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PROGETTO FERROVIE EUROPEE, L’AD DI FS FERRARIS: “UNA MOBILITA’ INTEGRATA, SOSTENIBILE ED EFFICIENTE”

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Un nuovo sistema di ticketing per consentire ai passeggeri di viaggiare in treno e con altre modalità di trasporto, a livello nazionale e internazionale; l’implementazione del Digital Twin, il gemello digitale delle opere infrastrutturali per migliorare la manutenzione predittiva; e il progetto Dp-Rail per incrementare lo scambio dei dati nel trasporto merci transfrontaliero. Sono i temi principali discussi durante la prima riunione a Roma sotto la presidenza di Luigi Ferraris, AD del Gruppo FS, del Comitato di Gestione Europea (EMC) della Union Internationale des Chemins de Fer, istituzione internazionale che riunisce i principali attori e stakeholder del settore ferroviario.

All’incontro hanno partecipato, in presenza e da remoto, i rappresentanti dei principali operatori ferroviari europei e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini. l’obiettivo comune, di tutti i membri dell’UIC, è quello di promuovere lo shift modale dal mezzo privato al treno in un’ottica di sostenibilità, connettività e integrazione dei sistemi di trasporto.

FS Ferraris con Salvini
L’Ad di FS Ferraris con il ministro Salvini

“Sono onorato di aver ospitato a Roma la riunione inaugurale del Comitato di Gestione Europea 2024-2025” – ha commentato Ferraris: “Oggi, al fianco dei principali attori europei del settore, abbiamo discusso le sfide future che impatteranno sul trasporto ferroviario e sull’intero sistema di mobilità a livello europeo. Il nostro principale obiettivo è rafforzare il sistema ferroviario, per favorire la crescita economica e attrarre nuovi investimenti, con l’innovazione e la digitalizzazione come elementi chiave per la trasformazione della mobilità europea”.

Nell’ambito dello spazio ferroviario unico Europeo, il nuovo sistema di ticketing armonizzato e standardizzato che il settore sta creando migliorerà l’esperienza dei passeggeri nella pianificazione, acquisto e fruizione di viaggi con il treno o con altre modalità di trasporto, anche a livello internazionale, offrendo l’accesso a tutte le informazioni necessarie in tempo reale.

Il Digital Twin è il “gemello” di un’opera infrastrutturale. Una copia esatta, ma digitale, che può rappresentare un’innovazione rivoluzionaria per il sistema infrastrutturale: garantirebbe significativi vantaggi in termini di manutenzione predittiva, efficienza, riduzione dei costi e sostenibilità ambientali. Uno sviluppo coerente e omogeneo in tutta Europa permetterebbe anche la condivisione di informazioni e il reciproco scambio di conoscenze e know-how.

Per quanto riguarda la logistica e il trasporto merci, è fondamentale lo sviluppo e l’implementazione del progetto Dp-Rail, che sarà in grado di colmare il gap quantitativo e qualitativo dei dati disponibili e necessari per i processi di produzione del trasporto ferroviario transfrontaliero delle merci.

 

GRUPPO ENEL, 13 PROGETTI PER SUPPORTO PSICO-SOCIALE AI DIPENDENTI: DA DISABILITA’ A PARITA’ DI GENERE

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Dagli interventi di supporto psico-sociale per i dipendenti che hanno figli con disabilità fino ai corsi rivolti agli over 45 per sviluppare nuove competenze e ampliare le proprie prospettive di crescita. Dai webinar dedicati alla comunicazione accessibile e inclusiva fino ad arrivare alle iniziative per favorire la parità di genere, tra cui attività di sensibilizzazione sull’empowerment femminile e sull’ educazione finanziaria rivolti alle donne e attività di role modeling, svolte da professioniste dell’azienda nelle scuole primarie e secondarie, per sensibilizzare le ragazze sul valore delle discipline STEM.

Il Gruppo Enel ha all’attivo 13 progetti di Diversity&Inclusion a cui hanno partecipato fino a oggi complessivamente oltre quattromila dipendenti in Italia. Un’adesione massiccia che testimonia il crescente apprezzamento dei lavoratori verso iniziative di questo tipo, ma anche l’attenzione e la sensibilità dell’azienda verso le istanze di cambiamento della società.

L’ampio e variegato pacchetto di iniziative di formazione e di welfare che il Gruppo Enel mette a disposizione dei propri dipendenti ha l’obiettivo di promuovere una cultura aziendale all’insegna dell’inclusione e valorizzare le unicità di ognuno, contribuendo ad abbattere quegli stereotipi che ancor oggi possono frenare la crescita e lo sviluppo umano e professionale delle persone.

Tra le principali iniziative messe in campo da Enel in tal senso, spicca l’Ability parent care, un innovativo programma di supporto rivolto alle persone che hanno figli con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), deficit dell’attenzione (ADHD), disabilità motoria, sensoriale o neurodiversità. Questo consente ai dipendenti interessati di partecipare in forma gratuita e con frequenza periodica a gruppi di ascolto ad hoc, coordinati da esperti qualificati, dove condividere le proprie esperienze, i propri bisogni e le proprie emozioni, ma anche di scoprire e trovare nuove risorse per affrontare le difficoltà legate alla gestione quotidiana della disabilità.

Nell’ambito delle iniziative finalizzate a superare l’ageismo e ogni preconcetto legato all’età anagrafica delle persone, si distingue poi Re-Generation, il progetto avviato insieme all’Università Telematica UNINETTUNO, che permette ai lavoratori over 45 anni di frequentare gratuitamente corsi universitari brevi di alto livello e arricchire, così, il proprio bagaglio professionale.

L’abbattimento dei pregiudizi connessi all’orientamento affettivo passa anche attraverso una formazione e un welfare ad hoc. Con questa finalità, sono stati attivati corsi gratuiti rivolti a tutti i dipendenti sulla comunicazione accessibile e inclusiva e sull’intersezionalità di genere per combattere gli stereotipi che spesso si nascondono dietro alle parole. Nella stessa ottica, il gruppo Enel ha esteso alle coppie omogenitoriali unite civilmente le misure sui congedi parentali, ampliando e migliorando la normativa interna vigente.

Altrettanto importanti sono i due progetti Upskilling 4 e Healthy work 2.0. Entrambi puntano a valorizzare i dipendenti con disabilità cognitive e comportamentali, promuovendo la loro partecipazione a corsi online utili a rafforzare le loro competenze informatiche, la capacità di autogestire gli strumenti di lavoro a distanza e potenziare le abilità lavorative. Si tratta di iniziative che dimostrano come Enel consideri la diversità una risorsa fondamentale, fonte di innovazione e crescita.

 

LA “VIA DEI MONTI” FRA LEVANTO E LUNIGIANA NEL CATALOGO DEI CAMMINI RELIGIOSI ITALIANI

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La Via dei Monti (o de Pontremolo) entra ufficialmente nel “Catalogo dei cammini religiosi italiani”. L’istanza presentata dal Consorzio di promozione turistica e culturale del territorio dei liguri antichi “il Cigno” è stata accolta dal Ministero del Turismo. Viene garantito così il raggiungimento di questo importante obiettivo, frutto del lavoro messo in campo dal Consorzio e dai suoi partner sul territorio del Levante ligure, che ha trovato la condivisione della vicina Lunigiana nel segno di un rapporto storico profondo.

PONTREMOLI TOP

La Via dei Monti nasce nel Trecento come percorso mercantile fra Levanto e la Lunigiana, per volere della Repubblica di Genova interessata a sviluppare i commerci per terra e per mare in direzione della Val Padana. Il porto canale di Levanto rappresenta per tutto il Medioevo il punto di arrivo e partenza della navigazione che si sviluppa lungo le coste in direzione della Spagna. Ed era privilegiato sia dai mercanti che dai pellegrini che, via mare e successivamente via terra, raggiungevano Santiago di Compostela.

VIA DEI MONTI cartina

Levanto e Pontremoli sono unite fra loro per la devozione verso San Giacomo, come testimoniano importanti luoghi religiosi e le Confraternite. Tutto il percorso è scandito da chiese e oratori di grande pregio, strutture ricettive e punti tappa dove raccogliere i timbri da apporre sul “passaporto del pellegrino”. Non va dimenticato, inoltre, lo stretto legame tra Brugnato, la cui diocesi risulta fondata nel 1133, e Pontremoli dove la chiesa di San Pietro in Confluentu costituiva una prioria dei Vescovi brugnatesi e per due secoli è stata la sede della stessa diocesi.

Con un primo finanziamento sostenuto dalla Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando “Luoghi della Cultura 2020”, il Consorzio Il Cigno – in collaborazione con i Comuni di Levanto, Borghetto di Vara e Brugnato, della sezione del Club Alpino Italiano della Spezia e della Parrocchia della Pieve di San Siro di Montale di Levanto – ha realizzato i primi interventi sul tratto Levanto-Brugnato. Lo spunto deriva dagli studi del professor Tiziano Mannoni e di Gianni Busco che riscoprirono l’antica Via della Lunigiana storica.

Successivamente è stato possibile completare il recupero dell’antico tracciato che si conclude a Pontremoli, intersecando la Via Francigena, con i contributi della Fondazione Carispezia, erogato nell’ambito del Bando Aperto 2022; della Banca di Credito Cooperativo Versilia, Lunigiana e Garfagnana; dell’Unione dei Comuni della Lunigiana; del Comune di Zignago e della Sezione CAI di Pontremoli.

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La Via dei Monti è il terzo cammino religioso che interessa la Liguria, oltre alla Via Francigena e al Cammino di Sant’Agostino. È il primo, però, che si snoda per oltre il 65% in Liguria e il resto in Toscana. Ora questo tracciato può svolgere un ruolo strategico, richiamando i flussi turistici dalla costa delle Cinque Terre all’entroterra. La promozione e valorizzazione dei cammini religiosi e sacri, inoltre, assume particolare importanza in vista del Giubileo di Roma del 2025, sia per i fondi che verranno messi a disposizione da parte del Ministero del Turismo, sia come attrattore per i nuovi pellegrini.

 

SOSTENIBILITA’: INTESA SANPAOLO PRIMA BANCA IN ITALIA E IN EUROPA, SECONDA AL MONDO

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Intesa Sanpaolo è la prima banca in Europa e in Italia, la seconda al mondo, tra le 100 società quotate più sostenibili al mondo. Lo certifica la classifica di Corporate Knights, società leader nel settore dei media e della ricerca sui temi dell’economia sostenibile, che ogni anno – in occasione del World Economic Forum di Davos (nella foto sopra) – presenta i risultati di un’analisi che valuta e mette a confronto oltre 6.700 grandi aziende globali quotate in Borsa.

La classifica prende in esame le aziende con almeno un miliardo di dollari di fatturato valutate sulla base di 25 indicatori di performance: tra gli altri, sostenibilità ambientale, attenzione a risorse umane, uguaglianza di genere, ricavi da prodotti, servizi e investimenti ESG. Vengono incluse solo le aziende che individuano nelle soluzioni sostenibili una parte fondamentale della propria offerta commerciale e che stanziano investimenti significativi per ridurre le proprie emissioni di carbonio.

 

Le 100 società individuate compongono il Corporate Knights Global 100 Index.

Intesa Sanpaolo si è confermata tra i gruppi più attivi al mondo per lo sviluppo sostenibile, un risultato che riflette l’impegno del Gruppo rafforzato nell’ambito del Piano d’impresa 2022-2025, che prevede un posizionamento ai vertici mondiali per impatto sociale e un grande focus sul clima. A fine 2023 l’impegno di Intesa Sanpaolo nella sostenibilità ha portato alla riconferma – unica banca italiana – nei Dow Jones Sustainability Indices (World e Europe).

NAPOLI, IL GOLFO E IL PAESAGGIO AL TEMPO DI NAPOLEONE IN MOSTRA ALLE GALLERIE D’ITALIA

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Con 73 opere provenienti da tutto il mondo, Intesa Sanpaolo presenta alle Gallerie d’Italia di Napoli (Via Toledo, 177) fino al 7 aprile 2024 la mostra Napoli al tempo di Napoleone. Rebell e la luce del Golfo. La rassegna è dedicata al pittore viennese Joseph Rebell e all’atmosfera culturale vivace e vibrante della città partenopea negli anni dal 1808 al 1815, periodo del regno di Gioacchino Murat e Carolina Bonaparte, che videro nelle arti un mezzo efficace per promuovere la crescita civile della società napoletana.

L’esposizione, a cura di Sabine Grabner, Luisa Martorelli, Fernando Mazzocca e Gennaro Toscano, è realizzata in partnership con il Museo Belvedere di Vienna e con la collaborazione dell’Institut Français di Napoli e si avvale del patrocinio del Comune di Napoli. Le opere esposte provengono da importanti istituzioni culturali nazionali e internazionali, come il Belvedere di Vienna, l’Accademia di Belle Arti di Vienna, la Biblioteca Nazionale Austriaca, il Castello di Fontainebleau e Versailles. oltre che dalla collezione Intesa Sanpaolo.

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Dichiara Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo: “Le mostre di Gallerie d’Italia, insieme alle collezioni di proprietà qui ospitate, sono un omaggio alla grande arte e storia di Napoli, ricca di stagioni e protagonisti da riscoprire. I magnifici paesaggi di Rebell raccontano un momento storico significativo per la città, in un progetto espositivo che abbiamo realizzato insieme al Belvedere di Vienna e grazie ai prestiti di importanti musei italiani ed europei. Credo che anche questa iniziativa sia prova concreta del forte legame della Banca con Napoli e della vitalità di un museo che lavora per contribuire alla bellezza artistica, al prestigio culturale e alla crescita sociale di questa straordinaria città”.

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Il Decennio Francese fu un periodo molto fiorente per la pittura di paesaggio, in particolare durante il regno di Gioacchino Murat e Carolina Bonaparte, i quali chiamarono alla loro corte maestri francesi del genere, come Simon Denis, Alexadre Dunouy, Auguste de Forbin, riservando una protezione particolare al viennese Rebell che, accanto ad altri innovatori del vedutismo di quegli anni, è il grande protagonista della mostra.

Si tratta della prima rassegna dedicata a Joseph Rebell (Vienna 1787 – Dresda 1828): la sua pittura è caratterizzata da un nuovo modo di rappresentare il paesaggio, sperimentandolo sul vero e rendendolo con forza drammatica, segnando una svolta nella produzione artistica tra Neoclassicismo e Romanticismo e anticipando la concezione romantica della pittura di paesaggio, basata sulla esaltazione dei valori atmosferici e sentimentali. Il suo esempio è stato fondamentale per l’olandese Antoon Sminck Pitloo e per la generazione degli artisti della Scuola di Posillipo.

Le opere di Rebell sono messe a confronto per la prima volta con gli artisti di paesaggio del suo tempo: Michael Wutky, che è stato il suo maestro, Pierre-Jacques Volaire, Simon Denis, Alexander Dunouy, Louis de Forbin, Johan Christian Dahl.

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In mostra gli splendidi i ritratti giovanili di Gioacchino e Carolina Murat; quello di Napoleone in abito da incoronazione imperiale; numerose vedute del Golfo di Napoli e dei magnifici dintorni; l’eruzione del Vesuvio; le rappresentazioni della Costiera Amalfitana e delle Isole, insieme ai disegni e agli studi preparatori. Molti i prestiti prevenienti da musei austriaci e francesi, con alcune opere di grande rilievo mai o raramente viste in Italia.

Il catalogo della mostra è realizzato da Edizioni Gallerie d’Italia | Skira.

Il museo di Napoli, insieme a quelli di Milano, Torino e Vicenza, è parte del progetto museale Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, guidato da Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici della Banca.

INFORMAZIONI UTILI

Sede: Gallerie d’Italia – Napoli | Via Toledo, 177 Napoli

Orari: da martedì a venerdì dalle ore 10 alle 19; sabato e domenica dalle 10 alle 20; lunedì chiuso. Ultimo ingresso: un’ora prima della chiusura.

Tariffe: intero 7€, ridotto 4€, ingresso gratuito per convenzionati, scuole, minori di 18 anni e clienti del Gruppo Intesa Sanpaolo.

PRENOTAZIONI

http://www.gallerieditalia.com, napoli@gallerieditalia.com, Numero Verde 800.167619

VICENZA, ALLE GALLERIE D’ITALIA MOSTRA SULLE ACCONCIATURE FEMMINILI, DONNE E POTERE

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Fino al 7 aprile 2024, Intesa Sanpaolo presenta alle Gallerie d’Italia – Vicenza la mostra Le trecce di Faustina. Acconciature, donne e potere nel Rinascimento, a cura di Howard Burns, Vincenzo Farinella e Mauro Mussolin. L’esposizione affronta, per la prima volta con taglio monografico, un aspetto fondamentale dell’arte, della cultura, della società e degli studi antiquari del Rinascimento: le acconciature femminili.

Attraverso una selezione circa 70 opere provenienti da importanti musei nazionali e internazionali, oltre che dalla collezione Intesa Sanpaolo, tra cui busti – da quelli imperiali a quelli rinascimentali – dipinti, sculture, monete antiche, medaglie moderne, disegni, volumi a stampa, l’esposizione ricostruisce il mondo affascinante e complesso delle capigliature del Quattro e Cinquecento, le possibilità artistiche che hanno offerto e la loro importanza nella società e nella moda italiana.

Dichiara Michele Coppola, Executive Director Arte Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo: “Apriamo, nella cornice suggestiva di Palazzo Leoni Montanari, un progetto capace di sorprendere per la bellezza delle opere esposte e l’originalità del tema che le collega, portando a Vicenza capolavori dall’antichità al Rinascimento che ancora oggi offrono riflessioni attuali. La provenienza dei prestiti racconta il respiro internazionale dell’iniziativa e conferma il contributo della Banca, attraverso le Gallerie d’Italia, a impreziosire una città fortemente legata alla storia del nostro irrinunciabile impegno in cultura.”

Il titolo richiama una delle acconciature più spettacolari e famose, quella dell’imperatrice Faustina Maggiore, moglie di Antonino Pio, divenuta simbolo di concordia e amore coniugale. Il suo busto, presente nelle più celebri raccolte antiquarie rinascimentali, sia di artisti come Lorenzo Ghiberti e Andrea Mantegna, che di committenti come Lorenzo il Magnifico e Isabella d’Este, divenne un celebrato modello artistico e numerose copie e rielaborazioni diedero grande visibilità all’eccentrica capigliatura che finì per essere adottata da moltissime donne, specialmente in Veneto.

GELLERIE Le trecce 4

 

Il percorso si snoda attraverso otto sale. Dopo un prologo dedicato al tema della “chioma di Berenice”, la prima sala racconta la riscoperta del ritratto di Faustina Maggiore e della sua particolarissima acconciatura: un ritratto e un’acconciatura che interessò molti grandi artisti quattrocenteschi (Lorenzo Ghiberti, Filarete, Andrea Mantegna, Giovanni Bellini). La seconda sala ripercorre in sintesi la storia del ritratto femminile nell’arte greca e romana, mostrando la grande varietà delle acconciature scelte dalle donne antiche. La terza sala mostra la liberazione dei capelli delle donne, raggiunta nel Quattrocento anche grazie al prestigio dei modelli classici. La quarta sala propone un doveroso e inevitabile confronto con le acconciature maschili, che non meno di quelle femminili, furono il prodotto del recupero di modelli classici combinati con sensibilità più moderne. La quinta sala ripercorre l’interesse palesato da Michelangelo per la raffigurazione dei capelli femminili, esaminando in particolare i disegni con le” teste divine” e l’invenzione della Leda. La sesta sala considera le pettinature come testimonianza della nuova visibilità della donna in società e della loro capacità di esprimere codici di costume adeguati a contesti assai diversi, dalle corti ai bordelli. La settima sala sarà invece dedicata all’attenzione mostrata dal cinema per le acconciature femminili, antiche e moderne. L’ottava e ultima sala documenta come l’acconciatura di Faustina – filo rosso della mostra – abbia continuato a esercitare grande fascino anche nell’età neoclassica e, in particolare, nella ritrattistica di Antonio Canova.

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Lo spazio espositivo raccoglie una selezione di ritratti di protagoniste del Rinascimento, tra cui Lucrezia Borgia, Isabella d’Este, Vittoria Colonna ed Eleonora da Toledo, e approfondisce l’espressività delle acconciature nella ritrattistica ufficiale, evidenziando come le stesse donne le abbiano utilizzate per proporre valori culturali e modelli di comportamento.

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Nell’ambito della mostra saranno proposti incontri ed eventi e un’ampia attività di didattica gratuita rivolta alle scuole e alle famiglie.

Il catalogo della mostra è realizzato da Edizioni Gallerie d’Italia | Skira.

Il museo di Vicenza, insieme a quelli di Milano, Napoli e Torino, è parte del progetto museale Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, guidato da Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici della Banca.

 

SCORIE NUCLEARI, ORA TRINO VUOLE IL DEPOSITO NAZIONALE: MA C’E’ DI MEZZO IL FIUME PO

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È da decenni ormai, che il Comune di Trino (Vercelli) ospita sul proprio territorio le scorie nucleari, accumulate dalle centrali italiane dismesse. E ora si candida come sede del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e parco tecnologico, pur non essendo inserito nell’elenco delle 51 aree idonee, pubblicato il 13 dicembre scorso dalla Sogin, la società pubblica incaricata di realizzare e gestire lo smaltimento. Rispetto alla logica del cosiddetto “Nimby” (not in my back yard, non nel mio giardino o cortile) sembra un paradosso, ma l’autocandidatura ufficiale è stata presentata il 12 gennaio dal sindaco Daniele Pane (lista civica, iscritto a Fratelli d’Italia).

Centrale di Trino - Sala controllo
Centrale di Trino – Sala controllo

A suo parere, Trino – già sede di una centrale, intitolata a Enrico Fermi, costruita fra il 1961 e il 1964 e chiusa nel 1990 – sarebbe stato escluso per motivi di carattere amministrativo. Ma in realtà non è così. In un articolo a firma di Luisiana Gaita pubblicato sul Fatto Quotidiano spiega Gian Piero Godio, vicepresidente di Legambiente e di Pro Natura per il Vercellese: “Non ci sono solo questioni amministrative, impedimenti che possono cambiare che riguardano gli insediamenti industriali, né tantomeno aspetti legati al consumo di suolo, che non è un criterio per l’esclusione. Ma problemi legati, tra l’altro, alla sicurezza del territorio: dai rischi di alluvione a quelli sismici. Senza considerare la presenza delle risaie”.

L’amministrazione comunale ha chiesto comunque al governo di “avviare una rivalutazione del territorio al fine di verificarne l’eventuale idoneità”. E il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, anche lui piemontese, ha accolto con favore la disponibilità di Trino, sul cui territorio sono concentrate al momento l’82% delle scorie radioattive. Naturalmente, l’autocandidatura è legata anche alla possibilità di ottenere in cambio le compensazioni economiche previste dalla procedura.

Fatto sta che, a parte le riserve di Legambiente, tra le 51 aree ritenute idonee 15 si trovano fra la Puglia e la Basilicata, 21 in provincia di Viterbo, otto in Sardegna, cinque in Piemonte e due in Sicilia. I criteri di idoneità sono fisici (lontananza da zone vulcaniche, sismiche e a rischio dissesto, da insediamenti civili, industriali e militari, dalle coste) e anche amministrativi (escluse le aree naturali protette e di interesse agricolo, archeologico e storico). A queste ragioni, gli ambientalisti aggiungono la vicinanza del fiume Po: in caso di esondazione, il deposito nazionale rischierebbe di essere allagato e di provocare una contaminazione nucleare. Agli esperti, ora, l’ardua sentenza.

MILANO, MOSTRA SU MORONI ALLE GALLERIE D’ITALIA: CENTO OPERE IN NOVE SEZIONI (FINO AL 1° APRILE)

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E’ aperta al pubblico fino al 1° aprile 2024 alle Gallerie d’Italia – Milano, museo di Intesa Sanpaolo, la mostra Moroni (1521 – 1580). Il ritratto del suo tempo a cura di Simone Facchinetti e Arturo Galansino. Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, la rassegna è inserita nel programma Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023 ed è realizzata in partnership con Accademia Carrara di Bergamo e Fondazione Brescia Musei.

L’esposizione, la prima dedicata alla carriera di Giovan Battista Moroni, presenta oltre 100 opere tra disegni, libri, medaglie, armature, ma soprattutto dipinti provenienti da prestigiosi musei internazionali quali la National Gallery di Londra, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, Gemäldegalerie – Staatliche Museen di Berlino, il Musée du Louvre, il Museo Nacional del Prado, la National Gallery of Art di Washington e il Philadelphia Museum of Art. Alle opere di Moroni si affiancano importanti testimonianze figurative di Lotto, Moretto, Savoldo, Anthonis Mor, Tiziano, Veronese e Tintoretto.

Dichiara Giovanni Bazoli, Presidente Emerito di Intesa Sanpaolo: “Siamo lieti di presentare un progetto espositivo di ampio respiro dedicato a Giovan Battista Moroni, che consente di riscoprire e ammirare negli spazi delle Gallerie d’Italia una delle pagine più belle e intense della pittura del Cinquecento lombardo e italiano. Questa iniziativa, cui hanno concorso importanti musei nazionali e internazionali, suggella l’impegno della nostra banca nella valorizzazione del patrimonio di Brescia e di Bergamo, nell’anno in cui sono state Capitale della Cultura italiana.”

Milano - 05/12/2023 - allestimento della mostra "Giovanni Battista Moroni, il ritratto del suo tempo" a Gallerie d'Italia Milano (Roberto Serra / Iguana / Gallerie d'Italia)
Milano – 05/12/2023 – allestimento della mostra “Giovanni Battista Moroni, il ritratto del suo tempo” a Gallerie d’Italia Milano (Roberto Serra / Iguana / Gallerie d’Italia)

La mostra è suddivisa in nove nuclei tematici, ciascuno dedicato ad un particolare aspetto della produzione artistica dell’artista lombardo. Il percorso inizia con un approfondimento della figura di Alessandro Bonvicino detto il Moretto, il maestro di Moroni, di cui verranno esposte due testimonianze figurative capitali quali la Pala di Sant’Andrea e San Paolo caduto da cavallo. A partire dall’inizio degli anni ’40 del Cinquecento, Moroni è documentato nella bottega bresciana del suo maestro ed è proprio qui che inizia a raccogliere appunti grafici che andranno a costituire un prezioso taccuino di disegni, ricostruito in occasione della mostra.

Successivamente è possibile ammirare una sezione di approfondimento su Lorenzo Lotto, molto attivo a Bergamo dove ha lasciato significative tracce del suo passaggio. Sia sul fronte delle invenzioni di soggetto sacro sia su quello del genere ritrattistico Lotto ha rappresentato per Moroni una continua fonte di ispirazione: ne sono testimonianza il confronto tra le due Trinità esposte in mostra e i cosiddetti ritratti “in azione”.

Segue un approfondimento sul contesto trentino della metà del Cinquecento a partire dal Ritratto di Cristoforo Madruzzo, il Principe-Vescovo di Trento dipinto da Tiziano nel 1552. Segue la comparazione tra il Ritratto di Alessandro Vittoria, scultore trentino, con il Ritratto di Giulio Romano di Tiziano. Chiude la sezione la cosiddetta Pala dei Dottori, un’opera pubblica commissionata a Moroni dalla corporazione dei legali e dei dottori per il proprio altare nella basilica di Santa Maria Maggiore, all’epoca sede delle sedute conciliari.

Moroni dedica un’ampia parte della sua carriera alla ritrattistica che viene approfondita in tutte le sue sfaccettature. Una delle sezioni della mostra espone i ritratti del potere, in particolare è possibile ammirare i ritratti di Tiziano e Tintoretto, in grado di valorizzare lo status del personaggio perdendone di vista le specificità individuali, in contrasto con quelli realizzati da Moroni che, nonostante fossero nati con lo scopo esplicito di esaltare il loro ruolo pubblico, non ha potuto fare a meno di restituirci l’aspetto umano. Esemplare in questo contesto “Ritratto di un Podestà” del 1560-65 proveniente da Accademia Carrara di Bergamo.

Milano - 05/12/2023 - allestimento della mostra "Giovanni Battista Moroni, il ritratto del suo tempo" a Gallerie d'Italia Milano (Roberto Serra / Iguana / Gallerie d'Italia)
Milano – 05/12/2023 – allestimento della mostra “Giovanni Battista Moroni, il ritratto del suo tempo” a Gallerie d’Italia Milano (Roberto Serra / Iguana / Gallerie d’Italia)

La sezione successiva, dedicata ai ritratti al naturale, indaga un aspetto peculiare della produzione moroniana. Questa tipologia di ritratto riproduce in maniera fedele, senza forme di idealizzazione le persone immortalate nei quadri. Moroni, tendenzialmente, costruisce dei set di posa sempre uguali – come facevano i fotografi nell’Ottocento – concentrando l’attenzione dell’osservatore sulla testa, lo sguardo, la posa delle mani e i dettagli della moda.

Un’altra parte della produzione di Moroni raccoglie i ritratti delle personalità del suo tempo, fra i quali spiccano la poetessa Isotta Brembati, gli aristocratici Prospero Alessandri, Giovan Gerolamo Grumelli e Gabriel de la Cueva (futuro Governatore di Milano) i cui ritratti saranno messi in dialogo con cinquecentine, armi e armature, selezionati con lo scopo di creare una relazione diretta con i dipinti.

Viene approfondito, inoltre, il legame tra Lotto e Moretto che non si limita alla reciproca influenza artistica ma si tratta di un modo comune e originale di interpretare i tempi della Riforma cattolica. La scelta di esporre lo Stendardo delle Croci – parte della Collezione di Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, museo di riferimento per Moretto – e l’Elemosina di Sant’Antonino vuole mettere in evidenza la presenza di ritratti reali, l’establishment della Chiesa bresciana nel primo caso, anonimi poveri e diseredati nel secondo.

Su questi modelli Moroni continuerà a produrre immagini destinate a una Diocesi fedele ai dettami del Concilio di Trento: in questa sezione saranno messi in risalto i personaggi ritratti che hanno chiesto di entrare a far parte delle storie sacre illustrate nelle varie pale d’altare, oltre a opere pubbliche di Moroni in perenne bilico tra innovazione e conservazione.

Una sezione della mostra è dedicata alla preghiera individuale che durante la Controriforma trova riscontro in numerosi dipinti. Nel caso di Moretto e Moroni il ruolo del personaggio ritratto diventa sempre più incombente nei dipinti dove è protagonista l’orazione mentale: una sorta di visione dei fatti sacri ricreata nella mente del devoto.

L’esposizione si chiude con Il Sarto, proveniente dalla National Gallery di Londra, considerato il dipinto più iconico di Moroni. Non è un caso che il personaggio sia stato ripreso mentre sta tagliando con la forbice un pezzo di stoffa tinta di nero, colore per antonomasia della moda europea del tempo. Da qui nasce l’idea di raccogliere ritratti della seconda metà del Cinquecento in grado di evidenziare la diffusione di abiti e cappelli, anche di fogge diverse, tutti costituiti da varie tipologie di stoffe nere.

Il Libro del Sarto, un repertorio di modelli raccolto da un sarto milanese nella seconda metà del Cinquecento, illustra in modo efficace l’uso del nero nella moda del tempo. In alcuni di questi ritratti compaiono delle imprese: motti e iscrizioni che si combinano con degli oggetti simbolici per restituire al gesto esibito dal ritrattato un significato allegorico.

Il catalogo della mostra è realizzato da Edizioni Gallerie d’Italia |Skira.

INFORMAZIONI

 ORARI: martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica: aperto dalle 9,30 alle 19,30; giovedì: aperto dalle 9,30 alle 22,30; lunedì: chiuso; ultimo ingresso un’ora prima della chiusura.

TARIFFE: intero 10€, ridotto 8€, ingresso gratuito per convenzionati, scuole, minori di 18 anni, ridotto speciale 5€ per under 26 e clienti del Gruppo Intesa Sanpaolo

 PRENOTAZIONI: http://www.gallerieditalia.com, milano@gallerieditalia.com, Numero Verde 800.167619

VENEZIA, LO STORICO “TEATRO ITALIA” TRASFORMATO IN UN SUPERMARKET FINISCE SUI SOCIAL

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Sarà pure “il più bel supermarket del mondo”. Ma certamente non giova all’immagine di Venezia e dell’Italia. Il supermercato della Despar a Cannaregio, il sestiere della Serenissima a cui si accede attraverso due ponti sul Canal Grande, è stato allestito all’interno dell’ex Teatro Italia, costruito nel 1915 su progetto dell’architetto Giovanni Sardi riprendendo lo stile gotico lagunare, con le monofore e le trifore di Palazzo Ducale. E ora è finito sul sito di See Italy Travel, con un breve video di otto secondi, suscitando sui social un vespaio di polemiche: “Mamma che tristezza”, ha commentato il signor Alfredo Ferrante che l’ha postato su “X” (già Twitter).

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Non è colpa – evidentemente – della Despar, la società consortile che riunisce 6 aziende della distribuzione alimentare e negozi affiliati. Ma semmai di chi, il Comune di Venezia o la Soprintendenza competente, ne ha autorizzato a suo tempo la realizzazione e l’apertura. Se è utile ai cittadini della Serenissima, è anche un pugno nell’occhio però per i visitatori e i turisti che sbarcano sulla Laguna per ammirare Piazza San Marco con la sua Basilica, i palazzi e le chiese, i canali e le calli che rendono questa città unica al mondo, Patrimonio mondiale Unesco dal 1987.

TEATRO ITALIA 3

Inaugurato il 1° marzo 1916 dopo due anni di lavori, a Campiello dell’Anconeta, il Teatro Italia sorgeva originariamente su una superficie di mille metri quadri, con una cubatura di novemila metri cubi. La sala misurava 145 metri per 14 e poteva contenere fino a 1.200 spettatori seduti. Nel soffitto si aprivano due lucernari, attraverso cui filtrava la luce diurna. Al centro, un grande plafone in affresco eseguito dal pittore veneziano Alessandro Pomi.  In seguito, il Teatro fu utilizzato anche come cinema, prima di decadere ed essere trasformato in un discount nel 2017.

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FERROVIE IN TILT: MAXI-RITARDI E CANCELLAZIONI. MA ORA IL GRUPPO FS PRESENTA UN ESPOSTO PER IL SOSPETTO DI “SABOTAGGI”

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La responsabilità politica sarà pure del ministro dei Trasporti. Ma quella operativa e gestionale spetta tutta al nuovo management delle Ferrovie dello Stato: l’amministratore delegato del Gruppo Fs, Stefano Donnarumma, insieme a quello di Trenitalia, Luigi Corradi. Sono loro i maggiori responsabili del blackout continuo che sta paralizzando la rete ferroviaria italiana, danneggiando ormai quotidianamente i passeggeri e in particolare i pendolari che devono raggiungere ogni giorno il posto di lavoro. Tanto che, dopo i ripetuti episodi degli ultimi tempi, FS ha presentato un esposto alla magistratura, avanzando il sospetto di “sabotaggi”.

Fino a pochi mesi fa, sotto la gestione del precedente amministratore delegato di FS, Luigi Ferraris, i treni in Italia circolavano più o meno regolarmente. Poi è cominciata la “stagione delle grandi opere”: gli interventi di ristrutturazione e potenziamento della rete previsti dal Pnrr, con i fondi europei, partiti in ritardo per colpa dell’ex ministro Raffaele Fitto. E perciò, con oltre 400 cantieri aperti tutti insieme, i lavori si sono accavallati su tutta la linea creando i ripetuti disagi registrati negli ultimi tempi.

Uno studio dei Radicali documenta che, fra ottobre e dicembre, il 72% delle Frecce di Trenitalia sono arrivate in ritardo, per un totale di 50 ore perse al giorno. La linea Roma-Firenze dell’Alta Velocità è stata funestata da interruzioni e rallentamenti. E ora s’aggiunge il guasto alla linea elettrica che ha mandato in tilt il nodo nevralgico di Milano Centrale, provocando cancellazioni e maxi-ritardi fino a quattro ore su tutte le tratte del Nord. È scoppiato così il caos. Tanto che la stessa direzione di Trenitalia è stata costretta ad arrendersi e ad alzare bandiera bianca, invitando addirittura i viaggiatori a “evitare o limitare gli spostamenti in treno a quelli strettamente necessari e di riprogrammare i viaggi rinviabili”. Solo alle 15,20 è stata annunciata la riattivazione della circolazione.

In un post pubblicato su “X”, l’ex premier Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle, ha scritto: “Il ministro dei Trasporti Salvini forse si è perso con lo sguardo per aria, alla ricerca dei satelliti di Musk da sponsorizzare. Dovrebbe invece avere lo sguardo ben saldo sulle nostre stazioni ferroviarie: oggi un’altra giornata nera di ritardi dei treni nell’indifferenza dei più”.

Prima di quest’ultimo episodio, se ne erano verificati almeno altri tre di una certa rilevanza. Il 2 ottobre scorso, per un errore di manutenzione, un chiodo aveva bloccato la circolazione in mezza Italia. Il 30 novembre un treno-lumaca da Reggio Calabria a Milano aveva accusato un ritardo di addirittura 468 minuti. E ancora, proprio alla vigilia di Natale, il 24 dicembre un altro treno Lecce-Milano era arrivato con 162 minuti di ritardo.

Siamo arrivati, dunque, a una “paralisi annunciata”. Una Caporetto ferroviaria. E tutto ciò mentre l’Ad Donnarumma vagheggia un piano da 100 miliardi di euro in cinque anni che dovrebbe aumentare di 100 milioni il numero dei passeggeri oltre i 570 attuali. Ma, di questo passo, il nuovo Piano industriale del Gruppo FS rischia di naufragare e di restare lettera morta.

I dati dell’Osservatorio Cantieri, pubblicati sul sito del ministero, parlano chiaro. In un post pubblicato su “X”, @UGirovago77000 riferisce che al momento “su 38 opere finanziate solo 7 rispettano i tempi”. E dalla stessa fonte risulta che “su 70 miliardi stanziati sono stati pagati solo 6 miliardi e 500 milioni per avanzamenti”. Commenta l’autore: “Un disastro certificato”.

Nel frattempo, come se niente fosse, il ministro Salvini (nella foto sopra) continua a immaginare il suo Ponte sullo Stretto di Messina da (almeno) 15 miliardi che, come sostiene l’economista Gianfranco Viesti, “non serve a niente” e anzi sottrae risorse al potenziamento della rete siciliana. Un “albero della cuccagna” – come Amate Sponde ha già riferito – che con ogni probabilità distribuirà soldi alle imprese che partecipano a questo progetto, anche se alla fine non riusciranno a completare l’opera.

Ai tempi del fascismo, si diceva che il regime facesse arrivare i treni sempre in orario. Ed evidentemente, il ministro dei Trasporti sta facendo di tutto per dimostrare che lui non è fascista. Ma c’è anche da pensare che, portando al disastro le Ferrovie dello Stato, voglia accelerare la sua uscita da questo ministero per trasferirsi magari a quello dell’Interno, per difendere “i confini nazionali” – come dice lui – dall’arrivo dei migranti. E questo, sul piano elettorale, può rendere senz’altro di più delle ferrovie che non funzionano.