SCALA DEI TURCHI BENE DEMIANALE PER ORDINE DELLA PROCURA

SCALA DEI TURCHI BENE DEMIANALE PER ORDINE DELLA PROCURA

Ora che finalmente è stata dichiarata “bene demaniale”, c’è solo da chiedersi perché la Scala dei Turchi non lo fosse già da sempre. La famosa parete di roccia bianca a picco sul mare, lungo la costa di Realmonte (Agrigento), non è soltanto una delle tante “perle” naturali della Sicilia. Ma appartiene a tutta l’Italia e, anzi, per la sua singolare bellezza dovrebbe essere dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’Umanità.

Con il provvidenziale intervento della Procura di Agrigento, guidata da Luigi Patronaggio, s’è chiuso finalmente un contenzioso fra il Comune e un privato cittadino, il 74enne Ferdinando Sciabarrà, che durava da sei anni.  Il pensionato ne rivendicava la titolarità in forza delle visure catastali. Ma queste, come recita il fascicolo giudiziario a suo carico, non rappresentano “titoli costitutivi della proprietà”. E così, consultando archivi e documentazioni storiche, la magistratura ha potuto riportare il bene al demanio pubblico.

In parallelo alla vertenza giudiziaria, s’è svolta anche una lite fra due associazioni ambientaliste che rivendicavano la gestione e l’utilizzo della Scala dei Turchi. Da una parte, MareAmico che oggi esulta per il sequestro disposto dalla Procura, ma nel 2016 appoggiava apertamente le pretese del pensionato; dall’altra, Legambiente che prima s’era schierata contro la privatizzazione e poi contro un accordo intervenuto nel frattempo fra il Comune e Sciabarrà sui diritti d’immagine. “Esprimiamo grande soddisfazione per le conclusioni a cui è giunta la Procura di Agrigento, ha dichiarato al Fatto Quotidiano Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia. E ha aggiunto: “Speriamo che abbia il buon gusto di tacere e, magari, recitare il mea culpa, chi fingendo di fare una battaglia per la tutela di questo meraviglioso sito, si era già adoperato, sottobanco, per organizzare, un proprio business privato a scapito della collettività”.

Share this: