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ENERGIA “PULITA” INTESA SANPAOLO PRIMA BANCA NELLA CIP

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È Intesa Sanpaolo la prima banca italiana a entrare nella Climate Investment Platform (CIP), iniziativa nata dalla partnership tra l’International Renewable Energy Agency (IRENA), il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, l’organizzazione Sustainable Energy for All e il Green Climate Fund, per aumentare i finanziamenti dedicati alla transizione energetica e consentire a ogni Paese di raggiungere obiettivi climatici ambiziosi. L’adesione è stata siglata nella sede di IRENA ad Abu Dhabi dal Direttore Generale dell’Agenzia, Francesco La Camera, e da Christophe Hamonet, Responsabile della Filiale Hub Intesa Sanpaolo di Dubai, che coordina le attività della rete internazionale nel Medio Oriente e in Africa della Divisione IMI Corporate & Investment Banking.

Attraverso CIP, l’Agenzia IRENA lavora per riunire istituzioni finanziarie pubbliche e private per supportare la realizzazione di progetti di energia rinnovabile in tutto il mondo, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. In qualità di principale organizzazione intergovernativa per la transizione energetica, l’Agenzia lavora con 163 stati membri, inclusa l’Unione Europea, per sostenere un futuro energetico sostenibile.

CIP aiuta i governi in quattro fasi fondamentali della politica energetica: la definizione degli obiettivi climatici e dei relativi contributi nazionali; l’implementazione e la buona applicazione di politiche e regolamenti per l’energia pulita; la creazione di un mercato con cui mettere in contatto investitori e progetti; la riduzione del rischio finanziario, in modo da garantire l’accesso al credito e la bancabilità dei progetti.

Intesa Sanpaolo metterà a disposizione di CIP e dei Paesi ed enti aderenti l’esperienza maturata a livello internazionale nel finanziamento per la realizzazione di grandi impianti per la produzione di energia pulita, oltre alla propria rete di relazioni nei maggiori mercati di capitali e all’assistenza necessaria per rendere bancabili i progetti che rispettano i più alti criteri ESG.

“Per IRENA e i suoi partner la piattaforma CIP è un’iniziativa prioritaria, perché consente di rispondere collettivamente alle esigenze dei Paesi membri in una fase cruciale degli interventi in campo energetico”, dichiara il direttore generale La Camera. E aggiunge: “Accogliamo con favore la stretta collaborazione con società del settore privato come Intesa Sanpaolo che condividono una visione globale per un sistema energetico a basse emissioni di carbonio e per una crescita inclusiva e sostenibile”.

“Intesa Sanpaolo è una delle banche più sostenibili al mondo ed è inclusa nei principali indici internazionali di sostenibilità”, afferma Mauro Micillo, Chief of IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo: “Tutto il Gruppo è impegnato nel supportare la produzione di energia da fonti rinnovabili, in linea con il proprio impegno per la sostenibilità ambientale e la responsabilità sociale, capisaldi del nostro Piano di Impresa. La collaborazione con IRENA e l’accesso alla piattaforma CIP ci daranno modo di ampliare i nostri interventi a sostegno della transizione verso l’energia pulita in numerosi Paesi in forte crescita, soprattutto in Africa”.

ROMA, AFFARE COLOSSEO ALL’ ASTA PER 600 MILIONI BIGLIETTI E GESTIONE

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L’11 marzo prossimo, dopo 25 anni di proroghe, si chiuderà la nuova asta per assegnare i servizi museali del Colosseo, il più grande anfiteatro del mondo e il più imponente monumento dell’Antica Roma giunto fino a noi. Un’icona storica della Capitale e dell’Italia. Inserito nel 1980 fra i Patrimoni dell’Umanità Unesco, dal 2007 compare anche nella lista delle Nuove Sette Meraviglie del mondo.

Risale addirittura al 1996 l’ultima asta per la gestione del Colosseo e di tutta l’area circostante che, oltre all’anfiteatro, comprende il Foro Romano-Palatino e la Domus Area. La gara, bandita da Consip (società del Ministero dell’Economia e delle Finanze), vale in totale circa 600 milioni di euro: per l’esattezza, 593 suddivisi in due lotti. Da una parte, biglietteria, informazioni, accoglienza e assistenza alle visite (564 milioni); dall’altra, servizi editoriali, merchandising e oggettistica (29 milioni).

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Ma – come ha raccontato Leonardo Bison, archeologo e dottorando all’Università di Bristol, in un documentato articolo apparso recentemente sul Fatto Quotidiano – in questo affare i privati guadagnano più dello Stato. E spiega: “A beneficiare di questi decenni senza gare e anche della quinquennale durata della gara attuale, sono i concessionari: Coopculture per accoglienza, biglietteria e visite e Mondadori Electa per l’editoria, mostre e merchandising”. La denuncia di Bison richiede un passo indietro.

Nel 1998, due anni dopo l’ultima asta, il Colosseo contava meno di 3 milioni di visitatori, con introiti pari a circa 11 milioni di euro; nel 2018, vent’anni dopo, il numero dei visitatori ha superato i 7,5 milioni e gli incassi sono saliti a 75 milioni di euro (nella foto qui sotto, una veduta dell’interno con visita guidata). Se la quota che spetta allo Stato – secondo l’accordo del ’96 – è di circa l’80%, quella su tutti gli altri servizi è molto più bassa, arrivando a zero per le audioguide, le prevendite e le visite guidate (nel 2019, più di 14 milioni di euro). Un affare nell’affare, insomma, che sfrutta un bene pubblico d’interesse storico e monumentale a vantaggio dei privati che se lo gestiscono.

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Nella nuova concessione dell’anfiteatro romano, per la durata di cinque anni, queste quote saranno riviste al rialzo: la base di partenza è del 22%, ma a vincere sarà l’offerta che garantisce più entrate allo Stato. “Si può però immaginare – osserva Bison – che il concessionario sarà ben tutelato: l’oligopolio di aziende che gestisce le biglietterie per i maggiori musei italiani, le uniche che possono candidarsi per i servizi del Colosseo (700mila biglietti annui venduti per un solo committente sono requisito per partecipare alla gara) ha un vantaggio comune nel tenere basse le royalties statali”.

Tutto il business ruota intorno alla biglietteria. Il problema, già noto agli operatori del settore, è emerso in tutta la sua evidenza con il lockdown causato dall’epidemia di coronavirus e dal conseguente crollo del turismo. Al Colosseo come altrove, il concessionario e il ministero dei Beni culturali, invece di restituire i fondi per i biglietti acquistati e non più utilizzabili, hanno ripagato in voucher. Nell’articolo pubblicato sul Fatto, Salvatore Donghi, presidente della Federazione italiana Tour Operator, parla di 15 milioni di euro di biglietti acquistati e non utilizzati che le sole agenzie di Roma attendono da Coopculture. A suo parere, attraverso un’impresa privata che fa capo alla presidente di Coopculture, Giovanna Barni, la società concessionaria “acquista in autonomia (da se stessa) biglietti di accesso al Colosseo, con una riduzione equivalente alla sua commissione, oltre a 2 euro per diritti di prenotazione”. E lo stesso presidente della Federazione Tour Operator aggiunge: “Coopculture prenota per se stessa direttamente, senza rischio di impresa in caso di invenduto, il numero di biglietti giornalieri che vuole, per qualunque slot di orario di ingresso al Colosseo”.

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Da parte sua, come riporta Il Fatto, Coopculture replica che l’80% dei biglietti è venduto online e sostiene di aver sempre agito “per una piattaforma di vendita che in modo trasparente mette tutti i biglietti a disposizione nel rispetto della gradualità dei rilasci onde evitare accaparramenti”. Ora si tratta magari di cogliere l’opportunità della nuova gara per aumentare e garantire la trasparenza del servizio di biglietteria (nella foto sopra, una scena da “Il Gladiatore” con Russell Crowe). Iniziato nel 70 d.C. da Vespasiano e inaugurato nell’80 d.C. da Tito, il Colosseo sta in piedi ormai da duemila anni, ma non può aspettare un altro quarto di secolo per veder rinnovata la concessione fra lo Stato e i privati.

 

 

 

 

INTESA SANPAOLO CON COMAT: RIQUALIFICARE 100 CONDOMINI

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Un accordo di collaborazione per finanziare una radicale riqualificazione energetica di 2.500 condomini, utilizzando il Superbonus 110%, è stato sottoscritto da Intesa Sanpaolo e da Comat Servizi Energetici (CSE), società partecipata dal Fondo Italiano per l’Efficienza Energetica SGR S.p.A. e da Comat S.p.A., che gestisce questi immobili in Italia. CSE ha già avviato lavori per un ammontare superiore ai 100 milioni di euro, dei quali la Banca acquisterà il corrispettivo credito d’imposta.

Questa prima tranche di interventi interesserà 100 condomini per un totale di circa 3.000 unità abitative in Piemonte, Liguria e Lombardia. Circa l’80% degli immobili passerà dalla classe energetica G-E alla B-A. Tra i condomini interessati ci sono il Martin Luther King e Via Costa a Grugliasco; Corso Trieste a Torino; Via Costituzione a Settimo Torinese; lo Zenith a Baldissero Torinese; Via Coronata a Genova; Condomino Idea a Santo Stefano al Mare; Condominio SGL a Diano Marina; Via Cogne a Milano.

La stima dei benefici economici in termini di risparmio in bolletta elettrica è di 1,3 milioni di euro l’anno (150 milioni in 10 anni considerando l’aumento del combustibile), in media 450 euro per famiglia, a cui si aggiunge il 30% circa di rivalutazione immobiliare, pari a 110 milioni di euro. Dall’investimento trarranno beneficio non solamente i singoli proprietari, bensì tutta la collettività. Il risparmio in termini di emissioni, infatti, è stimabile pari a 2.600 tonnellate di Co2 l’anno, corrispondente a 260.000 alberi d’alto fusto (1.300 ettari di foresta).

La corposa operazione di efficientamento energetico e finanziaria trae spunto dal Decreto Rilancio che ha introdotto la possibilità di effettuare una radicale riqualificazione degli edifici, portando in detrazione fiscale il 110% degli investimenti effettuati. Intesa Sanpaolo sta riscontrando un ampio interesse sia da parte delle imprese sia da parte dei privati, che attraverso il servizio offerto dalla Banca possono “monetizzare” i propri crediti senza dover aspettare anni, a vantaggio dell’intero sistema economico. Opportunità valida anche per tutti quei soggetti che non sono fiscalmente capienti.

La Banca interviene in tre modi: con la cessione del credito d’imposta; eventuale finanziamento ponte per l’avvio e la gestione dei cantieri oggetto di cessione del credito d’imposta; servizio facoltativo e gratuito di Deloitte, società di consulenza e revisione leader nel mondo, che segue il cliente nelle pratiche per ottenere il visto di conformità e nella gestione del cassetto fiscale.

La riqualificazione energetica degli immobili (nella foto, un modello di progetto) può contribuire fortemente al rilancio del mercato immobiliare, anche alla luce del fatto che in Italia il 74% degli edifici residenziali è stato costruito prima del 1980, quando ancora non vigevano le prime norme sull’efficienza energetica. Il dato lombardo è leggermente inferiore rispetto alla media italiana (73%), mentre Liguria e Piemonte risultano essere le regioni italiane con la maggior quota di immobili costruiti prima del 1980, rispettivamente 87% e 83%. Genova, dopo Firenze, è inoltre la città italiana con la quota più alta di immobili edificati prima del 1980 (97,3%); la città di Torino si colloca al terzo posto, con una quota di immobili storici del 93,2% sul totale. Anche il capoluogo lombardo, ha un’alta quota di immobili vetusti: il 92% (dati elaborati dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo).

Attraverso il supporto finanziario di ISP – dichiara Federico Augusti, amministratore delegato di Comat Servizi Energetici – siamo oggi in grado di accelerare notevolmente il processo di abbattimento delle CO2, garantendo la riduzione dei costi in bolletta dei nostri clienti con il Servizio Energia Plus, che prevede oltre alla riqualificazione impiantistica ed edile una garanzia delle performance energetiche fino a 15 anni. L’accordo ISP-CSE è un concreto esempio di finanza a beneficio del territorio e dell’ambiente”.

Teresio Testa, direttore regionale Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo, a sua volta commenta: “Siamo particolarmente soddisfatti di aver dato il via a una delle operazioni di riqualificazione energetica più importanti promosse in Italia. Da tempo la nostra Banca lavora in un’ottica di conversione green del Paese e delle attività produttive, per le quali abbiamo complessivamente stanziato 50 miliardi di euro”.

NAVE “ECO” DELLA GRIMALDI FINANZIATA DA ISP

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Un finanziamento di circa 37 milioni di euro è stato concesso da Intesa Sanpaolo in favore di Grimaldi Euromed, società del Gruppo Grimaldi specializzata nel trasporto merci rotabili in Europa e nelle Autostrade del Mare e nel trasporto passeggeri nel Mediterraneo con il brand Grimaldi Lines. La linea di credito è stata dedicata all’acquisto della nave Eco Livorno (nella foto), nuovo ingresso nella flotta Grimaldi e terza delle dodici navi ibride della innovativa classe Grimaldi Green 5th Generation (GG5G). Grazie al loro design unico, le navi GG5G non sono solo le più grandi unità ro-ro al mondo per il trasporto marittimo di corto raggio, ma anche le più ecofriendly.

La Eco Livorno, grazie a numerose innovazioni tecnologiche che ottimizzano i consumi e le prestazioni della nave, è in grado di dimezzare le emissioni di CO2 per unità trasportata, mentre quando è ferma in porto, permette di azzerare completamente le sue emissioni utilizzando l’energia elettrica immagazzinata durante la navigazione. L’operazione, conclusa dalla Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo, conferma il supporto del Gruppo a sostegno della trasformazione ESG del Paese e del ridisegno del sistema industriale in chiave sostenibile.

“I settori delle infrastrutture e della mobilità sostenibile rivestono un ruolo centrale nell’economia italiana. Siamo pertanto particolarmente felici di aver supportato un’eccellenza quale il Gruppo Grimaldi che da tempo persegue una strategia di sviluppo in ambito green”, dichiara Mauro Micillo, Chief della Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo: “Oggi, più che mai, il cambiamento e l’innovazione in chiave sostenibile sono determinanti per una crescita economica capace di generare un impatto sociale e ambientale positivo. Per questo siamo al fianco delle imprese, nazionali e internazionali, che intendono attivare strategie di transizione energetica e che ambiscono a migliorare il proprio profilo di sostenibilità”.

Dichiara Diego Pacella, amministratore delegato di Grimaldi Euromed Spa:    “Esprimiamo soddisfazione per il sostegno che Intesa Sanpaolo ha garantito anche a questa nuova iniziativa del nostro Gruppo. La generazione di navi, di cui fa parte la Eco Livorno, ha richiesto anni di ricerca e progettazione. Il risultato è una nave che non ha eguali in termini di riduzione del carbon footprint per unità di carico trasportata. Ringraziamo la Banca per l’interesse manifestato per le tematiche ambientali legate all’iniziativa e, con l’occasione, per la costante attenzione riservata alle esigenze delle società italiane ed estere del Gruppo Grimaldi”.

 

LA FORMULA E TORNA IN GARA A ROMA CON ENEL X

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Torna la gara dei bolidi elettrici sulle strade della Capitale, quest’anno nella veste di Campionato del Mondo ABB FIA Formula E. Per la prima volta in 3 anni, il Rome E-Prix consisterà in un doppio appuntamento, sabato 10 aprile alle ore 16 e domenica 11 aprile alle ore 13. Le gare saranno trasmesse in diretta su Italia 1 e Sky Sport 1: previsti oltre 75 milioni di telespettatori in 150 paesi. Con il nuovo programma di legacy per il quartiere EUR, il Rome E-Prix continuerà a lasciare anche un’eredità al territorio: previsto il rifacimento del Parco Giochi situato all’interno del Laghetto dell’EUR che porterà alla riqualificazione dell’intera area.

Le due tappe romane del Campionato si terranno sul nuovo spettacolare circuito cittadino dell’Eur, quest’anno senza pubblico nel rispetto delle norme anti-COVID 19. Con l’obiettivo di gareggiare in massima sicurezza, Formula E ha adottato un protocollo chiamato “sistema bolla” per garantire la sicurezza non solo di tutto il personale, dei team e dei piloti, ma anche dei cittadini romani. Il protocollo prevede lo screening di tutti i presenti attraverso tamponi molecolari e un severo codice di comportamento sul luogo dell’evento.

