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SICILIA, I “PICCOLI COMUNI” APRONO LE PORTE AI MIGRANTI: UN MODELLO DI ACCOGLIENZA DIFFUSA

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Ambiente, territorio e immigrazione. Che cosa hanno in comune questi tre termini? L’anello di congiunzione potrebbero essere i Piccoli Comuni, sparsi per tutta la Penisola, che si sono già spopolati o si stanno spopolando. L’esempio viene dalla Sicilia, terra di sbarchi e respingimenti, primo approdo di chi attraversa il Mediterraneo a bordo delle “carrette del mare” per fuggire dalla fame, dalla miseria, dalle guerre e dalle torture.

I borghi siciliani, rappresentati dall’Anci (Associazione dei Comuni italiani), aprono le porte ai migranti. Lo racconta in un ampio articolo Giacomo Giambassi, inviato a Palermo dal quotidiano d’ispirazione cattolica Avvenire. Sono storie esemplari che dimostrano come si possono salvare, allo stesso tempo, i piccoli paesi abbandonati dai giovani e gli immigrati che arrivano dal mare sui “barconi della speranza”.

Il sindaco Filippo Miracula accoglie una famiglia di migranti nel municipio di San Marco d’Alunzio in provincia di Messina – Anci Sicilia (da “Avvenire”)

È il caso, per cominciare, del Comune di San Marco d’Alunzio (foto in alto), nel Messinese, che rappresenta un modello di accoglienza Qui un diciottenne del Gambia, sbarcato da un gommone, è diventato un operaio modello. Già prima di approdare in Italia, come si legge nell’articolo del giornale d’ispirazione cattolica, Dibba Abubacar voleva fare il sarto.  Ed è riuscito a realizzare il suo sogno, trovando un lavoro e anche una casa mesa a disposizione dall’azienda che lo ha assunto: quella del sindaco Filippo Miracula, che quarant’anni fa emigrò anche lui in Svizzera prima di poter tornare alla sua terra e aprire la “Sartoria San Lorenzo”.

Inserito nella classifica dei borghi più belli d’Italia, San Marco D’Alunzio si trova sulla vetta del monte Castro, da cui si vede il mare, ma oggi conta meno di duemila abitanti. “Il meticciato – scrive Giambassi – è iscritto nella sua storia, fra radici greche, conquiste romane, rifugiati bizantini, assedi arabi, riconquiste normanne”. Spiega il sindaco Miracula: “La nostra è una comunità aperta che dà un futuro anche a chi non ha il passaporto italiano, nel segno della legalità e dell’integrazione”.

La festa per una famiglia di migranti a San Marco d’Alunzio in provincia di Messina – Anci Sicilia (da “Avvenire”)Sono numerosi i Piccoli Comuni della Sicilia che puntano sull’integrazione.    Un percorso proficuo sia per il migrante, sia per la realtà che spalanca le porte”, dice Mario Alvano, segretario generale dell’Anci Sicilia. E aggiunge: “In contesti ristretti la cura della persona è più attenta e chi li sceglie per viverci dopo essere fuggito da guerre, miseria o sfruttamento rinvigorisce la comunità”. E così il flusso migratorio può diventare una risorsa, anche per fermare lo spopolamento che minaccia il “deserto demografico”.

Avverte Maurizio Zingales, referente dell’Anci siciliana per i Piccoli Comuni e sindaco di Mirto: “In cinque anni i Comuni della Sicilia con meno di cinquemila abitanti hanno perso il 5% della popolazione. E nell’intera isola sono 210 quelli che corrono il pericolo di un autentico impoverimento e rappresentano un segmento significativo della nostra regione”.

I suoi concittadini sono appena 846. Ma c’è un tessuto produttivo molto vivace, con imprese che producono tubi di irrigazione, aziende enogastronomiche, comparto tessile e del marmo, stabilimenti di pellet e una start-up di commercio online che fattura tre milioni di euro l’anno. La disoccupazione è quasi a zero e perciò serve manodopera.

Finora, sono quaranta i Comuni siciliani che hanno aderito al “Progetto SAI”, (Sistema Accoglienza Immigrazione), costituito a livello nazionale dalla rete degli enti locali e finanziato dallo Stato. Queste amministrazioni si dichiarano disponibili a “adottare” i migranti, secondo le procedure programmate. E si tratta di municipi delle città più grandi o di piccoli paesi: come San Salvatore di Fitalia, poco più di mille abitanti, uno fra i punti di riferimento per la prefettura di Agrigento quando scatta l’”allarme sbarchi”, ogni volta che sbarca una nave di profughi.

“Il Sai non è unicamente un cammino che assicura un tetto, cibo o abiti ai migranti e che li inserisce nel contesto sociale italiano, ma è anche un dispensatore di energie positive per i territori”, afferma Angela Errore, responsabile del Progetto a Palermo. E aggiunge: “Siamo la prova di come il Sai di una grande città possa dialogare con i piccoli Comuni che hanno una forte domanda di nuova cittadinanza”. Un modello di accoglienza diffusa, quindi, che può essere applicato in tante altre regioni italiane – come sta avvenendo anche al Nord e al Centro (foto sopra) – piuttosto che “deportare” i migranti in Albania o di condannarli all’emarginazione e alla clandestinità. A beneficio dell’ambiente, del territorio e della convivenza civile.

 

FINANZIAMENTO DI 50 MILIONI (CON GARANZIA SACE) DA INTESA SANPAOLO AD ABOCA PER AGROINDUSTRIA E FARMACEUTICA

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Un finanziamento di 50 milioni di euro, con Garanzia Futuro di SACE, è stato perfezionato da Intesa Sanpaolo a favore di Aboca Spa Società agricola, fondata nel 1978 in Toscana. Oggi l’azienda è leader italiano ed europeo nello sviluppo di soluzioni terapeutiche innovative e biodegradabili a base di complessi molecolari naturali.

La sede di Aboca a Sansepolcro (Arezzo)

Il finanziamento di Intesa Sanpaolo rappresenta un passo significativo per il piano di investimenti 2024-2025 di Aboca, con particolare riguardo agli investimenti relativi alle filiere strategiche di Garanzia Futuro di SACE come agroindustria e farmaceutica. Un piano che mira a migliorare i processi di ricerca scientifica, di produzione agricola e industriale e la sostenibilità ambientale con particolare attenzione allo sviluppo di nuove tecnologie, alla formazione professionale e al perfezionamento del business.

Gli investimenti saranno rivolti a rendere ancora più efficiente la capacità produttiva, coinvolgendo in primis lo stabilimento umbro di Pistrino (PG). Sono previsti, inoltre, interventi IT con l’introduzione dell’intelligenza artificiale e ulteriore digitalizzazione dei processi interni. In parallelo, sono in programma anche investimenti immobiliari nel centro direzionale.

Aboca opera da oltre 40 anni nel settore della salute, creando prodotti naturali e biodegradabili per la cura dell’organismo. Il suo modello di business è fortemente integrato, con un ciclo produttivo verticalizzato che parte dalla coltivazione biologica con oltre 1.700 ettari in Toscana e Umbria, per passare poi alla fase di trasformazione e produzione nelle unità produttive aziendali.

Come società benefit, Aboca ha inserito all’interno del proprio statuto finalità di beneficio comune: dalla promozione di salute e benessere delle persone, all’utilizzo e diffusione di pratiche che rispettano e migliorano l’ambiente e la biodiversità, alla ricerca e sviluppo di complessi molecolari naturali e scientificamente evoluti. Fino alla creazione di nuovi modelli di filiera basati sulla condivisione dei valori, al sostegno dello sviluppo culturale, sociale ed economico della comunità in cui la società opera oltre alla valorizzazione dei dipendenti per lo sviluppo del loro potenziale.

Interno del museo di Aboca

Dichiara Massimo Mercati, Amministratore Delegato di Aboca SpA: “Dobbiamo ringraziare Intesa Sanpaolo e SACE. Questa operazione ci permette di sostenere con ancora più forza il nostro sviluppo, condividendo con i nostri partner l’impegno per il bene comune espresso in investimenti che sono concretamente al servizio di una visione che vede la tecnologia come strumento per una evoluzione capace di rispettare uomo e ambiente”.

A sua volta, Tito Nocentini, Direttore Regionale Toscana e Umbria di Intesa Sanpaolo, afferma: “Essere a fianco di Aboca in questa rilevante operazione testimonia come il cammino verso una maggiore sostenibilità, nei confronti delle persone, del territorio e dei processi produttivi responsabili, sia sempre più al centro dell’impegno di realtà nazionali leader nel nostro Paese come quelle coinvolte in questo investimento. Un percorso virtuoso che abbiamo deciso di sostenere grazie alle comuni finalità con il nostro programma Il tuo futuro è la nostra impresa, in linea proprio con la rivoluzione verde e la transizione ecologica che Aboca da anni sta portando avanti. Un impegno della nostra banca che conta oltre 770 milioni di euro di finanziamenti ESG erogati in Toscana e Umbria, su un totale di 1,2 miliardi di euro finanziati a fine settembre.”

FERROVIE DELLO STATO: NUOVA SALA OPERATIVA PER MONITORARE 24 ORE SU 24 IL TRAFFICO DELLE MERCI

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Ottantamila treni all’anno, 37 milioni di tonnellate di merce trasportata in Italia e in Europa. La nuova Sala Operativa Nazionale Logistica – SONLOG di Mercitalia Rail, società del Polo Logistica del Gruppo FS, è una vera e propria cabina di regia che monitora 24 ore su 24 la circolazione di questo traffico ferroviario.

Le tecnologie di ultima generazione consentono ai 90 operatori di controllare costantemente tutto il movimento nazionale e internazionale gestito dalle società del Polo Logistica. A Roma, è attivo inoltre il presidio di Sonlog, in collegamento diretto con la sala di Milano per garantire una comunicazione efficace con la Sala RFI.

Durante l’inaugurazione, Sabrina De Filippis, Amministratore Delegato di Mercitalia Logistics, ha sottolineato quanto sia importante questo nuovo capitolo per il Polo Logistica, per continuare a generare valore lavorando in sinergia: “Questa inaugurazione apre un’altra pagina del Polo Logistica, una pagina che abbiamo dedicato al cuore pulsante dell’operation aziendale: la nostra sala operativa. È in questo luogo che ogni giorno lavoriamo per i nostri clienti, grazie a un’attività sempre più coordinata tra le diverse anime del Polo e finalizzata a mettere al centro del nostro agire quotidiano la qualità del servizio”.

