ROMA, “AFFARE COLOSSEO”: SUL NUOVO BANDO DI GARA VIGILA L’ANTICORRUZIONE

ROMA, “AFFARE COLOSSEO”: SUL NUOVO BANDO DI GARA VIGILA L’ANTICORRUZIONE

 

Sarà l’Autorità nazionale anticorruzione a vigilare sulla gara per la biglietteria del Colosseo. Ne ha dato notizia un comunicato congiunto diffuso dalla stessa Anac con Consip e Ministero della Cultura. Dopo le tante proroghe che si sono susseguite negli ultimi 26 anni, potrebbe essere la volta buona per assegnare in piena trasparenza il servizio che gestisce l’accesso alle aree e ai monumenti del Parco archeologico di Roma con al centro il nostro monumento più famoso e più visitato.

In seguito al primo bando del 1996 che aveva permesso di assegnare all’esterno la biglietteria e gli altri servizi dei musei italiani, l’anno successivo venne stipulata una convenzione con le due società vincenti (le odierne CoopCulture per biglietteria, audioguide e visite guidate; Mondadori Electa per bookshop e mostre), che prevedeva una concessione di otto anni (4 + 4). E poi, in attesa di un nuovo bando, da allora la gestione del Colosseo è andata avanti di proroga in proroga.

Nel frattempo, due procedure di gara furono pubblicate rispettivamente nel 2017 e nel 2019, ma entrambe sono state affossate dai numerosi ricorsi. L’interesse e la concorrenza sono più che comprensibili. Il sito romano ha registrato nel 2019 7,5 milioni di visitatori, per un incasso totale di oltre 75 milioni di euro.

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Ha scritto sul Fatto Quotidiano l’archeologo e giornalista Leonardo Bison: “Non stupisce, in questo quadro, che altre società si siano profuse in ricorsi, vinti perché l’amministra – zione aveva deciso di subordinare i servizi di valorizzazione museale a quelli di biglietteria. Il problema è politico-amministrativo, naturalmente: imbarazzante che piccoli Comuni bandiscano gare con più facilità del ministero. Non solo: gestire per quasi 26 anni un monumento così centrale e noto offre al concessionario un ruolo preminente che porta le due società beneficiarie (divenute nel frattempo vere e proprie potenze nazionali) a costruire una rete di relazioni e softpower: una prassi che sarebbe stata impossibile nei termini originari del bando del 1996”.

Nel febbraio 2022, una convenzione tra Roma Capitale e il Parco del Colosseo ha impegnato intanto il concessionario a istituire un biglietto unico per l’area del Foro, attraverso la società Zètema. Ma questo meccanismo rischia di tradursi, come osserva Bison, in “un vero salasso per le casse dello Stato”. Nel ’97, all’epoca del primo bando, il canone stabilito a favore della Soprintendenza era pari al 30,3% degli incassi, per un importo di circa 300 milioni di lire rispetto a poco più di due milioni di visitatori all’anno. Nel 2019, su 19 milioni di euro ricavati da audioguide, bookshop, caffetteria, prevendita e visite guidate, appena un milione (il 6% del totale) è entrato nelle casse statali, mentre gli introiti della biglietteria (di cui il 30 per cento va allo Stato) sono passati dai 3 milioni originari a 56.

Non si tratta, come osserva lo stesso autore dell’articolo, di una situazione unica in Italia. Sia il ritardo dei bandi e le proroghe delle concessioni, sia una ripartizione degli introiti favorevole ai concessionari, si ripetono anche a Pompei e agli Uffizi. Ma il Colosseo è un simbolo storico e turistico per Roma e per tutta l’Italia. E perciò, conclude Bison, “c’è da augurarsi che il prossimo bando vada a buon fine in fretta, ma con una ripartizione dei proventi più dignitosa per la proprietà pubblica del monumento”. Non si può che essere d’accordo.

 

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