FRANE D’ITALIA

FRANE D’ITALIA

Trovati altre tre cadaveri sotto la colata di fango e detriti. Sale così a dodici vittime, tra cui un neonato, più un disperso il tragico bilancio dell’ultimo sfregio del maltempo che ha colpito l’isola d’Ischia e in particolare Casamicciola, già devastata in passato da due terremoti nel 1883 e nel 2017. Sono 230 le abitazioni inagibili e centinaia le persone sfollate.

La frana, originata nella parte alta di via Celario, ha raggiunto il lungomare in piazza Anna De Felice, intitolata alla ragazza che proprio in quella zona perse la vita 13 anni fa sotto il fango, travolgendo diverse auto in soste e trascinandole in acqua. Un uomo, investito dalla colata di terra e detriti, è stato recuperato e salvato dai soccorritori. Protezione civile, Carabinieri e Vigili del Fuoco sono al lavoro per cercare di riportare la situazione alla normalità.

FRANA Ischia 1

A fronte della tragica situazione di emergenza, Intesa Sanpaolo ha disposto un supporto finanziario a sostegno delle famiglie e delle imprese, stanziando un plafond di 100 milioni di euro. Il plafond è disponibile da subito per famiglie, privati, imprese, piccoli artigiani, commercianti che hanno subìto danni e necessitano di un sostegno finanziario immediato. Il Gruppo Intesa Sanpaolo prevede inoltre la possibilità di richiedere la sospensione fino a 24 mesi della quota capitale delle rate dei finanziamenti in essere per famiglie e residenti nelle zone colpite dal maltempo.

FRANA Ischia 2

Ancora una volta, dunque, l’Italia fragile e vulnerabile si ritrova a fare i conti con l’incuria e il degrado. Non si tratta, infatti, di calamità naturali, di eventi atmosferici imprevedibili e inevitabili. Questo, purtroppo, è il risultato da una parte dei cambiamenti climatici, prodotti dall’inquinamento e dall’effetto serra che provocano “bombe d’acqua”, piogge torrenziali, inondazioni e alluvioni in tutta la Penisola; dall’altra, è la conseguenza del dissesto idrogeologico causato dalla cementificazione selvaggia, dall’abusivismo edilizio e anche dalla mancanza di manutenzione ordinaria. La natura si vendica così delle ferite che la mano dell’uomo ha inferto al territorio nel corso degli anni.

A Ischia, soprannominata “isola verde”, su 62mila abitanti risultano presentate circa 28mila domande di condono. La verità è che troppe case sono state costruite dove non potevano e non dovevano essere costruite, Sotto gli occhi di tutti e di chi avrebbe dovuto vigilare per impedirlo. Ora almeno 600 abitazioni, abusive o irregolari, andrebbero demolite.

L’ultimo Rapporto 2021 dell’ISPRA, l’Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale, aveva già lanciato l’allarme sullo stato del Malpaese contro la minaccia di frane e alluvioni, come Amate Sponde ha riferito a suo tempo. Ma è stato praticamente ignorato. Eppure, mai come in questo campo prevenire è senz’altro meglio che curare, più efficace e anche più conveniente.

Il dato più preoccupante, rilevato dal Rapporto, è che aumenta la superficie del territorio nazionale in pericolo: rispetto al 2017, +19% a rischio alluvioni. In compenso, migliora la condizione delle nostre coste (in totale, 8.300 chilometri): i litorali che avanzano sono più di quelle che si ritirano. E per una Penisola come la nostra, circondata quasi completamente dal mare, questa è senz’altro una notizia positiva.

Ma l’Italia resta purtroppo un Paese “in bilico”, geograficamente fragile e in gran parte anche a rischio sismico. Erosioni e alluvioni minacciano il 94% del territorio, abitato complessivamente da 8 milioni di persone in aree ad alta pericolosità. In particolare, secondo l’ISPRA, sono 1.303.666 i residenti in zone a rischio elevato, su cui insistono 565.548 edifici su un totale di 14 milioni e ben 12.533 beni culturali (fino a 38mila, se si considerano le aree a minore pericolosità) su oltre 213mila. Le regioni maggiormente interessate sono l’Emilia Romagna, la Toscana, la Campania, il Veneto, la Lombardia e la Liguria.

calamita

All’origine di questa fragilità, c’è l’espansione incontrollata delle aree urbane che ha ampliato i rischi in carenza di un’adeguata pianificazione territoriale. A ciò s’aggiunge l’abbandono delle aree rurali, collinari e montane, con conseguente mancanza di un presidio umano e di una manutenzione continua. E in queste condizioni, gli effetti dei cambiamenti climatici risultano ancora più devastanti, con eventi estremi, piogge torrenziali e colate di fango e detriti che spesso travolgono le abitazioni e mietono vittime.

Quanto alle coste, invece, risulta in avanzamento il 20% dei litorali mentre arretra il 17,9%. E ciò si deve, soprattutto, alle opere difensive e di protezione realizzate negli ultimi anni, per contenere l’erosione marina. A livello regionale, l’avanzamento supera l’arretramento in SardegnaBasilicataPugliaLazio e Campania. Ma, contemporaneamente, le regioni che continuano a essere più esposte all’erosione risultano, nell’ordine, la Calabria (161 chilometri), la Sicilia (139), la Sardegna (116) e la Puglia (95).

È il consumo di suolo il primo colpevole all’insegna dell’abusivismo e della cementificazione. Ma il territorio, per essere salvaguardato, richiede cura e manutenzione costanti. E questo vale dalle montagne al mare, dove si può svolgere quell’opera di prevenzione che è senz’altro più utile e anche più economica di qualsiasi ricostruzione. Si tratta di tutelare un patrimonio naturale, dalla cui conservazione dipende non solo l’assetto idrogeologico, ma anche il turismo che resta la nostra prima industria nazionale con tutto l’indotto e l’occupazione che alimenta.

 

 

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