IL SOLE SUL TAP

IL SOLE SUL TAP

“La burocrazia non riuscirà a fermare il progetto”: s’intitola così un’analisi di Sissi Bellomo, pubblicata recentemente sul Sole 24 Ore, a commento di un articolo firmato da Domenico Palmiotti sulla cosiddetta “contesa degli ulivi” che rischia di ostacolare o rallentare il Tap (Trans Adriatic Pipeline), il gasdotto che collegherà il Mar Nero con il Salento. Si tratta, com’è noto, di un’infrastruttura strategica per l’Italia e per tutta l’Europa. Ma le resistenze burocratiche, in particolare da parte della Regione Puglia, non hanno consentito finora di completare i lavori preliminari.

Nonostante che il ministero dell’Ambiente abbia già rilasciato la Valutazione di impatto ambientale nel settembre 2014, con alcune prescrizioni di salvaguardia del territorio, il presidente Michele Emiliano sembra intenzionato a farne una crociata personale all’insegna del populismo e della demagogia. E così ha ingaggiato un braccio di ferro a colpi di carta bollata con la società che deve realizzare il progetto. La contesa riguarda, appunto, una delle 66 prescrizioni ambientali (la A44) che prevede – tra l’altro – il reimpianto degli ulivi e la loro ricollocazione, dopo gli scavi per la posa in opera di una tubazione che ospiterà un raccordo di pochi chilometri. A fianco del governatore, secondo quella che con un acronimo viene chiamata “Sindrome Nimby” (in inglese, “not in my back yard”, cioè non nel mio giardino o nel mio cortile), s’è schierato il sindaco di Melendugno, il Comune salentino sul cui territorio il gasdotto approderà dal Mar Adriatico.

“Per motivi climatici e colturali – scrive Palmiotti nel suo articolo sul Sole – ora non si possono espiantare gli ulivi – Tap aveva previsto di farlo ad aprile scorso- ma ulteriori ritardi rischiano di pregiudicare l’avanzamento del cantiere”.  Nel frattempo, la Regione e il Comune di Melendugno hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato contro l’autorizzazione unica rilasciata dal ministero dello Sviluppo economico, già convalidata dal Tar della Puglia. La nuova udienza è fissata a gennaio 2017.

“Di certo – commenta Bellomo sul quotidiano economico-finanziario – non sarà quindi l’ennesima battaglia locale di ricorsi e controricorsi a fermare l’opera. Ormai è troppo tardi. Il progetto gode di un fortissimo sostegno politico, non tanto e non solo da parte del governo italiano, ma da parte dell’Unione europea che lo ha inserito nella lista delle infrastrutture prioritarie per la sicurezza energetica, e da parte degli Stati Uniti”.

Dietro questa “querelle” fra la Regione e palazzo Chigi, c’è il sospetto di una strumentalizzazione di Emiliano in polemica aperta con il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Fatti salvi naturalmente i legittimi interessi della Puglia e della sua popolazione, un progetto strategico come quello del gasdotto non potrà essere bloccato però da beghe di carattere politico o burocratico. Ma come tutte le grandi opere pubbliche d’interesse generale, anche questa dovrà essere realizzata con il minor impatto possibile per l’ambiente e per il territorio.

Share this: