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ORO BLU: IL BUSINESS DELL’ACQUA MINERALE E LE CONCESSIONI REGIONALI A BASSO PREZZO

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Il sasso nello stagno, anzi nella sorgente, l’ha lanciato l’ecologista Edoardo Zanchini, direttore dell’Ufficio clima del Comune di Roma, già vicepresidente nazionale di Legambiente dal 2011 al 2022, con un articolo pubblicato sul quotidiano Domani. Titolo: “I paradossi della crisi idrica: lo Stato svende l’acqua minerale”. Un business da 16,5 miliardi di litri all’anno.

Da una parte, la mancanza di acqua “pubblica”; dall’altra, lo sfruttamento delle concessioni “private”, assegnate dalle Regioni a canoni irrisori, con incassi milionari per i gestori. Un po’ come avviene per i balneari, solo che qui si tratta di un bene essenziale e di una risorsa scarsa come l’acqua. Si arriva così a parlare di “oro blu” ovvero “oro minerale”; nel 2023, il settore ha segnato un +8%, con esportazioni in crescita e un giro d’affari calcolato intorno ai 3,1 miliardi di fatturato all’anno.

Close-up of female holding plastic bottle of mineral water in a shop

Non passa giorno, ormai, senza che arrivino notizie sulle conseguenze della siccità in Sicilia, da Palermo a Siracusa; a Potenza (Basilicata) e in diversi Comuni sardi. Ma il fatto è che intanto il boom dell’acqua minerale – estratta dalle sorgenti, imbottigliata e distribuita a caro prezzo – continua. Tant’è che il Gruppo Nestlè ha deciso di riunire tutti i suoi marchi in un’unica società: dal francese Perrier ai nostri Acqua Panna, San Pellegrino e Levissima.

“La prima chiave per guardare al futuro dell’acqua – scrive Zanchini – è il valore di un bene particolare. Che è pubblico per legge, ma la cui gestione è affidata tramite concessioni. E con infinite differenze di prezzo nel nostro Paese, da costi bassissimi in agricoltura a oltre quattro euro a litro negli aeroporti o nei ristoranti di lusso”.

La seconda chiave, secondo l’autore dell’articolo, è politica: “Viene da chiedersi fino a quando l’arco parlamentare potrà far finta di non accorgersi di questa situazione”. C’è un Rapporto del Ministero dell’Economia, datato 2018, che individua e indica alcune questioni essenziali in merito alle concessioni. Per ogni euro pagato allo Stato, se ne guadagnano circa 200 con punte fino a 300 (per esempio, acqua Lete). La metà delle 295 concessioni è stata assegnata a 194 soggetti dopo il Duemila e solo una tramite gara. Per tutte le altre, affidamento diretto o proroga: alcune risalgono addirittura a più di cento anni fa.

Da questa oscura situazione, a proposito delle polemiche sul progetto di autonomia differenziata, emerge – a giudizio di Zanchini – “il fallimento del trasferimento di poteri regionali da parte dello Stato. Perché i canoni stabiliti dalle Regioni sono bassissimi, non si fanno gare ma nessuno nei ministeri controlla”. L’auspicio conclusivo è che finalmente “si punti sulla trasparenza, sul premio al merito e a chi con maggiore efficienza e vantaggi per le casse pubbliche è in grado di gestire le concessioni. In poche parole, affidare le concessioni tramite gare a evidenza pubblica”.  

FUGHE D’INVERNO IN TRENO: IL “GUARDIAN” CONSIGLIA IL FRECCIAROSSA DA VERONA A TRIESTE

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D’inverno, con la pioggia, la neve e il ghiaccio sulle strade, viaggiare in treno può essere la soluzione più sicura e affidabile. Ed è questa la stagione preferita dai turisti che vogliono evitare i periodi di punta. Le “fughe invernali” nella Mitteleuropa sono suggerite da uno dei più autorevoli quotidiano inglesi, The Guardian, in un articolo intitolato “Winter rail adventures in Europe: three itineraries for the colder months”, laddove per mesi più freddi s’intende il periodo che va da subito dopo l’Epifania fino alle settimane prima della Pasqua.

“Dalle Alpi a Trieste”, è l’itinerario proposto da Nicy Gardner (couatrice dello storica guida “Europe by Rail: The Definitive“) che comprende anche un pezzo di ferrovia italiana e del Gruppo FS, con la menzione del Frecciarossa come suggerimento ideale per raggiungere Verona da Trieste.

Si parte da Bruxelles per arrivare nel capoluogo del Friuli-Venezia Giulia. Il Guardian inizia suggerendo di prendere un Eurostar dalla capitale belga per poi salire a bordo di un Nightjet in direzione Vienna, tenendo conto di sia tornato di moda viaggiare di notte per guadagnare tempo e anche per risparmiare soggiorni in albergo. Arrivati nella capitale austriaca, ecco il preludio di quello che è un viaggio verso Trieste, salendo a bordo di un altro Eurocity.

Questa – come sottolinea la testata britannica, fondata nel 1821 – era una tratta ferroviaria che collegava Vienna al porto commerciale più importante dell’Impero asburgico. È un confortevole e interessante viaggio di nove ore, particolarmente suggestivo perché il treno percorre i binari della straordinaria ferrovia del Semmering, patrimonio dell’UNESCO (nella foto sopra). Dalle Alpi austriache, attraversando Lubiana in Slovenia e il Carso calcareo, si arriva fino allo sbocco più settentrionale del mar Adriatico: Trieste merita la visita e per vederla bene servono almeno un paio di giorni.

Per tornare verso “casa”, in Gran Bretagna, la giornalista del Guardian scrive: “Si può utilizzare il Frecciarossa mattutino da Trieste per Verona, dove c’è una buona coincidenza con 30 minuti di attesa, per poi prendere un Railjet diretto a Innsbruck. Questo offre una bella corsa sul Passo del Brennero, arrivando a Innsbruck mentre è ancora giorno. Se si ha tempo a disposizione, si può salire sulla Hungerburgbahn fino alle montagne a nord della città e godersi il ​​bel percorso del tram verso sud fino alla valle dello Stubai. Da Innsbruck occorre poi prendere il Nightjet che parte ogni sera per Amsterdam, un viaggio notturno di 13 ore, da dove si torna agevolmente a Londra con l’Eurostar”.

L’Ad del Gruppo FS, Stefano Donnarumma

Al di là della bellezza dell’itinerario suggerito e dell’utilizzo del Frecciarossa, eccellenza italiana, è ancora il binomio Europa e treno a rappresentare un plus per il prossimo futuro. Proprio di recente, come Amate Sponde ha già riferito, è stato l’AD del Gruppo FS Stefano Donnarumma, intervenendo da remoto al 20° Foro di dialogo Italia-Spagna tenutosi a Barcellona, ad auspicare “un collegamento ferroviario efficace tra le diverse capitali europee, con linee ad alta velocità che permettano di raggiungere importanti risultati anche dal punto di vista ambientale”.

Gli altri due itinerari mitteleuropei suggeriti dal Guardian, si trovano rispettivamente in Germania lungo i fiumi Mosella e Reno e in Francia, con una insolita destinazione: l’estremità marittima della valle della Loira che beneficia di un clima invernale mite, ideale per le visite fuori stagione nel Paese transalpino.

L’AUTOSTRADA FANTASMA: LA TI-BRE, UN NASTRO D’ASFALTO (12 KM) CHE FINISCE IN APERTA CAMPAGNA

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L’autostrada è pronta da un anno, è lunga 12 chilometri, ma finisce…in campagna. Il nastro d’asfalto della Tirreno-Brennero (Ti-Bre) che va da casello Parma Ovest a Sissa Trecasali, nella bassa parmense, rimane vuoto, chiuso al traffico. E nessuno ha il coraggio di inaugurarlo.

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Il tratto dell’autostrada Ti-Bre incompiuta

È l’ennesima incompiuta del Malpaese. Un’altra opera inutile. Doveva collegare l’AutoCisa (A 15) con l’AutoBrenneo (A 12), ma ora che i lavori sono terminati rischia di diventare un monumento al consumo di suolo e alla spreco di denaro pubblico. Lo denuncia su “X” il parlamentare verde Angelo Bonelli, postando alcune foto che documentano questo scempio: “Viadotti costruiti sulle aree golenali del fiume Taro. Un’autostrada inutilizzata che ha distrutto ettari di suolo agricolo” (74 per la precisione).

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Il leader dei Verdi, Angelo Bonelli

A quanto risulta, mancherebbe qualche dettaglio tecnico per il collaudo. Ma nessuno dei promotori dell’autostrada se la sente di chiederne l’apertura. È la migliore dimostrazione che conferma l’inutilità di questa infrastruttura, come hanno sostenuto da sempre gli ambientalisti.

A loro parere, fin dall’inizio il progetto non aveva senso. Non serviva a trasportare merci e persone dal Tirreno al Brenno, ma in realtà aveva altri obiettivi. In primo luogo, quello di prorogare senza gara fino al 2031 la concessione di AutoCisa, assegnata al Gruppo Gavio che fa capo all’omonima famiglia e gestisce alcune delle principali infrastrutture portuali italiane. E anche la commessa per l’impresa costruttrice, la Pizzarotti di Parma, specializzata in opere inutili e inservibili come la pista da bob a Cortina d’Ampezzo per le Olimpiadi invernali 2026.

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L’area dei caselli “vuoti” sull’autostrada fantasma Ti-Bre

Altri 74 ettari di terreno fertile sono stati sottratti così all’agricoltura, sepolti sotto una colata di cemento. Finora, l’autostrada fantasma è costata 360 milioni di euro, più altri 150 per opere compensative mai realizzate. I costi sono stati sostenuti con l’aumento dei pedaggi di AutoCisa. Per completare il restante 90%, occorrono oltre tre miliardi a carico dello Stato. Ma i fondi mancano e vengono invocati in nome dello sviluppo come un alibi per giustificare lo scempio del territorio.

Commenta il Forum nazionale Salviamo il Paesaggio: “Viene immediato prendersela con le imprese. Ma i responsabili di questa vergogna di asfalto sono anche altri. Gli amministratori a tutti i livelli del partito bipartisan del cemento. Che hanno pervicacemente voluto questo pezzo di autostrada pur sapendo che non c’erano le risorse pubbliche per proseguire. E che hanno chiesto, invece di vere compensazioni ambientali, ulteriori strade, rotonde, viadotti, tangenzialine per flussi di traffico inesistenti”.

BOOKCITY 2024: FESTIVAL E CONSUMI CULTURALI, DUE RICERCHE PROMOSSE DA INTESA SANPAOLO

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Per il quinto anno consecutivo sono stati presentati, nell’ambito di Bookcity, i risultati delle ricerche “Effettofestival 2024. Non c’è live senza online” e “Festival Culturali: uso dei canali digitali e stato dell’arte delle ricerche ufficiali” promosse da Intesa Sanpaolo.

Afferma Fabrizio Paschina, Executive Director Comunicazione e Immagine Intesa Sanpaolo: “Le ricerche promosse da Intesa Sanpaolo rappresentano uno strumento utile per comprendere le tendenze della produzione e promozione culturale, anche in considerazione delle nuove modalità di fruizione del pubblico. Abbiamo voluto dare un contributo agli operatori del settore per aiutarli ad orientare le loro scelte di comunicazione e rendere la cultura sempre più accessibile. A livello di Gruppo cerchiamo di diversificare le modalità di promozione culturale in base alla varietà dei target, degli obiettivi, delle tipologie di format che proprio grazie alla nostra struttura e posizionamento abbiamo l’opportunità sperimentare. In particolare, abbiamo lanciato una piattaforma di podcast, Intesa Sanpaolo On Air, che ci permette di raggiungere un pubblico sempre più ampio. In pochi anni ha superato i 35 milioni di ascolti, in particolare da parte dei giovani per i quali sta diventando un nuovo mezzo di fruizione culturale.”

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Effettofestival 2024. Non c’è live senza online

La ricerca “Effettofestival 2024. Non c’è live senza online”, curata da Giulia Cogoli e Guido Guerzoni, giunta alla sua decima edizione, studia quest’anno le strategie digitali dei festival, partendo dall’esame della spinta innovativa post pandemia. Sono stati 87 i festival di prima generazione (con almeno 10 edizioni) e seconda (almeno alla seconda edizione ma con meno di dieci anni) analizzati con la somministrazione di un articolato questionario a cui si è aggiunta una ricerca desk sull’utilizzo dei siti, delle piattaforme social e dei canali video e audio, sulle strategie e il livello di digitalizzazione dei processi.

La programmazione dei festival copre quasi tutto l’anno solare con picchi soprattutto nei mesi autunnali (settembre e ottobre) e primaverili (maggio e giugno). I festival dedicati alla letteratura predominano sia nei festival di prima che di seconda generazione (40,8% dei F1G e 26,3% dei F2G), questi ultimi trattano anche temi come le scienze, la tecnologia e l’innovazione, i diritti, le tematiche sociali e la sostenibilità ambientale.

Dal punto di vista delle politiche di prezzo, la maggior parte degli eventi mantiene l’ingresso gratuito: 67% per i F1G e 82% per i F2G. In media, i festival hanno meno di 25.000 presenze (77% dei F1G e 89% dei F2G), ma molti eventi di prima generazione continuano a registrare affluenza elevate, con alcune manifestazioni che superano le 100.000 presenze, il che ne conferma la popolarità e l’impatto.

Quasi tutti i festival hanno un sito contenente il programma, gli abstract degli eventi e le biografie degli ospiti (90% dei festival), i contenuti sono disponibili in italiano, solo in parte (meno del 20%) è presente una versione in una seconda lingua). Una minoranza ha un’applicazione mobile: il 10,3% del campione.

I contenuti vengono messi a disposizione soprattutto su Youtube: il 60% dei festival sono dotati di un proprio canale. Oltre il 95% sono su Facebook e Instagram, segue X (60,9%), LinkedIn (32,2%) e TikTok (24,1%). I festival presenti sulle piattaforme audio come Spotify o SoundCloud sono ancora molto pochi, pari all’8% del campione.

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Festival Culturali: uso dei canali digitali e stato dell’arte delle ricerche ufficiali

La seconda ricerca è stata curata dall’Ufficio Analisi, Ricerche di Mercato e Data Management di Intesa Sanpaolo in collaborazione con BVA Doxa e si compone di due fasi di analisi:

  1. Sui Festival e i canali socialL’obiettivo era capire se e in che modo i Festival culturali italiani utilizzano i canali digitali e che tipo di strategia comunicazione seguono. Per far questo, è stata svolta un’analisi web e social della comunicazione digitale di un campione di 20 festival culturali italiani (selezionati in modo da garantire la presenza di manifestazioni sostenute da Intesa Sanpaolo, una varietà di temi affrontati, dimensioni e storicità)
  2. Sullo stato delle ricerche pubblichePer capire se le ricerche ufficiali colgono i nuovi consumi culturali trainati dal digitale e per far questo è stata svolta un’analisi Desk sulle ricerche pubbliche sui consumi culturali in Italia.

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I Festival e i canali social

Dall’analisi web e social è emerso che la comunicazione online dei festival culturali si concentra sui propri canali social e questi tendono a parlare in primis alle proprie community di riferimento: il 69% delle conversazioni proviene dai canali social proprietari dei Festival e solo il 31% del conversato travalica i confini delle pagine proprietarie, arrivando ad intercettare l’attenzione del pubblico più generalista.

Le manifestazioni che riescono a beneficiare di una visibilità anche al di fuori dei propri canali social lo fanno grazie all’attivazione di alcune leve come le Partnership editoriali che riescono a dare un boost alla visibilità e ad ampliare il pubblico, sfruttare personaggi di rilievocome elemento di attenzione e parlare di temi “caldi”.

La maggior parte dei Festival concentra la comunicazione sui canali Facebook e Instagram (Lucca Comics è l’unica su Twitch e Discord) e solo 9 festival sono presenti su TikTok e su altre piattaforme care a un pubblico della “Generazione Z”: quella delle persone nate nei medio-tardi anni Novanta del XX secolo e nella prima decade degli anni Duemila.

Dal confronto tra i bisogni emersi nella ricerca dell’anno scorso sui consumi culturali dei giovani e la loro copertura nella comunicazione dei festival analizzati, è emerso che la strategia di comunicazione dei festival culturali analizzati usa linguaggi coerenti con i bisogni di un’audience giovane e leve specifiche di comunicazione per coinvolgere maggiormente il proprio pubblico, come:

  • gli influencer e le partnership con brand o editori, per ampliare i pubblici di riferimento e accreditarsi presso specifici target;
  • il racconto della community, del «dietro le quinte», anche per prolungare la comunicazione oltre il periodo del festival;
  • la valorizzazione dei territori e delle città per raccontare i valori e temi vicini alla manifestazione.

Dalla mappatura delle strategie di comunicazione dei festival culturali emerge soprattutto l’obiettivo di coltivare le community con un approccio divulgativo per creare e diffondere conoscenza. Nel complesso, la maggior parte delle manifestazioni analizzate abbraccia uno stile comunicativo coerente con i bisogni dei “GenZ” e si mostra orientato a diffondere la cultura in modo fluido e semplice.

Lo stato delle ricerche pubbliche

Tanti sono gli attori istituzionali che misurano i consumi culturali: Istat, Censis, Ministero della Cultura, AIE, ConfCommercio, Symbola ecc. Ma risultano concentrarsi sui consumi legati a un concetto di “cultura alta”, e soprattutto legato i canali offline e alla vendita di biglietti;

Oggi nei consumi culturali è in atto un cambio di paradigma: prevalgono i momenti della cultura prima ancora che i luoghi. Gli smartphone hanno rivoluzionato il modo in cui consumiamo cultura, disancorando la fruizione dai luoghi fisici, e hanno favorito un “processo di radiazione culturale” dove i contenuti culturali raggiungono soggetti non esposti ai consumi culturali tradizionali.

Le ricerche pubbliche sui consumi culturali colgono quindi solo in parte i cambiamenti spinti dalla fruizione culturale attraverso il digitale. Ma, essendo queste la base informativa per le Policy in ambito culturale, è importante che riescano invece a cogliere anche i nuovi consumi culturali.

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PORTO DI GENOVA: LA DIGA “INSTABILE”, UN CASSONE S’E’ ABBASSATO DI 30 CENTIMETRI (FOTO)

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Non si calmano le acque intorno alla nuova diga foranea del porto di Genova, destinata a diventare – secondo la società costruttrice Webuild – “un’opera unica al mondo”. Per i primi 4.000 metri della struttura sui 6.000 complessivi, saranno posizionati 90 cassoni cellulari prefabbricati in cemento armato, alti 33 metri, larghi 35 e lunghi 67, poggiati su un basamento in mare fino a 50 metri di profondità: costo 1,3 miliardi di euro. Ma infuriano le polemiche sulla loro tenuta e stabilità.

Uno di questi maxi-blocchi, secondo una denuncia pubblicata dal Fatto Quotidiano, si sarebbe abbassato creando un dislivello di 30 centimetri rispetto a quello adiacente. L’hanno confermato al giornale due diverse fonti, allegando anche alcune fotografie. La Capitaneria di porto, però, assicura che “non sussiste alcuna difformità tecnica rilevante né tantomeno pericoli di alcun genere”.

CASSONI DIGA GE (da Il Fatto Quotidiano)
Dal “Fatto Quotidiano”

Sta di fatto, tuttavia, che già per i primi quattro cassoni s’era parlato di “cemento debole”, come riferito dal quotidiano genovese Il Secolo XIX, tanto da richiedere una cura di iniezioni per rafforzare la diga.  La questione appare ancor più delicata perché questi manufatti sono destinati a essere riempito di materiali inquinanti, come quelli di risulta dei dragaggi o scavi di altre opere (tunnel subportuale). Tant’è che gli uffici della Regione avevano stoppato questo piano.

Resta, comunque, la necessità di verificare e accertare la tenuta dei fondali su cui poggia l’intera struttura. A sollevare il problema, tre anni fa, fu l’ex responsabile del project management, Piero Silva, dimettendosi in seguito al rifiuto di rivedere il progetto espresso dal commissario straordinario, Marco Bucci, allora sindaco di Genova e ora presidente della Regione Liguria. Anche il Consiglio superiore dei Lavori pubblici manifestò qualche preoccupazione. “E pure il Cnr – come scrive Andrea Moizo sul Fatto – in sede di valutazione di impatto ambientale (via), si espresse per la necessità di maggiori disamine. Ignorato”.

Diga foranea di GE (rendering)
Il rendering del progetto

L’esecuzione del progetto, elaborato da Technital, fu appaltata così senza ulteriori approfondimenti. Ma, ad aggiudicazione concluso, l’appaltatore chiese e ottenne una modifica che ribalta sull’appaltante eventuali oneri nel caso in cui il consolidamento dei fondali dovesse risultare più complicato del previsto. Sul caso, scoperto dal Fatto e stigmatizzato dall’Anac (l’autorità anticorruzione), indagano ora la Procura di Genova e quella europea.

I lavori dovrebbero concludersi entro la fine del 2026. Se e quando la diga sarà completata, consentirà l’ingresso in porto delle grandi navi portacontainer, lunghe 400 metri e larghe 60, oltre alle navi da crociera “World Class”. Questo consentirà al capoluogo ligure di competere con i maggiori porti europei, sfruttando il vantaggio logistico della sua posizione geografica ottimale, al centro delle rotte fra l’Asia e l’America.

 

LE FERROVIE AL PRIMO POSTO (333 INTERVENTI, 45,6 MLD) NEL PNRR: UNO STUDIO DI IFEL-SOLE 24 ORE

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Con 333 interventi programmati, per un valore di 45,6 miliardi di euro pari all’88% del totale dei fondi assegnati, sono le ferrovie a fare la parte del leone nell’attuazione del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) finanziato dall’Unione europea. In complesso, sono in campo 1.241 progetti che comprendono anche strade e piste ciclabili, per un totale di 51,6 miliardi. I dati sono stati elaborati in dettaglio da studio di Ifel, l’Istituto per la finanza e l’economia locale, in collaborazione con Il Sole 24 Ore, il quotidiano della Confindustria.