“Roma si conferma palcoscenico dei grandi eventi internazionali”, dichiara la sindaca Virginia Raggi: “La Formula E è uno spettacolo unico, che unisce il fascino e le emozioni della competizione sportiva alle migliori prospettive delle tecnologie sostenibili, come quelle della mobilità elettrica. Nelle monoposto elettriche che sfrecceranno mostrando al mondo la bellezza dell’Eur, con le sue architetture affascinanti e senza tempo, si uniscono lavoro, ricerca e investimenti in un settore che rappresenta il futuro del pianeta e dell’economia”.

 Francesco Venturini, CEO di Enel X, aggiunge: “Lo spettacolo della Formula E torna a Roma e, nonostante la mancanza del pubblico sugli spalti, l’energia e il tifo per i piloti non mancheranno. Grazie ai caricatori appositamente realizzati da Enel X, in qualità di Official Smart Charging Partner del campionato, le monoposto elettriche potranno sfrecciare sul circuito dell’Eur, dimostrando ancora una volta che la mobilità elettrica oltre a essere sostenibile è anche in grado di regalare forti emozioni. Per noi, questo è un laboratorio a cielo aperto dove abbiamo la possibilità di mettere a punto le più innovative tecnologie di ricarica che verranno poi adattate e utilizzate per la mobilità elettrica di tutti i giorni, come dimostra la recente apertura a Roma della prima area urbana ultrafast per la ricarica dei veicoli elettrici a Corso Francia”.

Formula E non trascura la creazione di valore per il territorio, soprattutto in un anno segnato dall’emergenza sanitaria. È stato annunciato, infatti, il rifacimento del Parco Giochi situato all’interno del laghetto dell’EUR: si prevede non solo la manutenzione straordinaria con la sostituzione di elementi in degrado del parco, ma anche l’installazione di giochi inclusivi e accessibili a tutti, realizzati con materiali riciclati. Il progetto, che sarà ultimato entro l’estate, consentirà di riqualificare l’intera area. I lavori per l’allestimento della pista comprenderanno, inoltre, la riasfaltatura di gran parte del manto stradale coinvolto e la ristrutturazione totale del marciapiede di via Murri, segmento della città di particolare rilevanza storico-architettonica che rimarrà in eredità al quartiere.

Quest’anno Formula E donerà a strutture ospedaliere, partner a supporto di progetti a vocazione sociale e università locali centinaia di pass per accedere al “Virtual Emotion Club”, piattaforma online dove godersi interviste esclusive e contenuti su misura. Grazie alla collaborazione con UNICEF, 14 ragazzi tra gli 11 e i 17 anni che hanno realizzato il proprio e-Kart grazie a un corso STEM dedicato presso l’Istituto Massimo di Roma potranno incontrare i piloti e gli organizzatori. Insieme alla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile di Roma, Formula E ha elaborato infine un programma educativo per i bambini dai 7 agli 11 anni per incoraggiare la sostenibilità nella loro vita quotidiana, chiamato “Travelling To A Sustainable Future”.

Per scoprire le ultime notizie sul Campionato ABB FIA di Formula E visitare: www.FIAFormulaE.com

 

 

CON QUATTRO NUOVE DIREZIONI CRESCE LA BANCA DEI TERRITORI

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Intesa Sanpaolo (nella foto, la sede di Milano illuminata dal tricolore) vara una riorganizzazione della Divisione Banca dei Territori, guidata da Stefano Barrese, creando quattro nuove direzioni regionali per supportare l’economia reale in una fase complessa come quella attuale e potenziare ulteriormente l’offerta di servizio in tutte le aree del Paese. La nuova organizzazione territoriale sarà operativa a partire dal 12 aprile, giorno della fusione per incorporazione di UBI Banca nel Gruppo, secondo le linee già annunciate dal consigliere delegato Carlo Messina.

La redistribuzione territoriale delle direzioni regionali – che passano da otto a dodici – conferma l’efficacia del modello di servizio della Divisione Banca dei Territori, più vicina alle istanze locali, valorizzando anche le professionalità provenienti da UBI e ora parte integrante dello stesso Gruppo bancario. Tra le principali novità, la costituzione di quattro nuove direzioni regionali con un rafforzamento complessivo della capacità di servire le comunità in cui la banca opera. Vengono inoltre riorganizzate alcune direzioni esistenti, nel segno comune del potenziamento delle iniziative a favore dei principali asset del Gruppo: clienti, territori e persone.

Le quattro nuove direzioni regionali – Lombardia Nord; Lombardia Sud; Piemonte Sud e Liguria; Basilicata, Puglia e Molise – verranno rispettivamente localizzate a Bergamo, Brescia, Cuneo e Bari, aree in cui la presenza di Intesa Sanpaolo si rafforza particolarmente in virtù dell’acquisizione di UBI. Le dodici direzioni regionali saranno guidate da otto manager di Intesa Sanpaolo e quattro di provenienza UBI. A dimostrazione della politica di attenzione all’equità di genere, da tempo perseguita dal Gruppo, alla guida di due direzioni regionali sono state designate Cristina Balbo e Francesca Nieddu.

Attraverso un processo di integrazione che sta progredendo in maniera spedita ed efficace, la Banca dei Territori avvierà già in questi giorni tutti i passaggi formali ed organizzativi, così da rendere operativo il nuovo assetto della Divisione a partire dal 12 aprile. La nuova configurazione della rete vedrà complessivamente oltre 5000 tra filiali e punti operativi sull’intero territorio nazionale. Oltre alla già esistente direzione Impact, guidata già da Marco Morganti, verrà creata la nuova direzione Agribusiness con sede a Pavia, affidata a Renzo Simonato, ciascuna dotata di una propria rete di sportelli.

