Intesa Sanpaolo apre al pubblico fino al 2 marzo 2025 alle Gallerie d’Italia – Torino la mostra “MITCH EPSTEIN. AMERICAN NATURE”, la più importante retrospettiva del fotografo americano. Curata da Brian Wallis, direttore esecutivo del CPW (Center for Photography at Woodstock), l’esposizione presenta per la prima volta riunite le serie fotografiche più significative degli ultimi vent’anni di Mitch Epstein in cui esplora i conflitti tra la società americana e la natura selvaggia nel contesto del cambiamento climatico globale: American Power, Property Rights e Old Growth.
In American Power l’artista (foto sopra) si concentra su come le nazioni e gli interessi privati sfruttano la natura, documentando l’impatto della produzione e del consumo di energia sul paesaggio e sulla popolazione degli Stati Uniti. Dal 2003 al 2008 Epstein ha viaggiato per il Paese, fotografando i siti di produzione di combustibili fossili e di energia nucleare, nonché le comunità che vivono accanto a questi insediamenti.
Nella serie fotografica Property Rights, Epstein si domanda a chi appartenga la terra e chi ha il diritto di sfruttarne o saccheggiarne le risorse. Queste fotografie indagano le complesse dinamiche della proprietà terriera in un paese basato sull’espansione coloniale e sullo sviluppo industriale. Epstein ha iniziato la serie Property Rights nella riserva Sioux di Standing Rock nel 2017. Le sue conversazioni e le sessioni di ritratti con gli anziani nativi lo hanno ispirato a cercare altri conflitti fondiari, in cui la gente comune ha creato movimenti straordinari per difendere la terra dalle acquisizioni da parte del governo e delle imprese.
L’ultima opera di Epstein, Old Growth – di cui si presenta in anteprima una parte commissionata da Intesa Sanpaolo – celebra le antiche foreste sopravvissute in regioni remote degli Stati Uniti. La quasi totalità, circa il 95%, è stato distrutto nel secolo scorso. Epstein ha deciso di fotografare singoli alberi e biosistemi interdipendenti che sono sopravvissuti per secoli, molti per millenni.
Le sue fotografie, di grande formato, immergono i visitatori in una natura selvaggia primordiale non alterata dagli esseri umani. E celebrano così la maestosità e la resilienza di questi antichi regni viventi ed evidenziando ciò che l’uomo rischia di perdere a causa della crisi climatica.
Oltre a queste tre serie fotografiche, nella sala immersiva delle Gallerie d’Italia – Torino, sarà presentato in anteprima il progetto originale di Epstein Forest Waves: un’installazione video e sonora delle quattro stagioni nelle foreste del Berkshire. Il video dei boschi che circonderà gli spettatori è accompagnato da una colonna sonora ipnotica dei musicisti Mike Tamburo e Samer Ghadry, registrata in quelle stesse foreste. L’Arena delle Gallerie d’Italia – Torino ospiterà inoltre il cortometraggio di Epstein Darius Kinsey: Clear Cut, un’avvincente raccolta visiva di fotogrammi scattati all’inizio del XX secolo da Darius Kinsey (1859-1945), che mostra eroici taglialegna in posa accanto a enormi alberi abbattuti nel nord-ovest americano. La proiezione è impostata sulla musica scritta da David Lang ed eseguita dalla violoncellista e cantante Maya Beiser. Insieme, queste due installazioni sono un omaggio alla natura selvaggia americana, un inno a ciò che resta e un’elegia per ciò che è stato distrutto.
Afferma Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo: “Le fotografie di Mitch Epstein raccontano la bellezza e la fragilità della ‘natura americana’ e in quelle opere spettacolari leggiamo indiscutibilmente l’obbligo di prenderci cura del pianeta. Lavorare con i più grandi fotografi al mondo significa ragionare sull’attualità grazie a un punto di vista privilegiato. Alcune immagini rimarranno per sempre nella nostra memoria per la loro eleganza, delicatezza e forza”.
Il catalogo, realizzato da Edizioni Gallerie d’Italia | Skira in italiano e inglese, presenta saggi del curatore e degli storici dell’arte Robert Slifkin e Makeda Djata Best, oltre a un’intervista di Epstein. La mostra sarà accompagnata da una serie di eventi e incontri gratuiti, parte del public program #INSIDE, che si svolgerà ogni mercoledì nel museo. Il 17 ottobre, giorno di apertura della mostra, è in programma alle ore 18, presso la sala immersiva del museo, una conversazione tra l’artista Mitch Epstein e il curatore Brian Wallis con la moderazione di Giulia Zorzi. A seguire, alle ore 19, firmacopie del catalogo.
Alle Gallerie d’Italia – Napoli rimarrà aperta fino al 2 marzo 2025 la mostra promossa da Intesa Sanpaolo Sir William e Lady Hamilton, a cura di Francesco Leone e Fernando Mazzocca. È dedicata a uno straordinario protagonista del mondo culturale napoletano del XVIII secolo, William Hamilton, ambasciatore inglese alla corte di Ferdinando IV di Borbone, e alla figura a tratti leggendaria di sua moglie Lady Emma.
L’esposizione, realizzata con il sostegno dell’Ambasciata britannica a Roma e dell’Ambasciata d’Italia a Londra e con il patrocinio del Comune di Napoli e dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, presenta 78 opere tra dipinti, ceramiche, sculture e manifatture provenienti da importanti musei nazionali e internazionali: come la Reggia di Caserta, Certosa e Museo di San Martino, National Portrait Gallery di Londra, Victoria & Albert Museum, Tate di Londra, The British Museum, Thyssen-Bornemisza di Madrid, la National Gallery of Art di Washington, oltre che da collezioni private e gallerie.
Afferma Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo e Direttore Generale delle Gallerie d’Italia: “I racconti che nascono dall’immenso patrimonio culturale di Napoli sono sempre appassionanti e legati a vicende umane eccezionali, proprio come quanto realizziamo oggi alle Gallerie d’Italia di via Toledo. Raccontare il collezionista Hamilton è un nuovo omaggio alla città, frutto dello straordinario dialogo con importanti istituzioni in Italia e all’estero. Questo nuovo progetto originale conferma ancora una volta il contributo culturale, civile e sociale dato da Intesa Sanpaolo grazie alla vitalità della propria sede museale, che si inserisce a pieno titolo tra i più attivi musei europei”.
Sulla scia dei fondamentali studi di Carlo Knight – recentemente scomparso – e della grande mostra del 1996 del British Museum, l’esposizione riconsidera e valorizza la vicenda umana, politica e intellettuale di Hamilton. Diplomatico, antiquario e vulcanologo, con la sua poliedrica personalità trovò nella Napoli “illuminata” della seconda metà del Settecento terreno fertile per affermare e sviluppare le sue grandi passioni: l’antichità e la scienza.
Le sezioni attraverso cui si sviluppa il percorso espositivo mettono in risalto il suo grande interesse per la vulcanologia, la pittura di paesaggio, la musica, il collezionismo, nonché il ruolo ricoperto nella società e nella mondanità napoletana dell’epoca, amplificato dalla figura di Lady Emma Hamilton. La passione di sir Hamilton per l’antico si concretizzò nella costituzione di una propria originale raccolta di straordinari vasi greci dipinti, alcuni dei quali presenti in mostra, provenienti da Ercolano, da Pompei, dall’Italia Meridionale e dalla Grecia. La vendita di una parte di questa raccolta al British Museum, nel 1772, ebbe un ruolo decisivo sul collezionismo antiquario e sul gusto britannici.
La mostra illustra la sua originale iniziativa di realizzare e pubblicare uno dei libri illustrati più belli e famosi di tutti i tempi: le magnifiche Antiquités etrusques, grecques et romaines. Si trattava di un eccezionale insieme di cinquecento tavole incise e decorate, acquerellate a mano in rosso e nero con ritocchi in bianco e azzurro, che riproducevano le pitture presenti nei vasi.
I testi dei volumi furono redatti dal grande e bizzarro erudito Pierre-François Hugues d’Hancarville che si avvalse, in un primo momento, del contributo di Johann Joachim Winckelmann. Con questa pubblicazione Hamilton intendeva anche offrire dei modelli agli artisti contemporanei, facendo della pittura vascolare la fonte principale di ispirazione per il cosiddetto “stile lineare” che caratterizzò gli artisti più sperimentali e originali del Neoclassicismo, come il celebre scultore John Flaxman e l’illustratore Josiah Wedgwood, titolare delle omonime manifatture.
Una parte consistente dell’esposizione è dedicata alla figura di Lady Emma. Dopo la scomparsa nel 1782 della prima moglie, Hamilton divenne un protagonista della mondanità più esclusiva grazie al secondo matrimonio con Emily Lyon. Più nota come Emma Hart (Neston, 1765 – Calais, 1815), la celebre avventuriera ebbe una grande influenza anche a livello politico per i suoi legami con la regina Maria Carolina e per la scandalosa relazione con il celebre ammiraglio Horatio Nelson.
I magnifici ritratti in mostra dell’inglese George Romney e del tedesco Johann Heinrich Wilhelm Tischbein restituiscono il fascino di Emma, che fu rappresentata anche da altri pittori dell’epoca nelle vesti di figure della classicità e del mito. Venne così alimentata l’immagine di una donna destinata a entrare nella leggenda per la sua smagliante bellezza, per il suo spirito e per la spregiudicata libertà dei suoi costumi. Divenne poi celebre per le sue “attitudini”, ovvero le suggestive pose che assumeva rappresentando per i suoi ospiti dei tableaux vivants dove evocava le divinità e le eroine del mondo classico. In mostra anche la proiezione di un video realizzato dalla Fondazione Cineteca Italiana che raccoglie le immagini cinematografiche che meglio raccontano la storia e il mito di Lady Hamilton.
Un’altra sezione importante del percorso espositivo affronta il tema del viaggio. Un momento decisivo della vita di Hamilton fu la visita che gli fece nel 1787 Johann Wolfgang Goethe durante il suo famoso Viaggio in Italia. Anche l’ambasciatore fu un grande viaggiatore: si avventurò nei territori allora poco praticati e poco sicuri della Calabria e della Sicilia, animato dalla sua curiosità e dalla passione scientifica per fenomeni naturali eccezionali come i vulcani e i movimenti tellurici. Di questi interessi rimane un’eccezionale testimonianza in un’altra celebre impresa editoriale da lui promossa: la pubblicazione dei volumi intitolati Campi Phlegraei editi a Napoli nel 1776, a cui si aggiungerà nel 1779 un supplemento con un Account of the Great Eruption of Mount Vesuvius, opera illustrata da un’équipe guidata dal pittore Pietro Fabris, che fu il suo accompagnatore nelle escursioni sulle falde del Vesuvio e dell’Etna.
Le magnifiche illustrazioni di questi volumi, colorate a mano, documentano la competenza di Hamilton nella vulcanologia, indagata in tutti i suoi aspetti, dai fenomeni eruttivi a tutte le particolarità morfologiche dei territori da lui esplorati. Questa vocazione scientifica e l’interesse per la natura lo porterà a farsi promotore e collezionista della pittura di paesaggio.
La mostra privilegia il suo particolare rapporto con il grande vedutista romano Giovanni Battista Lusieri e con i pittori inglesi più sperimentali e moderni come Joseph Wright of Derby, Thomas Jones, John Robert Cozens, da lui ospitati e incoraggiati. Fu anche grazie a questo suo impegno che Napoli divenne una delle maggiori officine della creazione del paesaggio moderno.
Il catalogo della mostra è realizzato da Edizioni Gallerie d’Italia | Skira.
INFORMAZIONI
DOVE: Gallerie d’Italia – Napoli | Via Toledo, 177 Napoli
ORARI: da martedì a venerdì dalle 10.00 alle 19.00; sabato e domenica dalle 10.00 alle 20.00; lunedì chiuso; ultimo ingresso: un’ora prima della chiusura
TARIFFE: intero 7€, ridotto 4€, ingresso gratuito per convenzionati, scuole, minori di 18 anni e clienti del Gruppo Intesa Sanpaolo
PRENOTAZIONI: http://www.gallerieditalia.com, napoli@gallerieditalia.com, Numero Verde 800.167619
S’intitola Il genio di Milano la mostra antologica che Intesa Sanpaolo apre al pubblico dal 23 novembre 2024 al 16 marzo 2025 nel suo museo milanese delle Gallerie d’Italia, in piazza della Scala. Con il ottotitolo Crocevia delle arti dalla Fabbrica del Duomo al Novecento, a cura di Marco Carminati, Fernando Mazzocca, Alessandro Morandotti e Paola Zatti, l’esposizione racconta come il capoluogo lombardo sia stato da sempre luogo di innovazione anche in campo storico-artistico.
In mostra 140 opere tra dipinti, marmi, manoscritti, disegni, sculture, provenienti dalle raccolte e dai depositi dei musei milanesi e da musei nazionali e internazionali: come il Mart di Rovereto, Gallerie dell’Accademia di Venezia, Galleria Borghese di Roma, Kunsthistorisches Museum di Vienna, oltre che da Fondazioni, collezioni private e dalla collezione Intesa Sanpaolo. Milano, città inclusiva per vocazione, è sempre stata aperta nel corso dei secoli alle innovazioni portate da artisti forestieri che vi hanno trovato grandi opportunità per realizzare le loro ispirazioni, anche grazie a un mecenatismo e a un collezionismo lungimiranti.
Afferma Giovanni Bazoli, Presidente Emerito di Intesa Sanpaolo: “Le Gallerie d’Italia ospitano un grande progetto espositivo che potremmo dire “identitario”, perché offre al pubblico, milanese e non, l’occasione di riflettere sulla storia culturale della città e sulla sua straordinaria capacità, immutata nel corso dei secoli, di accogliere gli artisti stranieri, recependone le novità. Un omaggio quindi a Milano come crocevia delle arti, come città inclusiva e cosmopolita, alla cui realizzazione hanno concorso prestigiose realtà cittadine, prima fra tutte la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, oltre a importanti musei nazionali e internazionali. Proprio il clima di profonda collaborazione ha reso possibile proporre una mostra di particolare bellezza e qualità, che testimonia il forte e storico legame di Intesa Sanpaolo con la città, le sue istituzioni e la sua comunità”.
Dotti: La Villa Reale di Monza
Il percorso espositivo, organizzato in sezioni tematiche e cronologiche, parte dal Medioevo, quando l’attività del grande cantiere del Duomo era guidata da maestranze tedesche, fino al Novecento, quando un sistema di gallerie ed esposizioni unico in Italia e di respiro internazionale attraeva verso il capoluogo lombardo grandi personalità da tutto il mondo con nuove idee, decisive per aggiornare il gusto, le tradizioni locali e la realtà artistica milanese. Tale fervore creativo viene illustrato in mostra attraverso dieci episodi significativi che, nel corso della storia, hanno fatto di Milano un’officina privilegiata delle innovazioni.
La Veneranda Fabbrica del Duomo (interno)
La mostra inizia con una suggestiva rievocazione delle vicende del Duomo, documentate attraverso una serie di sculture, provenienti dalla Veneranda Fabbrica del Duomo, destinate a popolare le fiancate e le guglie dell’imponente mole gotica, e alcuni significativi esempi delle vetrate dipinte, che per l’occasione sono state calate direttamente dalle finestre del Duomo di Milano. Questa prima sezione ci offre la possibilità di capire come gli artisti locali prendano il sopravvento dopo che le maestranze nordiche avevano avviato il cantiere, forti delle esperienze maturate nelle grandi cattedrali del Nord Europa.
Si prosegue con un capitolo cruciale per la storia artistica della città, segnato dalla presenza di Leonardo alla corte degli Sforza. I suoi progetti rinnovano l’urbanistica della città e fanno di Milano uno dei centri più interessanti del Rinascimento. Una significativa scelta di disegni conservati alla Pinacoteca della Veneranda Biblioteca Ambrosiana e alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, e alcuni dipinti dei suoi stretti seguaci, ci restituiscono la qualità delle sue invenzioni e l’impronta indelebile lascata dal maestro da Vinci nella cultura artistica milanese.
Una sezione della mostra è dedicata al mecenate e collezionista Cardinale Federico Borromeo che portò, in una città aperta ai commerci e agli scambi internazionali, la passione per la pittura fiamminga e i nuovi generi del paesaggio e della natura morta. Le opere, spesso di piccolo formato e dipinte su preziosi supporti di tavola e di rame, sono esposte su file sovrapposte, secondo il gusto tipico dell’epoca.
Il percorso espositivo approfondisce anche la relazione privilegiata di Milano con Venezia, i cui artisti primeggiano nell’Europa della prima metà del Settecento. Pittori come Sebastiano Ricci e Giambattista Tiepolo vengono accolti nella capitale del Ducato in momenti diversi, tra gli ultimi anni del Seicento e gli anni Trenta e Quaranta del nuovo secolo, e le loro opere aprono nuovi orizzonti permettendo l’aggiornamento dei maestri locali sia nel genere mitologico che sacro.
Nella seconda metà del Settecento, grazie alla profonda opera riformatrice dell’imperatrice Maria Teresa e del figlio Giuseppe II e all’impegno degli intellettuali del “Caffè”, quali Pietro Verri e Cesare Beccaria, Milano diventa uno dei grandi centri dell’Illuminismo europeo.
Una pagina importante della storia milanese è quella del grande architetto Giuseppe Piermarini, che rinnovò radicalmente la città edificando nuovi palazzi per la nobiltà e per la borghesia emergente e realizzando decisivi interventi nel tessuto urbano, che trasformano Milano in una metropoli moderna. Dal Palazzo Belgiojoso alla Villa Reale di Monza, dal Teatro alla Scala ai Giardini Pubblici, sfilano le immagini della nuova Milano neoclassica.
Tra gli anni felici della prima dominazione asburgica e quelli esaltanti dell’età napoleonica, quando Milano diventa la capitale di due Repubbliche, Cisalpina e Italiana e in seguito del Regno d’Italia, la città lombarda si afferma come il maggiore centro italiano del Neoclassicismo, un movimento che allora stava modificando il gusto in tutta Europa, insidiando il primato di Roma.
La mostra documenta la presenza degli artisti che, come i toscani Giuliano Traballesi e Giuseppe Franchi, hanno decorato i palazzi progettati da Piermarini per una nobiltà, come i Belgiojoso, aperta alle novità. Questo contesto così stimolante favorirà il successo di Andrea Appiani che, nominato pittore di Napoleone, dominerà la scena artistica nel periodo della dominazione francese, quando il fasto della corte attirerà a Milano artisti celebri, come il mosaicista e bronzista romano Giacomo Raffaelli. Nella promozione della riforma neoclassica fu decisivo il ruolo dell’Accademia di Brera, diventata presto la prima d’Italia grazie alla presenza nel suo corpo insegnante di maestri affermati come il fiorentino Luigi Sabatelli.
Una sezione è dedicata a pittori e scultori ambiziosi come Pelagio Palagi, Francesco Hayez, Massimo d’Azeglio, Carlo Canella, Alessandro Puttinati, che si erano formati tra Roma e Parigi e vengono a stabilirsi a Milano per le opportunità offerte da una città sempre più europea, come riconosciuto da Stendhal, che è divenuta ormai la capitale culturale d’Italia in ambito letterario, musicale e artistico. Sono loro che, seguiti dai maestri locali come Giuseppe Molteni, Giovanni Migliara e Angelo Inganni, conquistano un collezionismo colto facendo di Milano nella prima metà dell’Ottocento il centro riconosciuto del Romanticismo, destinato a trasformare profondamente la sensibilità e la concezione stessa del bello.
Dopo l’Unità d’Italia nasce il mito di Milano come “capitale morale”, per il suo incalzante sviluppo economico e sociale che ne fa l’unica città veramente moderna e internazionale della nuova nazione. È negli ultimi dieci anni del XIX secolo che le grandi esposizioni e il mercato dell’arte in mano a operatori audaci come Vittore Grubicy favoriscono la nascita di un movimento come il Divisionismo, ispirato alle più avanzate esperienze europee e destinato a rinnovare radicalmente la visione, tanto da anticipare nel secolo successivo il Futurismo. In mostra opere di pittori come Giovanni Segantini, Gaetano Previati, Angelo Morbelli e Giuseppe Pellizza da Volpedo, che si ritrovano a Milano per confrontarsi su ideali e aspirazioni comuni, ma con linguaggi differenti, preparando il terreno all’affermazione di Umberto Boccioni, il grande artefice del passaggio dal Divisionismo al Futurismo.
Si deve a un personaggio come la veneziana Margherita Sarfatti, la cui immagine si ritrova al centro della penultima sezione, la promozione e l’affermazione di un movimento come il Novecento, che fa di Milano un punto di riferimento del cosiddetto “ritorno all’ordine” dominante la scena artistica europea negli anni tra le due guerre. Le mostre da lei realizzate ed esportate con successo in tutto il mondo fanno la fortuna internazionale di artisti come Mario Sironi, Achille Funi, Arturo Martini e Francesco Messina.
La decima e ultima sezione sviluppa il singolare rapporto che ha legato l’eccentrico scultore Adolfo Wildt ai suoi due giovani allievi all’Accademia di Brera Lucio Fontana e Fausto Melotti. Viene rievocato, attraverso una serie di opere eccezionali che li mettono a confronto con il maestro, il loro straordinario percorso che li porterà dal figurativo all’astratto, a rivoluzionare e annullare i confini tra le arti come nell’installazione Ambiente spaziale a luce nera di Fontana, scenografica conclusione della mostra.
È presente in mostra anche uno dei progetti con cui l’artista partecipò nel 1955 al concorso per la realizzazione di una nuova porta del Duomo, la cattedrale dei milanesi che si ritrova in quasi tutte le sezioni del percorso espositivo, un filo narrativo che, attraverso una serie di opere, testimonia la sua immagine nel tempo.
Il catalogo della mostra è realizzato da Edizioni Gallerie d’Italia | Skira.
La mostra si estende anche in città, grazie alla collaborazione con il Comune di Milano e i musei civici milanesi che hanno selezionato nelle proprie collezioni opere realizzate da figure significative per la storia culturale e artistica di Milano, dal Medioevo al Novecento: un percorso che invita a scoprire artisti che, pur non essendo milanesi, hanno contribuito a fare della città, appunto, un vero e proprio “crocevia delle arti”.
Con 66.368 impianti installati nel 2023 (+35% rispetto all’anno precedente), una potenza complessiva di 3.764,5 MW (+9%) e una produzione di energia pari a 1.157,1 TWh (+11%), la Campania registra un record nello sviluppo delle fonti rinnovabili e diventa un modello per la transizione energetica. I dati sono contenuti nel dossier “Comuni rinnovabili – Campania” di Legambiente, l’associazione ambientalista che in passato non aveva risparmiato critiche all’Amministrazione regionale, soprattutto sull’efficienza delle linee di trasporto e sulla gestione dei rifiuti. Ed è un responso confortante per una terra afflitta tuttora da diverse questioni ambientali.
“Sprint in Campania per l’energia green: il 57% è rinnovabile”, titola con una legittima soddisfazione Il Mattino, il quotidiano locale diretto da Roberto Napoletano. Secondo il rapporto di Legambiente, la Regione guidata dal presidente Vincenzo De Luca è anche un modello per la gestione delle autorizzazioni dei nuovi impianti. Il primato spetta all’eolico, ma nel 2023 è stato il solare a crescere maggiormente (+21%).
In un articolo pubblicato sullo stesso giornale, Dario De Martino scrive che “nel 2023 la Campania raggiunge 3,76 gigawatt di potenza rinnovabile elettrica, tra solare fotovoltaico, eolico, idroelettrico e bioenergie”. E aggiunge: “Grazie alla presenza di oltre 67mila impianti, c’è stata una produzione di energia elettrica rinnovabile pari a 6,69 terawattora”.
In particolare, il comparto eolico – un settore su cui la regione punta da anni – rappresenta il 52% della potenza e copre il 61,7% della produzione. Le province di Benevento e Avellino, nel territorio montuoso-collinare della “verde Irpinia” che ospita numerose pale per sfruttare il vento, coprono quasi il 90% della potenza installata in Campania”.
Ma, come sottolinea lo stesso giornalista, “la vera novità è rappresentata dal fotovoltaico che nel 2023 registra i maggiori aumenti sia come numero degli impianti sia come potenzia installata”. Il report di Legambiente registra nel corso dell’anno 1,23 GW di potenza da solare fotovoltaico, con una produzione di energia pari a 1,16 TWh. Questa tecnologia risulta applicata in 549 Comuni su 500. Si trova proprio a Serre Persano, in provincia di Salerno, la centralesolarefotovoltaica più grande del mondo (foto sopra), costruita da Enel Green Power, la “costola verde” della più importante compagnia energetica italiana: il gigantesco impianto è in grado di fornire elettricità a oltre tremila abitazioni, senza emettere un grammo di CO2.
Nel 2024 sono stati 750 mila i visitatori delle Gallerie d’Italia, i quattro musei di Intesa Sanpaolo a Milano (nella foto in alto), Napoli, Torino e Vicenza, che nascono dalla trasformazione di palazzi storici di proprietà della Banca precedentemente adibiti a sedi di lavoro: grazie a imponenti interventi di ristrutturazione architettonica, questi edifici sono diventati luoghi dedicati all’arte e alla cultura per l’esposizione di parte delle oltre 35 mila opere d’arte di cui 3.500 di particolare pregio della collezione di Intesa Sanpaolo.
Il Presidente Emerito di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli
Centomila di questi visitatori sono stati studenti di scuole di ogni ordine e grado, per i quali gli ingressi sono gratuiti. L’attività svolta nell’ambito del Progetto Cultura, piano pluriennale di iniziative nato per volontà dell’attuale Presidente Emerito Giovanni Bazoli, ha consentito la realizzazione di 12 grandi mostre, 60 incontri collaterali e numerose partnership con istituzioni culturali italiane e straniere. L’impegno verso l’arte e la cultura, diventato negli anni un valore identitario e tratto distintivo del Gruppo guidato da Carlo Messina, è parte di un imponente programma che destina 1,5 miliardi di euro per interventi per l’Italia entro il 2027.
Il consigliere delegato e CEO di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina
Il primo museo fu istituito a Vicenza nel 1999, quello di Napoli nel 2007 e quello di Milano nel 2011. Nel maggio 2022 la nascita del quarto museo a Torino (nella foto sotto), insieme al trasferimento delle Gallerie napoletane nella nuova sede di via Toledo, ha arricchito e completato il polo museale di Intesa Sanpaolo. La cura delle raccolte d’arte appartenenti al Gruppo si accompagna all’attenzione nei confronti del patrimonio artistico e architettonico nazionale attraverso “Restituzioni”, il più importante programma di restauri a livello mondiale, che dal 1989 a oggi ha consentito di “restituire” alla collettività oltre 2.200 beni artistici del Paese, con il coinvolgimento delle Soprintendenze italiane, delle Direzioni Regionali Musei e Musei autonomi e di restauratori qualificati su tutto il territorio nazionale, oltre ai maggiori centri per il restauro.
Andrea Cappello – Fotografo
La mostra di “Restituzioni” che raccoglie i beni restaurati nel corso della XX edizione si svolgerà a Roma nel 2025. Nelle attività del Progetto Cultura, rientrano inoltre la gestione e la condivisione dell’Archivio Storico di Intesa Sanpaolo che raccoglie il vasto patrimonio documentale appartenuto alle numerose banche entrate a far parte del Gruppo.
Dal 2017, un elemento di forte innovazione in materia di valutazione è il monitoraggio costante del valore economico delle collezioni rispetto al mercato, attraverso il processo di rideterminazione a fair value del valore delle opere appartenenti alla classe “patrimonio artistico di pregio” tramite perizie triennali. Intesa Sanpaolo è stata la prima banca a livello internazionale a realizzare tale operazione che va ben oltre il significato contabile poiché rende tangibile la profonda integrazione tra la collezione corporate e la vita dell’impresa.
Il modello adottato da Intesa Sanpaolo è stato oggetto di un Protocollo di collaborazione firmato di recente presso il Ministero dell’Interno con il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione. Il Gruppo metterà a disposizione la sua esperienza per realizzare un modello di misurazione utile a valutare a valore di mercato (fair value) opere d’arte, beni archivistici e librari di 862 chiese di proprietà del Fondo Edifici di Culto (FEC) operante presso il Dipartimento.
Un allestimento della mostra “Restituzioni”
S’intensifica poi l’ampia collaborazione instaurata con la National Gallery, una delle più prestigiose istituzioni museali al mondo. Intesa Sanpaolo sarà Leading Exhibition Sponsor della grande mostra “Siena: The Rise of Painting 1300-1350” la cui apertura è prevista a Londra dall’8 marzo al 22 giugno 2025. Con oltre cento dipinti, sculture, oreficerie, tessuti, la rassegna approfondirà un momento straordinario agli albori del Rinascimento italiano e il ruolo cardine svolto da artisti senesi come Duccio, Pietro e Ambrogio Lorenzetti e Simone Martini nella definizione della pittura occidentale. La mostra “The Last Caravaggio”, incentrata sul Martirio di Sant’Orsola, l’opera principale della collezione di Intesa Sanpaolo solitamente esposta nel museo delle Gallerie d’Italia di Napoli, è stata, con trecentomila visitatori – tremila al giorno, la terza più visitata negli ultimi dieci anni del museo britannico.
Gallerie d’Italia, Napoli: “Il martirio di Sant’Orsola” di Caravaggio
Intesa Sanpaolo, Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo e Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo ha di recente annunciato il rilancio di “Umberto Allemandi Editore” attraverso l’acquisizione del 100% dei rami industriali della storica casa editrice, player di riferimento nel mondo dell’arte con la testata Il Giornale dell’Arte, fondata nel 1983, con le pubblicazioni dedicate all’arte, all’architettura, all’antiquariato, al design, e, più in generale, alla divulgazione culturale e alla critica contemporanea.
A partire dal 2018, il Progetto Cultura diventa parte del Piano d’Impresa, a testimonianza della sua centralità all’interno della visione di una grande Banca che, oltre a svolgere una funzione insostituibile nello sviluppo economico, è sempre più riconosciuta anche come attore di primo piano nella crescita sociale e culturale del Paese. Il Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo, gestito dalla Direzione Arte Cultura e Beni storici di cui è responsabile Michele Coppola, anche Direttore Generale delle Gallerie d’Italia della Banca, rientra dall’aprile 2024 nell’Area di Governo Sostenibilità guidata da Paola Angeletti.
“L’anno che si conclude – afferma Coppola – è stato un anno di risultati oltre gli obiettivi e le aspettative. Non mi riferisco solo ai grandi progetti espositivi realizzati nelle quattro Gallerie d’Italia, sempre originali, frutto di ricerca e di relazione con importanti istituzioni, ma penso anche al numero crescente di visitatori e alle attività fatte con le scuole e i pubblici fragili, componente identitaria del Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo. La principale soddisfazione è la forte considerazione con cui le Gallerie d’Italia sono conosciute e riconosciute, come luoghi che appartengono alle rispettive comunità, portando contributi che qualificano la proposta culturale delle città e delle piazze che le ospitano. è importante sottolineare anche l’ampiezza delle iniziative dedicate alle nostre collezioni d’arte in altre sedi in Italia e all’estero, grazie a un lavoro condiviso con altre realtà che pone la Banca tra i principali interlocutori europei nel difendere e diffondere il patrimonio culturale nazionale”.
Più che incredibile, è una storia paradossale ed emblematica del Malpaese. Da mesi, ormai, la Basilicata – la regione più piovosa del Mezzogiorno – è a secco. Ma qui non si tratta di cambiamento climatico, mancanza d’acqua o siccità. La causa è una questione burocratica e normativa che ha aggiornato le regole sulla sicurezza delle dighe. E così è stato svuotato d’autorità il lago artificiale di Camastra (Potenza), chiuso e abbandonato all’incuria.
La costruzione dell’invaso cominciò nel 1962 ed è terminata nel 1970. Alta 54 metri, con una capacità di circa 32 milioni di metro cubi d’acqua, la diga ha sbarrato il fiume Camastra, un affluente del Basento. Questo bacino alimentava la fornitura idrica di Potenza e del suo hinterland, ma perfino una parte della Puglia – priva di rilievi montuosi – fino alla punta di Santa Maria di Leuca.
Ma la diga è diventata “fuorilegge” da quando sono state introdotte nuove norme tecniche sulla prevenzione e sulla sicurezza sismica delle sue paratoie. Nel timore di un terremoto, il 21 marzo 2019 la sede di Napoli dell’Ufficio tecnico delle dighe (ministero Infrastrutture) aveva ordinato al gestore di svuotare gran parte del bacino artificiale, ridotto praticamente a secco. Perciò le paratoie sono state aperte, l’acqua è defluita e il pelo dell’acqua è stato ridotto di sette metri, dalla quota di 531,6 metri sul livello del mare a 524,6. Racconta ora Jacopo Giliberto sul quotidiano Il Foglio: “Il lago non si vede più; una distesa di fango chiaro attornia una pozzanghera di 420mila metri cubi di acqua torbida invece dei 32 milioni di progetto”. E la previsione è che il 30 novembre scompaia anche questo residuo.
Per correre ai ripari, è stata predisposta una conduttura provvisoria lunga alcuni chilometri, per prelevare circa 400 litri di acqua al secondo dal fiume Basento, sollevarla fino al lago disseccato e purificarla attraverso l’impianto di Masseria Romaniello per renderla potabile. In questo modo, verrà classificata di qualità A2 e come assicura il direttore tecnico scientifico dell’Arpa regionale, Achille Palma, “può essere destinata al consumo umano”. Un riciclo, insomma, che però non tranquillizza i potentini.
Tra i vari problemi che si pongono, non meno trascurabile è quello dell’agricoltura. “La Basilicata – scrive ancora Giliberto – non fa preferenze tra consumi irrigui e consumi potabili e a volte ha destinato con generosità a dissetare i broccoli quell’acqua che scarseggia per i rubinetti domestici”. Poi, c’è anche il problema degli appalti su cui sta già indagando la magistratura: la procedura d’emergenza potrebbe favorire affari illeciti. Da parte sua, la Regione ha stanziato 2,5 milioni di euro a cui si aggiungono i 35 del Pnrr per ristrutturare la diga.
I fondi europei dovrebbero essere utilizzati anche per risanare l’intera rete idrica. Un male che riguarda tutta l’infrastruttura nazionale, con una media di dispersione nell’ordine del 40%. “La Basilicata – scrive Manlio Lilli sul Fatto Quotidiano – è la regione che perde più acqua con il 65,5% e Potenza è in cima alla classifica dei capoluoghi di provincia con il 71%, come risulta da un Report pubblicato dall’Istat a marzo 2024 ma relativo a dati del 2022”.
A ulteriore conferma della sua capacità di innovazione, Intesa Sanpaolo – leader in Italia nel settore dei pagamenti digitali – annuncia insieme a Mastercard l’arrivo in Italia del nuovo Payment Bracelet. Si tratta di una soluzione indossabile, all’avanguardia, che consente ai clienti di ogni età, a partire dai più giovani, di effettuare pagamenti contactless in modo semplice, veloce e sicuro, e anche con stile, grazie a un semplice gesto del polso (nella foto in alto, la sede di Intesa Sanpaolo a MIlano, illuminata di arancione per la Giornata contro la violenza sulle donne).
Il nuovo wearable può essere collegato a tutte le carte di Intesa Sanpaolo del circuito Mastercard. È realizzato, in partnership con Tapster, con materiali durevoli, ecofriendly e resistenti all’acqua; integra al suo interno un chip NFC e un’antenna; e per effettuare pagamenti non ha bisogno di alcuna connessione internet o di ricarica di batteria: basta appoggiare il polso per alcuni secondi su un terminale di pagamento dove è accettato il contactless, senza mostrare alcuna informazione personale.
La registrazione della carta di pagamento del titolare sul dispositivo è molto semplice e avviene direttamente in fase di acquisto sul sito gotapster.com: una volta scelto e ordinato il design preferito e inseriti i dettagli della carta di pagamento dell’utilizzatore, il Payment Bracelet viene spedito in stato non attivo e, appena ricevuto, può essere facilmente attivato dal cliente attraverso l’app Tapster e le credenziali bancarie utilizzate per accedere all’app Intesa Sanpaolo Mobile. In alternativa è possibile effettuare la registrazione in una fase successiva all’acquisto, partendo dall’app Tapster e seguendo pochi semplici passi. In caso di smarrimento del braccialetto, la funzionalità di pagamento può essere immediatamente sospesa direttamente dall’app Tapster, senza impatti quindi per i pagamenti con la carta fisica.
Grazie all’innovativa funzione “TAPSTER Share” integrata nel dispositivo, con il Payment Bracelet è inoltre possibile condividere velocemente dati e informazioni importanti in caso di necessità, come per esempio contatti per emergenze, dati sanitari e indicazioni utili in caso di soccorso. Tramite l’app Tapster, il cliente può caricare e aggiornare le informazioni da condividere, scegliendo quelle che vuole rendere visibili: per visualizzarle, basta avvicinare uno smartphone dotato di lettore NFC al logo Tapster sul braccialetto.
