UNO STOP AL PETROLIO DELL’ENI E DELLA TOTAL NEL “TEXAS D’ITALIA”

UNO STOP AL PETROLIO DELL’ENI E DELLA TOTAL NEL “TEXAS D’ITALIA”

 

“Stop al Texas d’Italia” ha titolato La Gazzetta del Mezzogiorno, quotidiano di Puglia e Basilicata, per annunciare con un articolo di Massimo Brancati da Potenza la sospensione dell’attività petrolifera sia al Cova Eni di Viggiano (nella foto) sia al Templa Rossa Total a Corleto Perticara. L’interruzione, motivata in entrambi i casi da esigenze di manutenzione, durerà 45-50 giorni con lo spegnimento completo delle torce e la chiusura dei pozzi. Ma sono proprio questi interventi a dimostrare una volta di più la particolare natura degli impianti e la loro pericolosità potenziale.

Per quanto al momento provvisorio, lo stop all’estrazione degli idrocarburi in Basilicata ridurrà la produzione nazionale di petrolio che proviene per circa l’80% dai giacimenti lucani in Val d’Agri e Valle del Sauro. Quello dell’Eni si fermerà per una manutenzione completa programmata con cadenza decennale. Per Templa Rossa, invece, si tratta di un intervento straordinario che s’è reso necessario a causa di ripetuti episodi di malfunzionamento.

Al Cova (Centro oli Val d’Agri), sono previste verifiche all’integrità delle apparecchiature e dei pozzi, interventi sulle condotte della rete di raccolta e operazioni di bonifica con più di cento accessi ai terreni confinanti. Ma in programma c’è anche il miglioramento tecnologico delle strutture attuali, per aumentare l’affidabilità, l’efficienza energetica e la sostenibilità ambientale dell’impianto. Qui l’Eni ha stanziato 140 milioni di euro, con il coinvolgimento di 170 imprese e un incremento di 1.200 lavoratori. Per lo stabilimento di Templa Rossa, invece, è stata la Regione Basilicata a imporre lo stop in seguito ad alcune fiammate anomale che hanno provocato preoccupazione e allarme nelle comunità vicine.

Resta il fatto comunque che, a fronte della transizione ecologica richiesta espressamente dall’Unione europea per concedere all’Italia i finanziamenti del Recovery Fund, i tempi per la “decarbonizzazione” del Belpaese minacciano così di allungarsi all’infinito, con tanti saluti alla tutela dell’ambiente, alla salute dei cittadini e anche allo sviluppo del turismo. La “Valle del petrolio”, nel cuore della Basilicata, è un’altra dimostrazione dello “sfruttamento” a cui sono state sottoposte nel corso del tempo le regioni meridionali. E piuttosto che utilizzare il sole e il vento per produrre energie “pulite”, l’Ente di stato continua a estrarre il cosiddetto “oro nero” che – come tutti gli idrocarburi – provoca l’inquinamento e contribuisce al riscaldamento del pianeta.

 

 

 

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