Nel dettaglio, le dodici direzioni regionali della Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, con i nomi dei rispettivi responsabili, saranno così articolate:

  • Piemonte Nord, Valle d’Aosta e Sardegna – sede a Torino, guidata da Teresio Testa (confermato).
  • Piemonte Sud e Liguria – sede a Cuneo, con a capo Andrea Perusin (proveniente da UBI Banca).
  • Milano e Provincia – sede a Milano, diretta da Gianluigi Venturini (confermato).
  • Lombardia Nord – sede a Bergamo, con Tito Nocentini (confermato.
  • Lombardia Sud – sede a Brescia, con Marco Franco Nava (proveniente da UBI Banca).
  • Veneto Ovest e Trentino Alto Adige – sede a Padova, con Roberto Gabrielli (proveniente da UBI Banca).
  • Veneto Est e Friuli Venezia Giulia – sede a Venezia, guidata da Francesca Nieddu (proveniente da Intesa Sanpaolo e per la prima volta alla guida di una direzione regionale).
  • Emilia Romagna e Marche – sede a Bologna, con Cristina Balbo (confermata).
  • Toscana e Umbria – sede a Firenze, con Luca Severini (confermato).
  • Lazio e Abruzzo – sede a Roma, con Pierluigi Monceri (confermato).
  • Basilicata, Puglia e Molise – sede a Bari, con Alberto Pedroli (proveniente da UBI Banca).
  • Campania, Calabria e Sicilia – sede a Napoli, con Giuseppe Mario Nargi (confermato).

 

 

“GREEN ITALY”, 23 PRIORITA’ NEL PIANO DI LEGAMBIENTE PER LA RIPRESA NAZIONALE

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Sono 23 le priorità d’intervento che Legambiente indica nel suo “Piano nazionale di Ripresa e Resilienza”, per un’Italia più verde, più vivibile, innovativa e inclusiva. E perciò l’associazione ambientalista propone 63 progetti territoriali da realizzare, tra cui: energie rinnovabili, mobilità sostenibile, economia circolare, adattamento climatico e riduzione del rischio idrogeologico, ciclo delle acque, bonifiche dei siti inquinati, innovazione produttiva, rigenerazione urbana, superamento del digital divide, infrastrutture verdi, turismo, natura e cultura. Da qui, la richiesta di 5 riforme trasversali necessarie per accelerare la transizione ecologica del Paese per renderlo più moderno e sostenibile, dando il via a una nuova stagione della partecipazione e della condivisione territoriale.

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Convocata e audita in Parlamento dalla Commissione Ambiente della Camera, l’associazione offre così il suo “Recovery Plan verde”, per trasformare la Penisola da qui al 2030 se saprà utilizzare al meglio le opportunità e le risorse che l’Europa ha messo a disposizione dell’Italia con il Next Generation EU: 209 miliardi, di cui 82 a fondo perduto e 127 di prestiti. Il documento è stato elaborato attraverso un confronto durato cinque mesi con istituzioni, imprese, associazioni, sindacati, attraverso una scrittura collettiva e condivisa.

Il faro che ha guidato Legambiente nella redazione del suo Piano è la lotta alla crisi climatica che riguarda trasversalmente le 23 priorità nazionali d’intervento. Nel suo dossier, inoltre, l’associazione descrive – regione per regione – quelle che a suo avviso sono le opere da realizzare e quelle da evitare, suggerendo in maniera chiara come spendere i circa 69 miliardi di euro destinati per la “Rivoluzione verde e transizione ecologica” e i 32 miliardi destinati alle “Infrastrutture per la mobilità sostenibile”.

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PROGETTI DA FINANZIARE Oltre all’Alta Velocità nel Centro-Sud, Legambiente indica le reti ferroviarie di Sicilia, Calabria, Basilicata, Molise, Campania, Sardegna, Toscana, Umbria, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Veneto e Lombardia; l’elettrificazione dei porti; l’idrovia Padova Venezia; la chiusura dell’anello ferroviario di Roma; gli interventi per ridurre gli impatti ambientali nelle acciaierie (l’ex Ilva di Taranto e l’impianto di Cogne ad Aosta) alla riconversione del distretto dell’Oil&Gas di Ravenna (puntando sulla nuova filiera dell’eolico e del fotovoltaico offshore e della dismissione delle piattaforme non più operative), la riconversione delle centrali a carbone ancora attive e i progetti sull’agro-ecologia in Puglia, Umbria, Emilia Romagna e Trentino. Si passa, quindi, alla realizzazione di digestori anaerobici per il trattamento della frazione organica differenziata, con produzione di biometano e compost di qualità, in ogni provincia in Sicilia, Calabria, Campania, Basilicata, Abruzzo, Marche, e Liguria (in provincia di Imperia, La Spezia, a Genova e nel Tigullio) e quelli per trattare gli scarti agricoli, i reflui zootecnici e i fanghi di depurazione. E poi le delocalizzazioni degli edifici a rischio idrogeologico in Calabria, Sardegna e Umbria; la decarbonizzazione delle isole minori in Sicilia; la digitalizzazione nelle aree interne e una nuova fruibilità turistica delle aree montane come nelle Marche, dove an­drebbero finanziate le connessioni ciclopedonali, che mancano, tra Appennino e costa adriatica; la riqualificazione dell’edilizia popolare (messa in sicurezza ed efficientamento energetico) e degli istituti scolastici in Campania; il progetto integrato sulla “città adriatica” nelle Marche.

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PROGETTI DA EVITARE – Tra quelli che l’associazione ambientalista boccia, figurano l’impianto di cattura e stoccaggio di CO2 proposto da Eni a Ravenna; il Ponte sullo Stretto di Messina; quelli legati alla produzione di idrogeno da fonti fossili; i nuovi invasi; gli impianti TMB per il trattamento meccanico biologico dei rifiuti; gli impianti di innevamento artificiale e di risalita al di sotto dei 1.800 metri d’altezza; gli incentivi legati all’acquisto dei veicoli a combustione interna.

CRITICHE AL PNRR DEL GOVERNO – Per Legambiente, gli anni fino al 2030 saranno cruciali per fronteggiare l’emergen­za climatica: per questo non deve essere sprecata la grande opportunità del PNRR per diventare un paese moderno; per liberarsi da zavorre, emergenze ambientali croniche, progetti e inadem­pienze che provocano procedure d’infrazione da parte dell’Europa; e soprattutto per superare lo shock causato dalla pandemia. A oggi, purtroppo, il PNRR predisposto dal governo, non ha ancora imboccato con determinazione questa strada. Secondo l’associazione ambientalista, si tratta di un piano privo di una bussola, dove la grande assente tra le priorità trasversali è proprio la crisi climatica (che andrebbe affiancata a parità di genere, Sud e giovani) e dove manca la messa a punto di obiettivi, strumenti e interventi dettagliati, coerenti e integrati tra loro, tale da delineare la visione del Green Deal Italiano e le tappe della transizione per tradurlo in realtà.

Nel Piano governativo arrivato in Parlamento il 15 gennaio 2021, non compare più infatti l’allegato con le schede-progetto circolato il 29 dicembre scorso e questo non rende possibile un’analisi approfondita e puntuale. Ma una descrizione più generale di quello che si vuole finanziare c’è ed è sufficiente per valutare gli errori del Piano. Nel PNRR proposto dal governo, per esempio, alle opere ferroviarie per la connessione veloce vanno quasi 27 miliardi di euro (la fa da padro­na l’Alta velocità e la velocizzazione della rete con poco meno di 15 miliardi di euro) e 18,5 all’efficientamento termico e sismico dell’edilizia residenziale privata e pubblica. Sono di gran lunga più contenute le risorse destinate a produzione e distribuzione di energia da fonti rinnovabili (9); al trasporto locale e alle ciclovie (7,5) a cui andrebbero destinate più risorse, all’economia circolare (4,5 miliardi di euro), che pure vede l’Italia come paese leader in Europa; il rischio idrogeologico (3,6), che interes­sa il 91,1% dei Comuni; l’agricoltura (2,5), motore indispensabile del “made in Italy” agroalimentare.

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RIFORME NECESSARIE – La storia dell’Italia ricorda che non bastano i finanziamenti europei per realizzare le opere pubbliche necessarie, ma servono anche riforme in parallelo. È necessario organizzarsi velocemente e in modo diverso, per garantire qualità dei progetti, velocità della spesa e certezza del rispetto delle regole. Per questo, l’associazione ambientalista indica nella sua proposta di PNRR le numerose riforme necessarie per ciascuna delle 23 priorità di intervento individuate, a cui se ne affiancano altre 5 trasversali, da mettere in campo per accelerare la transizione ecologica:

1) Velocizzare l’iter autorizzativo con le semplificazioni all’iter di approvazione dei progetti.

2) Combattere la concorrenza sleale con il miglioramento qualitativo dei controlli ambientali attraverso il potenziamento del Sistema Nazionale di Protezione dell’Ambiente.

3) Istituire una governance efficace con una Struttura di missione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri sul modello di quanto già fatto, con risultati incoraggianti, sul rischio idrogeologico e sull’edilizia scolastica.

4) Aumentare le competenze della pubblica amministrazione con un vasto programma di formazione e aggiornamento professionale.

5) Ridurre i conflitti territoriali con una nuova legge sul dibattito pubblico per la condivisione e la partecipazione di cittadini e istituzioni locali che potenzi quanto già previsto da Codice degli appalti e Valutazione di impatto ambientale.

LINK AL DOSSIER

https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2021/02/proposte-Legambiente-per-PNRR.pdf

 

 

UN LABORATORIO BOCCONI-ENEL SU SOSTENIBILITA’ E COMPETITIVITA’

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Sostenibilità e competitività, un binomio destinato a rafforzarsi sempre più nel mondo economico e imprenditoriale. Prende il via il progetto eSG Lab – excellence in Sustainability and Governance per le PMI ”, di SDA Bocconi, promosso da Fondazione Sodalitas, con il supporto di Fondazione Enel e Falck Renewables. L’iniziativa punta ad aiutare le imprese di ogni dimensione a integrare pienamente le più avanzate logiche di sostenibilità e i temi ESG (Environmental, Social e Governance) nelle proprie strategie, per crescere in modo sostenibile e diventare quindi più competitive. Per raggiungere questo obiettivo, il Laboratorio è impegnato a mettere a punto un modello strategico-organizzativo rivolto a tutte le filiere produttive che rappresentano la spina dorsale del nostro sistema economico-industriale.

Il progetto della Scuola di Management della Bocconi nasce per dare attuazione all’impegno espresso dai 77 business leader che hanno aderito in Italia alla “CEOs Call to Action”, l’appello europeo promosso nel nostro Paese da Fondazione Sodalitas proprio per mobilitare altre imprese, i loro stakeholder, la società civile e le istituzioni verso una crescita sostenibile e inclusiva. Le grandi sfide della sostenibilità indicate dall’Agenda ONU 2030 sono diventate un riferimento fondamentale per ogni azienda. Cambiamento climatico, disuguaglianze sociali, diritti umani, riduzione della povertà e uso responsabile delle risorse richiedono a tutte le aziende lo sviluppo di nuove eccellenze manageriali in grado di coniugare la crescita aziendale con le istanze sociali e ambientali.

Oggi, le aziende di grandi dimensioni che integrano la sostenibilità e l’innovazione nella propria governance e nei processi di business possono condividere esperienze, strumenti e conoscenza con le imprese medie e piccole. Queste rappresentano, infatti, un patrimonio essenziale del sistema Paese, che garantisce l’80% dell’occupazione e il 67% del valore aggiunto, giocando un ruolo fondamentale nelle catene del valore, sia a livello nazionale che internazionale. Per queste imprese, adottare efficacemente modelli sostenibili significa diventare più competitive, più efficaci nel gestire i profili di rischio e attrarre gli investimenti, contribuendo nel contempo allo sforzo che il Paese compie per attuare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.

Il Laboratorio tende a costruire un modello strategico-organizzativo innovativo e uno strumento di condivisione di conoscenza ed esperienze capace di orientare strategie e decisioni aziendali in un contesto in cui sostenibilità e governance hanno sempre più importanza per il successo durevole delle imprese di ogni dimensione. Si tratta di un’iniziativa che coniuga il rigore della ricerca scientifica e la concretezza delle esigenze aziendali, da sviluppare attraverso un percorso che coinvolge imprese e filiere motivate a parteciparvi. L’obiettivo è contribuire ad attuare nei fatti un modello diffuso di Stakeholder Economy, in cui ogni azienda è tanto più capace di generare valore per sé quanto più genera sviluppo per la società.

“Si è compiuta negli anni una vera svolta culturale in cui si guarda a 360° all’impatto e al valore che le aziende creano rispetto a tutti gli stakeholders nel senso più ampio del termine, dagli azionisti ai consumatori finali, senza perdere di vista i lavoratori e il territorio”, dichiara Gianmario Verona, Rettore della Università Bocconi: “Temi come la sostenibilità, l’etica, l’inclusione sono diventati obiettivi centrali per le imprese. Il mondo post pandemico che insieme dobbiamo costruire deve ripartire su questi principi. L’eSG Lab pensato e fortemente voluto da SDA Bocconi, School of Management, insieme a Fondazione Sodalitas, vuole essere insieme stimolo e catalizzatore di questa tensione positiva per porsi al fianco delle imprese impegnate in questo processo di trasformazione profonda”.

Commenta Ernesto Ciorra, Direttore Innovability® del Gruppo Enel: “Enel Foundation è lieta di mettere a fattor comune il proprio patrimonio di conoscenze ed esperienze utili a rispondere efficacemente alle sfide sociali, ambientali ed energetiche del nostro tempo: eSG Lab rappresenterà un elemento di collegamento e coesione importante nel sistema imprenditoriale italiano e permetterà di condividere un percorso metodologico e operativo che consenta di integrare la sostenibilità in tutte le attività d’impresa”.

 

 

 

AUTO ELETTRICHE E SEDI NOVARTIS UNA PARTNERSHIP CON ENEL X

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Elettrificazione della flotta aziendale, soluzioni integrate per la ricarica dei veicoli elettrici e una piattaforma di monitoraggio dei caricatori installati. Sono queste alcune delle attività che rientrano nella partnership tra Enel X e Novartis, nata per promuovere la diffusione della mobilità elettrica in Italia. Enel X è la global business line del Gruppo Enel che progetta e sviluppa soluzioni incentrate sui principi di sostenibilità ed economia circolare, per fornire a persone, comunità, istituzioni e aziende un modello alternativo che rispetti l’ambiente e integri l’innovazione tecnologica nella vita quotidiana; Novartis, tra le maggiori aziende farmaceutiche a livello globale e leader dell’innovazione nel settore, è impegnata nella protezione dell’ambiente e nella gestione sostenibile delle risorse naturali, una componente essenziale della propria responsabilità d’impresa. L’accordo sui progetti di mobilità elettrica è parte di una collaborazione più ampia tra le aziende, nata nel 2019 con la firma di un protocollo d’intesa che ha portato alla recente presentazione dello studio ‘Le città del futuro – ambiente e salute per città più sostenibili e inclusive’, anche in relazione alla diffusione del Covid-19.

“Siamo soddisfatti di aver aggiunto un’altra importante iniziativa nell’ambito della collaborazione con Novartis, dedicata allo sviluppo di progetti che aiutano il Paese a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità” ha dichiarato Augusto Raggi, Responsabile di Enel X Italia “Metteremo a disposizione del partner le nostre soluzioni avanzate di mobilità elettrica che serviranno per elettrificare le nuove sedi e la flotta di veicoli ibridi e full electric dell’azienda. Attività in linea con l’obiettivo di diffusione dell’e-mobility in tutto il Paese, che si aggiungono all’impegno per ampliare la nostra rete di punti di ricarica pubblici con l’installazione di caricatori ultra fast di ultima generazione che garantiscono un pieno di energia in pochi minuti”.

“Questo progetto, reso possibile dalla partnership con Enel X, rappresenta un nuovo salto di qualità nell’impegno di Novartis per la sostenibilità”, sottolinea Pasquale Frega, Country President e Amministratore Delegato di Novartis In Italia. “Con l’elettrificazione del nostro parco auto contribuiremo in modo significativo a raggiungere quella carbon neutrality che il Gruppo Novartis si è posta come traguardo per il 2025 e dimostriamo in modo concreto che vogliamo essere protagonisti del grande processo di rinnovamento, verso un futuro ecologicamente sostenibile, in cui è impegnata oggi l’Italia. In questo processo gioca un ruolo fondamentale la partnership tra le realtà più innovative del paese, come Enel X e Novartis, capaci di far convergere le rispettive, diverse competenze verso l’obiettivo comune della sostenibilità, che significa più salute, più benessere e migliore qualità della vita per l’intera collettività”

Enel X si occuperà dell’elettrificazione della nuova sede di Milano di Novartis in costruzione a Piazza Gae Aulenti e delle altre sedi italiane dell’azienda, installando le infrastrutture della gamma Juice: le stazioni di ricarica pubblica JuicePole, da 22kW + 22 kW e le nuove JuiceBox, da 22kW per la ricarica della flotta aziendale. I collaboratori Novartis, inoltre, usufruiranno di una soluzione integrata all inclusive che comprende la dotazione di un veicolo elettrico o ibrido, l’installazione della JuiceBox domestica nel garage della propria abitazione e la possibilità di accedere ad un’ampia rete di ricarica in Italia, in Europa e presso le sedi di Novartis, tramite l’App JuicePass di Enel X. Per la gestione di tutte le operazioni di ricarica della flotta aziendale e per il monitoraggio e la gestione delle stazioni Juice installate presso le sedi, Novartis potrà accedere inoltre al portale JuiceNet Manager di Enel X. In aggiunta alle soluzioni tecnologiche, Enel X metterà a disposizione del personale di Novartis il proprio know-how nel settore dell’e-mobility attraverso sessioni di training specifiche per conoscere meglio i servizi per la mobilità elettrica pensati per l’azienda e le ultime novità dell’intera filiera della mobilità elettrica.

 

Oltre alla carbon neutrality, il Gruppo Novartis punta a raggiungere anche, entro il 2030, la plastic neutrality e la water neutrality, nell’ambito di piano globale di medio periodo per la sostenibilità nel quale l’Italia è pienamente coinvolta. In ognuna delle sedi Novartis nel nostro paese sono state adottate misure in grado di migliorare sensibilmente le performance ambientali: a Origgio si è per esempio già raggiunto l’obiettivo dell’eliminazione dell’uso della plastica monouso in ambito alimentare; la nuova sede centrale dell’azienda, sarà ospitata in un edificio, in fase di completamento a Milano, a elevata efficienza energetica; l’insediamento produttivo di Torre annunziata (Na) ha in programma investimenti orientati all’acquisto di nuovi macchinari a basso impatto ambientale.

 

IL BOOM DEI GIOVANI IN AGRICOLTURA

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In controtendenza rispetto all’andamento generale dell’occupazione, con la crisi provocata dall’emergenza Covid si registra quest’anno uno storico balzo del 14% nel numero dei giovani imprenditori impegnati in agricoltura rispetto a cinque anni fa. Il “boom” è documentato da un’analisi della Coldiretti sulla base delle iscrizioni al registro delle Imprese di Unioncamere relative al settembre 2020. Si registra così una “corsa alla terra” degli under 35 che abbandonano le altre attività produttive, dall’industria al commercio.

Con oltre 55mila under 35 alla guida di imprese agricole e allevamenti, l’Italia – spiega la maggiore Associazione di rappresentanza e assistenza, con un milione e mezzo di iscritti – è leader europeo nel numero di imprese condotto da giovani. E’ in atto un cambiamento epocale che non accadeva dalla rivoluzione industriale: il mestiere della terra non è più considerato l’ultima spiaggia di chi non ha un’istruzione e ha paura di aprirsi al mondo, ma diventa invece la nuova strada del futuro per le giovani generazioni istruite. Il risultato è che oggi in Italia un’impresa su 10 condotta da giovani svolge un’attività rivolta all’agricoltura e allevamento, per garantire la disponibilità di alimenti sani e di qualità alle famiglie italiane in un momento drammatico per l’economia e l’occupazione.

La presenza dei giovani – riferisce la Coldiretti – ha di fatto rivoluzionato il lavoro della terra: 7 imprese under 35 su 10 operano in attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agri-asilo, ma comprendono anche le attività ricreative; l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti; la sistemazione di parchi, giardini e strade; l’agri-benessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili.

La rinnovata attrattività della campagna per i giovani – secondo Coldiretti – si riflette nella convinzione comune che l’agricoltura sia diventata un settore capace di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, destinate ad aumentare nel tempo. Non è dunque un caso che oltre otto italiani su dieci (82%), secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, sarebbero contenti se il proprio figlio lavorasse in agricoltura.

La capacità di innovazione e di crescita multifunzionale porta le aziende agricole dei giovani ad avere una superficie superiore di oltre il 54 per cento alla media, un fatturato più elevato del 75 per cento della media e il 50 per cento di occupati per azienda in più. E se tra i giovani imprenditori agricoli c’è chi ha scelto di raccogliere il testimone dai genitori, la vera novità rispetto al passato – osserva la Coldiretti – sono gli under 35 arrivati da altri settori o da diverse esperienze familiari che hanno deciso di scommettere sulla campagna con estro, passione, innovazione e professionalità: i cosiddetti agricoltori di prima generazione.

“E’ necessario investire sull’agricoltura che è un settore strategico per far ripartire l’Italia grazie anche a un esercito di giovani attenti all’innovazione e alla sostenibilità”, commenta Veronica Barbati, leader dei giovani della Coldiretti, sottolineando la necessità di “sostenere il sogno imprenditoriale di una parte importante della nostra generazione che, mai come adesso,  vuole investire il proprio futuro nelle campagne e perciò va liberata dal peso della burocrazia che impedisce anche il pieno utilizzo delle risorse comunitarie”.

Ecco il link al sito di “Coldiretti Giovani Impresa”:

https://giovanimpresa.coldiretti.it/