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UN VIDEO DI “MARE VIVO” CON PERSONAGGI NOTI PER SALVARE L’AREA PROTETTA DI GAIOLA

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Danni ambientali, sanitari ed economici sono le gravi conseguenze a cui porterebbe la realizzazione del “Piano di Riqualificazione Ambientale e Rigenerazione Urbana” (PRARU) di Bagnoli-Coroglio, a cui il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, di concerto con il Ministero della Cultura, ha dato il via libera con Decreto n. 421 del 29.11.2024. Per questo, Fondazione Marevivo, Delegazione Marevivo Campania e Greenpeace Italia hanno presentato ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale della Campania definendo il decreto “illegittimo” e “idoneo a compromettere gravemente e in modo irreversibile la Zona Speciale di Conservazione Europea Gaiola-Nisida e l’area marina protetta Parco Sommerso di Gaiola”, scrivono gli avvocati Marone e Fucci, in rappresentanza delle realtà ambientaliste.

Il paradosso è che, elaborato con il dichiarato intento di “riqualificazione ambientale” del Sito di Interesse Nazionale di Bagnoli, il Piano di Invitalia (il soggetto attuatore) vira in direzione diametralmente opposta e prevede l’ampliamento del collettore fognario e la realizzazione di nuovi scarichi fognari di bypass proprio in piena area protetta. In caso di pioggia, fino a 206 metri cubi al secondo di liquami e acque potenzialmente tossiche di dilavamento urbano finiranno in mare sulla battigia, con effetti devastanti su tutto il litorale cittadino, sul delicato ecosistema marino dell’area protetta e sulla salute dei cittadini napoletani.

Lo specchio di mare tra la Gaiola e Nisida è la zona di più alto pregio naturalistico e culturale; ospita scogliere, grotte, vasti banchi di coralligeno e praterie di Posidonia oceanica, tutelati dalla “Direttiva Habitat” e dalla “Convenzione di Barcellona” e, non a caso, rientra nella “Rete Natura 2000”, diffusa sul territorio dell’Unione Europea a tutela degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati a livello comunitario.

“Non è bastato!”, tre parole che diventano ora un tormentone nel video che alcuni personaggi noti dello spettacolo, della cultura e dell’informazione hanno realizzato insieme a Marevivo per denunciare il grave rischio che pende sull’Area Marina Protetta di Gaiola: un assurdo progetto di “riqualificazione ambientale” consentirà che liquami e acque potenzialmente tossiche di dilavamento urbano finiscano nel delicato ecosistema marino.

A nulla sono serviti finora  35 anni di battaglie ambientaliste e legali per arrivare all’istituzione di un’area di protezione dello specchio di mare tra Gaiola e l’isola di Nisida, una delle zone di più alto pregio naturalistico e culturale della Campania.  Da Luisa Ranieri a Valerio Rossi Albertini, da Giusy Buscemi ad Alessandro Cecchi Paone, da Geppy Gleijeses a Debora Caprioglio, da Marisa Laurito a Patrizio Rispo, da Pino Ammendola a Licia Colò, da Lorenzo Gleijeses fino Rosalba Giugni, la presidente di Marevivo che chiude il video: sono loro le prime voci – alle quali se ne aggiungeranno altre – che puntualmente denunciano questa follia che sta per colpire un importante parco sommerso del nostro Paese, emblema della mancanza di attenzione verso l’intero sistema delle aree protette.

Quello che sta per accadere a Gaiola non è grave solo nel caso specifico, ma può trasformarsi in un vulnus per tutte le 31 Aree Marine Protette italiane, un sistema che tutela complessivamente circa 228mila ettari di mare e quasi 700 chilometri di costa

Dichiara Rosalba Giugni, presidente della Fondazione Mare Vivo: “Il Parco Sommerso di Gaiola è il simbolo di un cortocircuito tra teoria e prassi: da un lato, c’è un grande impegno collettivo per proteggere le zone di maggior pregio del nostro Paese, come le Aree Marine Protette; dall’altro ci si scontra con interessi più forti e meno lungimiranti che fanno prevalere la distruzione sulla conservazione del patrimonio naturale”.

 

NAPOLI, GALLERIE D’ITALIA DI INTESA SANPAOLO: LA MOSTRA-DOSSIER SU ANDY WARHOL PROROGATA FINO AL 4 MAGGIO

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Alle Gallerie d’Italia – Napoli di Intesa Sanpaolo è stata prorogata fino al 4 maggio 2025 la mostra Andy Warhol. Triple Elvis a cura di Luca Massimo Barbero. L’esposizione, che ha riscosso grande successo di pubblico e di critica, presenta un significativo focus espositivo di opere di Andy Warhol: tra cui tre fondamentali cicli grafici riuniti per la prima volta e provenienti dalla Collezione Luigi e Peppino Agrati, importante raccolta d’arte contemporanea formata tra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento e confluita, grazie al lascito del Cavalier Luigi Agrati, nel patrimonio storico-artistico tutelato e valorizzato da Intesa Sanpaolo.

Concepita come una mostra dossier, la rassegna intende raccontare l’originale e straordinaria ricerca artistica di Warhol: a partire dall’opera Triple Elvis del 1963, anno in cui l’artista per la prima volta lavora sulla ripetizione dell’immagine in occasione della mostra dedicata agli «Elvis Paintings» alla Ferus Gallery di Los Angeles. È proprio in quegli anni che l’artista comincia a inserire nelle sue opere personaggi che lui stesso, anticipando i tempi, definisce “famosi”. Contestualmente sarà possibile vedere l’evoluzione dell’artista americano negli anni Sessanta e nei primissimi anni Settanta attraverso tre importanti cicli grafici esposti qui per la prima volta insieme: Marilyn, Mao Tse-Tung e Eletric Chairs.

L’esposizione apre con due cicli di opere grafiche: la straordinaria serie di 10 serigrafie Electric Chairs, deve l’immagine di una sedia elettrica diventa icona politica, ma anche una meditazione sull’umanità e sulla morte; e le dieci serigrafie in cui l’artista, attraverso l’uso deciso del colore, mostra il ritratto di Mao, eseguite nel 1972, anno del celeberrimo viaggio di Richard Nixon in Cina.

Nella stessa sala, dedicata al grande capolavoro Triple Elvis, è presente anche un’altra serie universalmente celebrata: quella delle Marylin, del 1967, che consacra il grande firmamento dei miti hollywoodiani, divenuti oggi emblema dell’artista americano. In mostra anche un ritratto di Warhol: una piccola e delicata opera fotografica di Duane Michals, fotografo americano, in cui l’artista appare e scompare.

Concludono questa ricercata mostra i due Vesuvius della collezione Intesa Sanpaolo, a testimonianza dell’importante legame che l’artista ebbe non solo con l’Italia, ma soprattutto con la città di Napoli. E questo, grazie anche a personalità di spicco come Lucio Amelio che lo coinvolse in una serie di esposizioni fondamentali per la storia della città.

L’esposizione fa parte del progetto Vitalità del Tempo, a cura di Luca Massimo Barbero, per approfondire lati inediti delle collezioni della Banca. Parte dello stesso ciclo sono le sei sale allestite, sempre al secondo piano delle Gallerie d’Italia di Napoli, in cui è possibile ammirare opere di importanti artisti dalla fine degli ‘40 agli anni ‘90 del Novecento tra cui Fontana, Kounellis, Boetti e Sol Lewitt.

 

INFORMAZIONI  

SEDE: Gallerie d’Italia – Napoli | Via Toledo, 177 Napoli

ORARI: da martedì a venerdì dalle ORE 10 Alle 19.00; sabato e domenica dalle 10 alle 20; lunedì chiuso; ultimo ingresso: un’ora prima della chiusura.

TARIFFE: intero 7€, ridotto 4€, ingresso gratuito per convenzionati, scuole, minori di 18 anni e clienti del Gruppo Intesa Sanpaolo

PRENOTAZIONI: http://www.gallerieditalia.com, napoli@gallerieditalia.com, Numero Verde 800.167619

 

“DAVID”, LA SCULTURA IN GESSO DI JAGO IN MOSTRA ALLE GALLERIE D’ITALIA DI NAPOLI FINO AL 26 OTTOBRE

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Alle Gallerie d’Italia – Napoli, museo di Intesa Sanpaolo, è visibile al pubblico fino al 26 ottobre la scultura in gesso David dell’artista Jago. La statua è stata esposta nel monumentale atrio del museo che ciclicamente ospita un’opera di particolare pregio proveniente sia dalle collezioni d’arte di Intesa Sanpaolo, sia da importanti musei italiani e stranieri, nell’ambito di un rapporto di scambio e collaborazione.

Il museo di Jago sorge nella chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi, nel rione Sanità di Napoli, di cui è rettore don Antonio Loffredo. È stata riaperta nel 2023, dando vita a numerosi progetti di inclusione sociale e culturale, fondamentali per il territorio, anche grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo.

Nella foto, da sinistra a destra, don Antonio Loffredo e Michele Coppola, direttore delle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, a fianco dell’opera di Jago.

’OPERA. David è una scultura in gesso di quasi due metri di altezza realizzata nel 2024. Come in altre opere dell’artista, anche in questo caso Jago attinge all’iconografia classica e alla tradizione dei grandi maestri, reinterpretando il mito di Davide e Golia in chiave moderna per raccontare una storia diversa, ma sempre pregna di coraggio e rivalsa. L’iconografia è identificabile grazie alla postura fiera della donna (che richiama il celebre David di Michelangelo), dalla fionda e dalla pietra (simbolo degli ultimi capolavori di Jago) che è pronta per essere scagliata.

Il “progetto David” è nato nel 2020 con la realizzazione a mano da parte di Jago del primo bozzetto in argilla. Da quella prima immagine, Jago ha poi dato vita a un modello in gesso, che sarà tradotto in marmo da un blocco di Carrara alto più di quattro metri.

L’ARTISTA. Jago è uno scultore italiano nato a Frosinone nel 1987. La sua ricerca artistica fonda le radici nelle tecniche tradizionali e instaura un rapporto diretto con il pubblico mediante l’utilizzo di video e dei social network, per condividere il processo produttivo. A 24 anni è stato selezionato per partecipare alla 54a edizione della Biennale di Venezia, esponendo il busto in marmo di Papa Benedetto XVI (2009). La scultura giovanile è stata poi rielaborata nel 2016, prendendo il nome di Habemus Hominem e divenendo uno dei suoi lavori più noti.