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A realizzare la maggior parte di questi interventi sarà la principale stazione appaltante del Paese, Rete ferroviaria italiana Spa (RFI), l’azienda pubblica partecipata al 100% dal Gruppo Ferrovie dello Stato italiane. Circa 1.400 cantieri sono al lavoro in tutta la Penisola, per realizzare questo programma entro la scadenza del 2026 e non rischiare di perdere i relativi finanziamenti. C’è anche questo tra i motivi per cui negli ultimi tempi si sono registrati allungamenti nei tempi di percorrenza e interruzioni programmate sulla rete.

Alla fine, il risultato sarà un ammodernamento complessivo del nostro sistema ferroviario, sia sul piano infrastrutturale sia su quello dei convogli: come sta già avvenendo con il “Regionale”, il brand che riunisce i treni locali più moderni e confortevoli, dedicati in particolare a pendolari, studenti e turisti, per favorire la sostenibilità del trasporto e l’intermodalità con altri mezzi (pullman, bici ecc. ecc.). Al momento, ne sono già in circolazione 500 e arriveranno a 700 entro il 2027.

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L’azienda ferroviaria, guidata dall’Ad Gianpiero Striscuglio, è in testa alla classifica dei primi cento assegnatari di risorse del Pnrr. Segue a grande distanza l’Anas, con quattro progetti stradali da 126,12 milioni di euro. Nel complesso, rispetto ai progetti di efficientamento energetico che risultano polverizzati e concentrati sulle abitazioni private, quelli sulle infrastrutture e i trasporti sono minori di numero ma finanziariamente molto più pesanti. Si tratta di 1.241 misure (lo 0,4% del campione complessivo di 306.705 progetti) che in termini economici valgono però ben 51,6 pari al 26.5% dell’intero Recovery fund italiano.

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L’Ad di RFI, Gianpiero Strisciuglio

Per le infrastrutture ferroviarie, secondo i dati riferiti da Manuela Perrone e Giovanni Trovati sul Sole 24 Ore, “i progetti sono 434 (il 35% del totale degli interventi), per un valore di 47 miliardi (di cui 45 per il potenziamento delle linee), pari al 91,2% della torta”. I progetti per il trasporto urbano, invece, sono 51 per un totale di 3,7 miliardi: di questi, trenta (per 3,4 miliardi) puntano allo sviluppo delle linee metropolitane e tramviarie. Appena 17 sono quelli multimodali e intermodali (654.420 euro).

La maggior parte dei progetti (esclusi otto in capo a Rfi da 525 milioni, considerati “in ambito nazionale” dalla ricerca di Ifel) è destinata alla Calabria (13,87%), alla Lombardia (11,84), alla Puglia (9,41) e alle Marche (7,06). Le regioni con la più alta quota di finanziamenti, invece, sono nell’ordine: Piemonte (12,67%), Veneto (12,22), Liguria (12,19), Sicilia (11,05) e Campania (9,72). A queste è destinato complessivamente il 57,8% del totale.

A livello provinciale – notano i due autori dell’articolo – 257 progetti localizzati, tutti affidati a Rfi in qualità di attuatore per 35,4 miliardi (68,6%), non specificano un’unica provincia di riferimento, perché si estendono a tutta la regione interessata. E qui, spiccano Piemonte, Lombardia, Sicilia e Campania. Per i restanti 984 interventi, relativi a una specifica provincia, il finanziamento minimo risulta di 20mila euro (Lecco), mentre il massimo è di 1,5 miliardi (Verona).

FS treni in corsa

Quali sono, quindi, gli obiettivi principali di tutto questo programma? Scrivono i giornalisti del Sole 24 Ore: “Al primo posto c’è il rinnovamento tecnologico delle ferrovie: 251 progetti per 10,3 miliardi (il 20,2% del totale). Al secondo, come peso finanziario, ci sono i raccordi autostradali: soltanto quattro misure che, però, valgono 9,7 miliardi”. Ma il treno, come si sa, rimane il mezzo di trasporto più ecologico perché è elettrico e non inquina.

DONNARUMMA (FS): “COLLEGARE VIA TRENO L’EUROPA PER RAGGIUNGERE LA TRANSIZIONE ENERGETICA”

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Il treno come mezzo di trasporto privilegiato per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo in materia di sostenibilità. Mentre la crisi dell’automotive attanaglia l’industria europea, alimentando la disoccupazione e inducendo l’Ue a fare un passo indietro sull’introduzione dell’auto elettrica, “la mobilità ferroviaria, il suo sviluppo e la sua crescita possono rappresentare un fattore chiave” per la transizione energetica.

Lo ha ribadito l’Ad del Gruppo FS Stefano Donnarumma, intervenendo da remoto al 20° Foro di dialogo Italia-Spagna a Barcellona, anche nella sua qualità di presidente della Regione Europa UIC (Union internationale des chemins de fer). Donnarumma ha sottolineato poi l’importanza del dialogo e della collaborazione tra i vari operatori europei, “per raggiungere insieme gli obiettivi comunitari che prevedono il 55% di riduzione di CO₂ al 2030”. Un target ambizioso ma che, a suo parere, può essere raggiunto anche promuovendo “un collegamento ferroviario efficace tra le diverse capitali europee con linee ad alta velocità che permettano di raggiungere importanti risultati anche dal punto di vista ambientale”.

