I DUE MICHELANGELO DAVANTI AL MOSÈ

I DUE MICHELANGELO DAVANTI AL MOSÈ

Michelangelo Buonarrotti visto e interpretato da Michelangelo Antonioni. Un grande scultore e un grande regista. Un genio dell’arte universale e un Maestro del cinema internazionale. L’incontro s’è ripetuto nella suggestiva atmosfera della Basilica di San Pietro in Vincoli, a Roma, per la proiezione del film di Antonioni “Lo sguardo di Michelangelo”, girato nel 2004 e restaurato ora da Luce Cinecittà e Lottomatica. Ed è stato, davanti al monumentale complesso del Mosè, un evento davvero emozionante.

In questo cortometraggio di 17 minuti da lui stesso firmato, Antonioni si fa riprendere mentre entra nella Basilica e visita con occhio appassionato l’opera più famosa di Buonarroti. A passi lenti e assorti, il regista si avvicina alla grande parete su cui campeggia la statua di Mosè, sfiora con le mani la figura di marmo bianco e ne tasta la trasparenza e l’intensità. La macchina da presa si sofferma più volte sullo sguardo del gigante biblico, come per catturare il battito di ciglia e il respiro. Solo immagini, accompagnate da suoni di fondo, senza parole. Un “racconto” vibrante che incanta magicamente lo spettatore.

Buonarroti rischiò ai suoi tempi di essere arrestato per aver fatto abbattere il muro al posto del quale ha scolpito il complesso artistico del Mosè con la tomba di Papa Giulio II della Rovere. Alle spalle di quella parete, Michelangelo volle ricavare una Cantoria che è tornata a ospitare per l’occasione, dopo quattrocento anni, un coro d’eccezione come l’ensemble vocale dell’Accademia di Santa Cecilia, formata da giovani fra i 15 e 21 anni. E attraverso la grande arcata che domina il monumento e le tre finestrelle sotto la volta, il pubblico ha potuto apprezzare la straordinaria acustica di questo ambiente con una prodigiosa sonorità che piove dall’alto.

Alla presenza del ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini, l’incontro tra i due Michelangelo s’è rinnovato così a dieci anni dalla morte del regista ferrarese. Ma non è stata una commemorazione. Piuttosto una celebrazione di quella genialità italica che nell’arco dei secoli, da Buonarroti ad Antonioni, è riuscita a trasmettersi dalla scultura al cinema e alle altre arti per tramandare la “Grande Bellezza” del nostro Paese.

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