All’interno della Sala sono presenti anche una struttura Post Vendita e l’Assistenza Clienti, che lavorano in stretta collaborazione e sinergia con la Sala Operativa, per assicurare a tutti gli utenti la massima efficienza nella gestione delle loro merci e rispondere prontamente alle loro esigenze, sia in Italia sia in Europa.

All’inaugurazione della sala, ha partecipato anche Silvio Damagini, Amministratore Delegato di Mercitalia Rail, che ha aggiunto: “Siamo costantemente impegnati nell’adozione di soluzioni e tecnologie all’avanguardia per rispondere alle esigenze dei nostri clienti, velocizzando lo scambio di informazioni e consentendo una gestione sempre più efficace delle merci trasportate”.

NON C’E’ SOSTENIBILITA’ SENZA SALUTE, UMANITA’ E FELICITA’: UN LIBRO DI LAPUCCI E LUCCHINI

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L’acronimo ESG sta per Environment, Social, Governance: sono i criteri fondamentali utilizzati per verificare e misurare l’impegno di un’impresa o di un’organizzazione in termini di sostenibilità. Ma, a sua volta, non c’è sostenibilità senza le “tre H”: cioè, Health, Human e Happiness. Vale a dire Salute, Umanità, Felicità.

All’insegna di un nuovo umanesimo concreto, questa è la tesi di fondo che Massimo Lapucci (manager e senior ddvisor, International Fellow su Artificial Intelligence all’Università di Yale) e Stefano Lucchini, Chief Institutional Affairs and External Communication Officer di Intesa Sanpaolo, sviluppano nel loro libro fresco di stampa “Ritrovare l’umano”, edito da Baldini+Castoldi.

Stefano Lucchini, Chief Institutional Affairs and External Communication Officer di Intesa Sanpaolo

Di fatto, sostengono gli autori, le metriche di ESG non bastano più e andrebbero rivoluzionate: sono anche altre le lettere utili a ragionare sulla sostenibilità. “Non possiamo parlare di sostenibilità senza pensare all’essere umano nella sua interezza”, avverte Lucchini.

Secondo i due autori, vanno presi in considerazione i parametri di un benessere tangibile (Health, Human, Heart) ai quali si aggiunge – stando alla Dichiarazione di Indipendenza Americana – Happiness) che focalizzino l’attenzione sull’essere umano come persona “integrata nel villaggio globale”. Si tratta, appunto, un rinnovato umanesimo, anche per le sfide poste dal presente e dal futuro: dall’Intelligenza artificiale alla finanza etica. Un “manifesto”, insomma, per costruire un modello di progresso all’insegna della sostenibilità, ambientale ed economica.

FERROVIE DELLO STATO:100 MILIARDI NEL PIANO 2025-29. SICUREZZA, SOSTENIBILITÀ E PUNTUALITÀ AI PRIMI POSTI

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Le Ferrovie dello Stato si proiettano verso il futuro. E mettono ai primi posti, sicurezza, sostenibilità e puntualità. Oltre 100 miliardi di euro di investimenti in cinque anni e una profonda trasformazione dell’azienda, per contribuire concretamente allo sviluppo del Paese e confermare l’Europa come proprio mercato domestico. Il Piano Strategico 2025-2029 del Gruppo FS è stato presentato a Roma dall’Amministratore Delegato e Direttore Generale, Stefano Antonio Donnarumma. Alla presentazione sono intervenuti il Presidente di Ferrovie dello Stato Italiane, Tommaso Tanzilli, e il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini.

Attraverso un approccio industriale e un piano di azioni qualificato, con circa 250 indicatori di performance da raggiungere nei prossimi cinque anni, l’azienda punta a rafforzare la resilienza della rete ferroviaria e stradale, migliorare la qualità del servizio, supportare il completamento delle infrastrutture e promuovere una mobilità sempre più sostenibile. Una crescita sostanziale, quella che si prospetta da qui al 2029, determinata da un miglioramento di tutti i principali indicatori economici, con un incremento dei ricavi a oltre 20 miliardi di euro, dell’EBITDA a più di 3,5 miliardi di euro e del risultato netto a oltre 500 milioni.

L’Ad e direttore generale di FS, Stefano Donnarumma

“Il Piano Strategico che ci accompagnerà nei prossimi cinque anni avrà un impatto decisivo sull’assetto del Gruppo FS, mettendoci in condizione di superare le sfide attuali e quelle future”, sottolinea il Presidente Tanzilli. E aggiunge: “Sfide che potremo vincere solamente grazie a un programma certo di investimenti a livello infrastrutturale e tecnologico e all’apporto fondamentale delle persone del Gruppo che, quotidianamente, si impegnano per garantire un servizio all’altezza delle aspettative in tutti gli ambiti in cui operiamo. Il Piano Strategico inciderà in maniera determinante anche sul Sistema Paese, portando connettività, servizi e quel valore aggiunto che può fare la differenza”.

Dichiara l’Ad Donnarumma: “Il Gruppo FS si prepara ad avviare una fase di trasformazione ambiziosa, mirata non solo a innovare i processi operativi, ma anche a migliorare sensibilmente i servizi offerti”. E prosegue: “Ho l’onore di guidare un’azienda solida e radicata nel tessuto socioeconomico del Paese con un forte bisogno di rilancio attraverso una roadmap di dettaglio, supportata da adeguati investimenti. Questo Piano, che mira a imprimere una netta discontinuità, risponde alle esigenze di una società proiettata verso il futuro, riconoscendo nella mobilità integrata un pilastro fondamentale per lo sviluppo. L’obiettivo è affrontare con maggiore efficacia le sfide economico-finanziarie e potenziare ulteriormente le infrastrutture e la qualità del servizio. La nuova organizzazione punta, inoltre, a rafforzare il ruolo internazionale del Gruppo, per posizionarlo come leader nel settore della mobilità”.

LA RISPOSTA ALLE SFIDE DEI PROSSIMI CINQUE ANNI

Il Piano di rilancio del Gruppo FS Italiane è stato sviluppato con l’obiettivo di rispondere in maniera efficace alle crescenti sfide del mercato e, allo stesso tempo, potenziare il posizionamento dell’azienda nel settore dei trasporti.

Sono otto le linee guida strategiche che accompagneranno questo percorso di rinnovamento, a cominciare dall’impegno del Gruppo a potenziare le infrastrutture del Paese. L’obiettivo è attivare nuove linee ferroviarie Alta Velocità che permettano di collegare territori finora non serviti, così da aumentare del 30% le persone raggiunte dal sistema AV. Questo obiettivo sarà realizzato elevando il Gruppo FS a frontiera dell’eccellenza, con il raggiungimento della miglior performance di sempre attraverso il recupero della puntualità per oltre 50mila treni all’anno. A tutto ciò si aggiunge un’esperienza di viaggio calibrata sulla persona, con l’incremento della soddisfazione dei passeggeri. Non meno determinante il presidio internazionale, per cui si stima un incremento del volume dei passeggeri del 40%.

La disciplina operativa, grazie anche agli ingenti investimenti, punta a efficientare del 5% i costi operativi aggredibili. Sul fronte della sostenibilità, inoltre, si profila oltre un Gigawatt di fotovoltaico installato entro il 2029 e, per quanto riguarda innovazione e sicurezza, è stato fissato il raggiungimento del 100% della rete Core Extended coperta dal sistema ERTMS da qui al 2040. Completa le linee strategiche una netta accelerazione del business, con l’attrazione di nuove competenze e risorse finanziarie necessarie per garantire il proseguimento degli investimenti.

PROGRAMMI TRASFORMATIVI PER LA CRESCITA DEL GRUPPO

Per accompagnare il percorso evolutivo del Gruppo FS sono stati individuati cinque programmi trasformativi che hanno un impatto su tutti gli ambiti di business. Ecco in dettaglio gli obiettivi indicati dal Piano.

  • Sicurezza per i passeggeri, gli asset e i lavoratori ovunque si trovino, con l’obiettivo “zero infortuni”. Verranno messe a disposizione 125mila giornate di formazione tramite FS Security Academy.
  • Risorse Umane con persone e competenze al centro, in un’ottica di una sempre maggiore identità, inclusione e collaborazione.
  • Tecnologia, con un ruolo determinante, per oltre due miliardi di euro di investimenti digitali in dieci anni.
  • Sostenibilità, con un occhio ancora più attento alla mobilità sostenibile e maggiore attenzione al benessere delle persone per incrementare il livello di soddisfazione dei dipendenti.
  • Risorse finanziarie per una piena valorizzazione dei business del Gruppo, così da massimizzare le opportunità di crescita.

I DETTAGLI PER AMIBITI DI BUSINESS

Infrastruttura ferroviaria

A oggi sono 17mila i chilometri di linee ferroviarie gestite dal Gruppo FS tramite la controllata RFI (Rete Ferroviaria Italiana) e circa novemila i treni in circolazione ogni giorno. Per potenziare la qualità del servizio della rete, saranno investiti più di 50 miliardi di euro nei prossimi dieci anni. Una quota che, da qui al 2034, concorrerà all’attivazione di nuovi standard tecnologici e all’evoluzione dei modelli manutentivi. Sono previsti, inoltre, la razionalizzazione del modello di esercizio con i volumi corrispondenti e il potenziamento dell’accessibilità delle stazioni e dei servizi dedicati. Nello stesso arco temporale, verrà messa in atto una vera e propria trasformazione della rete, grazie a un investimento di 60 miliardi di euro.

Infrastruttura stradale

Il Gruppo FS gestisce attraverso Anas 32mila chilometri di strade, con più di otto milioni di veicoli quotidianamente in circolazione. In dieci anni sono previsti oltre 40 miliardi di euro di investimenti, di cui 25 destinati alle nuove opere stradali sul perimetro nazionale e 15 finalizzati al miglioramento della qualità del servizio.

Trasporto passeggeri Italia

Ogni anno le persone che usufruiscono dei collegamenti del Gruppo FS in Italia sono circa 570 milioni. Tra gli obiettivi del Piano Strategico 2025-2029 c’è anche l’ampliamento dell’offerta commerciale, per rendere possibile un’evoluzione del perimetro dei passeggeri trasportati. In cinque anni le persone che sceglieranno di spostarsi a bordo dei treni di Trenitalia cresceranno di oltre 100 milioni, mentre aumenteranno di oltre 95 milioni i passeggeri di Busitalia. Per garantire un servizio moderno, innovativo e sostenibile occorre una trasformazione della flotta di treni e bus. A cominciare dalla messa in circolazione di 46 nuovi treni Alta Velocità Frecciarossa 1000, 145 treni del Regionale e più di 1.260 bus a basso impatto di CO2 nei prossimi dieci anni.

Trasporto passeggeri Internazionale

Guardando oltre i confini italiani, le persone che in un anno viaggiano a bordo dei treni del Gruppo FS sono state 230 milioni. Nell’arco di Piano verrà rivolta un’attenzione sempre più ampia al trasporto dei passeggeri all’estero, con l’obiettivo di accelerare lo sviluppo internazionale del Gruppo FS. I passeggeri che in Europa usufruiranno dell’Alta Velocità supereranno i 14 milioni, quelli dell’Urban Mobility i 140 milioni mentre quelli del business regolato europeo i 150 milioni.

Trasporto merci

Anche il trasporto merci vivrà una trasformazione del proprio business verso un modello Freight Forwarder europeo al servizio di un mercato ampio e diversificato. Attualmente con Mercitalia ogni anno vengono trasportate 37 milioni di tonnellate di merci e, tra le azioni chiave per il rilancio del settore, rientrano la creazione di un’interfaccia unica per il cliente, lo sviluppo di un’offerta integrata e l’attivazione di partnership a supporto del trasporto multimodale.

Rigenerazione urbana

Rilevante, per il Gruppo FS, è anche la valorizzazione di tutti quegli asset che non sono più funzionali al servizio ferroviario in chiave di sviluppo sostenibile delle città. Per questo obiettivo, saranno impiegati 1,1 miliardi di euro di patrimonio immobiliare non funzionale, finalizzati allo sviluppo di progetti immobiliari a supporto della rigenerazione urbana. Ulteriori investimenti sono dedicati allo sviluppo di un’offerta di parcheggi innovativi, promuovendo così l’intermodalità e favorendo l’accesso alla rete ferroviaria.

Iniziative strategiche

Affinché il Gruppo FS diventi sempre più solido e contribuisca attivamente alla creazione di valore per il Sistema Paese, il Piano potrebbe essere ulteriormente potenziato da una serie di iniziative strategiche, non incluse nei numeri del Piano:

  • adozione di un nuovo modello di finanziamento in logica RAB per la messa in sicurezza degli investimenti attraverso l’autofinanziamento, con eventuale apertura al capitale di terzi e la conseguente riduzione del fabbisogno di finanziamenti pubblici;
  • potenziamento di FS International dedicata al controllo e alla gestione del business internazionale sul perimetro dei passeggeri attraverso partner finanziari-industriali;
  • integrazione verticale e sviluppo di partnership con operatori industriali e finanziari per accelerare lo sviluppo del business;
  • creazione di una nuova infrastruttura dedicata ai servizi di connettività a bordo treno.

 

 

VOGLIA DI (MINI) NUCLEARE: DAI PICCOLI REATTORI ALLA FUSIONE ENTRO IL 2050. IL FUTURO DELL’ENERGIA

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Mentre Vladimir Putin riscrive la dottrina nucleare, stabilendo che la Russia può usare l’atomica anche contro Paesi che non ce l’hanno (per esempio, l’Ucraina) ma sono appoggiati da Paesi che ne sono dotati (per esempio, gli Usa o la Francia), e mentre l’incubo della terza guerra mondiale torna a incombere sull’umanità, in Europa e in Italia si riparla di mini-nucleare: cioè di piccoli reattori, gli SMR (small modulare reactors) che, in attesa dell’arrivo della fusione entro il 2050,  la dovrebbero produrre energia in impianti ridotti.

Il fatto è che il riscaldamento globale, da una parte, e la guerra Russia-Ucraina, dall’altra, hanno rimesso all’ordine del giorno la “questione energetica” e la necessità di diversificare le fonti, per non sottostare più alle forniture di gas e petrolio da parte di Mosca, con i relativi aumenti dei prezzi. E così, partendo dal presupposto che le rinnovabili al momento non bastano a soddisfare il fabbisogno, torna la voglia di nucleare. O meglio, di mini-nucleare.

Di che cosa si tratta esattamente? Non più di grandi centrale che mettono paura solo a vedersi. Bensì di piccoli reattori modulari, grosso modo come container, che possono essere installati o magari interrati nel perimetro delle fabbriche. Le loro dimensioni riducono così il rischio di fughe radioattive e quindi il pericolo di contaminazioni.

MINI-NUCLEARE Getty Images
Foto Getty Images

È stata l’Unione europea per prima a lanciare questa tecnologia, come antidoto alla crisi energetica e ai costi crescenti che minacciano di far perdere competitività alle nostro industrie, mettendole fuori mercato rispetto alla concorrenza straniera: in particolare, a quella americana e a quella cinese. In attesa, dunque, di passare dalla fissione dell’atomo alla fusione, e senza rinunciare nel frattempo allo sviluppo delle energie rinnovabili, ecco la soluzione degli small reactors che, a detta degli esperti, non sono completamente esenti – tuttavia – da rischi e pericoli. La transizione energetica diventa così una transizione verso il cosiddetto “nucleare pulito” che è tutto da realizzare e verificare.

Il documento a favore dei mini-reattori è stato siglato da 10 Paesi UE: Bulgaria, Croazia, Finlandia, Francia, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Slovenia. Altri tre – Belgio, Paesi Bassi e Italia – hanno firmato invece firmato come Paesi osservatori. “L’atomo – si legge nella nota – è una tecnologia chiave, insieme alle energie rinnovabili, per raggiungere i nostri obiettivi climatici e la neutralità del carbonio nel 2050”.

Gli SMR sono reattori modulari, ovvero prodotti industrialmente in serie, e di piccola taglia. Possono arrivare, quindi, fino a 300 mega watt di potenza elettrica, a differenza delle centrali di quarta generazione che sono in grado di raggiungere i 1500 MWe. Questi impianti utilizzano il processo di fissione nucleare, sfruttando la scissione di atomi pesanti – come uranio-238 – per rilasciare energia e produrre energia elettrica. La tesi a favore è che tante piccole centrali sono più sicure, efficienti ed economiche di una molto più grande e potente.

I sistemi di sicurezza poi sono passivi: in caso di guasti o malfunzionamento, non è necessario un intervento umano, perché sono dotati di circuiti chiusi di raffreddamento. L’impianto, insomma, si spegne automaticamente. Rispetto a quelli tradizionali a fissione, le zone limitrofe sono più sicure e non c’è bisogno di un apporto di acqua esterno per il raffreddamento.

Di contro, c’è che i rischi – seppure su scala ridotta – sono gli stessi delle grandi centrali nucleari: dalla gestione delle scorie ai possibili disastri. Neppure i sistemi automatici di spegnimento sono completamente infallibili. E per di più, in caso di alluvioni o inondazioni, gli impianti non possono essere installati sottoterra.

Per maggiori approfondimenti, vedi: https:https://www.geopop.it/

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Intorno a questa querelle, girano naturalmente grandi interessi industriali ed economici che hanno scatenato una corsa al mini-nucleare. Scrive Luca Zorloni su Wired: “Da Google a Microsoft, dalla startup Newcleo a una società del ministero della Difesa italiana, chi fa parte della coalizione con cui l’Europa vuole sostenere la produzione di small modular reactor. E non rimanere dietro Stati Uniti e Cina”. C’è da prevedere che continui almeno fino al 2050, quando dovrebbe scattare la prima accensione di un impianto a fusione nucleare, la tecnologia che replica l’azione del Sole fondendo i nuclei dell’atomo invece di dividerli per generare energia.

Dal nostro ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, fino alla Confindustria e a tutte le aziende energetiche, il fronte è compatto a favore del mini-nucleare. “Pronto il piano per il nucleare”, annuncia trionfalmente Il Giornale: “Il testo è previsto per la prima metà di dicembre, mentre l’esame del Parlamento arriverà a dicembre”, scrive Marcello Astorri. “Non si può dire no al nucleare”, sostiene Giuseppe Zollino, responsabile Energia e Ambiente di Azione, replicando su Il Foglio all’intervento del sindaco di Milano, Beppe Sala, che sul Corriere della Sera aveva spiegato invece “Perché dico no al nucleare”.

Su una cosa sola concorda con Sala l’amministratore delegato dell’Enel, Flavio Cattaneo, appellandosi dati alla mano al senso della realtà: “Per avere l’energia dell’atomo in Italia ci vorranno almeno 10 anni”. Ed è per questo motivo che il manager spiega di non aver inserito il nucleare nel Piano strategico triennale del suo Gruppo, anticipando che probabilmente non sarà possibile farlo neppure nel prossimo. Nel frattempo, Enel ha realizzato un utile netto di 5,8 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2024, con il “positivo contributo dei business integrati, guidati dalla performance delle energie rinnovabili”.

PRESENTATA A TORINO LA NUOVA SOCIETÀ EDITRICE ALLEMANDI ACQUISITA DA INTESA SANPAOLO

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È stata presentata a Torino, negli spazi delle Gallerie d’Italia (nella foto in alto), la nuova Società Editrice Allemandi che guiderà il rilancio della storica casa editrice fondata nel 1982 da Umberto Allemandi, acquisita il 5 dicembre scorso da Intesa Sanpaolo, con Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo e Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo.

L’operazione vede il consolidamento dell’azienda torinese nel settore editoriale e il suo rinnovato posizionamento come player di riferimento nel mercato dell’informazione con la testata Il Giornale dell’Arte, fondata nel 1983, e delle pubblicazioni dedicate all’arte, all’architettura, all’antiquariato, al design e, più in generale, alla divulgazione culturale e alla critica contemporanea, con l’obiettivo di costituire una delle principali piattaforme di conoscenza e divulgazione culturale a livello professionale.

Da sinistra a destra, Michele Coppola e Umberto Allemandi

L’assemblea dei soci ha confermato Luigi Cerutti nella carica di Amministratore delegato della società. Cerutti è entrato in Allemandi nel 2020 come direttore Generale e ne ha assunto il ruolo di Ceo nel 2021.

Insieme a lui, il nuovo Consiglio di Amministrazione è composto da Michele Coppola (Presidente); Enrica David, Fabrizio Paschina, Laura Fornara, Giulia Scagliarini, Enea Cesana, ed è già al lavoro per la finalizzazione dell’ambizioso piano industriale che ha come obiettivo il posizionamento a livello europeo della casa editrice. Il numero di gennaio 2025 de Il Giornale dell’Arte sarà l’ultimo firmato da Umberto Allemandi. Il CdA provvederà alla nomina del nuovo direttore del giornale entro i primi giorni del nuovo anno.

Un commosso Umberto Allemandi ha ringraziato dipendenti, giornalisti e collaboratori per lo straordinario percorso insieme, durato oltre quarant’anni. «Non potevamo trovare – ha detto – nessun partner migliore di quelli che sono qui riuniti per assicurare nel secondo tempo della nostra storia uno straordinario sviluppo nelle attività di servizio culturale e artistico, e soprattutto la piena centralità dell’Italia nell’informazione universale su attività opere e operatori nel settore arte, un ruolo mondiale che finalmente diviene possibile dopo quanto per quarant’anni giorno dopo giorno abbiamo preparato”.

Afferma il neopresidente, Michele Coppola: “La scelta di investire in una realtà qualificata come Allemandi significa per prima cosa riconoscere la storia e il ruolo svolto in questi quarant’anni: sia come casa editrice, sia come editore libero che ha raccontato l’attualità nell’arte e nella cultura, diventando un punto di riferimento prezioso che va tutelato e accompagnato negli anni a venire. La solida composizione del Consiglio di Amministrazione, voluto dai nuovi investitori, rappresenta il modo migliore per proseguire questa storia di successo confermandone la responsabilità e le ambizioni”.

CARO SUOLO: IL CEMENTO “MANGIA” 20 ETTARI AL GIORNO E COPRE 72,5 CHILOMETRI QUADRATI

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L’aumento è di circa 20 ettari di terreno al giorno e ricopre di cemento una superficie di 72,5 chilometri quadrati: come tutti gli edifici di Torino, Bologna e Firenze. Sebbene in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente, il consumo di suolo rimane ancora troppo elevato nel nostro Paese. La crescita resta al di sopra della media decennale di 68,7 km2 (2012-2022) ed è compensata solo in piccola parte dal ripristino di aree naturali (poco più di 8 km2, dovuti soprattutto al recupero di aree di cantiere). L’edizione 2024 del Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, a cura del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), lancia un nuovo allarme sulla cementificazione selvaggia della Penisola (in alto foto di Pixabay.com).

Non si tratta più soltanto di un problema ambientale. La questione è anche economica: nel 2023 la riduzione dell’”effetto spugna”, ovvero la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua e regolare il ciclo idrologico, costa all’Italia oltre 400 milioni di euro. Un “caro suolo” che si aggiunge ai danni causati dalla perdita dei servizi ecosistemici: dalla diminuzione della qualità dell’habitat alla perdita della produzione agricola, dallo stoccaggio di carbonio alla regolazione del clima.

Foto di Silvia Rapisarda (dal sito di SNPA)

“Le fragilità ambientali e climatiche del nostro Paese – avverte con preoccupazione il presidente di ISPRA e SNPA, Stefano Laporta – rendono improrogabile l’approvazione di una legge nazionale sul consumo di suolo in conformità agli indirizzi europei, che affermi i principi fondamentali di riuso, rigenerazione urbana e limitazione del consumo di suolo, sostenendo con misure positive il futuro dell’edilizia, la tutela e la valorizzazione dell’attività agricola”. E aggiunge: “Così come, per il futuro delle nostre città, sarà fondamentale adottare un Piano nazionale di ripristino”.

Commenta la direttrice generale dell’Ispra, Maria Siclari: “Al netto delle aree recuperate o ripristinate, abbiamo avuto una crescita di 64 km² in più rispetto all’obiettivo di azzeramento del consumo di suolo netto al 2030. È una sfida ardua, fondamentale non solo per la tutela del territorio, della biodiversità e del paesaggio, ma anche per la sicurezza e il benessere di tutti”.   A suo parere, i dati scientificamente validati da questo Rapporto “dovrebbero orientare le politiche di sostenibilità ambientale, alla luce degli impatti economici delle nuove impermeabilizzazioni in termini di riduzione della capacità del suolo di trattenere e mantenere l’acqua e regolare il ciclo ideologico, la cui perdita è stimata in circa 400 milioni di euro annui”.

(dal Fatto Quotidiano)

Nel 2023 risultano cementificati più di 21.500 km2, di cui l’88% su suolo utile. In aumento la cancellazione del suolo irreversibile, con nuove impermeabilizzazioni permanenti pari a 26 km2 in più rispetto all’anno precedente. Il 70% del nuovo consumo di suolo avviene nei Comuni classificati come urbani secondo il recente regolamento europeo sul ripristino della natura (Nature Restoration Law). Nelle aree, dove il nuovo regolamento europeo prevede di azzerare la perdita netta di superfici naturali e di copertura arborea a partire dal 2024, si trovano nuovi cantieri (+663 ettari), edifici (+146 ettari) e piazzali asfaltati (+97ettari).

È in calo costante, quindi, la disponibilità di aree verdi: meno di un terzo della popolazione urbana riesce a raggiungere un’area verde pubblica di almeno mezzo ettaro entro 300 metri a piedi. Proseguono nel frattempo le trasformazioni nelle aree a pericolosità idraulica media, dove la superficie artificiale avanza di oltre 1.100 ettari, mentre si sfiorano i 530 ettari nelle zone a pericolosità da frana: quasi 38 si trovano in aree a pericolosità molto elevata.