L’Ad del Gruppo FS, Stefano Donnarumma

“Come Ferrovie dello Stato – ha spiegato l’Ad di FS – siamo pienamente impegnati nella realizzazione di opere che cambieranno la mobilità del Paese. Stiamo, infatti, portando l’alta velocità ferroviaria in zone del paese dove è assente (si pensi alla Napoli-Bari o alla Salerno-Reggio Calabria) e lo stiamo facendo anche grazie al PNRR che ci ha assegnato circa 25 miliardi. Il nostro impegno, tuttavia, continuerà anche oltre il 2026 con investimenti di oltre 100 miliardi nei prossimi 5 anni per l’infrastrutturazione del Paese”. Questo programma comprende la modernizzazione dei treni e rappresenta un sostegno al raggiungimento degli obiettivi europei per ridurre del 90% le emissioni di CO2 dei trasporti entro il 2050. In questo senso, ha aggiunto Donnarumma, gioca un ruolo centrale «anche il focus sull’intermodalità dei trasporti e sul dialogo ferro-gomma e porti nel campo del trasporto delle merci. A differenza dell’auto, del resto, il treno è già elettrico.

Nel suo intervento, l’Ad delle Ferrovie dello Stato ha poi dato appuntamento al 12 dicembre, quando sarà presentato all’Auditorium Parco della Musica di Roma il Piano strategico del Gruppo FS: “Un’occasione per spiegare il nostro impegno per l’Italia e non solo, vista la presenza internazionale del Gruppo FS che è già presente da due per esempio in Spagna, con il brand Iryo che ha già dato rilevanti e soddisfacenti risultati” (nella foto sopra).

Lungo la strada del cambiamento della mobilità, secondo Donnarumma, sarà importante inoltre fare una riflessione “sulla possibilità di utilizzare anche altre fonti di finanziamento, che non siano solo quelle pubbliche”. Una valutazione che dev’essere anche internazionale, com’è accaduto in altri settori a cominciare da quello delle reti elettriche. Per accompagnare questo cambiamento, occorrerà ovviamente “un quadro regolatorio adeguato”.

 

IL BIS DELLE TRIVELLE: IN ARRIVO 30 NUOVI PERMESSI, MA POTREBBERO CRESCERE FINO A 130

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Sono passati otto anni da quando Giorgia Meloni scendeva in piazza, con i manifestanti e gli striscioni in mano, per sostenere il referendum abrogativo contro le trivelle petrolifere in programma il 17 aprile del 2016 (nella foto sotto). E ora invece il suo governo le riesuma, rilasciando una trentina di permessi per riprendere le esplorazioni di gas e petrolio in mare, “congelati” dal governo di Mario Draghi nel 2021 con il Pitesai, il Piano per la transizione energetica sostenibile nelle aree idonee. Il Coordinamento No Triv ha individuato per l’esattezza 27 titoli risuscitati, ma – come dichiara il co-fondatore Enrico Gagliano in un articolo firmato da Vanessa Ricciardi sul Fatto Quotidiano – “si tratta solo della punta dell’iceberg: la relazione tecnica parla di 130 provvedimenti seguiti al Pitesai”.

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Giorgia Meloni, in una manifestazione del 2016, contro il referendum popolare sulle trivelle.

A beneficiare di questo “decreto energia” emanato dal governo Meloni saranno soprattutto due compagnie, Eni e Total: la prima, da sola o in partnership con altre, risulta titolare di 13 permessi a trivellare. In pratica, le concessioni riguardano quasi tutte le coste italiane, dal Veneto alla Sicilia. Fra le regioni coinvolte, c’è anche l’Emilia Romagna, già colpita in passato da un fenomeno di subsidenza del suo territorio che affaccia sull’Adriatico: cioé, da un abbassamento di diversi metri sotto il livello del mare che altera l’assetto idrogeologico, minacciando di favorire allagamenti e alluvioni.

TRIVELLE

Contro il blocco delle trivellazioni, su ricorso dei maggiori operatori petroliferi, tra febbraio e giugno di quest’anno il TAR del Lazio aveva bocciato il Pitesai con ben 13 sentenze di merito. Di fatto, il testo che nel 2021 ha definito i criteri e le aree per le trivellazioni, è stato demolito. Così il governo ha avuto via libera per intervenire con questo nuovo provvedimento: non solo non ha è ricorso in appello, ma anzi ha ribadito l’autorizzazione dei permessi di ricerca in vigore e anche a future concessioni. I comitati No Triv esamineranno la situazione regione per regione, in modo da capire che cosa accadrà nel prossimo futuro. “Il settore Oil&Gas – dichiara ancora Gagliano al Fatto Quotidiano – ostacola in tutti i modi la transizione energetica, attaccando le rinnovabili e spostando l’attenzione dell’opinione pubblica su un nucleare che non c’è”.

Tutto ciò accade mentre l’economia verde genera lavoro, arrivando a 3,1 milioni di occupati (fonte Sole 24 Ore). “La transizione – scrive Nicoletta Cottone in un articolo pubblicato sul quotidiano della Confindustria – è un importante fattore di competitività”. A quanto risulta, infatti, sono 571.040 le imprese italiane – circa un terzo del totale – che negli ultimi cinque anni hanno investito sulla green economy, affrontando la crisi meglio delle altre. E questo si deve, innanzitutto, all’utilizzo delle fonti rinnovabili, come il sole e il vento.

ENERGIE RINNOVABILI pale e pannelli

Nel frattempo, l’Italia conferma il primato raggiunto nell’economia circolare a livello europeo. E detiene la più alta percentuale di avvio al ciclo dei rifiuti: 91,6%, un tasso di gran lunga superiore alla media europea che si attesta intorno al 57,9%. Commenta Ermete Realacci, ambientalista di lungo corso e presidente della Fondazione Symbola: “Siamo una superpotenza europea dell’economia circolare e questo ci rende più competitivi e capace di futuro”.

 

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GIORNATA MONDIALE DISABILITA’: LE INIZIATIVE DI INTESA SANPAOLO CON 80 MANAGER SPECIALIZZATI

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In occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, indetta martedì 3 dicembre, Intesa Sanpaolo (in alto, la sede di Milano illuminata dal tricolore) avvia nuove iniziative e intensifica le tante già in corso. Ottanta disability manager che lavorano ogni giorno per facilitare le colleghe e i colleghi, la piena accessibilità degli sportelli automatici, delle filiali e dei siti web, iniziative specifiche nei musei della Banca e il sostegno a tante associazioni e iniziative: l’impegno di Intesa Sanpaolo è riconosciuto con l’inserimento del Gruppo nelle principali classifiche internazionali relative alla diversità, come il FTSE Diversity and Inclusion Index – Top 100 ed è la prima banca al mondo tra i 100 luoghi di lavoro più inclusivi e attenti alle diversità.

Per la Giornata il focus è sensibilizzare tutte le persone che lavorano in Banca verso la cultura dell’inclusione e l’importanza del tema. L’attenzione alle persone, al loro benessere, alle specificità di ognuno è uno degli aspetti che caratterizza Intesa Sanpaolo. Sport, arte e cinema sono al centro delle iniziative per favorire consapevolezza e inclusione tra colleghe e colleghi con iniziative che portano le persone senza disabilità a immedesimarsi nella situazione delle persone con disabilità. Lo stesso fil rouge caratterizza anche le iniziative delle Gallerie d’Italia della Banca, con i percorsi nei musei di Milano e Napoli per sperimentare un altro modo di “vedere” e di conoscere le opere d’arte affidandosi ai sensi dell’udito, del tatto e dell’olfatto o il percorso di accessibilità per persone cieche nei musei di Torino e di Vicenza. A questo si aggiungono iniziative come quelle avviate dal Museo del Risparmio di Torino in collaborazione con diverse associazioni, tra cui l’Unione Italiana Ciechi e l’Ente Nazionale Sordi per favorire l’accessibilità, inclusa la traduzione in LIS – Lingua Italiana dei Segni degli apparati multimediali.

Per il personale del Gruppo è nata di recente la Società di Mutuo Soccorso dedicata a tutti i dipendenti e ai loro familiari, anche conviventi, con il preciso scopo di offrire un aiuto concreto in caso di bisogno, come per il tema del “Dopo di Noi”, mentre la Fondazione Intesa Sanpaolo Ente Filantropico assegna borse di studio a tesi di laurea magistrale sul tema della disabilità.

Il Fondo di Beneficenza in capo alla Presidenza della Banca negli anni ha sostenuto numerosi progetti in favore delle persone con disabilità e ha inserito nelle Linee Guida 2023-2024 l’attenzione ai diritti delle persone con disabilità all’interno del più ampio focus sulla lotta alla violenza contro le discriminazioni.

Anche la struttura “Intesa Sanpaolo per il Sociale” sostiene numerose iniziative e ha avviato azioni di co-progettazione sociale con gli Enti del Terzo Settore a supporto delle persone con disabilità. Tra i principali interventi: la partnership con Dynamo Camp, attiva sin dal 2019, con l’obiettivo di potenziare le capacità di accoglienza di bambini e ragazzi con disabilità e con patologie gravi e delle loro famiglie presso il Camp e il Progetto Comunità Amiche della Disabilità (CAD) avviato nel 2021 dai tre Enti non profit bresciani (Fondazione ASM, Fondazione Villa Paradiso e Congrega della Carità Apostolica di Brescia) insieme alla società scientifica SIDIN (Società Italiana per i disturbi del neuro sviluppo) per definire quali siano le caratteristiche che rendono un territorio accogliente per le persone con disabilità e per incentivare la crescita di Comunità inclusive. In ambito educazione e occupabilità, la Banca promuove e realizza programmi e progetti a supporto dell’educazione inclusiva, l’orientamento e l’inclusione scolastica dei giovani con disabilità fisiche e intellettive al fine di creare reti sociali e alleanze strutturali con importanti attori del Terzo Settore.

Foto di Michele D’Ottavio

Ecco il programma delle iniziative di Intesa Sanpaolo riservate a colleghe e colleghi, durante la giornata di martedì 3 dicembre:

  • La mattina si aprirà con la possibilità di seguire una sessione online di Adaptive Training, una proposta di attività fisica inclusiva ad alta intensità. Con una lezione pratica su come adattare gli esercizi proposti in situazioni di privazione degli arti inferiori o superiori o in sedia a rotelle. L’attività è adatta sia a chi vive in prima persona una disabilità temporanea, ad esempio in caso di infortunio, o permanente, sia a chi, attraverso l’immedesimazione, vorrà scoprire come sia possibile allenarsi efficacemente con una disabilità.
  • In pausa pranzo un appuntamento online, del format di arte e inclusione, per rileggere il concetto di disabilità attraverso i linguaggi e gli strumenti dell’arte. L’incontro è stato organizzato in collaborazione con il Disability Management della Banca e con il contributo di colleghe e colleghi.
  • Nel pomeriggio, a Milano nella sede di via Melchiorre Gioia 22, nell’ambito dell’iniziativa Cineforum, verrà proiettato il film Campioni, una storia di sport che coinvolge ragazzi e ragazze con disabilità e tocca temi che fanno riflettere attraverso gli occhi del protagonista. Al termine un momento di confronto vedrà la partecipazione speciale di Vivi Down – Associazione Italiana per la ricerca scientifica e per la tutela della persona con sindrome di Down, attiva sul territorio milanese.

