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CAOS SPIAGGE

Sarà un’estate “bollente”. E non solo per il caldo atmosferico. A infuocare le nostre spiagge, si aggiungerà il caos delle concessioni balneari prorogate dai vari governi che si sono succeduti dal 2006 a oggi, da quando l’Unione europea ha approvato la direttiva Bolkestein (dal nome dell’allora commissario Ue alla concorrenza), per liberalizzare le spiagge e aprire le gare a livello europeo. Fino ad arrivare alla decisione del governo di Giorgia Meloni che ha ulteriormente prorogato la scadenza al 30 settembre 2027.

Il 4 aprile scorso, ribaltando una pronuncia del Tar, il Consiglio di Stato – come Amate Sponde aveva già riferito – ha ribadito che invece le gare devono andare avanti. Compresa quella autorizzata dall’amministrazione comunale di Lignano Sabbiadoro in provincia di Udine (Friuli Venezia Giulia) che, impugnando il decreto del governo, aveva revocato quella già in corso (vedi foto sotto). “La proroga del novembre 2024, insomma, alla luce del diritto europeo vale poco”, commenta Leonardo Bison in un articolo apparso sul Fatto Quotidiano, sotto il titolo “Balneari, salta la proroga: un’estate di cause in arrivo”.

Anche il Tar del Lazio aveva sospeso le gare, accordando la proroga ai ricorrenti. Ma a metà mese il massimo organo nazionale della giustizia amministrativa le ha fatte ripartire. Così sei tratti del litorale di Ostia su nove sono stati aggiudicati in fretta e furia il 24 aprile scorso: per gli altri, al momento, nessuna offerta. E perciò questi saranno gestiti da Zétema, la società partecipata del Comune che si occupa di gestire i beni pubblici dal Colosseo ai musei.

Di fronte all’improbabile tesi, sostenuta da Roma, secondo cui solo il 33% delle spiagge risulta occupato, la Commissione europea aveva contestato con una lettera d’infrazione i dati forniti dall’Italia rispetto al totale delle aree disponibili. A questo punto, il governo rischia di dover fare marcia indietro o di subire una multa severa. Ha riferito Claudio Tito corrispondente di Repubblica da Bruxelles: “Secondo Palazzo Berlaymont, l’Italia sta violando la direttiva Bolkenstein (l’economista e politico olandese da cui prende nome – n.d.r.) sui servivi e le concessioni”. E perciò la Commissione ha inviato un parere motivato per spiegare perché il sistema che disciplina la gestione dei nostri stabilimenti balneari non è in linea con il diritto comunitario.

In sostanza, il governo italiano avrebbe “allungato” artificiosamente la lunghezza delle coste italiane, da 8mila a 11mila chilometri, comprendendo anche quelle rocciose per aumentare la quota da assegnare in concessione ai privati. E subito è arrivata la denuncia del verde Angelo Bonelli, leader di Avs: “Il governo Meloni, per tutelare i privilegi della lobby dei balneari Briatore/Santanchè, vuole dare in concessione le ultime spiagge rimaste libere nel nostro Paese per non fare le gare alle concessioni esistenti”. Lui stesso aggiunge, postando alcune foto che documentano lo scempio sul litorale di Ostia (qui sotto) : “Vogliono la privatizzazione e cementificazione delle nostre coste”.

La “storia infinita” delle concessioni balneari comprende un rilevante aspetto economico che riguarda l’importo dei canoni corrisposti dai gestori e i ricavi dei loro stabilimenti. Lo Stato incassa in totale 115 milioni di euro all’anno, mentre il fatturato complessivo dei concessionari ammonterebbe a 31 miliardi (fonte: Corriere della Sera-Economia). Ora è giusto che chi ha investito sulle strutture ricettive (spogliatoi, cabine, docce, ombrelloni, lettini e sedie a sdraio) venga indennizzato e che chi usufruisce di questi servizi paghi il corrispettivo. Ma per legge le spiagge sono un “bene pubblico” e pertanto l’accesso ai litorale dev’essere consentito effettivamente a tutti i cittadini.

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