MA IL GAS E IL NUCLEARE NON POSSONO DIVENTARE ENERGIE RINNOVABILI

MA IL GAS E IL NUCLEARE NON POSSONO DIVENTARE ENERGIE RINNOVABILI

“Basta parole astruse come tassonomia”, ha scritto il lettore Tonino Armento al Fatto Quotidiano, proponendo di sostituirla con l’espressione “Lista delle fonti cosiddette verdi”, certamente più lunga ma senz’altro più chiara ed esplicita. E anche più appropriata, se si considera che fra queste la Commissione europea, sotto la pressione delle varie lobby, sta tentando ora di comprendere anche fonti tutt’altro che rinnovabili come il gas e il nucleare. Come dire energie pulite contro energie sporche, e quindi nocive, perché inquinano e avvelenano il pianeta. Sarà un test anche per il governo italiano, guidato da Mario Draghi.

Ricordando l’austerity imposta nel 1973 in seguito alla Guerra del Kippur, e al conseguente aumento del prezzo del petrolio, sullo stesso giornale Giovanni Valentini afferma: “Né il gas né tantomeno il vecchio nucleare possono essere contemplate fra le rinnovabili, come il fotovoltaico e l’eolico che si ricavano dal sole e dal vento dispensati da madre natura. Non sarà perciò la riabilitazione trans-ecologica dell’Ue, sotto la spinta delle lobby di settore, a ripulire le energie “sporche” che minacciano il clima, l’ambiente e la salute collettiva”.

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“La tassonomia Ue è il percorso del gambero”, sostengono polemicamente Luciana Castellina e Massimo Serafini in un articolo a quattro mani pubblicato sul quotidiano il manifesto. Una questione che rischia di spaccare l’Unione e, per quanto riguarda più direttamente noi, anche lo schieramento politico italiano. Secondo la proposta di Bruxelles, riconfermata il 1° gennaio scorso e respinta da sei Paesi, questa “riabilitazione” stabilisce due date: il 2045, anno fino al quale sarà possibile costruire centrali nucleari; e il 2030, scadenza per quelle a gas. Si deciderà tutto nei prossimi sei mesi, quattro per formalizzare le posizioni dei 27 governi dell’Unione e due perché decida il Parlamento di Strasburgo.

Ma gli autori dell’articolo hanno fatto due conti e ne hanno tratto queste conclusioni. Le centrali nucleari hanno una durata di esercizio di 20/25 anni, per costruirne una occorrono più di dieci anni e quindi “si deduce che arriviamo alla fine del secolo”. E per quanto riguarda il gas, se si potranno ottenere finanziamenti per nuove centrali fino al 2030, come si potrà rispettare la scadenza concordata per la totale decarbonizzazione dell’Europa? “È dunque più che fondato il sospetto – concludono Castellina e Serafini – che si stia transitando verso l’inferno non verso l’agognata riappacificazione con la natura”.

E veniamo, allora, all’Italia. “È qui – si legge nello stesso articolo – che la partita appare molto più difficile da giocare”. Finora, il nostro governo non s’è associato a quelli che si sono opposti, ma addirittura ha chiesto norme ancora più permissive per il gas. La Lega, Forza Italia e Italia Viva l’hanno subito condivisa, mentre Pd e M5s hanno preso le distanze. Prima o poi, comunque, il nostro governo dovrà dichiarare da che parte sta: “In gioco – avvertono gli autori dell’articolo apparso su il manifesto – c’è il futuro del Paese e la sua capacità di lottare contro i cambiamenti climatici”. E, aggiungiamo noi, di difendere l’ambiente, tutelare la salute collettiva, salvaguardare la nostra stessa sopravvivenza e soprattutto quella dei nostri figli e nipoti.

 

 

 

 

 

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