Anche le Gallerie d’Italia, museo di Intesa Sanpaolo (nella foto sopra, la sede della Banca illuminata di arancione per la Giornata contro la violenza sulle donne), hanno organizzato appuntamenti speciali in pausa pranzo dedicati a colleghe e colleghi, alcuni aperti anche ad accompagnatori o visitatori esterni:

  • Appuntamento al buio (sede di Milano) e L’essenziale è invisibile agli occhi (sede di Napoli), percorsi per sperimentare un altro modo “di vedere” e di conoscere le opere d’arte affidandosi ai sensi dell’udito, del tatto e dell’olfatto. Un’esperienza che sorprende chi è abituato da sempre a contare sulla vista, ma anche l’occasione per scoprire una nuova modalità di percezione e comunicazione. L’attività di Milano sarà aperta a eventuali accompagnatori.
  • Oltre la Vista. Strumenti accessibili alle Gallerie d’Italia – Torino iniziativa dedicata all’accessibilità degli spazi e dei servizi del museo di Torino, che hanno l’obiettivo di rendere l’arte accessibile a tutti, indipendentemente dalle proprie abilità. Il percorso, studiato per attivare i sensi, farà scoprire le sale del Piano Nobile e l’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo con una nuova prospettiva di lettura, esplorando gli strumenti messi a disposizione attraverso il tatto.
  • Una scultura a tutto tondo. L’arte di Fancesco Bertos (sede di Vicenza), racconto della straordinaria avventura artistica dello scultore Francesco Bertos, con un’attenzione particolare all’accessibilità e all’inclusione. Il percorso sarà aperto anche ai visitatori esterni.

IL CEO MESSINA A CNBC: “INTESA SANPAOLO PRIMA BANCA IN EUROPA PER VALORE DI MERCATO”

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“Intesa Sanpaolo è la prima banca in Europa per market cap”: l’ha dichiarato Carlo Messina, consigliere delegato e Ceo della Banca, in un’intervista al canale televisivo americano Cnbc, specializzato in notizie economiche. La capitalizzazione di mercato si riferisce al valore totale in dollari delle azioni in circolazione di una società quotata in Borsa. Questa, per Intesa Sanpaolo, ha superato di recente i 72,5 miliardi.

CARLO MESSINA
il Ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina

A giudizio di Messina, “l’attuale valore di mercato di Intesa Sanpaolo, superiore a quello di altri istituti di credito della zona euro, indica che gli investitori sono rassicurati dalla sua strategia e dalla mancanza di operazioni di fusione o acquisizione. Intesa genererà valore per gli azionisti internamente, attraverso investimenti in tecnologia”. Lo stesso CEO ha poi sottolineato: “Paghiamo il settanta per cento in termini di dividendo in contanti. Siamo un caso unico in Europa per la distribuzione di dividendi in contanti”.

A una domanda dell’intervistatore sull’operazione Unicredit e Commerzbank, Messina ha così risposto: “Se si ha una banca tedesca, si può fare un’operazione in Germania e si può creare valore per gli azionisti, ma non è tipicamente un’operazione transfrontaliera”. E poi ha aggiunto: “Si tratta più di un’operazione interna che può creare sinergia in Germania. E quindi è più simile all’operazione Ubi che abbiamo fatto in passato perché si può creare sinergia attraverso la fusione di due entità”.

Intesa Sanpaolo ha chiuso i primi nove mesi dell’anno con un utile netto di 7,2 miliardi di euro al 30 settembre scorso, previsto a 8,5 per l’intero anno e a 9 per il 2025 (nella foto in alto, la sede della Banca a Milano illuminata con il tricolore). Questo positivo andamento economico e patrimoniale s’è tradotto in una significativa creazione di valore, fondata anche sul forte impegno ESG (Environmental, Social, Governance) del Gruppo, per tutti gli stakeholder e non solo per gli azionisti. In particolare: 4,6 miliardi di imposte generate; espansione del programma cibo e riparo per le persone in difficoltà; rafforzamento delle iniziative per contrastare le disuguaglianze e favorire l’inclusione finanziaria, sociale, educativa e culturale; contributo di circa 1,5 miliardi nel periodo 2023-2027 per far fronte ai bisogni sociali.

La Banca conferma così il suo ruolo di “acceleratore della crescita dell’economia reale in Italia”: circa 30 miliardi di nuovo credito a medio e lungo termine a famiglie e imprese nei primi nove mesi dell’anno; circa 2250 aziende riportate in bonis nello stesso periodo e circa 143mila negli ultimi dieci anni, preservando rispettivamente oltre 11mila e oltre 715mila posti di lavoro.

“Con questi risultati – dichiara Messina – abbiamo appena concluso il nostro miglior terzo trimestre di sempre. Le attività finanziarie della clientela hanno raggiunto 1.400 miliardi di euro, in crescita di 135 su base annua e di 25 nei primi nove mesi”. Il CEO sottolinea inoltre la trasformazione tecnologica della Banca e il ricambio generazionale: nei prossimi tre anni, sono previste 9mila uscite con un risparmio di circa 500 milioni. E annuncia che nella Banca dei Territori verranno assunti 1.500 Global Advisor, fino ad arrivare a un totale di 2.500.