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ENEL ITALIA NUOVO PROFILO SU SPOTIFY

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Trasmettere i valori aziendali, aprire a nuove forme di relazioni e informare sui temi collegati alla sostenibilità all’innovazione, alla transizione energetica, alla cultura e allo sviluppo delle comunità attraverso podcast, playlist e interviste. Con questi obiettivi Enel lancia il suo nuovo profilo su Spotify, la piattaforma di streaming audio più amata al mondo con oltre 345 milioni di utenti, di cui 10 milioni italiani.

Cecilia Ferranti, Responsabile Comunicazione Enel Italia (nella foto sotto), spiega: “Crediamo nel valore della comunicazione a 360 gradi che ci porta a esplorare sempre nuovi territori, anche per noi inusuali, a testimonianza della nostra volontà di essere vicini alle persone nella quotidianità, in modo sostenibile e innovativo”.

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Seguendo il profilo di Enel Italia, gli utenti troveranno playlist musicali sviluppate con una nuova modalità collaborativa e aperta, per cui potranno dare il proprio contributo aggiungendo i brani che preferiscono e che, secondo i loro gusti, rappresentano al meglio un determinato focus. Un’esperienza sonora per essere sempre più vicini alle persone accompagnandole nella loro quotidianità.

Grande spazio sarà dedicato anche ai podcast, con cui l’azienda vuole approfondire, grazie anche alle testimonianze di esperti esterni, i temi più strategici per il business ma anche di rilevanza socio-culturale, con particolare attenzione a sostenibilità e innovazione attraverso rubriche tematiche. Tra queste #Enel2030 sull’impegno per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) dell’Onu dedicato ai “nativi di sostenibilità”.

Nel primo podcast, Open Power Talks, Enel Italia racconta l’energia di domani: storie di persone, elettrificazione, innovazione, economia circolare, rinnovabili come leve per accelerare una Transizione Energetica giusta per tutti che non lasci indietro nessuno. Un canale a cui si aprono anche i contenuti esclusivi di Enel Radio, la web radio interna del Gruppo che trasmette ogni giorno a più di 30.000 colleghi in Italia.

Il progetto nasce con l’idea di sviluppare un nuovo asset di comunicazione di Enel più intimo ed empatico, dedicato soprattutto ai nativi digitali. L’obiettivo è quello di dare una voce al brand lavorando su tre direttrici: creatività, offrendo contenuti che attraverso una narrazione originale stimolino l’immaginazione; energia, attraverso la voce che è la fonte per eccellenza da cui si sprigiona e si trasmette la passione; empatia, instaurando una relazione fondata sulla fiducia.

SPOTIFY: Enel Italia https://open.spotify.com/user/14hrrzh7so29o3a6zetepx3qv?si=75f53947835d4617

SPOTIFY: PODCAST OPEN POWER TALKS: https://open.spotify.com/show/02sb8aGrpdO8phJC9ENcHZ?si=HnMMJnSPQPO97wQyp-MSOg

76° ANNIVERSARIO LIBERAZIONE MOSTRA DIGITALE

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In occasione del 25 aprile 2021, 76° anniversario della Liberazione d’Italia, la Fondazione CDEC, l’Archivio Storico Intesa Sanpaolo e l’ASP Golgi Redaelli, nell’ambito delle attività della Rete MilanoAttraverso, inaugurano il progetto di esposizione digitale ViteAttraverso: storie, documenti, voci di ebrei milanesi nel ‘900 (nella foto principale, sfilata dei partigiani a Porta Venezia). La mostra online, curata da Laura Brazzo, Carla Cioglia  e Francesco Lisanti, ripercorre la vita di otto famiglie ebraiche che, in circostanze diverse, subirono la discriminazione delle leggi antiebraiche e a partire dall’8 settembre 1943 la persecuzione nazi-fascista: Caminada, Dana, Levi, Lopez, Luzzatto, Molho, Pardo Roques e Schwarz. La stretta collaborazione tra gli Archivi della Fondazione CDEC, di Intesa Sanpaolo e di ASP Golgi Redaelli, con il prezioso contributo di altre Istituzioni aderenti alla rete MilanoAttraverso, ha permesso di integrare le singole fonti per ricostruire le storie di questi gruppi familiari e di raccontare come affrontarono il periodo della guerra: chi improvvisando nascondigli di fortuna, chi trovando rifugio presso amici o conoscenti, chi aderendo alla lotta di Liberazione, chi scappando in Svizzera.

Particolare attenzione è dedicata alla città di Milano, teatro delle vicissitudini dei singoli, esplorando l’evoluzione del rapporto di queste famiglie con la società milanese (nella foto sotto, la sfilata della Brigata alpina). La vita di quartiere, il lavoro, la scuola e le amicizie nel periodo antecedente la guerra, le persecuzioni e la ricerca di un rifugio durante il periodo delle leggi razziali e dell’occupazione nazista, fino alla fine del conflitto mondiale e alla Liberazione. Successivamente la mostra esplora il ritorno in città di chi riuscì a sopravvivere, la “ricostruzione” di una quotidianità perduta e, in alcuni casi, anche di un rinnovato legame con la propria identità ebraica.

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Il percorso digitale si sviluppa attorno alla data cruciale del 25 aprile 1945 e a partire dal racconto della Liberazione nelle vite delle famiglie protagoniste, il visitatore è libero di scegliere di ripercorrere e approfondire, a ritroso o in avanti, la storia dei singoli e i momenti cardine del loro percorso. La narrazione è perlopiù affidata volutamente alla documentazione originale e dà la parola direttamente ai testimoni, così da favorire il più possibile un legame empatico tra visitatore e soggetto della storia. In questa prospettiva, le fonti d’archivio si innalzano a vera voce narrante dell’esposizione.

