FONDAZIONE R&I: CINQUE PROPOSTE PER LO SVILUPPO DEL SUD

FONDAZIONE R&I: CINQUE PROPOSTE PER LO SVILUPPO DEL SUD

Cinque idee per un nuovo sviluppo nel Mezzogiorno. E quindi, per la riduzione del divario e la riunificazione delle “due Italie”. In occasione dell’iniziativa “SUD – Progetti per ripartire”, promossa nelle giornate del 23 e 24 marzo dalla ministra Mara Carfagna per ascoltare istituzioni, esperti e le proposte di singoli cittadini in preparazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la Fondazione R&I (Ricerca e Imprenditorialità) presenta un suo contributo affinché il piano Next Generation Europe possa costituire l’opportunità per valorizzare il ruolo e le specificità dell’economia meridionale. Ecco in dettaglio le proposte, punto per punto.

1) Il Mezzogiorno come potenziale di crescita per il Paese: un’opportunità storica, in un contesto in cui la sostenibilità del crescente debito pubblico richiede una crescita del Pil maggiore di quella del passato

Lo sviluppo del Mezzogiorno deve rappresentare un ruolo trainante per l’intera economia nazionale, con una strategia più ambiziosa di crescita industriale, riportando attenzione al divario esistente con il resto del Paese e cambiandone al contempo prospettiva affinché ciò diventi un’opportunità di crescita attraverso:

– la nuova rivoluzione industriale 4.0 per l’attivazione di Poli di innovazione e di imprenditorialità;

– la nuova centralità geopolitica del Mezzogiorno nel Mediterraneo;

– i grandi cambiamenti indotti dalla grave crisi pandemica.

2) Rileggere il Mezzogiorno: high-tech come leva primaria per la crescita, già presente sul territorio con alcune grandi imprese

Esiste certamente ancora un gap di innovazione al Sud nei confronti del resto d’Italia, con investimenti in R&S più ridotti che sacrificano la produttività e le opportunità di impiego qualificate, accanto al ritardo per quanto riguarda la capacità di brevettazione. Non mancano però segnali importanti di vitalità. Sei poli tecnologici di rilevanza nazionale sono collocati al Sud, che inoltre sta esprimendo una promettente vitalità in fatto di tasso di natalità di startup, comparabile al resto dell’Italia (nella foto, un esterno del Polo tecnologico universitario di San Giovanni a Teduccio – Napoli).

3) La disponibilità di risorse umane qualificate per uno sviluppo high-tech può diventare una risorsa strategica se si arresta la fuga dei cervelli, potenziando l’attrattività del territorio

Il vero obiettivo sarà quello di trattenere le risorse umane di qualità. 132mila laureati sono partiti dal Mezzogiorno nel periodo 2012-2018 verso l’estero ed altre regioni italiane. Nel solo 2018 sono partiti oltre 20mila giovani, in aumento rispetto agli anni precedenti. La questione della “fuga” dei talenti e – strettamente complementare a essa – quella della attrattività del Sud per i giovani di altre parti d’Italia e del mondo è affrontabile solo con un nuovo ciclo di sviluppo.

4) La nuova imprenditorialità tecnologica è una risorsa anch’essa già presente, da rafforzare con l’interazione con le grandi imprese locali e il trasferimento tecnologico

Al Sud piccole imprese high-tech nascono numerose, ma non sopravvivono. La sfida deve essere quella di favorire l’alleanza tra grandi-medie imprese e startup tecnologiche, che costituisce una peculiare caratteristica del capitalismo contemporaneo.

5) Soggetti pubblici fondamentali per uno sviluppo high-tech, in particolare l’Università

Un ruolo determinante oggi deve essere svolto dall’università, sia attraverso la formazione delle risorse umane che attraverso la ricerca, il trasferimento tecnologico e la promozione della imprenditorialità. La sfida sta nel realizzare la convergenza tra ricerca di base (la cui importanza dev’essere riaffermata), ricerca mission-oriented e creazione di spin-off della ricerca. Il nuovo dinamismo delle università del Sud e la qualità dei risultati raggiunti costituiscono un segnale di grande rilevanza. Questo è bene evidenziato dalle iniziative già svolte e quelle in corso, condotte dalla Fondazione R&I – dove sono presenti tra gli altri come soci fondatori Intesa Sanpaolo e Leonardo – in collaborazione sinergica con le otto principali Università delle Regioni Campania e Puglia.

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