Il Consiglio di Stato, a cui avevano fatto ricorso le associazioni ambientaliste, ha sospeso per il momento il via libera autorizzato dal TAR dell’Abruzzo all’abbattimento di cinquecento cervi che doveva iniziare dal 14 ottobre scorso. E’ una vittoria, seppure temporanea, di Wwf, Lav e Lndc che chiedevano di fermare la strage annunciata degli animali. La pronuncia del Consiglio di Stato fa leva sull'”omesso monitoraggio” sul numero effettivo dei cervi in circolazione nei cosiddetti Atc (Ambiti territoriali di caccia), rimettendo di nuovo al Tar la questione di merito. Un rimpallo di responsabilità che per ora blocca questa carneficina, in attesa del nuovo responso amministrativo-
In precedenza, il Tribunale amministrativo aveva respinto i ricorsi delle associazioni ambientaliste che avevano chiesto di sospendere il provvedimento della Regione, con questa pilatesca giustificazione: “Non essendo stato monitorato l’intero territorio regionale, il numero ottenuto è certamente una sottostima del numero di cervi attualmente presenti”. Ma Wwf, Lav e Lndc non hanno alzato bandiera bianca e così hanno ottenuto una prima parziale vittoria.
Sono – per l’esattezza – 469 i cervi e 142 i cerbiatti di cui la Regione Abruzzo, presieduta da Marco Marsilio (FdI), ha autorizzato l’abbattimento: costo 250 euro per gli abruzzesi, 600 per tutti gli altri. Ed era bastato già l’annuncio per provocare un’ondata di reazioni e di proteste, con un’inedita alleanza politica tra Forza Italia e Partito democratico, con l’aggiunta del Wwf. La discutibile motivazione della condanna alla fucilazione è che i cervi sono diventati troppi; circolano sul territorio indisturbati, anche all’interno dei centri abitati; danneggiano l’agricoltura e mettono in pericolo la circolazione stradale. Così l’animale più mite per antonomasia, consegnato dal cinema alla fantasia dei bambini dalla lunga serie di film su “Bambi”, rischia di diventare l’obiettivo e la vittima designata dei cacciatori nostrani.
“Il via libera della Regione – come hanno riferito Luca Pulsoni e Giovanni Sgardi sul Messaggero, è contenuto in una delibera approvata dall’esecutivo regionale dopo il parere favorevole dell’Ispra” (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). Denominazione quantomai contraddittoria rispetto a un provvedimento che, da una parte, autorizza lo sterminio di circa cinquecento animali, protetti dalla Convenzione di Berna del 1981 e, dall’altra, mira a proteggere l’attività e la produzione agricola. “L’abbattimento chiamato eufemisticamente ‘prelievo’ – spiegano ancora i due giornalisti del quotidiano romano – riguarderà il 10% della popolazione individuata”: questa, secondo le ultime osservazioni, ammonterebbe in complesso a 6.647 esemplari. L’operazione potrà essere eseguita in un’area che comprende i cosiddetti “ambiti territoriali di caccia” di Sulmona, Avezzano, Subequano, L’Aquila e Barisciano.
La “sentenza” ha suscitato dissensi all’interno della stessa maggioranza di centrodestra. Ad aprire le polemiche, è stato il deputato e coordinatore regionale di Forza Italia Nazario Pagano, dichiarandosi “fermamente contrario alla decisione della giunta Marsilio di autorizzare la caccia al cervo, una specie che è diventata un simbolo della nostra regione, amata e rispettata da cittadini e turisti”. E in effetti, l’Abruzzo è denominato “la regione verde” per la ricchezza del suo patrimonio naturale e ambientale, méta del turismo sia invernale sia estivo. Ma anche il Pd ha manifestato “sconcerto per un provvedimento che catapulta indietro di un secolo”.
Sul versante opposto, sono schierati invece le associazioni di agricoltori e allevatori; il Servizio di Veterinaria dell’Asl della Provincia dell’Aquila; il vicepresidente e assessore regionale all’Agricoltura, Emanuele Imprudente. Tutti lamentano l’aumento esponenziale di cervi e cinghiali, con conseguenti danni all’attività e alla produzione dei campi coltivati. Ma c’è perfino chi reclama misure ancora più severe, per estendere la caccia addirittura alle aree protette.
È stato iil Wwf Abruzzo ad aprire la raccolta delle firme per una petizione popolare contro la delibera della Regione. “Per tutti i cittadini e i visitatori del territorio abruzzese – sostiene l’associazione ambientalista – questi animali rappresentano un patrimonio della nostra terra e sono il simbolo stesso della natura che regna in questi luoghi e che rende la nostra regione conosciuta e apprezzata ovunque”. E le immagini dei cervi nel lago di Scanno per abbeverarsi, diffuse sui social network dai turisti e dal sito Majellando (foto in alto), hanno suscitato scalpore.
La petizione del Wwf può essere firmata all’indirizzo: https://www.change.org/p/fermiamo-la-strage-dei-cervi-in-abruzzo