Barbara Costa, Responsabile dell’Archivio Storico di Intesa Sanpaolo: “Il progetto ViteAttraverso è il risultato maturo di una rete di archivi e istituzioni che vede la partecipazione attiva dell’Archivio Storico di Intesa Sanpaolo. Lavorare in modo congiunto amplifica la possibilità di accesso a fonti e informazioni affidabili e accresce la conoscenza delle tante storie presenti nei nostri archivi. Le potenzialità offerte dal web consentono di portare la mostra ViteAttraverso a un pubblico molto vasto, mettendo a disposizione dei giovani, con modalità a loro familiari e gradite, racconti di vite e famiglie che hanno molto da insegnare rispetto al passato recente del nostro Paese”.

Enzo Lucchini, Direttore generale dell’Azienda di Servizi alla Persona Golgi Redaelli: “Siamo davvero orgogliosi di questo nuovo traguardo: la mostra digitale che oggi inauguriamo è il frutto più maturo della rete MilanoAttraverso, nata da un progetto della nostra Azienda in collaborazione con altre importanti istituzioni e associazioni, animate dallo stesso desiderio di unire gli sforzi per elaborare proposte culturali innovative, grazie a una interazione non scontata tra Archivi e testimonianze differenti”.

Gadi Luzzatto Voghera, Direttore della Fondazione CDEC: “La Fondazione CDEC è orgogliosa di far parte della rete MilanoAttraverso, circuito di istituzioni cittadine che lavorano insieme per offrire alla collettività una più ricca e completa narrazione della storia di Milano. È grazie a questa rete che è nata la mostra ViteAttraverso, progetto che ripercorre la storia di otto famiglie ebraiche milanesi lungo il novecento. Siamo felici che i documenti del nostro Archivio entrino in contatto e dialoghino con quelli di altri Archivi e ci auguriamo di continuare a collaborare per ricostruire insieme le tante storie della città e dei suoi cittadini”.

Disponibile online dal 25 aprile 2021 sul sito: viteattraverso.milanoattraverso.it

 

 

SICILIA, I PARCHI ARCHEOLOGICI DIRETTI DA ARCHITETTI

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La Sicilia, come si sa, custodisce uno straordinario deposito di bellezze naturali e di beni storici, artistici e culturali. Ma, su 14 parchi archeologici esistenti nell’isola, nove sono diretti da architetti, uno da un’agronoma e soltanto quattro da archeologi, come sarebbe più opportuno per motivi di preparazione e competenza. E perciò quest’anomalia rischia di compromettere la tutela e la valorizzazione di un patrimonio che comprende ben sette siti dichiarati patrimonio mondiale dell’Umanità dall’Unesco: il Parco archeologico di Agrigento, la Villa romana del Casale, le isole Eolie, l’area del barocco siciliano intorno a Noto, Siracusa e la necropoli rupestre di Pantalica, l’Etna e infine il percorso arabo-normanno fra Palermo e Cefalù, con la Cattedrale di Monreale.

Su questa situazione, denunciata più volte dalle associazioni che difendono il patrimonio artistico dell’isola, fa il punto Manlio Lilli in un articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano, dopo la nomina poche settimane fa dei due direttori dei parchi archeologici di Tindari e Lilibeo-Marsala. Al momento, quindi, i quattro guidati da archeologici sono quelli di Catania e della Valle dell’Aci, di Naxos e Taormina, di Lentonoi (l’antica colonia greca chiamata oggi Lentini) e quello di Segesta, in provincia di Trapani (nella foto sotto, il tempio dorico praticamente intatto). Negli altri casi, templi, ville e anfiteatri sono affidati ad architetti e a un’agronoma.

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L’articolo segnala che questa situazione “sta creando non poche polemiche, dalla senatrice del gruppo misto Margherita Corrado che ne ha scritto sulla sua pagina Facebook a diverse associazioni, come Italia Nostra, l’Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli e l’Associazione Memoria e Futuro”. E infatti, nel “Dossier sulla crisi del sistema di tutela del Patrimonio culturale in Sicilia”, presentato all’Assemblea regionale siciliana, si legge che “ormai da molti anni, le sezioni tecnico-scientifiche delle Soprintendenze, dei Musei, delle Gallerie d’arte e delle Biblioteche, che ai sensi della legge regionale 116/1980 e del Codice dei beni e del paesaggio, dovrebbero essere affidate ad archeologi, storici dell’arte, bibliotecari, etno-antropologi, naturalisti, vengono dirette in prevalenza da architetti, geologi o ingegneri, ma anche agronomi e laureati nelle discipline più varie”.

Le associazioni, come riporta il Fatto, confermano sostanzialmente i rilievi mossi nel 2017 da Pino Zingale, procuratore generale presso la Sezione Giurisdizionale d’Appello per la Regione Siciliana, all’amministrazione regionale dei beni culturali: a suo parere, la gestione dei siti e dei parchi archeologici in Sicilia era già allora “al limite del collasso”. E spiegava che questo “è frutto di una mancata progettualità. Basti pensare che molti siti archeologici non hanno neppure un archeologo”.

A distanza di quattro anni, la situazione è rimasta pressoché invariata. E riguarda anche i Musei archeologici, quasi tutti dipendenti dai Parchi. Soltanto il Museo archeologico Regionale “Antonino Salinas” è diretto da un’archeologa. Mentre al Museo archeologico “Pietro Griffo” di Agrigento la direzione è affidata a un laureato in Economia e commercio; una laureata in Scienze politiche dirige il Museo regionale interdisciplinare di Caltanissetta e un agronomo il Museo archeologico di Adrano. Sono tutti architetti a svolgere funzioni direttive al Museo archeologico di Gela, a quello della Villa romana di Piazza Armerina, al Museo “Bernabò Brea” di Lipari e a quello di Kamarina. La direzione della Galleria regionale di Palazzo Bellomo di Siracusa, invece, è affidata a un geologo.

E per i soprintendenti? “Su nove – si legge ancora nell’articolo – gli architetti sono otto e una è etno-antropologa. Nessuna delle sezioni archeologiche delle Soprintendenze uniche, che in Sicilia sono postazioni dirigenziali, è diretta da archeologi. Sei sono affidate ad architetti, una ad un geologo, le altre sono attualmente vacanti. Ci sono poi Soprintendenze, come quella di Caltanissetta, che non hanno un archeologo neanche tra i funzionari”.

La questione riguarda anche il metodo utilizzato per l’assegnazione degli incarichi dirigenziali. “A scegliere i direttori dei parchi – riferisce Lilli – è l’assessore regionale per i Beni Culturali tramite un atto di interpello rivolto ai dirigenti. Che alla dichiarazione di disponibilità devono allegare il proprio curriculum, nonostante si faccia difficoltà a rintracciare i criteri prescelti per la valutazione e la comparazione. Medesima procedura viene seguita dal Dirigente generale dell’Assessorato per la nomina di Soprintendenti e dirigenti delle sezioni tra tutti i dirigenti dell’amministrazione regionale”.

Dichiara al Fatto l’assessore: “Su mia richiesta, il Dirigente generale, Sergio Alessandro, ha avviato un atto di interpello cui è stata data massima pubblicità e trasparenza, al fine di garantire a tutti gli interessati la possibilità di candidarsi a ricoprire l’incarico”. E aggiunge: “Le nomine sono state operate, pertanto, tenuto conto delle candidature pervenute e delle esperienze rilevate, cercando di valorizzare sia le competenze personali che gli eventuali ruoli significativi già svolti dai candidati”.

DARIO FRANCESCHINI
DARIO FRANCESCHINI

In questa situazione anomala, data l’importanza del patrimonio artistico e archeologico della Sicilia, non sarebbe opportuno un intervento del ministro della Cultura, Dario Franceschini (nella foto sopra)? Va bene che l’isola è una Regione autonoma. Ma quei beni non appartengono soltanto ai siciliani: sono di tutti gli italiani e, almeno per quanto riguarda i siti Unesco, di tutta l’umanità.

 

VIA LIBERA ALLE TRIVELLE

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Mentre s’istituisce il ministero della Transizione ecologica e si predica la “decarbonizzazione”, per passare dalle fonti fossili e inquinanti alle energie alternative come il sole e il vento, riparte l’industria delle trivelle. Ne dà notizia una fonte non sospetta come Il Sole 24 Ore, quotidiano della Confindustria, in un articolo di Jacopo Giliberto. Sono nove i progetti a cui la Commissione di valutazione di impatto ambientale del ministero ha dato il via libera, per “sfruttare i giacimenti nazionali di metano e di petrolio – come informa il giornale – nascosti nel sottosuolo emiliano (società petrolifere Po Valley e Siam), sotto i fondali dell’Adriatico (Po Valley ed Eni) e nel Canale di Sicilia (Eni), per più di 20 pozzi da perforare”.

Nelle ultime settimane, per ironia della sorte, è stato proprio il neo-ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, a firmare i decreti di compatibilità ambientale. Con tanti saluti alla sua mission istituzionale e alla lotta al cambiamento climatico. E il paradosso nel paradosso è che il maggior beneficiario di queste autorizzazioni è l’Eni, originariamente acronimo di Ente nazionale idrocarburi, l’azienda pubblica che finora non ha avuto neppure il pudore di cambiare nome.

Quasi a prevenire le proteste del mondo ecologista, a nome del Pd romagnolo interviene Gianni Bessi e dichiara al Sole: “Il futuro sarà nelle rinnovabili, ma nel frattempo il gas può dare stabilità al sistema energetico italiano riducendo le importazioni. La transizione energetica non è solo un passaggio alle rinnovabili: è anche una transizione di conoscenze e competenze dei lavoratori”. Una teoria che, per la verità, assomiglia molto alla ricerca di un alibi per giustificare queste nuove trivellazioni.

Sono in tutto 90 le richieste in attesa di autorizzazione. E perciò la Commissione VIA continua l’esame per la valutazione ambientale strategica del cosiddetto “Pitesai”, il piano regolatore delle aree nelle quali si potranno cercare e sfruttare altri giacimenti. Ma questo “dovrà adeguarsi – ricorda il quotidiano della Confindustria – alle norme internazionali e all’intera pianificazione marina imposta dall’Ue che l’Italia non è riuscita a consegnare alla scadenza di marzo”, probabilmente anche a causa della crisi di governo. Secondo le richieste di Bruxelles, in particolare per quanto riguarda le trivellazioni in Adriatico e al largo della costa siciliana, devono essere messi a sistema la tutela del mare con i diversi usi: pesca, estrazione di sale o dai giacimenti, navigazione e turismo.

Tra le operazioni autorizzate, spiccano quelle dell’Eni per perforare i giacimenti Donata al largo di San Benedetto del Tronto, di Recanati e di Ancona. Via libera all’ex Ente nazionale idrocarburi anche per il giacimento di metano Lince davanti alla costa di Gela e Licata (Sicilia). L’Ufficio minerario passato dal ministero dello Sviluppo economico a quello della Transizione ecologica, inoltre, ha prorogato la concessione ad altri 13 giacimenti marini, di cui 12 dello stesso Eni e uno dell’Energean.

Se questo è l’avvio del “New Green Deal” lanciato dal governo giallorosso di Giuseppe Conte, allora bisogna dire che quello guidato da Mario Draghi sta cambiando rotta e certamente non si tinge di verde. Più che una transizione, questa è un’inversione energetica che minaccia l’ambiente e il mare, un’attrattiva e una risorsa fondamentale per il Belpaese. E dire che il turismo, non solo quello estivo, rimane tuttora la nostra prima industria nazionale.

 

 

 

CON ENEL X ACCIAIO “PULITO” DELLA FERALPI

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Si può fare acciaio anche in modo più “pulito” e sostenibile. Lo dimostra un intervento di Enel X nello stabilimento del Gruppo Feralpi, uno dei principali produttori europei nel settore siderurgico, a Lonato del Garda, in provincia di Brescia (nella foto). L’efficienza energetica dell’impianto (compressori) è cresciuta così di quasi il 20%, con un risparmio potenziale di oltre 900 tonnellate di emissioni di CO2 l’anno, per consentire all’azienda di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità e ridurre l’impatto ambientale delle attività produttive.

La business line del Gruppo Enel che offre soluzioni innovative a supporto della transizione energetica, è intervenuta nella sala compressori del sito di Lonato del Garda installando due nuovi compressori di ultima generazione; ha effettuato la verifica dell’impianto di distribuzione; ha realizzato una nuova sala nell’area derivati completa di compressore, filtro ed essiccatore. In questo intervento, Enel X ha supportato il Gruppo Feralpi effettuando un’analisi completa delle esigenze dell’azienda siderurgica e ha sviluppato soluzioni su misura utilizzando le migliori tecnologie presenti sul mercato. L’azienda continuerà inoltre a offrire il proprio supporto controllando da remoto le sale compressori, eseguendone la manutenzione e garantendone le performance.

L’intervento realizzato per il Gruppo Feralpi è un chiaro esempio dell’impegno di Enel X nell’offrire ai partner tecnologie avanzate di efficienza energetica che permettano di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità”, dichiarato Augusto Raggi, Responsabile Enel X Italia: “Vogliamo continuare a essere protagonisti nel processo di transizione energetica e siamo convinti di poterlo fare solo sviluppando soluzioni flessibili che abilitano nuovi utilizzi di energia e garantiscono una drastica riduzione dell’impatto ambientale, abbinate a servizi innovativi che consentono di accelerare il passaggio verso modelli di consumo elettrificati e digitalizzati”.

“Produciamo acciaio da forno elettrico – afferma Giovanni Pasini, Consigliere delegato del Gruppo Feralpi – e per questo l’energia rappresenta non solo una materia prima strategica, ma anche una leva su cui investire per rendere i nostri impianti sempre più efficienti e, quindi, capaci di coniugare competitività e sostenibilità. Per farlo serve un approccio trasversale, comprensivo di azioni incisive anche sul fronte dei servizi di stabilimento. Pur se non così evidenti, agire sul loro efficientamento contribuisce a ridurre le emissioni complessive di CO2 per una siderurgia a sempre minore impatto verso la quale il nostro Gruppo è proteso”.

Il progetto di Enel X, concluso a febbraio, permetterà al Gruppo Feralpi di aumentare l’efficienza energetica dell’impianto, passando da una media di 11mila MWh consumati all’anno a poco più di 9mila, grazie all’utilizzo alternato dei compressori. A livello di impatto ambientale questo valore si traduce in un risparmio potenziale di oltre 900 tonnellate di emissioni di CO2 l’anno. Per l’intervento sono state utilizzate tecnologie innovative che permettono di gestire in automatico tutta la generazione di aria compressa, con un’ottimizzazione continua delle performance.

Le soluzioni all’avanguardia di Enel X nel settore B2B garantiranno inoltre al Gruppo Feralpi una crescita in termini di sostenibilità, certificata dalla Dichiarazione Ambientale EMAS, il documento redatto ogni tre anni dall’azienda con i risultati e i miglioramenti raggiunti in questo ambito: un ulteriore passo nel percorso verso l’ottenimento della Certificazione ISO 50001.

 

RIVOLUZIONE “GREEN”

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Sono 68,6 i miliardi di euro stanziati dal governo Draghi, su un totale di 221,1, per la “Missione 2” del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) intitolata “Rivoluzione verde e Transizione ecologica”. Di questi, 59,3 miliardi provengono dal Next Generation EU e 9,3 dal Fondo complementare finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel Consiglio dei ministri del 15 aprile scorso. Il PNRR, articolato in sei missioni, include inoltre un corposo pacchetto di riforme, che riguardano la pubblica amministrazione, la giustizia, la semplificazione normativa e la concorrenza.

Si tratta di un intervento senza precedenti nella storia dell’Italia e dell’Europa, il più consistente dalla fine della Seconda guerra mondiale, che intende riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica, contribuire a risolvere le debolezze strutturali dell’economia italiana e accompagnare il Paese su un percorso di transizione ecologica e ambientale. Il Piano ha come principali beneficiari le donne, i giovani e il Mezzogiorno e contribuisce in modo sostanziale a favorire l’inclusione sociale e a ridurre i divari territoriali. Nel complesso, il 27% è dedicato alla digitalizzazione, il 40% agli investimenti per il contrasto al cambiamento climaticopiù del 10% alla coesione sociale.

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Gli obiettivi fondamentali della “Missione 2”, nel programma predisposto dal ministero per la Transizione ecologica guidato dal fisico Roberto Cingolani (nella foto sopra), sono migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico, per assicurare una transizione ambientale equa e inclusiva. Ecco, in sintesi, i punti principali.

