, che si staglia dietro il Foro di Traiano, sul versante del colle Quirinale. I Mercati di Traiano riprendono la forma circolare dell’esedra e sono costruiti con la tecnica dell’opus latericium, calcestruzzo romano rivestito da mattoni. Di fronte i Mercati si apriva il sontuoso Foro di Traiano, il più grande tra i Fori, edificato per celebrare la vittoria di Roma nella Guerra Dacica. Nel Foro si distinguevano per bellezza, la Basilica Ulpia, dedicata alla famiglia dell’imperatore e la Colonna Traiana, opera d’arte insuperata del bassorilievo romano. L’impronta dell’epoca traianea nei Fori Imperiali è visibile anche in altri edifici come il Tempio di Venere Genitrice, la Basilica Argentaria nel Foro di Cesare. Traiano e Apollodoro, imperatore e architetto, hanno dato vita a uno spettacolo emozionante che è possibile ammirare passeggiando per Via dei Fori Imperiali, una delle strade più belle e significative del mondo.

Sette Meraviglie Roma è una produzione Sky Original realizzata da Ballandi Arts per Sky Arte. In onda tutti i martedì dal 17 settembre alle 21.15, è disponibile anche in 4k HDR per i clienti Sky Q. Disponibile anche su Sky On Demand, Sky Go e in streaming su Now TV.

 

 

 

 

FORMA E COLORE UN MEMORIAL PER PIERO DORAZIO

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Per un mese, dal 27 settembre al 27 ottobre alle Gallerie d’Italia – Piazza Scala, sede museale di Intesa Sanpaolo a Milano, sarà esposta la mostra ‘Piero Dorazio. Forma e Colore’, un omaggio a un grande maestro che ha contribuito dal 1945 all’affermazione dell’astrattismo in Italia. L’esposizione presenta una selezione di 14 opere di Dorazio appartenenti alla collezione Intesa Sanpaolo, completata dall’ospitalità di un’opera della collezione Fondazione Prada di Milano, Allaccio A, eseguita nel 1966, che fa da punto di connessione fra due momenti della pittura di Dorazio degli anni Sessanta.

Curata da Francesco Tedeschi e realizzata con la collaborazione dell’Archivio Piero Dorazio, la mostra pone l’accento su alcuni momenti fondamentali dell’attività di Piero Dorazio, quando la sua posizione si afferma nella sua unicità. Alla fine degli anni Cinquanta la sua pittura conquista l’idea della superficie come campo continuo, all’interno della quale riverbera la forza autonoma del colore, spazio e forma della luce, come ebbe a riconoscere Giuseppe Ungaretti: “In quei suoi tessuti o meglio membrane, di natura uniforme, quasi monocroma e pure intrecciata di fili diversi di colore, di raggi di colore, s’aprono, dentro i fitti favi gli alveoli custodi di pupille pregne di luce, armati di pungiglioni di luce” (1966).

Oltre quella stagione, culminata in una sala personale della Biennale di Venezia del 1960 e nell’affermazione internazionale del suo linguaggio, inizia un rinnovamento delle forme del colore come materia che genera soluzioni aperte sui territori della fantasia, nelle realizzazioni che dalla metà degli anni Sessanta vanno espandendo le fasce di colore come infinta fonte di movimento. Opere come Allaccio A, del 1966, dimostrano la nuova visione di un colore che si espande nell’atmosfera, riverberando all’esterno, nello spazio, o producendo inediti territori della visione, in cui le costruzioni della fine degli anni Sessanta, come Serpente (1968) o Chocolate Paradise (1970), riecheggiano le voci di un utopico ottimismo, proprie di quell’epoca.

Attraverso una delle tele che segnano la sua acquisizione dei linguaggi dell’astrazione della prima parte del secolo, Plasticità (1949), e due opere che proseguono, nel corso degli anni Ottanta, la sua fedeltà ai linguaggi della composizione attraverso il colore e la luce interna della pittura, la sequenza proposta intende sottolineare la circolarità di un linguaggio che si afferma per la sua qualità assoluta nel panorama della contemporaneità.

La mostra sarà affiancata dal convegno internazionale “Piero Dorazio. Fantasia Colore Progetto” che si terrà il 26 e 27 settembre presso l’Università Cattolica di Milano, a cui parteciperanno alcuni tra i maggiori studiosi dell’arte italiana del Novecento che operano nelle università italiane. Sarà la prima occasione, dalla scomparsa di Dorazio nel 2005, per un approfondito ripensamento sulla sua figura, sulla sua arte e sul ruolo da lui ricoperto nella cultura contemporanea.

PHOTOGALLERY: https://bit.ly/2OtjO1a

Mostra “Piero Dorazio. Forma e Colore”

27 settembre – 27 ottobre 2019

Gallerie d’Italia – Piazza della Scala 6, Milano

 

Orari

Da martedì a domenica 9.30-19.30 (ultimo ingresso ore 18.30)

Giovedì 9.30-22.30 (ultimo ingresso ore 21.30)

Lunedì chiuso

 

Informazioni

Numero verde 800.167619; info@gallerieditalia.com

 

UN PO’ DI RISPETTO PER SAN PIETRO

La segnalazione è particolarmente significativa. Sia per il luogo a cui si riferisce, la zona di Roma intorno alla Basilica di San Pietro, méta di turisti e pellegrini che arrivano nella Capitale da tutto il mondo. Sia per la fonte da cui proviene: Vincenzo Morgante, direttore di Tv 2000, l’emittente dei vescovi italiani, già direttore della TGR, la testata giornalista regionale della Rai.

Nei giorni scorsi, Morgante ha postato un Tweet con tre foto per censurare l’abbandono di un televisore per strada, vicino ai cassonetti della spazzatura, nei dintorni di San Pietro. “Che fine ha fatto il senso civico?”, si chiede polemicamente il giornalista. E ancora: “Che cittadini stiamo diventando?”. Da qui, la sua conclusione e il suo invito: “Pensiamo ai nostri comportamenti prima di puntare il dito sul servizio di raccolta oggettivamente inadeguato”.

Morgante ha pienamente ragione. Una volta scene come questa, con televisori, frigoriferi, letti e materassi abbandonati per strada, si vedevano generalmente nelle città del sud. Ma lo “sfregio” a San Pietro, nel cuore di Roma, è davvero una vergogna. Un’offesa alla città e ai turisti che vengono a visitarla. E’ proprio vero che la “nettezza urbana” dipende innanzitutto da noi stessi, dalla nostra educazione, dal senso civico, dal rispetto per gli altri.