I dati presentati dal recente Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano confermano anche per il 2024 la crescita rapida e a doppia cifra dei pagamenti con wallet e wearable (transato 19,9 miliardi di euro nel primo semestre, +58% rispetto al primo semestre 2023). Lo scontrino medio è in costante diminuzione, e inferiore anche a quello dei pagamenti elettronici con carta, a ulteriore conferma dell’abitudine ormai consolidata a utilizzare gli innovative payments nel quotidiano anche per le piccole spese.
Il grattacielo di Intesa Sanpaolo illuminato di arancione per la Giornata contro la violenza sulle donne
Commenta Claudia Vassena, Executive Director Sales & Marketing Digital Retail di Intesa Sanpaolo: “Guardiamo ai nuovi comportamenti dei clienti e alla loro richiesta di soluzioni semplici e veloci per innovare e ampliare le nostre soluzioni di pagamento digitale sui canali fisici e online, sia tradizionali sia legate agli innovative payments, ma sempre all’avanguardia e nella massima sicurezza”. E aggiunge: “All’anello di pagamento, diventato in poco tempo un oggetto trendy e utilizzato abitualmente da migliaia di clienti per i propri acquisti, aggiungiamo ora il nuovo braccialetto. È un dispositivo contactless dal design essenziale e in colori vivaci, versatile e a portata di mano, che consente di lasciare a casa portafoglio, borsa e telefono. Il nostro obiettivo è rendere il pagamento digitale sempre più diffuso, accessibile e inclusivo”.
Dichiara Luca Corti, Country Manager di Mastercard Italia: “La rinnovata partnership con Intesa Sanpaolo e Tapster conferma la volontà di Mastercard di continuare a innovare l’ambito dei pagamenti digitali e semplificare le esperienze d’acquisto dei consumatori finali, puntando a rendere le transazioni sempre più sicure, veloci e fluide”.
Aggiunge, infine, Ludvig Scheja, Co-founder di TAPSTER AB: “Con il nuovo Payment Bracelet abbiamo voluto creare una soluzione che non fosse solo sicura e affidabile, ma anche semplice, elegante e indossabile ogni giorno”.
A due anni dalla colossale frana del monte Epomeo che il 26 novembre 2022 provocò la morte di 12 persone, l’isola di Ischia rinasce dalle macerie. Dopo i 120 cantieri aperti l’anno scorso, nel 2025 ne entreranno in funzione altri 160. In un’intervista concessa al giornalista Adolfo Pappalardo per Il Mattino di Napoli, il commissario straordinario per la ricostruzione, l’ex vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Legnini, fa il punto della situazione e rivendica la validità di un modello che ha richiamato anche l’attenzione dei capi della Protezione civile della Germania e della Francia.
Per affrontare la prima fase dell’emergenza, finora sono stati stanziati e utilizzati 100 milioni, realizzando il 60% dei 200 interventi programmati: dalla ripulitura degli alvei al recupero del porto e al consolidamento dei costoni. Occorrono altri 900 milioni per completare il programma. È già in funzione intanto una sala operativa, 24 ore su 24, per monitorare la situazione a lanciare tempestivamente eventuali allarmi alla popolazione. Negli ultimi mesi, inoltre, i Comuni hanno messo a punto con il supporto della Regione e della struttura commissariale un piano di prevenzione che riguarda tutta l’isola del Golfo di Napoli, insieme agli interventi per la mitigazione dei rischi. Ed è in programma un’esercitazione per testarne l’efficacia.
Quanto alle risorse per la ricostruzione post sisma e post frana, devono essere ancora stanziate, ma Legnini si dichiara fiducioso che “ciò possa avvenire a breve”. Presso il ministero dell’Economia e delle Finanze, il Commissario ha stipulato con la Banca europea degli investimenti un contratto che garantisce fino a un miliardo di euro, con una prima tranche di 150 milioni. Nei mesi scorsi, la stessa Bei aveva fornito uno studio sui cambiamenti climatici sull’isola, adottato come best practice, insieme alla qualità e alla sostenibilità ambientale della ricostruzione.
“Ischia – scrive il giornalista del Mattino – è un caso di scuola: prima il sisma, poi l’alluvione in un territorio fragile e con vincoli burocratici enormi”. E cita in particolare la questione dei condoni edilizi che hanno devastato il territorio dell’isola. Risponde Legnini: “Sui condoni, la parte più delicata, sono stati fatti passi avanti e le procedure burocratiche finalmente sono andate a regime”. Come racconta lui stesso, sono state esaminate un numero rilevante di domande e questo ha dato un forte impulso alla ricostruzione privata. Sono stati già finanziati 30 cantieri, a cui se ne sono aggiunti altri otto negli ultimi giorni.
Un problema in più è rappresentato dalla “delocalizzazione”, cioè il trasferimento delle persone dalle proprie abitazioni nelle zone più esposte. “Si è fatta strada – assicura il Commissario – una consapevolezza nuova sui fattori di rischio del territorio”. E conclude: “Ischia ha un territorio dove non ci sono metri quadri per ricostruire e il mercato immobiliare non è semplice. Per questo metteremo in campo altre soluzioni. A cominciare da una quota di abitazioni pubbliche, ristrutturate, da cedere ai richiedenti”.
Nei prossimi cinque anni, i passeggeri di Trenitalia aumenteranno di oltre 100 milioni, in aggiunta ai circa 570 milioni attuali, di cui 230 all’estero. Tra gli obiettivi del Piano strategico 2025-2029 delle Ferrovie dello Stato, con un investimento previsto di 100 miliardi di euro, c’è l’ampliamento dell’offerta commerciale in modo da allargare il perimetro dei viaggiatori.
Per raggiungere questo risultato, come spiega l’AD del Gruppo FS Stefano Antonio Donnarumma, “occorre nuovo materiale rotabile”. In particolare, “verranno introdotti 46 nuovi treni Alta Velocità Frecciarossa 1000, 145 nuovi treni destinati al traffico regionale e oltre 1.260 nuovi bus a basso impatto ambientale che consentiranno il rinnovo di oltre il 60% dell’attuale parco dei mezzi”.
Evoluzione del Regionale. Nel 2034, entreranno in servizio 145 i nuovi treni del Regionale. Attualmente, la puntualità di questi collegamenti si attesta intorno all’89% entro i cinque minuti, anche per effetto del rinnovamento della flotta avvenuto negli ultimi anni che ha ridotto significativamente l’età media dei convogli. Entro il 2027, i nuovi convogli saranno più di 700, fra treni elettrici a doppio piano, monopiano e ibridi: un investimento significativo che, tra il 2018 e il 2027, ammonta a oltre 7 miliardi di euro.
Una flotta AV di ultima generazione. Anche l’Alta Velocità è in fase di rinnovamento, con nuovi treni tecnologicamente avanzati che offrono standard maggiori di comfort e sicurezza. I 46 nuovi Frecciarossa 1000 rappresentano un investimento di oltre 1,3 miliardi di euro: le prime consegne inizieranno già il prossimo anno e proseguiranno fino al 2028. La nuova generazione di Frecciarossa 1000 non solo sarà in grado di effettuerà l’autodiagnostica, ma contribuirà anche alla diagnostica delle infrastrutture con una particolare attenzione all’ambiente con una riciclabilità che supera il 97%.
Innovazione nella nuova flotta di bus. L’obiettivo del Piano strategico per il trasporto su gomma èquello di aumentare di 95 milioni i passeggeri a bordo dei mezzi di Busitalia, introducendo nei prossimi dieci anni oltre 1.260 nuovi bus a ridotto impatto di CO₂. Per il futuro, il Gruppo FS punta anche ad adottare mezzi a guida autonoma: Busitalia e l’olandese Qbuzz hanno già presentato un primo prototipo di bus, con l’obiettivo di introdurre nuove tecnologie nel settore del trasporto pubblico entro il 2040.
Promuovere la decarbonizzazione delle aziende favorendo l’utilizzo delle energie rinnovabili, rendendola uno strumento per aumentare la propria competitività sui mercati di riferimento. Questa la finalità dell’accordo tra Intesa Sanpaolo ed Edison Next, che uniscono così le loro competenze per supportare le aziende nel raggiungimento degli obiettivi strategici della missione del PNRR dedicata alla Rivoluzione verde e transizione ecologica, sostenendole nell’adozione di modelli di produzione e consumo dell’energia più sostenibili ed economicamente vantaggiosi.
Il cambiamento climatico e la crisi energetica hanno fatto emergere ulteriormente la necessità per il mondo imprenditoriale di abbracciare la transizione green con un mix articolato di soluzioni come, ad esempio, l’efficientamento energetico e il fotovoltaico, tecnologia al centro del nuovo meccanismo previsto dal recente Decreto Energy Release 2.0 che punta a sostenere la competitività delle imprese energivore.
Edison Next e Intesa Sanpaolo sosterranno le imprese, ciascuna nel rispettivo ambito di competenza, intercettando i loro bisogni e proponendo soluzioni concrete per la decarbonizzazione e per cogliere le opportunità create dai nuovi sviluppi normativi e meccanismi di incentivazione.
Edison Next, società del Gruppo Edison che accompagna aziende e territori nel proprio percorso di decarbonizzazione e transizione ecologica, metterà a disposizione le proprie competenze e la propria esperienza per sostenere le imprese nel percorso di decarbonizzazione attraverso soluzioni come, ad esempio, impianti fotovoltaici e sistemi per la ricarica dei veicoli elettrici presso le sedi aziendali.
Intesa Sanpaolo, attraverso la Divisione IMI Corporate & Investment Banking guidata da Mauro Micillo, supporterà con soluzioni ad hoc le imprese nella realizzazione dei progetti.
“Come Gruppo Intesa Sanpaolo, siamo da tempo in prima linea nella sfida di accelerare la transizione verso un’economia a basse emissioni per il raggiungimento degli obiettivi climatici globali”, dichiara Richard Zatta, Responsabile Global Corporate della Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo. E aggiunge: “Questa collaborazione permette di unire le nostre competenze e la nostra lunga esperienza nel campo della finanza sostenibile con la specializzazione di Edison Next nell’ambito della transizione energetica in modo da accompagnare il tessuto imprenditoriale italiano verso percorsi concreti di sviluppo sostenibile”.
Commenta Giovanni Brianza, CEO di Edison Next: “Collaborare con un partner come Intesa Sanpaolo ci consente di mettere a sistema le rispettive competenze di eccellenza per accompagnare al meglio le aziende nel loro percorso di transizione energetica. Edison Next offre la propria expertise e la propria piattaforma di tecnologie e servizi per affiancare chi fa impresa con l’obiettivo di migliorarne la sostenibilità ambientale e sostenerne la competitività. La creazione di partnership di valore è un elemento fondamentale per mettere a terra uno sviluppo economico più sostenibile e responsabile”.
Il CEO di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina
L’accordo si inserisce nel Piano industriale 2022-2025 di Intesa Sanpaolo, presentato dal CEO Carlo Messina, che prevede un costante impegno per ambiente e clima. Tra il 2021 e i primi nove mesi del 2024 sono stati erogati circa 63 miliardi di euro dei 76 miliardi di nuovo credito disponibile previsti a supporto di green economy, economia circolare e transizione ecologica.
L’ultima edizione del Rapporto annuale Economia e Finanza dei Distretti Industriali del Research Department di Intesa Sanpaolo evidenzia come la crisi energetica ha portato le imprese a rivedere i propri processi produttivi e i propri investimenti. Risultano in crescita gli investimenti dei distretti industriali diretti a efficientare i processi produttivi e a potenziare l’autoproduzione di energia. In particolare, riguardo a quest’ultima, il rapporto evidenzia che circa il 40% dei gestori di Intesa Sanpaolo dichiara di aver osservato come l’autoproduzione di energia rientri tra le strategie di decarbonizzazione adottate dalle imprese clienti. Inoltre, dallo studio emerge che le imprese dotate di impianti di autoproduzione di energia hanno ottenuto importanti vantaggi reddituali. Il 16,6% delle imprese distrettuali ad alta marginalità, sia nel 2019 sia nel 2022, è dotato di un impianto di energia rinnovabile, cinque punti percentuali in più rispetto alle altre imprese. Queste differenze risultano significative in ogni dimensione aziendale e settore.
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