NON C’E’ SOLTANTO IL GAS: ALLA SCOPERTA DI TUTTE LE ENERGIE ALTERNATIVE

NON C’E’ SOLTANTO IL GAS: ALLA SCOPERTA DI TUTTE LE ENERGIE ALTERNATIVE

Di fronte a quella che qui abbiamo chiamato “la guerra del gas”, scatenata da Vladimir Putin contro l’Ucraina e contro tutta l’Europa, è urgente che il governo italiano ridefinisca e aggiorni la sua politica energetica in funzione della transizione ecologica. Oggi paghiamo i troppi errori commessi in passato che hanno determinato la nostra dipendenza dalla Russia. Abbiamo sbagliato a non diversificare le fonti di approvvigionamento e abbiamo sbagliato soprattutto a non sviluppare più rapidamente le rinnovabili, come l’eolico e il fotovoltaico.

GUERRA DEL GAS 2

Ma ora sarebbe un errore ancora più grave tornare indietro sulla strada della transizione, a cominciare dall’annunciata riapertura delle centrali a carbone: per non morire di freddo, rischiamo di morire di anidride carbonica, di polveri sottili e di eventi atmosferici anomali provocati dal cambiamento climatico. Si tratta, piuttosto, di intensificare lo sviluppo delle rinnovabili, accelerando l’iter burocratico e le procedure amministrative che hanno rallentato o bloccato finora duecento parchi eolici e l’installazione di quelli fotovoltaici, nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio. L’Italia dispone ogni giorno di sole e di vento sufficienti per ampliare e integrare le fonti energetiche, in un mix che – insieme al risparmio dei consumi favorito dalle moderne tecnologie – deve tendere progressivamente a ridurre sempre più la nostra dipendenza dall’estero e l’impatto nocivo dei combustibili fossili.

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Abbiamo già dato notizia nei giorni scorsi dell’appello lanciato al governo e alle Regioni da Agostino Re Rebaudengo, presidente di “Elettricità Futura”, la principale associazione delle imprese italiane del settore, affinché venga autorizzata entro giugno l’installazione di nuovi impianti per le rinnovabili. Con un investimento di 85 miliardi di euro privati, in tre anni si potrebbero produrre così 60 GW di energie pulite, favorendo la creazione di 80mila nuovi posti di lavoro. E questo corrisponde ad appena un terzo delle domande già presentate a Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale. È stato lo stesso Re Rebaudengo a spiegare, nella conferenza stampa a cui ha partecipato anche il vicepresidente Nicola Lanzetta, direttore dell’Enel, servirebbe a “garantire la sicurezza, ridurre la dipendenza energetica e abbassare il costo delle bolletta elettrica”. Ma finora non sembra che né il governo né le Regioni abbiano raccolto la richiesta.

ALTRE ENERGIE grafico

Nel grafico riprodotto qui sopra e diffuso da Renewable Energy, un mensile scientifico in lingua inglese, viene raffigurato in forma schematica il “ventaglio” di fonti alternative a cui il globo può attingere. Oltre al sole e al vento, c’è l’energia idroelettrica di cui la nostra Penisola dispone in abbondanza (vedi foto sotto); quella che si può ricavare dalle biomasse (sostanze organiche e vegetali, come gli escrementi degli animali da allevamento o residui e scarti della vegetazione); quella prodotta dal moto ondoso e dalle maree (tidal energy), sperimentata da anni in Portogallo con le turbine sottomarine al largo della costa nell’oceano Atlantico); e infine, l’energia geotermica, ricavata dal calore degli strati più profondi della crosta terrestre, di cui l’Italia dispone soprattutto nelle aree vulcaniche delle regioni meridionali. E poi, c’è l’idrogeno verde che non è esattamente una fonte, bensì un vettore, ma può essere estratto dal gas naturale per generare calore in modo ecosostenibile (Panasonic ha introdotto nel 2009 sul mercato giapponese la cella a combustibile per uso domestico che fornisce elettricità e acqua calda alle abitazioni e oggi questa tecnologica è disponibile anche in Europa).iberdrola

Non esistono, dunque, solo il petrolio, il gas o il carbone per produrre energia. Non ci sono soltanto i combustibili fossili, inquinanti e nocivi per l’ambiente e per la salute collettiva. Né si può vagheggiare il nucleare verde o pulito, in attesa di arrivare magari fra dieci o vent’anni alla fusione attraverso la ricerca scientifica. Bisogna procedere a passi rapidi sulla strada della transizione ecologica, per ricercare, sviluppare e diffondere le “altre energie” prodotte da fonti rinnovabili, quelle messe a disposizione da madre natura, che non inquinano, non alterano il clima e non danneggiano gli essere umani.

L’obiettivo finale dev’essere quello di abbattere le emissioni di CO e “decarbonizzare” l’atmosfera, contrastando così il riscaldamento del pianeta. Questi sono gli impegni che abbiamo assunto concordemente a livello europeo, con scadenze ravvicinate al 2030 e al 2050, per noi e per le generazioni future. E questi, in una prospettiva di lungo termine, sono anche gli strumenti più efficaci per salvaguardare la pace nel mondo dalle guerre internazionali del petrolio o del gas.

 

 

 

 

 

 

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