CASTELLI APERTI

CASTELLI APERTI

Per due giorni, il 1° e il 2 ottobre, il Consorzio per la salvaguardia dei castelli storici nel Friuli Venezia Giulia aprirà al pubblico una ventina di antichi manieri, per consentire ai turisti di ammirarne le bellezze architettoniche e gli arredi. L’iniziativa tende a valorizzare questo patrimonio artistico e culturale, spesso conservato in ottimo stato. In aggiunta ai castelli che si possono già visitare normalmente, il Consorzio offrirà così un’occasione per andare alla scoperta di alcuni tesori finora nascosti: per la prima volta, in provincia di Udine, si potrà visitare ad Aiello la “Centa di Joannis” di origine medioevale; a Ronchis, “Villa Kechler” che ha ospitato anche Ernest Hemingway; a Manzano, Palazzo Romano; e a San Vito al Torre, il castello di Steffaneo Roncato costruito nel 1640, secondo i dettami di Andrea Palladio, dove soggiornò Gabriele D’Annunzio. (Info “Castelli aperti” sul sito http://www.consorziocastelli.it/).

Questa iniziativa merita di essere segnalata come esempio da replicare anche altrove, per tanti edifici storici – residenze nobiliari, fortificazioni militari, torri e carceri – disseminati da un capo all’altro del Belpaese e spesso abbandonati per mancanza di risorse private o di fondi pubblici. Non basta certamente aprire le porte dei castelli per tutelarli e tenerli in vita, come fa meritoriamente l’Istituto nazionale fondato nel ‘64 da Pietro Gazzola (http://www.istitutoitalianocastelli.it/news.html).  E il ministero dei Beni culturali ha già iniziato a recuperare i fari costieri, per affidarli in concessione a imprese private in grado di trasformarli in strutture ricettive: alberghi, “bed and breakfast”, centri sportivi per le attività marinare.

Su questa strada, però, l’Italia può e deve fare molto di più. Evidentemente, lo Stato non ha e non avrà mai i mezzi necessari per recuperare tutto questo immenso patrimonio. Bisogna trovare, allora, una formula moderna ed efficace per finanziarne la manutenzione e la conservazione, ma anche per valorizzarlo a fini turistici, alimentando così la nostra prima industria nazionale con gli effetti indotti che può produrre per l’occcupazione, l’artigianato, l’eno-gastronomia.

Un modello da imitare può essere quello dei “Paradores” realizzati in Spagna o delle “Pousadas” in Portogallo. Due circuiti di antichi castelli, conventi, collegi scolastici o militari che appartengono al demanio, trasformati in “hotel de charme” a gestione statale. Si tratta per lo più di strutture ospitali, moderne ed efficienti, offerte a prezzi accessibili con servizi di qualità (ristoranti, piscine, spa e centri benessere, garage sotterranei).

Per conservare il patrimonio storico, bisogna riqualificarlo e valorizzarlo. Altrimenti, al di là delle migliori intenzioni, si rischia di abbandonarlo al degrado e all’oblio. Con buona pace di tante “false vestali” dell’arte e della cultura, questa è una ricchezza nazionale da “sfruttare” a vantaggio dell’ambiente, del paesaggio e del turismo.

(Vedi: http://www.icastelli.it/)

Libero Grimaldi

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