LA “SECESSIONE GREEN”, ULTIMATUM DAL SUD: “PIU’ FONDI O NIENTE ENERGIE RINNOVABILI”

LA “SECESSIONE GREEN”, ULTIMATUM DAL SUD: “PIU’ FONDI O NIENTE ENERGIE RINNOVABILI”

Proprio mentre Agrigento con la sua Valle dei Templi (nella foto sotto) vince la candidatura a Capitale italiana della Cultura 2025, e la Sicilia si rafforza come prima regione italiana per il turismo sostenibile, scoppia la polemica sugli impianti fotovoltaici nell’isola. Ed è una “guerra del sole” che verosimilmente non gioverà alla sua immagine, nazionale e internazionale. È stato il presidente della Regione, Renato Schifani, ad annunciare nei giorni scorsi che sospenderà il rilascio delle autorizzazioni per il fotovoltaico perché, nel bilanciamento tra utile d’impresa, utile sociale e danno ambientale “la regione paga un prezzo non dovuto per una risorsa che abbiamo”. E alla Sicilia, si sono aggiunte la Calabria e la Basilicata, in quella che viene ribattezzata la “secessione green” delle regioni meridionali, all’insegna dello slogan “Più fondi al Sud o niente rinnovabili”.

AGRIGENTO TOP

Il governatore Schifani ha annunciato che nelle prossime settimane affronterà la questione con il governo nazionale. Ma intanto afferma polemicamente che “quelli dei pannelli non sono scenari belli”. E rincara la dose: “I nostri terreni agricoli vengono devastati dai pannelli e, quindi, noi paghiamo un prezzo. Ma questo tipo di attività produce lavoro? No, perché una volta collocato l’impianto viene gestito telematicamente. Produce energia? No, va allo Stato”. Per una regione che vive sul turismo, soprattutto estivo e balneare, secondo Schifani sarebbe “il danno e la beffa” .

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A suo parere, c’è un decreto legislativo che esclude la possibilità di imporre royalties, cioè il pagamento di diritti, sugli impianti fotovoltaici. E i Comuni che li ospitano ricevono appena il 3% come risarcimento del danno ambientale. “Ma chiedo – aggiunge il presidente Schifani – perché una quota non debba essere riconosciuta alla Regione che concede le autorizzazioni”. Perciò la richiesta all’esecutivo nazionale sarà quella di ridurre i costi delle bollette energetiche agli abitanti della Sicilia. Insomma, il sole è mio e me lo gestisco io.

Per il momento, il governo risponde con il ministro delle Imprese e del Made In Italy, Adolfo Urso. “I pannelli solari – dice – sono una grande scommessa per la Sicilia. Lì stiamo realizzando il più grande stabilimento di pannelli solari d’Europa, un’opera di una grande azienda come l’Enel. Quello stabilimento sarà così innovativo da fare concorrenza a quelli cinesi e produrrà nel tempo tutto quello che serve alla realizzazione di pannelli solari nel nostro Paese”. E in tono conciliante, spiega: “I pannelli solari sono la grande scommessa, soprattutto delle nostre regioni meridionali, per realizzare energia rinnovabile nel nostro Paese e per la Sicilia sono una grande scommessa anche perché creano occupazione. L’Etna Valley sta diventando un polo tecnologico avanzato in Europa, la Sicilia il polo tecnologico del nostro Paese”.

La replica di Schifani non s’è fatta attendere: “Il mio obiettivo – ha chiarito il presidente della Regione – è quello di ridurre il caro bollette”. Il governatore chiede quindi “una misura di concambio, non finanziario”, per ottenere che “una quota di energia prodotta in Sicilia rimanga in Sicilia, contribuendo così a ridurre il costo della bolletta per tutte le famiglie siciliane”.

La richiesta della Sicilia, e delle altre regioni meridionali, non è campata in aria. Si tratta di capire, però, se l’eventuale danno ambientale prodotto dagli impianti fotovoltaici possa essere compensato in effetti da una forma di risarcimento economico. Non sarebbe meglio se i pannelli fossero installati, in Sicilia, in Calabria, in Basilicata e dovunque, rispettando per quanto possibile l’ambiente e il paesaggio? In ogni caso, è evidente che la richiesta della Sicilia, se fosse accolta, costituirebbe un precedente. E infatti già altre due regioni meridionali più “ricche” di sole, come la Calabria e la Basilicata, pretendono un uguale trattamento.

 

 

 

 

 

 

 

 

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