Mobilitazione popolare per una chiesa-gioiello

Mobilitazione popolare per una chiesa-gioiello

Che cosa succede quando un volenteroso gruppo di cittadini decide di lottare per le proprie “amate sponde”? La risposta è semplice: un vero miracolo espresso chiaramente dalla cifra di 37.766. Tanti sono i voti che il comitato “Salviamo la chiesa di Sant’Agnello” di Maddaloni, in provincia di Caserta, è riuscito a ottenere grazie a un’opera di sensibilizzazione nata con l’obiettivo di tutelare la piccola chiesa. Passione e dedizione che hanno permesso al monumento di posizionarsi, lo scorso febbraio, al 5° posto nella classifica nazionale stilata per l’iniziativa “I Luoghi del Cuore”. Con la partecipazione attiva degli italiani, il Fai -Fondo ambiente italiano- vuole individuare, recuperare e valorizzare, attraverso lo stanziamento di fondi economici, beni artistici e paesaggistici dimenticati. E spesso abbandonati al degrado.

L’antico gioiello del casertano, risalente probabilmente all’epoca paleocristiana, è documentato a partire dal 1113, ma per comprenderne maggiormente la storia è necessario tornare indietro all’anno 1980 quando un terribile evento sismico distrusse gran parte delle sue strutture architettoniche. Ed è proprio a questo drammatico episodio che il tempo all’interno della chiesa sembra essersi fermato, facendo così scattare tra alcuni abitanti di Maddaloni, nel marzo 2014, la voglia di intervenire in prima persona per difendere dal degrado un tassello importante per la storia dell’arte locale.

Di “chiesa” e di “sacro” a Sant’Agnello, nonostante sia ancora sede parrocchiale, resta davvero ben poco: un tetto crollato, rattoppato impropriamente da una temporanea copertura metallica, navate invase dai calcinacci e tanta polvere lo hanno di fatto trasformato nel set di un film di genere post-apocalittico. Nonostante la situazione critica, però, il tenace comitato non si è fatto scoraggiare e oltre a numerose campagne di pulizia compiute per rimuovere i rifiuti accumulati negli anni, ha dato il via a una serie di iniziative culturali, esclusivamente autofinanziate, che hanno permesso sia alla chiesa di scalare la classifica Fai, sia alla città di riscoprire, o in alcuni casi anche di conoscere per la prima volta, questo tesoro.

Inspiegabilmente, immune dall’entusiasmo nato in seguito a questo spontaneo e vivo movimento di riappropriazione del patrimonio artistico sembra essere il proprietario dello stabile: la Curia di Caserta. Un proprietario distratto e assente che, oltre a non aver mai garantito in passato gli interventi di restauro necessari al ripristino della chiesa ferita dal sisma, continua ancora oggi a non voler fare i conti con le continue richieste d’intervento avanzate dal comitato. Un’indifferenza che è ancor più difficile da accettare, soprattutto alla luce del clamoroso successo ottenuto durante la raccolta voti che ben testimonia l’attaccamento popolare a Sant’Agnello.

In attesa che la Curia decida finalmente di intervenire restituendo dignità alla chiesa, non resta che complimentarsi con questi cittadini che, rimboccandosi le maniche, hanno dimostrato come lottare per il proprio territorio non sia mai un’azione priva di senso. Grazie a loro, infatti, Sant’Agnello esiste nuovamente e siamo sicuri che molto presto calcinacci, tetti crollati e polvere saranno solo un lontano ricordo.

 Valeria Danesi

FOTO:

 

La foto  è stata gentilmente concessa dal comitato "Salviamo la chiesa di Sant'Agnello” (Maddaloni, Caserta)

La foto è stata gentilmente concessa dal comitato “Salviamo la chiesa di Sant’Agnello” (Maddaloni, Caserta)

 

 

La foto  è stata gentilmente concessa dal comitato "Salviamo la chiesa di Sant'Agnello” (Maddaloni, Caserta)

La foto è stata gentilmente concessa dal comitato “Salviamo la chiesa di Sant’Agnello” (Maddaloni, Caserta)

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