Nel 2019, in occasione della missione Beyond dell’ESA, Jago stato il primo artista ad aver inviato una scultura in marmo (The First Baby) sulla Stazione Spaziale Internazionale. Nel novembre 2020 realizza l’installazione Look Down, che viene collocata in Piazza del Plebiscito a Napoli, per poi essere esposta nel deserto di Al Haniyah a Fujairah (UAE). Il 1° ottobre 2021 Jago installa la sua Pietà nella Basilica di Santa Maria in Montesanto, in Piazza del Popolo (Roma) e il 12 marzo 2022 inaugura la mostra JAGO – The Exhibition presso Palazzo Bonaparte a Roma. Il 20 maggio 2023 il laboratorio nella Chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi (Napoli) apre al pubblico come Jago Museum.

INFORMAZIONI

SEDE: Gallerie d’Italia – Napoli | Via Toledo, 177 Napoli

ORARI: da martedì a venerdì dalle ore 10 alle 19; sabato e domenica dalle 10 alle 20; lunedì chiuso; ultimo ingresso: un’ora prima della chiusura.

TARIFFE: intero 7€, ridotto 4€, ingresso gratuito per convenzionati, scuole, minori di 18 anni e clienti del Gruppo Intesa Sanpaolo.

PRENOTAZIONI: http://www.gallerieditalia.com, napoli@gallerieditalia.com, Numero Verde 800.167619

CITTA’ FUORILEGGE: SONO 25 SECONDO IL RAPPORTO “MAL’ARIA 2024” DI LEGAMBIENTE: IN TESTA FROSINONE

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Sono 25 le città “fuorilegge” in Italia, secondo i dati del “Rapporto Mal’aria 2024” redatto e diffuso da Legambiente. Non parliamo qui di criminalità organizzata, mafia, camorra e ‘ndrangheta; di omicidi e femminicidi; rapine, risse, furti e scippi che riempiono ogni giorno le pagine di cronaca nera dei quotidiani. Parliamo piuttosto di inquinamento, di smog e polveri sottili che avvelenano l’aria che respiriamo. E provengono dagli insediamenti industriali, dal traffico automobilistico e dagli impianti di riscaldamento domestico.

Nell’anno che s’è da poco concluso, 50 centraline in 25 città su 98 hanno registrato limiti giornalieri di Pm10 superiore alla norma. In testa, si trovano
Frosinone (Scalo) con 70 sforamenti e Milano (Viale Marche) con 68 giorni di sforamenti, seguite da Verona (Borgo Milano) con 66 e Vicenza (San Felice) con 64. E rispetto ai nuovi target europei fissati per il 2030, se nel frattempo la situazione non cambierà radicalmente, diventerebbero il 71% le città fuorilegge per il PM10 (polveri sottili) e il 45% per l’NO2 (diossido di azoto).

Milano, una centralina di rilevazione dell’Arpa

Si tratta di sostanze altamente nocive non solo per l’ambiente, ma soprattutto per la salute collettiva. Provocano malattie respiratorie, polmonari e cardiache. E possono causare anche tumori nell’organismo umano. Un’emergenza nazionale, dunque, che va affrontata con decisione e rapidità.

Avvertono i dirigenti di Legambiente: “Il 2030 è alle porte, servono scelte coraggiose ora. È fondamentale investire nella mobilità sostenibile, potenziando il trasporto pubblico e rendendo le città più vivibili, con spazi pedonali e ciclabili. Urgente anche intervenire su riscaldamento domestico e agricoltura, riducendo l’impatto degli allevamenti intensivi e integrando le politiche su clima, energia e qualità dell’aria”.

Solo cinque anni ci separano dall’entrata in vigore dei nuovi limiti europei sulla qualità dell’aria, ma le città italiane sono drammaticamente impreparate: l’aria resta irrespirabile e i livelli di inquinamento attuali sono ancora troppo distanti dai parametri che entreranno in vigore nel 2030. E il “Rapporto Mal’aria 2024” di Legambiente la documenta con la forza delle cifre. L’associazione ambientalista lancia, perciò, la sua campagna itinerante “Città2030, come cambia la mobilità” che, fino al 18 marzo, attraverserà le città italiane per capire quanto manca alle aree urbane per avere un sistema di trasporto sostenibile, efficiente, accessibile, rendendo le strade più sicure, a cominciare dagli utenti più deboli e più vulnerabili come i pedoni e i ciclisti.

Per uscire dall’emergenza smog, secondo l’associazione ambientalista, servono politiche strutturali che incidano su tutti i settori corresponsabili dell’inquinamento. Le priorità sono queste:

  • Ripensare la mobilità urbana, mettendo le persone al centro: da un lato, potenziare con forza il trasporto pubblico che deve essere convertito con soli mezzi elettrici entro il 2030; dall’altro, avviare uno stop progressivo ma anche incisivo ai veicoli più inquinanti nei centri urbani, creando una rete diffusa di aree pedonali e percorsi ciclopedonali, perseguendo il modello della “città dei 15 minuti”, creando Low Emission Zones e usando politiche come Città30, già attivata con successo a Bologna, Olbia e Treviso.
  • Accelerare la riconversione degli impianti di riscaldamento, mappando quelli esistenti e programmando l’abbandono progressivo delle caldaie a gasolio, carbone e metano in favore di sistemi come le pompe di calore a gas refrigeranti naturali.
  • Intervenire sul settore agrozootecnico, specialmente nel bacino padano dove le condizioni geografiche e meteorologiche favoriscono l’accumulo di inquinanti, riducendo gli allevamenti intensivi e le conseguenti emissioni di metano e ammoniaca attraverso l’implementazione di buone pratiche come la copertura delle vasche e il controllo degli spandimenti.
  • Integrare le politiche su clima, energia e qualità dell’aria, considerando anche il ruolo del metano nella formazione dell’ozono troposferico.

La campagna di Legambiente parte da Milano, dove tornerà il 14 febbraio, per poi proseguire verso Genova (11 -12/02), Firenze (13 -14/02), Prato (14/02), Modena (22/02), Bologna (24/02), Torino (27/02), Padova (28/02-1/03), Perugia (28/02-1-2/03), Pescara (05/03), Trieste (06/03), Napoli (7/03), Messina (7-8/03), Olbia (7-8/03), Avellino (10/03), Reggio Calabria (13/03), Brindisi (14/03)  e concludersi a Roma (17-18).

Anche quest’anno, l’associazione rilancia la petizione online “Ci siamo rotti i polmoni. No allo smog!”, chiedendo al governo interventi urgenti per contrastare l’inquinamento atmosferico, a partire da nuove misure per la mobilità e l’uso dello spazio pubblico e della strada.

Si può firmare a questo link:  https://attivati.legambiente.it/malaria 

ACQUE AVVELENATE, ALLARME DI “GREENPEACE”: SONO PERICOLOSE PER LA SALUTE DEI CITTADINI

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Milioni di cittadini italiani sono stati esposti negli anni, attraverso l’acqua potabile, a sostanze chimiche certificate come “pericolose per la salute” dalla comunità scientifica. E quindi, giudicate “non sicure” e “inaccettabili” in diversi Paesi. L’allarme proviene da Greenpeace, l’associazione ambientalista e pacifista internazionale, che ha presentato i risultati di un’indagine condotta tra settembre e ottobre dello scorso anno in 235 Comuni di tutte le Regioni e le province autonome. Ed è stato ripreso e rilanciato da Avvenire, il quotidiano d’ispirazione cattolica della CEI (Conferenza episcopale italiana), in un articolo a firma di Silvia Perdichizzi.

In pratica, secondo l’indagine di Greenpeace, non c’è territorio del nostro Paese che non sia esente dalla contaminazione da Pfas (sostanze chimiche poli e perfluoroalchiliche). Nel linguaggio comune vengono chiamati “inquinanti eterni” perché non si degradano nell’ambiente. Ma restano per sempre. “Del resto – spiega la stessa giornalista – è proprio questa una delle proprietà ad aver reso i Pfas ‘attrattivi’ per l’industria a partire dagli anni ‘50”: lo scopo, per esempio, era quello di rendere i prodotti industriali impermeabili ad acqua e grassi”.

Un’altra caratteristiche di queste sostanze è che si accumulano nelle acque, nell’aria, nei terreni, negli animali e perfino nelle persone. E perciò, sono fonte di possibili tumori, innalzamento anomalo del colesterolo, infertilità, disturbi del sistema immunitario e anche dell’apprendimento nei bambini. Tant’è che l’OMS, l’Organizzazione mondiale della Sanità da cui gli Stati Uniti sono appena usciti per volere del neo-presidente Donald Trump, li ha dichiarati cancerogeni. Mentre l’Unione europea ha in programma la loro totale messa al bando.

Gli esperti di Greenpeace hanno prelevato 260 campioni di acqua delle fontanelle stradali. Le analisi, condotte da un laboratorio certificato e indipendente, hanno rilevato tracce di Pfas nel 79% dei casi, con in testa il Nord del Paese, l’area più industrializzata. Per quanto si tratta di sostanze dannose e nocive, commenta Giuseppe Ungherese, responsabile del settore inquinamento per Greenpeace: “Dobbiamo tenerceli, insomma, ma non dobbiamo assolutamente produrne ancora”.

I casi più clamorosi si sono verificati in Veneto e in Piemonte. La provincia di Alessandria ospita – come riferisce Avvenire – l’unica industria chimica italiana (la Solvay, oggi Syensqo) che produce ancora Pfas. Mentre, per il caso veneto, nel 2022 l’Onu dispose una visita del suo Special Rapporteur su “diritti umani e sostanze tossiche”, dichiarandosi seriamente preoccupata per la popolazione. Non c’è regione, tranne l’Abruzzo, che non sia stata contaminata: in tutte le altre, oltre metà dei campioni sono risultati positivi.

È questo il caso di Milano in Lombardia, ma anche di altre regioni tra cui l’Emilia Romagna, la Liguria, la Toscana, la Sardegna e l’Umbria con in particolare Perugia. “Attualmente – sottolinea l’articolo del quotidiano della CEI – in Italia i controlli sui Pfas sono per lo più inesistenti e non c’è una legge che ne vieti l’uso e la produzione”. Solo fra un anno entrerà in vigore una direttiva europea che impone alcuni limiti normativi, ritenuti però insufficienti di fronte al progresso scientifico. Da qui, una petizione contro i Pfas lanciata da Greenpeace, a cui hanno aderito finora 136mila cittadini. Si può sottoscrivere all’indirizzo:

https://attivati.greenpeace.it/petizioni/zero-pfas/

PONTE DEL 1° MAGGIO: LE MOSTRE IN CORSO ALLE GALLERIE D’ITALIA CON INTESA SANPAOLO

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Le Gallerie d’Italia, polo museale di Intesa Sanpaolo, sono aperte regolarmente nella giornata del 1° maggio 2025. Il 4 maggio, come ogni prima domenica del mese, le Gallerie propongono l’ingresso gratuito nelle sedi di Napoli, Torino e Vicenza, mentre la sede milanese sarà eccezionalmente chiusa.

NAPOLI – Nell’ambito della rassegna “L’Ospite illustre”, il programma di scambi con importanti musei italiani e stranieri avviato dal 2015, è possibile ammirare il capolavoro di Raffaello Sanzio, Dama col liocorno, in prestito dalla Galleria Borghese di Roma.

Prosegue ancora per pochi giorni, fino a domenica 4 maggio, la mostra Andy Warhol. Triple Elvis, a cura di Luca Massimo Barbero. Nel percorso espositivo si può percepire l’evoluzione dell’artista americano negli anni Sessanta e nei primissimi anni Settanta attraverso tre importanti cicli grafici esposti per la prima volta insieme: Marilyn, Mao Tse-Tung ed Electric Chairs.

TORINO – Prosegue la mostra Olivo Barbieri. Spazi Altri, a cura di Corrado Benigni. Uno sguardo sulla Cina attraverso le immagini del grande fotografo Olivo Barbieri realizzate in un arco temporale di trent’anni, che colgono le polarità e i contrasti di un Paese tra nette antitesi.

Sarà possibile visitare inoltre Carrie Mae Weems: The Heart of the Matter, una nuova grande mostra fotografica dedicata all’artista di fama internazionale, nota per le sue indagini fotografiche sui temi dell’identità culturale, del sessismo e dell’appartenenza di classe. La mostra, realizzata in collaborazione con Aperture e con la curatela di Sarah Meister, già capo del dipartimento di fotografia del MoMA di New York, è parte del programma principale della seconda edizione di EXPOSED Torino Foto Festival.

VICENZA – È possibile ammirare la preziosa raccolta di arte veneta del Settecento. Oltre al capolavoro la Caduta degli angeli ribelli di Francesco Bertos, celebre è il corpus di dipinti di Pietro Longhi e seguaci, che raffigura la società veneziana dell’epoca in tele di piccolo formato dai colori vivaci e con un gusto spiccato per la cronaca.

Si può visitare inoltre la nuova mostra CERAMICHE E NUVOLE. Cosa le antiche ceramiche greche raccontano di noi, curata da Associazione Illustri. Un inedito progetto scientifico-didattico dedicato alla valorizzazione della collezione di ceramiche attiche e magnogreche di Intesa Sanpaolo, fonte di ispirazione per i quattro artisti del fumetto Elisa Macellari, Fabio Pia Mancini, Lorenza Natarella e Gio Quasirosso che hanno reinterpretato temi attuali, universali e contemporanei, della mitologia.

MILANO – È possibile immergersi nella collezione permanente, con percorsi che valorizzano opere dell’Ottocento e del Novecento (in alto, una sala d’ingresso). Dai bassorilievi in gesso di Antonio Canova, ispirati a Omero, Virgilio e Platone, di proprietà della Fondazione Cariplo, alla pittura lombarda dell’Ottocento, ai dipinti di Umberto Boccioni con il capolavoro “Tre donne”, fino al grande percorso del Cantiere del ’900, il progetto dedicato alla valorizzazione della collezione di opere del XX e XXI secolo di Intesa Sanpaolo, una raccolta che riveste una notevole importanza nel panorama collezionistico italiano per la qualità e la completezza con cui documenta la produzione artistica del periodo.

 

TERREMOTO 2009, NESSUN CANTIERE PER LA CHIESA DI CAPESTRANO (AQ): GIA’ STANZIATI 5 MILIONI

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La denuncia l’ha lanciata con un post su “X”, illustrato da una foto (qui sopra), il nikname “un girovago” (@UGirovago77ØØØ), autore di interventi sempre puntuali e polemici su questo social network. E ha suscitato subito un coro di consensi indignati.

La foto è quella della chiesa seicentesca di Santa Maria della Pace a Capestrano, Comune abruzzese di 826 abitanti in provincia dell’Aquila, “ingabbiata” a suo tempo dai ponteggi post-terremoto 2009. Solo che, a quanto risulta dalla stessa immagine, non compare nessun lavoro in corso.

“Cinque milioni stanziati, 16 anni, 2 progetti, 2 finanziamenti, nessun cantiere”, è il commento del “Girovago”. E lui stesso aggiunge: “Ma in che c…. di paese viviamo!!!”.

Risponde sempre su “X” Vincenzo De Donatis: “Il paese dove tutto il peggio è possibile”. Rincara la dose Franco P: “Nel paese di Babbalocchi dove chi ha impresa edile ride quando sente che c’è stato un terremoto e ha raso al suolo una città e fatto centinaia di morti…”. Il riferimento è all’intercettazione, agli atti del processo, da cui risulta che tale Vito Giuseppe Giustino, 65enne di Altamura (Bari), presidente del Cda della società cooperativa “L’Internazionale” se la riderebbe in un colloquio telefonico, durante l’inchiesta della Procura dell’Aquila su un giro di presunte mazzette della ricostruzione pubblica.

Le numerose reazioni al post del “Girovago” proseguono con una sequela di critiche e di improperi. Eccone alcune. “Un Paese da schifo”, risponde Lucia. “Un paese di corrotti e corruttori, di delinquenti, un paese che va ricostruito dalle fondamenta”, protesta “catwoman”. E, per concludere, Paola STV: “Un Paese finito!”.

Resta, al momento, il fatto che la chiesa di Santa Maria della Pace è ancora in attesa di essere ristrutturata. Sono passati 16 anni dal terremoto e i ponteggi sono vuoti. Eppure, i finanziamenti sono stati stanziati: che fine hanno fatto?

 

MIART 2025, INTESA SANPAOLO MAIN PARTNER: MOSTRA DEDICATA A RAUSCHENBERG E VISITA AL CAVEAU DELLE GALLERIE D’ITALIA A MILANO

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Intesa Sanpaolo si conferma main Partner di miart, la fiera internazionale di arte moderna e contemporanea che si svolgerà a Milano dal 4 al 6 aprile 2025. Quest’anno la Banca sarà presente con un progetto espositivo dedicato a Robert Rauschenberg – nel centenario della nascita – a cura di Luca Massimo Barbero, curatore associato della Collezione di Arte e Moderna di Intesa Sanpaolo.

La mostra parte dall’area lounge della Banca dove sarà esposto il capolavoro dell’artista intitolato Blu exit, esempio straordinario della serie “Combine Painting” che consacrò il maestro americano come uno dei protagonisti della grande pittura contemporanea internazionale.

L’esposizione avrà un’ideale prosecuzione nel caveau delle Gallerie d’Italia (foto sotto), aperte eccezionalmente al pubblico su prenotazione nei giorni di miart, dove saranno esposte altre tre opere dell’artista selezionate dalla Collezione Luigi e Peppino Agrati, prestigiosa raccolta d’arte contemporanea oggi parte delle collezioni del Gruppo Intesa Sanpaolo grazie al lascito del Cavalier Luigi Agrati: Scripture, 1974, Gulf, 1969, Clearing, 1969.

L’iniziativa consente di visitare gratuitamente un luogo di straordinaria bellezza: il caveau delle Gallerie in Piazza Scala. Progettato nei primi anni del secolo scorso da Luca Beltrami per contenere le cassette di sicurezza della Banca Commerciale Italiana, lo spazio domina un disegno compositivo singolare e simmetrico, retto da due imponenti colonne di un ordine dorico, con pulvino con triglifi. Oggi il deposito, normalmente visitabile solo su prenotazione con visite guidate, non contiene più cassette di sicurezza ma custodisce qualcosa di altrettanto prezioso: circa 500 dipinti appartenenti alla collezione Intesa Sanpaolo. Le opere d’arte sono appese su pannelli di rete scorrevoli, con un sistema ottimale per l’archiviazione e la conservazione, realizzato in modo da tenere le opere in vista, quasi a creare inaspettati percorsi espositivi.

Anche quest’anno Intesa Sanpaolo Private Banking – la banca del Gruppo dedicata alla gestione delle esigenze finanziarie, assicurative e previdenziali della clientela private, nonché alla gestione e valorizzazione complessiva del patrimonio – sarà presente a miart nell’area lounge del Gruppo con incontri dedicati al servizio di art advisory: la proposta è rivolta a chi considera l’arte un’opportunità di crescita diversificata del proprio patrimonio e vuole avvalersi di una consulenza altamente specializzata nella selezione, valutazione e gestione di collezioni o singole opere d’arte.

Sempre nello spazio espositivo di Intesa Sanpaolo verrà allestito un corner Allemandi. Oltre ai libri e ai cataloghi della prestigiosa casa editrice, acquisita recentemente dal Gruppo insieme a Compagnia di San Paolo e Fondazione CR Cuneo, sarà possibile consultare e leggere anche Il Giornale dell’Arte, un ulteriore tassello dell’impegno di Intesa Sanpaolo verso arte e cultura.

Il pluriennale legame di Intesa Sanpaolo con miart testimonia il costante supporto della Banca allo sviluppo culturale del territorio, con l’obiettivo di consolidare la centralità di Milano nel panorama nazionale e internazionale dell’arte moderna e contemporanea. E di offrire così alla città un ulteriore volano di crescita e sviluppo economico, culturale e civile.

GLI INCONTRI

Venerdì 4 aprile 2025 – ore 17,30

“Scenari del mercato dell’arte e ruolo della stampa”

Con Luca Zuccala, direttore de Il Giornale dell’Arte

Sabato 5 aprile 2025 – ore 17,30

“La fiscalità per il collezionista: prospettive di riforma”

Con Marco Cerrato, Partner dello Studio Maisto e Associati, Milano

Domenica 6 aprile 2025 – ore 11,30

“Da Cindy Sherman a Francesco Vezzoli. Alla scoperta di una grande collezione”

Con Giuseppe Iannaccone, avvocato e collezionista

RACCOLTA FONDI PER BAMBINI E ADOLESCENTI IN REMISSIONE ONCOLOGICA AL CENTRO “LA COLLINA DEGLI ELFI”

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Donare a bambini, bambine e adolescenti in remissione da una malattia oncologica, e alle loro famiglie, spazi reali e virtuali per il recupero psicofisico: è l’obiettivo del progetto “Spazi di Rinascita” promosso da La Collina degli Elfi ODV che Intesa Sanpaolo, coadiuvata nella scelta da CESVI, ha deciso di sostenere attraverso il Programma Formula, dedicato a sostenibilità ambientale, inclusione sociale e accesso al mercato del lavoro per le persone in difficoltà.

Su For Funding, la piattaforma di crowdfunding di Intesa Sanpaolo, fino al 30 aprile sarà attiva una raccolta fondi che punta al traguardo di 100.000 euro, a cui tutti possono contribuire. La Banca parteciperà attivamente devolvendo 2 euro per molti dei prodotti acquistati dai clienti in modalità online e con la compartecipazione alle donazioni di diverse società del Gruppo.

La Collina degli Elfi, situata in un ex convento a Govone (CN) al confine fra le province di Cuneo e di Asti, è il primo centro italiano dedicato al recupero psicofisico post-ospedaliero di bambini e bambine oncologici e delle loro famiglie. Il centro offre un approccio integrato di supporto per gestire il forte impatto emotivo causato dalla diagnosi di tumore e dai trattamenti ed è l’unico polo del suo genere del Nord Ovest. Nel 2024 sono state accolte 20 famiglie provenienti dal Piemonte e 10 dalla Liguria, il centro ospita comunque famiglie provenienti da tutta Italia.

Con il progetto “Spazi di Rinascita”, l’associazione vuole sperimentare strumenti digitali innovativi e ampliare l’accoglienza a favore di un maggior numero di famiglie, per essere sempre più un punto di riferimento sul territorio e un esempio concreto di buone prassi e realtà solidale.

Nel dettaglio, i fondi raccolti saranno utilizzati per la riqualificazione di una tensostruttura esistente nella sede dell’associazione – ristrutturazione della struttura metallica e della pavimentazione, sostituzione della copertura in PVC, acquisto e installazione di un generatore d’aria per riscaldare l’ambiente nelle stagioni fredde – e lo sviluppo di una nuova App per supportare le famiglie durante l’ospedalizzazione.

L’attuale tensostruttura, al momento non adeguata e quindi poco utilizzata, sarà trasformata in uno spazio versatile per attività ludico-terapeutiche, riparato dal sole d’estate, chiuso e riscaldato d’inverno. Questo darà la possibilità ai bambini che in alcuni periodi assumono farmaci che non permettono loro di essere esposti ai raggi del sole di usufruire del nuovo spazio in sicurezza, uscendo dagli spazi interni del centro. Quando non utilizzata dall’associazione, la struttura sarà inoltre disponibile per eventi e attività di sensibilizzazione e formazione dedicati al territorio.

L’App offrirà invece alle famiglie supporto innovativo e mirato per favorire la rielaborazione del vissuto emotivo nei momenti più difficili, in particolare durante le fasi di ospedalizzazione dei figli, attraverso sostegno psicologico, svago e gioco. Avrà inoltre una funzione sociale di mantenimento dei legami familiari tra il bimbo malato e il genitore in ospedale, e i parenti a casa.

Il progetto coinvolgerà le circa 80 famiglie accolte ogni anno nel centro, e in particolare: i circa 150 bambini e adolescenti, dai 3 ai 17 anni, tra pazienti oncologici in cura o in fase post-ospedaliera e i loro fratelli e sorelle, che manifestano gli effetti della sofferenza psichica causata dalla terapia a lungo termine quali ad esempio livelli maggiori di dipendenza dagli adulti, perdita di controllo, disturbi emotivi e comportamentali, ansia, depressione e bassa autostima; e i genitori che possono soffrire di disturbo post-traumatico da stress che va al di là dell’ansia e della depressione. L’App sarà invece fruita da circa 1.000 famiglie. La tensostruttura riqualificata potrà inoltre essere vissuta dai volontari, dalla comunità, da altre famiglie e dalle scuole del territorio.

Dichiara Manuela Olmo, presidente del centro La Collina degli Elfi ODV: “In questi 16 anni di attività sulle colline di Govone, in un luogo magico, la Collina degli Elfi ha accompagnato oltre 350 famiglie nel percorso verso una nuova normalità, fornendo loro maggiori strumenti e serenità. Questo risultato è stato possibile grazie all’impegno straordinario del nostro personale, affiancato da 150 volontari, che quotidianamente si dedicano con spirito di collaborazione e dedizione. Oggi il nostro grazie va a Intesa Sanpaolo e CESVI, per il supporto nell’offrire ai nostri ospiti la possibilità di tornare al gioco della vita, oltre la malattia”.

Commenta Andrea Perusin, direttore regionale Piemonte Sud e Liguria di Intesa Sanpaolo: “Abbiamo particolarmente a cuore questo progetto, e siamo grati alla Collina degli Elfi per la vicinanza e il supporto offerto alle famiglie provenienti dal territorio e non solo, in un momento di grande fragilità. Con CESVI, lo abbiamo scelto con l’obiettivo comune di mettere al centro il benessere dei bambini e dei ragazzi, rendendo meno traumatica possibile la loro esperienza, e ampliare l’ospitalità all’interno del centro. L’approccio del Progetto Formula promuove solidarietà e senso di comunità, e dimostra come unendo le forze e anche con piccole donazioni si possa creare valore in modo mirato ed efficace. Dal 2021 alla fine del 2024, solo in Piemonte, abbiamo sostenuto 20 progetti, per un totale di oltre 2 milioni di euro raccolti”.

STESSA SPIAGGIA, STESSO MARE: L’EQUA REMUNERAZIONE AI BALNEARI. SANZIONI DELL’UE?

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L’ultima scadenza, tassativa e inderogabile, era stata fissata al 31 dicembre 2023. Poi, il governo ha concesso una deroga di un anno in caso di “difficoltà oggettive e documentate da parte dei Comuni costieri”. Ma è passato anche il 2024 e ora si attende entro il 31 marzo l’approvazione del decreto attuativo sugli indennizzi ai gestori degli impianti balneari che dovrebbe sbloccare l’impasse (la foto in alto è tratta dal sito “Mondo Balneare”).

La questione delle concessioni era stata già definita nel 2006 dalla direttiva europea firmata dal commissario Frits Bolkestein, in forza della normativa sulla concorrenza. Ed è relativamente semplice: le spiagge appartengono al demanio di ciascun Paese e quindi vanno messe a gara. Altrettanto chiaro è il fatto che gli ex concessionari hanno diritto a un indennizzo economico per gli investimenti effettuati e non ancora ammortizzati.

Ma ora il governo, nella bozza del decreto predisposto dal ministero delle Infrastrutture, stabilisce che venga aggiunta anche l’equa remunerazione su quelli effettuati negli ultimi cinque anni, sfidando le indicazioni di Bruxelles. Una sorta di indennizzo supplementare, insomma, per i balneari che perderanno le proprie concessioni in seguito alle gare. La Commissione europea, invece, nelle sue osservazioni al testo del decreto aveva chiesto all’Italia di concedere solo la copertura degli investimenti non ammortizzati.

In Italia, i vari governi che si sono succeduti dal 2006 a oggi non hanno fatto altro che prorogare di anno in anno la scadenza originaria. E di fronte a questi continui rinvii, è intervenuta anche l’Agcm, la nostra Autorità di garanzia sul mercato e sulla concorrenza, per dichiarare che non era più ammessa alcuna deroga.

Ma, evidentemente, la “lobby dei balneari” è tanto forte sul piano elettorale da indurre il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, a cavalcare la protesta predisponendo un decreto “salva-infrazioni” in modo da individuare i criteri per una “equa remunerazione” e tutelare gli interessi dei gestori. Con questo provvedimento, il governo punta a disporre che le gare pubbliche per l’assegnazione delle concessioni vengano indette entro il 30 giugno 2027.

A rimetterci, in questo braccio di ferro, sono sicuramente i cittadini che si apprestano ancora una volta ad affrontare la nuova stagione estiva senza la certezza di poter disporre liberamente delle spiagge e di pagare i servizi (ombrelloni, sedie a sdraio, lettino, bagni e docce) il giusto prezzo stabilito dal mercato. Con oltre ottomila chilometri di coste, l’Italia sarebbe in grado di offrire un’adeguata ospitalità al popolo dei vacanzieri e dei turisti. Ma bisogna individuare anche una percentuale corretta dei lidi da assegnare in concessione rispetto all’intero litorale.

Non è un mistero per nessuno che finora i gestori degli stabilimenti hanno versato canoni irrisori allo Stato. E nel 2024, in base all’inflazione, sono stati più bassi del 4,5% rispetto all’anno precedente: il canone minimo è sceso da 3.377,50 euro a 3.225,50 all’anno. Ma il ministero ha precisato che questi dati riguardano solo un numero esiguo di concessioni e non si riferiscono agli stabilimenti balneari, bensì altre tipologie di utilizzo di micro-porzioni di demanio marittimo, come per ormeggi, gavitelli, vialetti d’accesso al mare e attività no-profit.

Fatto sta che lo Stato incassa in totale poco più di 100 milioni di euro all’anno, mentre il giro d’affari complessivo dei gestori è stato stimato intorno ai 15 miliardi. Un esempio per tutti: il lido “L’Ultima Spiaggia” di Capalbio, fra i più conosciuti della Toscana, un ombrellone costa sui 55 euro al giorno, che per quattro mesi estivi di stagione balneare corrispondono a un incasso di oltre 6 mila euro. Secondo i dati di Legambiente, il canone annuo che lo stabilimento corrisponde allo Stato è di 6.098 euro.

È solo l’apertura al mercato e alla concorrenza, dunque, che può determinare costi e ricavi più equi per tutti. Ma, dalla direttiva Bolkestein a oggi, sono ormai quasi vent’anni che l’Italia non si adegua. E intanto aumenta il rischio di procedure d’infrazione da parte dell’Unione europea, con conseguenti sanzioni a carico dell’Italia.