  • Sono previsti investimenti e riforme per l’economia circolare e la gestione dei rifiuti, con il target ambizioso di raggiungere il 65% di riciclo dei rifiuti plastici e il 100% di recupero nel settore tessile.
  • Il Piano stanzia risorse per il rinnovo del trasporto pubblico locale, con l’acquisto di bus a bassa emissione, e per il rinnovo di parte della flotta di treni per il trasporto regionale con mezzi a propulsione alternativa.
  • Corposi incentivi fiscali sono previsti per incrementare l’efficienza energetica di edifici privati e pubblici. Le misure consentiranno la ristrutturazione di circa 50.000 edifici all’anno.
  • Il governo prevede, inoltre, importanti investimenti nelle fonti di energia rinnovabile semplifica le procedure di autorizzazione nel settore.
  • Si sostiene la filiera dell’idrogeno, e in particolare la ricerca di frontiera, la sua produzione e l’uso locale nell’industria e nel trasporto.
  • Il Piano investe, infine, nelle infrastrutture idriche, con l’obiettivo di ridurre le perdite nelle reti per l’acqua potabile del 15% e nella riduzione del dissesto idrogeologico.

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Un capitolo specifico del PNRR è dedicato in particolare alla tutela e alla salvaguardia del mare. Con circa 8.300 chilometri di coste, il nostro Paese è certamente il più interessato a questo tema. I mari italiani non sono soltanto un grande deposito ambientale di biodiversità, ma anche una risorsa economica e turistica: tant’è che producono il 3% del Pil.

Il capitolo s’intitola “Ripristino e tutela dei fondali e degli habitat marini” e si trova al punto M2C4 investimento 3.5 della “Missione 2”. Il testo recita: “Il piano sviluppato prevede interventi su larga scala per il ripristino e la protezione dei fondali e degli habitat marini nelle acque italiane, finalizzati a invertire la tendenza al degrado degli ecosistemi mediterranei potenziandone la resilienza ai cambiamenti climatici e favorendo così il mantenimento e la sostenibilità di attività fondamentali non solo per le aree costiere, ma anche per le filiere produttive essenziali del Paese (pesca, turismo, alimentazione, crescita blu)”.

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In attesa del Piano, l’associazione MareVivo aveva lamentato la quasi totale assenza di questo argomento nel testo originario. L’integrazione in extremis, dunque, è stata accolta favorevolmente dall’organizzazione presieduta da Rosalba Giugni (nella foto sopra) che ha così commentato: “Siamo molto soddisfatti di questo risultato. Finalmente il Mare entra nell’agenda di governo, un passo fondamentale verso la sostenibilità ambientale”. Ora, però, la stessa associazione rilancia e chiede l’istituzione di una “Cabina di regia” per una governance del Mare: è dalla chiusura nel 1993 del ministero della Marina Mercantile con la sua Consulta, infatti, che le competenze su questa complessa materia sono state suddivise fra sette ministeri ed è mancata perciò una politica integrata per l’ecosistema marino.

 

 

 

RIAPERTE LE GALLERIE D’ITALIA CANTIERE IN CORSO A TORINO

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Sono entrati nel vivo i lavori per la realizzazione delle Gallerie d’Italia a Torino, il museo di Intesa Sanpaolo che nascerà in Piazza San Carlo. Nel cantiere di 11 mila metri quadri, lavorano a ritmo serrato 40 progettisti e 22 imprese. Nei prossimi giorni una gru gigante, alta 45 metri con un braccio lungo 52, dalla portata di 5 tonnellate, sarà montata nel cortile della Banca. L’apertura è ipotizzata nei primi mesi del 2022 (nella foto sotto, la visita del Presidente Emerito, Giovanni Bazoli, e del presidente Gian Maria Gros-Pietro, accompagnati dai curatori dei progetto).

Andrea Cappello - Fotografo
Andrea Cappello – Fotografo

Il nuovo museo, quarta sede delle Gallerie d’Italia con Milano, Napoli e Vicenza, sarà dedicato alla fotografia e alla video arte ed esporrà, oltre a mostre temporanee, una selezione di opere dalle collezioni di Intesa Sanpaolo, tra cui l’Archivio Publifoto, costituito da circa 7 milioni di scatti fotografici su eventi, personalità, luoghi realizzati dall’inizio degli anni Trenta agli anni Novanta del ‘900.

Nel frattempo, dopo le chiusure imposte dalle norme di sicurezza contro la andemia da coronavirus, le Gallerie d’Italia hanno riaperto i battenti a Milano (piazza della Scala), Napoli (Palazzo Zevallos Stigliano)  e Vicenza (Palazzo Leoni Montanari). La prenotazione durante i giorni feriali è consigliata, mentre è obbligatoria il sabato e nei giorni festivi attraverso il sito www.gallerieditalia.com. Le visite si svolgono secondo le misure previste, tra cui ingressi scaglionati e contingentati e la misurazione della temperatura con termoscanner.

 MILANO, Piazza della Scala

Appena conclusa la grande esposizione su Tiepolo, Venezia. Milano, l’Europa, di cui è possibile fare il tour virtuale online, continua fino 16 maggio la mostra Ma noi ricostruiremo. La Milano bombardata del 1943 nell’Archivio Publifoto Intesa Sanpaoloa cura di Mario Calabresi. Immagini emblematiche della vita della città, ritratte dai fotografi dell’agenzia fotografica Publifoto nella devastazione della seconda guerra mondiale, sono messe a confronto con gli stessi luoghi immortalati durante il lockdown della primavera 2020 dal fotografo torinese Daniele Ratti (foto sotto).

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Nel Chiostro del museo, prorogata fino al 6 giugno 2021 anche l’esposizione Carlo Mari. Io Milano. Aprile 2020. La città vista dai Carabinieri attraverso l’occhio di un fotografo: 47 gigantografie in bianco e nero testimoniano la Milano “sospesa” durante il lockdown provocato dalla pandemia nell’aprile 2020. Una città immersa nel silenzio, come mai si era vista prima, attraverso gli occhi dei Carabinieri, presenza discreta e rassicurante, che hanno accompagnato Milano in questo momento di difficoltà e dolore e ne hanno colto la desolazione ma anche la sua surreale bellezza.

NAPOLI,  Palazzo Zevallos Stigliano

Torna protagonista il capolavoro assoluto delle collezioni Intesa Sanpaolo: il Martirio di sant’Orsola di Caravaggio e le opere dello “scugnizzo scultore” Vincenzo Gemito, rientrate dopo i prestiti a Parigi e Capodimonte. Lo splendido palazzo accompagna i visitatori alla scoperta dell’arte napoletana dal XVII secolo agli esordi del XX secolo.

VICENZA, Palazzo Leoni Montanari

Fino al 27 giugno sarà possibile vedere la mostra temporanea “Futuro. Arte e società agli anni Sessanta a domani”: una riflessione di straordinaria attualità sul concetto di “futuro” attraverso le visioni dell’arte, dagli anni ’60 – decennio del boom economico, della crescita demografica, dell’ottimismo e del consumismo che nell’arte si traducono nell’era pop e nell’esplosione dei fenomeni giovanili – fino a una società che si è trovata a vivere contemporaneamente il cambio di un secolo e di un millennio, attesi con grandi aspettative e alcune paure (foto sotto).

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L’esposizione presenta circa cento opere di artisti italiani e internazionali come Boccioni, Fontana, Christo, Boetti, Rotella, Warhol, Lichtenstein, Rauschenberg, Schifano, Hirst, provenienti da importanti collezioni private e dalla collezione Intesa Sanpaolo (nella foto sotto, “Krizia orange” di Andy Wahrol).

Saranno visitabili, inoltre, gli spazi interni ed esterni del meraviglioso palazzo barocco e le collezioni permanenti al piano nobile: oltre ai trenta dipinti del 700 veneto, testimoni dell’ultima, splendida stagione della Serenissima.

 

INTESA SANPAOLO 16 MILIONI DAL FONDO SOCIALE BENEFICENZA

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Nel 2021 saranno 16 milioni di euro le risorse che il Fondo di Beneficenza e opere di carattere sociale e culturale di Intesa Sanpaolo, in capo alla Presidenza, potrà erogare per offrire sostegno alle persone più fragili. La Banca finanzierà i progetti realizzati da enti non profit impegnati a dare una risposta ai problemi del Paese causati dalla crisi sanitaria, economica e sociale. È quanto prevedono le nuove linee guida del Fondo, il documento che ne indirizza l’attività nei prossimi due anni 2021-2022.

Tre le tematiche prioritarie di intervento: il supporto psicologico a soggetti colpiti dalla pandemia, inserimento lavorativo e giovani. Confermati i requisiti, i tempi e le modalità di presentazione delle richieste di contributo, liberalità a fondo perduto che la Banca eroga a progetti particolarmente meritevoli. I progetti vengono individuati attraverso un processo di selezione che tiene conto del loro impatto sociale e del track record dell’ente. Le candidature devono avvenire attraverso la piattaforma raggiungibile al link: https://group.intesasanpaolo.com/it/sociale/fondo-di-beneficenza/come-richiedere-un-contributo

Concluso con successo il ciclo 2019-2020, orientato a sostenere iniziative collegate ad alcune tra le problematiche più urgenti a livello nazionale, ulteriormente acuite dalla diffusione della pandemia, quali povertà educativa e dispersione scolastica, violenza sulle donne e sui minori e demenza senile, saranno questi in dettaglio gli ambiti di intervento per il biennio 2021-2022:

  1. Supporto psicologico ai malati di Covid e ai soggetti maggiormente colpiti dalla pandemia, come risposta a uno dei molteplici rischi legati alla pandemia Covid-19 – segnalato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità – relativo alla cosiddetta pandemic fatigue, ovvero un insieme di demotivazione e fatica nel seguire i comportamenti protettivi indispensabili per fronteggiare l’emergenza sanitaria. La fatigue tende a emergere negli individui di fronte a eventi avversi, con caratteristiche di lunga durata, tali da considerare la salute mentale un problema urgente e di dimensione significativa da affrontare quanto la necessità di contenere il virus. In questo ambito, rientrano per esempio progetti a favore di operatori sanitari, malati di Covid-19, familiari delle vittime, anziani, caregiver, bambini, adolescenti e giovani con disturbi psichici.
  1. Formazione e inserimento lavorativo di soggetti fragili, con particolare attenzione per le nuove povertà. Uno dei pericoli post-Covid-19 sul fronte occupazionale è infatti la crescita della polarizzazione nel mondo del lavoro, con una maggioranza di persone senza gli strumenti per resistere alle crisi economiche e una minoranza sempre più avvantaggiata. A ciò si aggiungono le ripercussioni nella sfera familiare, con le donne spesso costrette a rinunciare al posto di lavoro per far fronte agli impegni di cura che cadono sulle loro spalle. In questo ambito rientrano a titolo d’esempio il sostegno a progetti a favore dei disoccupati a causa del Covid-19; formazione e inserimento lavorativo delle donne; interventi per il recupero degli inoccupati di lungo periodo e dei soggetti a bassa scolarizzazione; inserimento lavorativo delle persone con disabilità; rafforzamento delle competenze professionali e trasversali e orientamento al lavoro, ecc.
  1. Supporto agli adolescenti e ai giovani in situazione di fragilità, un ambito che tende a essere sottovalutato in Italia con molte tematiche ancora aperte (dispersione scolastica, Neet, disoccupazione e rischio povertà per gli under 35, ecc.) che rischiano di peggiorare ulteriormente con le conseguenze indirette dell’emergenza sanitaria. Verranno pertanto sostenuti progetti come laboratori di promozione della (ri)motivazione allo studio per coloro che intendono abbandonare il percorso d’istruzione o che hanno già deciso di non proseguire; servizi di rafforzamento delle competenze digitali e di sostegno individuale allo studio online; implementazione di misure di assistenza sociale (anche a distanza) specifiche per la fascia nel passaggio tra l’adolescenza e la giovane età; percorsi di formazione professionale e di supporto alla prosecuzione degli studi per i ragazzi più fragili in uscita dalle scuole superiori; progetti di sostegno psicologico giovanile per l’uscita dalle dipendenze (alcol, droghe, gioco online, dispositivi elettronici e social network) e dai sintomi di depressione, ansia, solitudine e dai disturbi causati dall’isolamento sociale; contrasto al bullismo e al cyberbullismo, ecc.

Oltre a queste priorità, il Fondo di Beneficenza continuerà a sostenere progetti inerenti ad altre importanti tematiche sociali, come il sostegno al contrasto della povertà educativa e della violenza intra familiare in tutte le sue possibili forme, la povertà sanitaria, le disabilità fisiche e intellettive e, a livello territoriale, lo sport dilettantistico inclusivo. Una parte dello stanziamento sarà a disposizione della Banca dei Territori per il sostegno – con interventi entro i 5.000 euro – di progetti a diretto impatto locale, espressione della comunità di riferimento e individuati dalle Direzioni Regionali. Destinatari delle risorse del Fondo saranno anche le iniziative presentate da enti religiosi per il contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, a beneficio di soggetti svantaggiati e ai margini della società (area religiosa), e quelle a favore della ricerca scientifica per progetti che hanno come obiettivo il miglioramento della qualità della vita delle persone, con una possibile risposta a gravi problematiche o a bisogni emergenti (area medica).

Anche a livello internazionale, il Fondo continuerà l’attività di contrasto alla povertà nel mondo per assicurare la crescita di tutti i popoli con interventi di sostegno a progetti in paesi dove Intesa Sanpaolo opera con le proprie controllate estere, interventi in Paesi con un Indice di Sviluppo Umano basso o medio e supporto ad attività nei paesi poveri o emergenti colpiti da eventi straordinari quali terremoti, alluvioni, siccità. L’azione del Fondo Beneficenza intende contribuire alla realizzazione degli obiettivi sociali del Piano d’Impresa della Banca e si prefigge di dare un contributo al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

INTESA SANPAOLO E CDP: 9 MILIONI PER “SUA MAESTA’ IL GRANO”

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Un nuovo contratto di filiera, per il valore di oltre 9 milioni di euro, è stato concluso da Intesa Sanpaolo e da Cassa Depositi e Prestiti per supportare la crescita e lo sviluppo di quattro aziende del settore cerealicolo di “La Molisana” che operano in Molise e Puglia. Al progetto, denominato “Sua maestà il grano”, Cassa Depositi e Prestiti e Intesa Sanpaolo hanno partecipato con un finanziamento di 3,75 milioni di euro ciascuna, a cui si aggiungono i contributi del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e della Regione Puglia.

I principali obiettivi dell’operazione riguardano il miglioramento del livello di competitività e la sostenibilità economica dei produttori alimentari di base; l’ammodernamento dei fattori di produzione della filiera; la maggior qualità del prodotto finale e una reale sostenibilità ambientale. Il progetto punta a favorire la creazione di una specifica filiera del grano duro di alta gamma, per ottenere produzioni qualitativamente di alto livello e incrementare, in un contesto di massima tracciabilità e sicurezza alimentare, produzioni italiane con particolari caratteristiche proteiche e nutrizionali. Il fine ultimo è quello di realizzare investimenti a rilevanza nazionale che, partendo dalla produzione agricola, si sviluppano nei diversi segmenti della filiera agroalimentare, basandosi su vincoli associativi e statutari di conferimento.

“Il made in Italy – spiega Giuseppe Ferro, amministratore delegato de La Molisana spa funziona molto bene se i prodotti sono di altissima qualità, partendo dalla materia prima, il grano nel nostro caso, passando per la tecnologia di ultima generazione per l’essiccazione della pasta, per arrivare sugli scaffali e quindi a tavola”.

Dichiara Paolo Calcagnini, Vicedirettore Generale di CDP: “Riteniamo fondamentale sostenere le filiere strategiche del nostro Paese, in particolare quelle che operano nel settore agroalimentare, per continuare ad accompagnare la crescita e lo sviluppo sostenibile delle eccellenze del Made in Italy nel mondo. Con questa operazione confermiamo la nostra vicinanza al Mezzogiorno e a quelle imprese che dimostrano grande capacità di coniugare sostenibilità e tradizione, leve fondamentali per proiettarsi con successo sul mercato nazionale ed estero”.

“Essere attenti nel recepire e rispondere alle istanze del comparto agroalimentare è uno degli obiettivi della nuova direzione che il nostro Gruppo ha dedicato all’agribusiness. Una missione strategica alla luce dell’importanza economica e culturale che questo settore riveste per il nostro Paese”, sottolinea Renzo Simonato, responsabile Direzione Agribusiness Intesa Sanpaolo. E aggiunge: “Il finanziamento alla filiera cerealicola de La Molisana è un importante esempio di gioco di squadra tra pubblico e privato per sostenere, accompagnare e valorizzare le eccellenze del nostro Made in Italy. Tutto questo concorre a rendere ancora più resilienti e competitive le nostre aziende, in un contesto in cui non si può prescindere dalla capacità di essere all’avanguardia anche sul tema della sostenibilità”.

RENAULT-ENEL X RICARICA PIU’ FACILE E SICURA

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Tecnologia, energia, servizi: è attorno a questi pilastri che la Renault ha scelto di fondare la propria evoluzione verso l’era della modernità. Protagonista da oltre dieci anni della transizione dell’auto verso la tecnologia elettrica, la casa francese consolida questo percorso in collaborazione con Enel X, la business line globale del Gruppo Enel che offre servizi per accelerare l’innovazione e guidare la transizione energetica.

Nasce così “Renault E-charge Home”: il pacchetto di soluzioni di ricarica integrate e all-inclusive sviluppate in partnership con Enel X per rendere la ricarica domestica più semplice e sicura. Le nuove soluzioni sono disponibili fra gli accessori della gamma elettrica Renault, per un’esperienza integrata nel processo di acquisto del veicolo presso la Concessionaria: scelta della soluzione su misura, finanziabilità dell’importo insieme al veicolo e supporto in tutte le fasi dell’operazione.

“Siamo molto soddisfatti di aver siglato questo accordo con Renault che garantisce ai Clienti un’esperienza di ricarica domestica comoda e sicura”, dichiara Augusto Raggi, Responsabile Enel X Italia: “Accelerare il processo di transizione verso la mobilità elettrica è uno degli obiettivi di Enel X che nel 2017 ha avviato un piano ambizioso per dotare il Paese di una rete di punti di ricarica pubblica capillare e resiliente. A questo impegno abbiamo affiancato quello per la diffusione della ricarica in ambito privato, puntando sulle innovative JuiceBox e sugli accordi con le più importanti case automobilistiche”.

Commenta Eric Pasquier, Managing Director Renault Brand Italy & Country Head Italy: “Da oltre un decennio, Renault si impegna per rendere la transizione verso la mobilità elettrica una scelta innovativa nella tecnologia, responsabile verso l’ambiente e semplice nell’acquisto e nell’assistenza. Oggi abbiamo voluto far evolvere le soluzioni per la ricarica privata proposte ai nostri clienti, studiando con il nostro partner Enel X soluzioni integrate che includono consulenza personalizzata e servizi per un’esperienza di acquisto e di guida elettrica intuitiva e senza pensieri”.

Con Renault E-Charge Home i clienti possono scegliere tra 3 diversi pacchetti “chiavi in mano”, che variano in base alla potenza della JuiceBox Pro Cellular di Enel X: “E-Charge Home 3” con JuiceBox da 3,7 kW; “E-Charge Home 7” con JuiceBox da 7,4 kW ed “E-Charge Home 22” con JuiceBox da 22 kW. La JuiceBox Pro Cellular di Enel X è la stazione di ricarica domestica intelligente, dotata di regolazione dinamica della potenza, per evitare sovraccarichi della rete elettrica e per consentire funzionalità di smart charging. Con la connessione WI-FI e il Bluetooth, è possibile pianificare e monitorare le operazioni di ricarica da remoto tramite l’app JuicePass di Enel X.

Le soluzioni E-Charge Home includono, inoltre, numerosi servizi studiati con Enel X per assistere il cliente in tutte le fasi della customer journey: sopralluogo a domicilio per verificare l’adeguatezza dell’impianto elettrico e la fornitura di energia elettrica, consulenza su eventuali interventi necessari, aumenti di potenza contrattuale, autorizzazioni condominiali; installazione della JuiceBox e collegamento al contatore elettrico; assistenza tecnica da remoto tramite un Contact Center dedicato; garanzia di 2 anni e manutenzione straordinaria. Le soluzioni “E-Charge Home” sono compatibili con tutti i modelli elettrici e ibridi plug-in della gamma Renault E-TECH (Twingo E-Tech Electric, Zoe E-Tech Electric, Kangoo E-Tech Electric, Master E-Tech Electric, Captur E-Tech Plug-in Hybrid e Mégane E-Tech Plug-in Hybrid).

A titolo d’esempio, Renault Zoe con JuiceBox da 7,4 kW effettua una ricarica completa in una notte e con JuiceBox da 22 kW in 3 ore. Renault Twingo Electric con JuiceBox da 7,4 kW effettua una ricarica completa in 4 ore e con JuiceBox da 22 kW in 1 ora e mezza. In occasione del lancio di “E-Charge” i clienti accederanno a un’offerta esclusiva sul veicolo al cuore della sua gamma 100% elettrica: Renault Zoe E-Tech Electric  (nella foto sotto).

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Chi acquisterà Renault Zoe entro il 30 giugno, infatti, potrà avere “E-Charge Home 7” (JuiceBox Pro Cellular di Enel X da 7,4 kW, inclusi sopralluogo, installazione standard, assistenza tecnica da remoto, 2 anni di garanzia e manutenzione straordinaria) a 600 euro iva inclusa. In alternativa, chi non possiede un box auto, potrà beneficiare dell’offerta “E-Charge Street 7”, un voucher da 695 kWh di energia (corrispondenti a circa 4mila km) per la ricarica pubblica, da utilizzare attraverso l’app JuicePass di Enel X, o l’apposita card. Nell’offerta sono compresi anche due anni di servizio illimitato per la prenotazione delle infrastrutture di ricarica.