Di conseguenza, cambia la classifica dei Comuni “Risparmia suolo”, quelli cioè in cui le trasformazioni della copertura del suolo sono limitate o assenti: sul podio del 2024 salgono Trieste, Bareggio (MI) e Massa Fermana (FM). Ad accompagnare il report, sul sito di Ispra è disponibile anche l’EcoAtlante: oltre a rappresentare un vero e proprio viaggio nell’ambiente italiano, questo strumento consente di consultare e scaricare le mappe dettagliate del consumo di suolo e di personalizzarle in base alle proprie esigenze (https://www.isprambiente.gov.it/it/events/presentazione-rapporto-consumo-di-suolo-dinamiche-territoriali-e-servizi-ecosistemici-edizione-2024)

CONTRASTO ALLA POVERTA’, NEL 2024 INTESA SANPAOLO DONA 9,8 MILIONI DI PASTI, 600MILA POSTI LETTO, 115MILA FARMACI E 94MILA INDUMENTI

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Pasti, posti letto, farmaci e indumenti a persone in difficoltà su tutto il territorio nazionale. Con il più imponente programma di contrasto alle povertà disposto da un soggetto privato – 1,5 miliardi di euro entro il 2027 – Intesa Sanpaolo ha deciso la realizzazione di 50 milioni di interventi nell’orizzonte del Piano d’Impresa 2022 – 2025.

PASTI. Contro la povertà alimentare, la più drammatica, nel 2024 sono stati distribuiti oltre 9,8 milioni di pasti attraverso la collaborazione con la Fondazione Banco Alimentare su tutto il territorio italiano, insieme a Fondazione San Patrignano, Dynamo Camp, Fondazione di Comunità di Messina, ACLI, Associazione VIDAS, Cooperativa Semi di Vita, Fondazione Cometa, City Angels. Le iniziative rientrano nell’ambito di un programma di accoglienza che passa sia dalla distribuzione di cibo a persone in situazione di indigenza, sia al recupero e distribuzione delle eccedenze per ridurre e prevenire la produzione di rifiuti alla fonte.

POSTI LETTO. Nel 2024 sono stati offerti circa 600 mila posti letto. Il contributo principale è stato apportato grazie a diverse collaborazioni tra cui Fondazione San Patrignano, Dynamo Camp, Fondazione di Comunità di Messina, City Angels, Associazione VIDAS, Associazione D.i.Re – Donne in Rete contro la Violenza, Casa Betel. L’Obiettivo è quello potenziare la mappa dell’accoglienza insieme alle Organizzazioni non profit che da tempo se ne occupano.

FARMACI. Per ribadire il diritto alla salute per tutti, anche e soprattutto per chi è costretto a rinunciarvi per motivi economici, grazie all’intervento di Intesa Sanpaolo nel 2024 sono stati distribuiti circa 115 mila farmaci, in particolare attraverso la collaborazione con la Fondazione Banco Farmaceutico. A questo si aggiungerà l’apertura di tre nuovi Ambulatori solidali delle Diocesi della Caritas Italiana in Campania, Puglia e Molise per l’erogazione di servizi sanitari di base gratuiti e l’acquisto di farmaci, materiale medico e apparecchiature diagnostiche in altri Ambulatori esistenti.

INDUMENTI. Portare riequilibrio in una società che produce più di quanto consuma, attraverso il dialogo con le aziende clienti del Gruppo Intesa Sanpaolo, nel corso del 2024 è stato possibile distribuire circa 94 mila indumenti in partnership con Caritas Italiana e alcune aziende clienti della Banca, per il recupero e la distribuzione di eccedenze di produzione.

Carlo Messina, consigliere delegato e CEO di Intesa Sanpaolo

Con il Piano d’Impresa 2022-2025, Intesa Sanpaolo ha consolidato il programma di contrasto alle povertà voluto dal consigliere delegato e CEO,  Carlo Messina fin dal 2018, costituendo un’Area di Governo dedicata, sotto la responsabilità di Paolo Bonassi e inserita nell’Area Sostenibilità guidata da Paola Angeletti. In base a un modello operativo consolidato, la Banca mette in relazione soggetti del Terzo Settore, aziende e istituzioni secondo un progetto che si distingue per capacità di individuare il bisogno, programmazione pluriennale, capillarità degli interventi e pluralità dei soggetti coinvolti.

ENEL, ARRIVA “BONUS+PER TE” PER I CLIENTI PIÙ VULNERABILI: CONTRIBUTO STRAORDINARIO PARI AL 20% DEL BONUS SOCIALE

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Arriva a dicembre “Bonus+ Per Te”, un sostegno concreto per i clienti di Enel Energia: a loro verrà riconosciuto un contributo straordinario, pari al 20% del valore del bonus sociale per disagio economico percepito per il 2024 nelle bollette di Enel Energia.

Il “Bonus+ Per Te” è dedicato ai clienti Enel Energia titolari di un solo contratto (luce, gas o entrambi), con un esborso per la spesa energetica negli ultimi 12 mesi, che siano over 75 o appartenenti a famiglie con più di quattro persone e attualmente beneficiari del bonus sociale per disagio economico erogato da Enel Energia secondo i requisiti previsti per il 2024 dal Governo e da Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente. Il “Bonus+ Per Te” sarà riconosciuto per una sola volta e nella prima bolletta utile.

Questa iniziativa rientra nell’ambito dell’impegno costante di Enel nel promuovere azioni concrete a favore dei propri clienti, con particolare attenzione ai più vulnerabili. Lo slogan è “Enel dalla tua parte, sempre”.