LO SCEMPIO DI SANT’IGNAZIO A MAZARA

LO SCEMPIO DI SANT’IGNAZIO A MAZARA

Appunti di viaggio in Sicilia. Segnala ferrAgnes (@Agnese73186871) su Twitter, allegando quattro foto che documentano la sua denuncia: “Passeggiando sotto la luce abbagliante di Mazara ci è sembrato surreale trovare un portone che nascondesse i ruderi di una chiesa: Sant’Ignazio. Oggi versa in un profondo stato di degrado, ma viene spontaneo pensare che forse un tempo era bellissima”.

Ubicata a Mazara del Vallo in Piazza Plebiscito, accanto al Collegio con il quale comunicava attraverso un passaggio vicino all’altare, era la chiesa dei Gesuiti. Prende nome dal loro fondatore, il religioso spagnolo Ignazio di Loyola, proclamato santo nel 1622 da papa Gregorio XV. Fu costruita nel 1701 sui resti di un palazzo dei nobili mazaresi Adamo, su progetto di Angelo Italia e Giacomo Napoli.

In origine la chiesa aveva una pianta ovale, con otto coppie di colonne tuscaniche, sei altari laterali e uno maggiore al centro, con una grande cupola e due campanili gemelli. Crollò nel dicembre 1933. Oggi si conserva purtroppo solo il prospetto, in stile barocco, nel quale si distinguono due ordini.

Nel primo ordine figurano quattro colonne tuscaniche sporgenti, al centro delle quali è collocato un portale barocco, sormontata da un fregio rotondo con il busto marmoreo di Sant’Ignazio, opera del Marabitti. Il secondo ordine è caratterizzato, invece, da due colonne composite che sorreggono un timpano a linee curve spezzate, mentre al centro figura un altro portale pieno con un architrave decorato da volute e un fregio.

In seguito al decreto di soppressione della Compagnia di Gesù (1767), nel 1780 la chiesa fu donata dal Vescovo Ugo Pape’ ai Padri Minimi di San Francesco di Paola. Nel 1901, quando la Basilica Normanna venne sottoposta a restauro, Sant’Ignazio funse anche da Cattedrale e successivamente, chiusa al culto, fu trasformata in sala di riunioni consiliari, cinematografo e sala per comizi elettorali. Uno scempio architettonico, insomma, al limite della blasfemia.

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