S.O.S. PER MESSINA

S.O.S. PER MESSINA

Quando si dice che il nostro povero Sud potrebbe rinascere all’insegna dell’arte e della cultura, quello di Messina diventa un caso emblematico. Passeggiando per le strade della città, si viene assaliti da un profondo senso d’incredulità prima e di sdegno poi, a causa del diffuso degrado urbanistico. Nonostante i tremendi terremoti del 1783 e del 1908 che ne distrussero drammaticamente le facies medievale e barocca, qui sono conservati ancora oggi numerosi tesori del nostro patrimonio artistico: oltre a testimoniare la grandezza di quello che fu uno dei porti più importanti e ricchi del Mediterraneo e che, fra l’altro, diede i natali ad artisti del calibro di Antonello da Messina, non aspettano altro di essere riscoperti e valorizzati.

Cartacce, rifiuti e scritte sui muri costellano strade, chiese e palazzi che se riportati in auge potrebbero diventare la molla dalla quale far scaturire una vera e propria rinascita culturale. Sale la rabbia nel constatare, per esempio, lo stato di abbandono nel quale versa l’antica chiesa normanna intitolata a S. Giacomo, posta alle spalle dell’abside del Duomo, di cui si intravvedono i resti sotto di una fitta vegetazione.

Il turista, però, non deve farsi scoraggiare da questo degrado: per le vie della città, può “scoprire” le tante testimonianze del particolare eclettismo liberty messinese, nato dopo il 1908 dai progetti di brillanti architetti, come Gino Coppedè (autore dell’omonimo quartiere romano), chiamati a raccolta in terra sicula per ricostruire la città ferita dal sisma. Piccole perle in mattone e ferro battuto fanno capolino tra le moderne costruzioni, tentando di sconfiggere la generale indifferenza che le circonda, non essendo debitamente segnalate, come la centralissima galleria intitolata a Vittorio Emanuele III. All’interno di quello che doveva essere il “salotto buono” cittadino, il visitatore assisterà alla lotta tra le delicate ed eleganti cromie che caratterizzano le vetrate liberty del soffitto e i tanti graffiti che deturpano i muri della struttura, oltre al pavimento in mosaico dalle tessere divelte. Una dimostrazione concreta di come molto spesso la Bellezza soccomba sotto gli effetti dell’inciviltà e dell’ignoranza.

Ma il degrado a Messina purtroppo è di casa e non risparmia nemmeno quello che dovrebbe essere il luogo deputato per eccellenza all’arte e alla conoscenza: il Museo regionale, scrigno delle tele affrescate dal Caravaggio. Una volta raggiunta la méta con un po’ di fortuna, vista la quasi totale assenza di segnaletica stradale, si viene accolti da un malinconico giardino invaso da erbacce e da resti architettonici rinascimentali, abbandonati all’incuria e allo scorrere del tempo. E si resta drammaticamente a bocca aperta di fronte a quella che è l’attuale condizione del Museo. L’incolta vegetazione fa infatti da contorno a due sedi espositive: l’originale ottocentesca, attualmente attiva e troppo piccola però per esporre la collezione nella sua interezza (la gran parte è conservata in magazzini chiusi al pubblico); e quella “nuova” costruita negli anni Settanta del XX secolo. Quest’ultima, mai aperta al pubblico perché inadatta all’esigenze conservative per l’eccessiva presenza di vetro che comporterebbe spese altissime per il condizionamento dei locali, è il simbolo italianissimo di spreco del denaro pubblico.

Le domande sorgono, quindi, spontanee. Perché una città che tanto potrebbe dare al nostro Paese, in termini di turismo e di cultura, vive come sospesa in una bolla di sporcizia e indifferenza? Perché le amministrazioni locali, di qualsiasi orientamento politico, che continuano ad avvicendarsi non intervengono per imprimere un significativo cambio di rotta? Eppure, le risorse artistiche a Messina non mancano. Basterebbe soltanto incentivarne la riscoperta.

Valeria Danesi

 

FOTO (Davide Giannetti):

 

Messina, Piazza Casa Pia, Porta Graziella: la porta barocca è oggetto quotidiano di atti vandalici.

Messina, Piazza Casa Pia, Porta Graziella: la porta barocca è oggetto quotidiano di atti vandalici.

Messina, Piazza Casa Pia, Porta Graziella: scritte vandaliche.

Messina, Piazza Casa Pia, Porta Graziella: scritte vandaliche.

Messina, Linea del tram: sporcizia e abbandono lungo la linea tramviaria.

Messina, Linea del tram: sporcizia e abbandono lungo la linea tramviaria.

Messina, i resti della chiesa normanna di S. Giacomo alle spalle del duomo cittadino.

Messina, i resti della chiesa normanna di S. Giacomo alle spalle del duomo cittadino.

Messina, i resti della chiesa di S. Giacomo invasi dalla vegetazione.

Messina, i resti della chiesa di S. Giacomo invasi dalla vegetazione.

Messina, giardino del museo regionale con i resti architettonici della Messina pre terremoto.

Messina, giardino del museo regionale con i resti architettonici della Messina pre terremoto.

Messina, fontana barocca conservata nel giardino del museo regionale.

Messina, fontana barocca conservata nel giardino del museo regionale.

Messina, ‘nuova’ sede del museo.

Messina, ‘nuova’ sede del museo.

Messina, interno della Galleria Vittorio Emanuele III.

Messina, interno della Galleria Vittorio Emanuele III.

Messina, le scritte deturpano i muri della Galleria Vittorio Emanuele III.

Messina, le scritte deturpano i muri della Galleria Vittorio Emanuele III.

Messina, il pavimento musivo della Galleria Vittorio Emanuele III versa in drammatiche condizioni.

Messina, il pavimento musivo della Galleria Vittorio Emanuele III versa in drammatiche condizioni.

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