IL PARADISO NASCOSTO ALL’OMBRA DI SAN PIETRO

IL PARADISO NASCOSTO ALL’OMBRA DI SAN PIETRO

È un’area verde di oltre otto ettari nel cuore di Roma, fra la via Aurelia Antica e via Gregorio VII, a circa ottocento metri in linea d’aria dalla Basilica di San Pietro. Dal pianoro più alto, la mole del Cupolone appare così vicina da dare quasi l’impressione di poterla toccare. Ma, pur avendo uno straordinario valore paesaggistico, questo piccolo paradiso nascosto è stato utilizzato per decenni come una discarica e finora i cittadini del quartiere non hanno mai potuto frequentarlo. Nonostante la sua inclusione nel tessuto urbano, proprio a ridosso del Vaticano, è circondato da uno “sfasciacarrozze” con un deposito di auto a cielo aperto e da uno “smorzo”, un cantiere dove si commercia materiale edile.

Sebbene sia stata abbandonata al degrado per tanto tempo, ospitando anche un maneggio abusivo che è stato poi trasferito per motivi di igiene pubblica, l’area conserva tuttora un carattere prettamente agricolo-forestale. Ma al suo interno si trovano anche le tracce di una precedente attività industriale ed estrattiva, per la presenza di una cava d’argilla dismessa e dell’adiacente Fornace di San Bruno, ormai quasi completamente distrutta, fatta salva una parte della ciminiera.

Da quattro anni a questa parte, il “paradiso nascosto” è diventato però un inferno di carta bollata. Nel luglio del 2010, la costituenda società “Borgo Piccolomini srl”, promossa dal regista Alberto Manni e da un gruppo eterogeno di professionisti, ha vinto un bando di gara a evidenza pubblica per la locazione di cinque ettari di terreno e di un fabbricato fatiscente, adibito negli ultimi tempi a stalla per i cavalli, di proprietà della Fondazione Nicolò Piccolomini per l’Accademia d’Arte drammatica, una iPab (istituzione pubblica di assistenza e beneficenza) controllata dalla Regione Lazio. E successivamente, alla stessa società sono stati locali gli altri tre ettari.

Il progetto originario prevedeva l’installazione di una zona verde attrezzata, per l’attività sportiva e ricreativa. Una parte del terreno era stata destinata a un “campo pratica” da golf eco-sostenibile, cioè uno spazio da allenamento con postazioni fisse, da realizzare secondo i criteri di compatibilità del Protocollo d’intesa sottoscritto dalla Federgolf e dalle principali associazioni ambientaliste (Wwf Italia, Legambiente, Federparchi, Fai, MareVivo). Sarebbe stato il primo del genere in Europa, all’interno di un’area verde urbana da riqualificare, dotato anche di una forte attrattiva turistica. E il progetto aveva già ottenuto il “Nulla Osta” paesaggistico da parte degli uffici della Regione Lazio. Ma il golf in Italia, a differenza di quanto accade nel resto d’Europa, negli Stati Uniti e ormai anche in Cina e nei paesi arabi, viene considerato ancora uno sport esclusivo, d’élite, com’era per il tennis e per lo sci fino a qualche decina di anni fa. E così il progetto del “Borgo Piccolomini” ha suscitato un’ondata di reazioni e proteste a livello di quartiere, in buona parte demagogiche e strumentali, guidate fra gli altri da quel Vincenzo Maruccio, ex consigliere regionale dell’Italia dei Valori, arrestato a suo tempo dalla Guardia di Finanza per peculato. A cui s’è aggiunta  l’ostilità della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici.

Con un investimento complessivo di oltre quattro milioni di euro, quasi totalmente finanziato da capitali privati, ora il progetto è stato riformulato e ribattezzato “Parco Piccolomini” (vedi il link qui sotto), ottenendo il 14 luglio 2014 in via preliminare l’autorizzazione della Soprintendenza. Si tratta, come spiega Manni, di “una piattaforma aperta in grado di mescolare socialità, aggregazione intelligente, eno-grastronomia, paesaggio, natura, agricoltura, biodiversità, sostenibilità, arte contemporanea, arti performative tanta tecnologia”. Un parco multitematico, insomma, a disposizione della comunità, per il quale sono previsti fin dai primi giorni di apertura oltre 30 posti di lavoro, riservati per la maggior parte ai giovani.

 

ALLEGATI (click per visualizzare):

1. IL PROGETTO
2. La storia del progetto
3. La scheda

 

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