CARISSIMA PASTA (+25%), I VENDITORI PRONTI AL TAGLIO: STOP SPECULAZIONE

CARISSIMA PASTA (+25%), I VENDITORI PRONTI AL TAGLIO: STOP SPECULAZIONE

Stop alla speculazione sulla pasta. “I prezzi caleranno”, annuncia il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo D’Urso. E aggiunge: “Le imprese ci hanno assicurato che si tratta di aumenti temporanei, dovuti allo smaltimento delle scorte, realizzate quando il costo delle materie prima era più alto”. Nel giro di poche settimane, secondo il governo, i consumatori dovrebbero vedere i primi effetti reali nei negozi, mercati e supermercati. E’ allo studio anche l’ipotesi di approntare un piano di verifiche periodiche, per contrastare ulteriori manovre speculative.

Diversi giornali, incuranti del conflitto armato in corso fra Russia e Ucraina, l’hanno chiamata “La guerra dei maccheroni”. Ma in realtà l’aumento vertiginoso registrato negli ultimi mesi dal prezzo della pasta non è una diretta conseguenza dell’aggressione di Mosca a Kiev. Il costo sullo scaffale è salito del 25%, fino a 2,13 euro al chilo, proprio mentre quello del grano scendeva. E il trend di uno dei beni più amati dagli italiani si riflette naturalmente sulla spesa delle famiglie. Colpa della speculazione sui prezzi al dettagglio.

TAVOLA IMBANDITA

A sferrare il primo attacco sul caro-pasta è stata la Coldiretti che parla di “chiara distorsione del mercato”. A ruota sono arrivate le associazioni dei consumatori, invocando l’intervento di Mister Prezzi e chiamando in causa l’Antitrust: il Codacons sta studiando addirittura un esposto alla magistratura. L’Assoutenti ha inviato anche un dossier al ministero delle Imprese e del Made in Italy, chiedendo esplicitamente di verificare se siano in atto speculazioni da parte dei produttori: “Gli italiani – spiega il presidente Furio Truzzi – consumano circa 23 chili di pasta pro-capite all’anno ed è evidente che listini così elevati incidono sulle tasche dei consumatori”.

Secondo l’Osservatorio dello stesso ministero, a marzo un chilo di pasta costava 2,13 euro al chilo più di un anno fa, quando il prezzo di spaghetti e rigatoni si fermava a 1,70. Il record degli aumenti spetta ad Ancona, dove il prezzo medio si attesta a 2,44 euro al chilo. La città più economica, invece, risulta Cosenza con 1,48 euro. La differenza tra l’una e l’altra è del 64,8%, pari a quasi un euro al chilo.

Al contrario, le quotazioni del grano duro sono pressoché uniformi in tutta la Penisola, intorno ai 38 centesimi di euro al chilo. Sta di fatto che nei primi sei mesi del 2022 il grano costava 550 euro a tonnellata, mentre negli ultimi giorni è sceso a 360-390. Per Coldiretti, questa è “un’anomalia su cui occorre indagare”, anche a tutela delle 200mila imprese agricole che coltivano grano e che a fronte di queste quotazioni in molti casi saranno costrette a rinunciare alle semine.

GRANO 2

Replica l’Unione italia Food, con il suo presidente Riccardo Felicetti: “La pasta che compriamo oggi è fatta con il grano acquistato mesi e mesi fa a prezzi più alti”. Lui stesso aggiunge poi che su questi aumenti influiscono anche altre voci, dall’energia agli imballaggi fino ai trasporti e alla distribuzione. E ciononostante, a suo avviso la pasta rimane un alimento accessibile a tutti, perché con meno di due euro si riesce a preparare un pranzo per cinque persone.

Ribatte a sua volta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, in una dichiarazione al quotidiano La Stampa: “I prezzi della pasta stanno salendo ininterrottamente dal giugno del 2021 e sono esplosi a partire da agosto 2021, per via dei cattivi raccolti in Usa e in Canada. Ma ora la situazione dei mercati all’ingrosso è completamente cambiata e i prezzi dell’energia sono scesi: per cui non ci sono più giustificazioni. I prezzi devono calare senza se e senza ma”.

In attesa dell’inversione di tendenza annunciata ora dal ministro D’Urso, il consiglio degli esperti è quello di ricorrere alle offerte promozionali nei negozi, mercati e supermercati. Non mancano sulla rete commerciale le “catene” più economiche e popolari, a cominciare dalle cooperative. Per difendersi, al momento il consumatore non ha altro mezzo che fare un confronto fra i vari marchi: occhio al prezzo, dunque.

 

 

 

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