UNA DISCARICA DI RIFIUTI INCOMBE SULLA CASA (E SULLA MEMORIA) DI PAOLO BORSELLINO

UNA DISCARICA DI RIFIUTI INCOMBE SULLA CASA (E SULLA MEMORIA) DI PAOLO BORSELLINO

L’ultimo sfregio alla memoria di Paolo Borsellino, il magistrato palermitano assassinato dalla mafia nella strage di via D’Amelio, potrebbe essere una maxi-discarica per rifiuti speciali proprio di fronte alla sua casa di campagna, tra le vigne, i gelsi e mandorleti di Castrofilippo, in provincia di Agrigento. Questa, come racconta Aland David Scifo sul Fatto Quotidiano, è la preoccupazione di chi immaginava ben altra sorte per quegli otto ettari di fronte all’abitazione fu di Borsellino, oggi di proprietà di Salvatore Lo Brutto e di sua moglie, che avevano deciso di rimetterla a nuovo per impedire che l’incuria degli anni la facesse crollare.

“L’abbiamo comprata con l’obiettivo di rendere vivo e concreto il ricordo di Borsellino e allo stesso tempo dare un futuro ai nostri figli in modo che non fossero costretti ad andare via per cercare lavoro altrove”, spiega Lo Brutto. E aggiunge: “Subito dopo l’acquisto, abbiamo saputo del progetto per realizzare una discarica con inevitabile viavai di camion per il trasporto dei rifiuti che non pare la migliore cosa per rendere onore alla memoria dei luoghi e dell’uomo che li abitò”.

Il progetto della SoAmbiente, riferisce ancora il giornalista del Fatto, prevede l’utilizzo di una vecchia cava che ricade sotto i Comuni di Naro, Canicattì e Castrofilippo le cui amministrazioni fanno fronte comune contro questa iniziativa che definiscono “scellerata”. Oltre alla memoria di Borsellino, la discarica andrebbe a intaccare un luogo che si trova a pochi passi dal sito di contrada Vito Soldano, gestito dal Parco archeologico della Valle dei templi di Agrigento. Tra regie trazzere di età borbonica e coltivazioni preziose, come l’uva Italia Igp, il pistacchio di Raffadali Dop e la cipolla paglina, da pochi anni riconosciuta come presidio Slowfood per la sua unicità. La società della discarica sostiene di aver tutte le carte in regola, che ci sono le distanze, che ci saranno ricadute positive e benefici per tutti, ma ci sono anche le storie di chi aveva deciso di investire in una terra che conta più emigrati che residenti, come Vincenzo Ferrante che vi alleva le preziose capre girgentane. Ma ora il futuro è più incerto che mai e resta legato alla lotta contro la realizzazione della discarica in una zona che ha una valenza storica preziosa e non solo. “Ci opporremo in tutti i modi – dice Luca Zambito, archeologo e componente del comitato no discarica– questa zona ha una vocazione diversa che non può essere compromessa. Molte aziende hanno investito nell’agricoltura e nel biodinamico e rischiano adesso di veder compromessi i loro investimenti a causa della realizzazione della discarica che cambierebbe la natura del luogo. Occorre opporsi a questo scempio”.

L’allarme sul potenziale impatto della discarica riguarda i progetti già in corso sul vicino fiume Naro, dove si lavora per realizzare un ecomuseo. “Abbiamo ribadito e continueremo a farlo, il nostro no a ogni ipotesi di realizzazione di impianti di questo tipo in siti che devono avere, per loro concreta vocazione, un destino diverso”, è stato il grido d’allarme dei sindaci delle tre cittadine interessate dopo l’ultima conferenza dei servizi, a cui ha partecipato anche Giusy Savarino, della commissione regionale Ambiente e Territorio. Il progetto, comunque, dev’essere sottoposto all’istruttoria della Commissione per la valutazione dell’impatto ambientale, mentre l’Ente minerario siciliano ha già detto no: ora tocca alla la Regione decidere quale futuro merita quel luogo e la memoria del giudice ucciso dalla mafia.

 

 

Share this: