C’è una strada nel bosco, anzi…uno stradone, per far passare le auto dei cacciatori, al posto dell’antico sentiero che i visitatori e i turisti percorrevano abitualmente a piedi o in bicicletta. Siamo sulle pendici del Monte Coronato, nella Bassa Val di Cecina, in Toscana. E la denuncia proviene da Legambiente Costa Etrusca, supportata dalla popolazione locale.
La storia di questo ennesimo scempio del Malpaese inizia nel 2013, quando il proprietario di un’azienda agricola chiede alla competente Unione delle Colline metallifere e alla Regione Toscana il permesso per allargare una strada nel bosco. Le autorizzazioni arrivano e i lavori hanno inizio. Solo che tre anni dopo alcuni cittadini trovano al posto del sentiero immerso nel verde una strada carrabile, larga dai 3,5 ai 9 metri, ottenuta spianando il terreno e sbancando la roccia.
Legambiente affida così una perizia all’ingegner Maurizio Bacci, documentata da rilievi e fotografie. La strada, come attesta l’esperto, è stata realizzata attraverso “demolizioni della parete rocciosa, con conseguente creazione di condizioni di instabilità, dissesto delle scarpate, degrado ambientale e paesaggistico”. Per sostenere il terrapieno, inoltre, sono stati depositati resti di scogliera e inerti di varia pezzatura. A tutto questo si aggiunge “l’abbandono di alberi e ramaglie derivanti dal taglio della vegetazione”. Il risultato, secondo la stessa perizia, è che “l’assetto idrogeologico è nettamente peggiorato; anzi si può affermare che si è passati da uno stato idrogeologico stabile e privo di rischio a un assetto instabile e tale da determinare condizioni di dissesto e rischio idrogeologico”.
La popolazione perciò si mobilita e nel 2017 si svolge un corteo di protesta che sale lungo la strada che ha cancellato il sentiero. A quel punto, la sindaca di Castagneto Carducci, Sandra Scarpellini, raccoglie la denuncia e nel novembre 2018 dichiara abusiva la strada, ordinandone la demolizione e il conseguente ripristino dell’antico sentiero, con la minaccia – in caso contrario – di acquisire gratuitamente l’area al patrimonio pubblico.
Ora si aspetta la sentenza del Tar, a cui il legittimo proprietario dell’azienda agricola ha fatto ricorso. Ma qui non è in gioco il diritto alla proprietà privata, quanto piuttosto il valore della tutela ambientale e paesaggistica sancito dall’articolo 9 della Costituzione. Se la strada è abusiva, come sostiene il Comune di Castagneto Carducci, vuol dire che non è stata costruita rispettando i parametri e i vincoli indicati nell’autorizzazione. E allora lo stradone va smantellato e rimosso.