CENSIMENTO FAI 2022 SUI “LUOGHI DEL CUORE”: IL SUD IN TESTA ALLA CLASSIFICA PROVVISORIA

CENSIMENTO FAI 2022 SUI “LUOGHI DEL CUORE”: IL SUD IN TESTA ALLA CLASSIFICA PROVVISORIA

Con il Museo dei Misteri di Campobasso (nella foto principale) e la Chiesetta di San Pietro dei Samari nel Parco di Gallipoli (Lecce), il Sud balza in testa alla classifica provvisoria dell’undicesimo censimento sui “Luoghi del Cuore” indetto dal FAI (Fondo Ambiente Italiano) in collaborazione con Intesa Sanpaolo. A poco più di due mesi dal lancio, su 300mila voti finora pervenuti per segnalare oltre 25mila luoghi, il Museo ne ha ottenuti al momento 6.528 e la Chiesetta 4.701. Al terzo posto, si piazza il Villaggio Operaio di Crespi d’Adda a Capriate San Gervasio, in provincia di Bergamo, con 3.775 voti. Retrocede al quarto la Stazione ferroviaria Bayard di Napoli-Portici (3.771). La top ten si completa con il Circolo combattenti e reduci di Milano (3.699 voti); il Castello Ducale di Marigliano, in provincia di Napoli (3.290); la Spiaggia della Pillirina, Siracusa (3.264); le new entry Il Sentiero degli Ulivi a Trevi – Perugia (2.755), l’Antica fonderia di campane Achille Mazzola a Valduggia-Vercelli (2.658) e infine al decimo posto il Santuario e la Chiesa rupestre di San Vittore M. a Brembate-Bergamo (2.564).

Il censimento resterà aperto fino al prossimo 15 dicembre. Si può votare gratuitamente in forma cartacea oppure online attraverso il link pubblicato in calce a questo articolo. Al momento, la classifica è in continua evoluzione: quella definitiva sarà pubblicata a febbraio 2023. Ecco in dettaglio le schede dei “Luoghi del Cuore” che al momento sono i primi dieci classificati.

1 – MUSEO DEI MISTERI (Campobasso): 6.685 voti. Una tradizione secolare nel giorno del Corpus Domini nel capoluogo del Molise. Nati dalla sapiente unione della creatività artistica di Paolo Saverio Di Zinno e della maestria dei valenti fabbri ferrai campobassani, i Misteri riassumono in sé non solo indubbie qualità artistiche e artigianali ma anche folclore, religiosità e devozione popolare creando una suggestiva processione che ha pochi paragoni in Italia e nel Mondo. Si tratta di “macchine “o “ingegni” costituite da una base di legno nella quale è inserita una struttura in ferro fucinato che sviluppandosi in verticale si ramifica e porta ad ogni estremità delle imbracature in ognuna delle quali viene posto un bambino. I bambini rappresentano angeli, diavoli, santi e madonne e sembrano sospesi nel vuoto perché i loro costumi mascherano struttura e imbracature.

Inaugurato il 7 ottobre 2006, il Museo dei Misteri è una realtà indispensabile per dare dignità all’ingegno di Paolo Saverio di Zinno e agli “Ingegni” da lui realizzati a metà del ‘700, che nel giorno del Corpus Domini, da oltre 270 anni, sfilano per le vie della città. Fortemente voluto dall’Associazione Misteri e Tradizioni, il Museo è quello più frequentato del Molise: oltre 220.000 mila visitatori, 220 eventi, 90.000 foto catalogate, 350 documenti datati e 600 video.

2 – CHIESETTA DI SAN PIETRO DEI SAMARI (Gallipoli – Lecce): 4.860. Nel feudo di Gallipoli insiste un preziosissimo scrigno, una piccola abbazia del XII secolo, luogo importantissimo di culto. Nel XVII secolo l’area circostante è stata anche sede anche di una fiera sopravvissuta fino al 1860 nel largo del Canneto. Sulla cornice dell’avancorpo, aggiunto nel XIX secolo come abitazione del sacerdote, corre un’iscrizione che attribuisce la fondazione della chiesa a Ugo di Lusignano, condottiero dei Crociati, ritornato dalla Palestina nel 1148 e sbarcato a Gallipoli. La stessa iscrizione racconta che il condottiero crociato fondò la chiesetta proprio nel punto dove sbarcò San Pietro, reduce dalla Samaria.

Con il decreto del 25 marzo 1984 emanato dal Ministero dei Beni culturali ed ambientali, questo sito è stato dichiarato di importante interesse ai sensi della legge n°1089 del 1 giugno 1939. La Chiesetta si trova all’interno del territorio del Parco Naturale Regionale “Isola di Sant’Andrea e litorale Punta Pizzo”. L’immobile costituisce uno dei principali beni culturali del Parco, il cui restauro è fondamentale anche con riferimento al recupero ed alla valorizzazione dell’antica via Pietrina.

3 – VILLAGGIO OPERAIO DI CRESPI D’ADDA (Bergamo): 4.259 voti. Nel Nord Italia, in Lombardia, a metà strada tra Milano e Bergamo, si trova una pianura delimitata da due fiumi: l’Adda e il Brembo. I due fiumi formano una penisola denominata “Isola Bergamasca” e, sulla sua punta, dove il fiume Brembo confluisce nel fiume Adda, si trova il Villaggio.

In questa area, fornita allora di acqua in abbondanza, due imprenditori tessili e filantropi, Cristoforo Benigno Crespi e suo figlio Silvio Benigno Crespi, decisero di dare vita al loro concetto di “città del lavoro ideale e moderna”. Il cotonificio ha operato dal 1878 fino al 2004 e dal 1995 l’intero Villaggio è un sito, ancora straordinariamente intatto, dichiarato patrimonio dell’UNESCO in quanto esempio eccezionale di villaggio operaio della fine del XIX e dell’inizio XX secolo.

Il suo assetto urbanistico e architettonico è pressoché inalterato, anche se nel corso degli anni alcune condizioni sono cambiate. Gli abitanti del Villaggio erano soltanto i dipendenti della fabbrica e i loro familiari, in questo senso la vita della comunità ruotava tutta intorno al cotonificio, alla sua velocità. Era l’imprenditore a preoccuparsi di tutte le esigenze dei suoi dipendenti e delle loro famiglie. Questi bisogni includevano case con giardino e tutti i luoghi pubblici necessari a una reale e funzionante vita comunitaria: la chiesa, la scuola, l’ospedale, il circolo ricreativo, il teatro, dei bagni pubblici, una piscina, dei negozi e persino dei campi sportivi e un parco.

STAZIONE BAYARD

4 – LA PRIMA FERROVIA ITALIANA (Napoli-Portici): 3.945 voti. La Napoli-Portici, poi prolungata fino a Torre Annunziata e Castellammare di Stabia, è, in assoluto, la prima ferrovia italiana. Il primo tratto fu inaugurato il 3 ottobre 1839 e il tratto di prova fino alla spiaggia del Granatello di Portici fu percorso in 9 minuti e mezzo. Un vero e proprio primato per il Regno delle Due Sicilie e per il suo re Ferdinando II, che volle fortemente l’opera destinata, nelle intenzioni originarie, a collegare successivamente la capitale con Brindisi e, con una seconda tratta, a collegare Pescara e Foggia. Fu tale la curiosità dei napoletani mista a orgoglio che nei primi due mesi di esercizio la ferrovia, nonostante avesse un solo binario, registrò un movimento di 130 mila viaggiatori. Qui, secondo la tradizione, sarebbe arrivato Giuseppe Garibaldi. Tutt’intorno alla stazione si aprirono numerose trattorie per accogliere i gitanti provenienti da Napoli.

Alla caduta dei Borbone e dopo alcuni anni di abbandono la vecchia stazione Bayard (nella foto sopra), pur restando nella proprietà delle Ferrovie dello Stato, cambiò destinazione d’uso e fu assegnata al Dopolavoro Ferroviario che nella sede napoletana volle realizzare un Teatro che chiamò Italia. La candidatura a “I luoghi del Cuore” nasce come ulteriore tentativo della Associazione Informazione Giovani Europa per evitare di perderne la memoria.

Finora, solo una parte del vecchio edificio è stato recuperato e utilizzato per ospitare uffici comunali e per questo si presenta in un buono stato di conservazione. Lo stesso non si può dire del vecchio edificio destinato ai viaggiatori che è ancora in piedi ma minacciato dagli alberi che ne stanno sgretolando le mura. Resistono pilastri portanti con la rivestitura di mattoncini di cotto. Secondo il progetto, la stazione dovrebbe essere collegata alla Circumvesuviana mediante una sorta d’ingresso d’onore rappresentando, di fatto, la porta d’accesso all’area archeologica di Ercolano e di Pompei.

5 – CIRCOLO COMBATTENTI E REDUCI (Milano): 3.827 voti. Oggi il Circolo Combattenti e Reduci di Porta Volta rischia di scomparire, e con lui uno degli ultimi luoghi di Milano ancora in grado di trasmettere non solo la memoria storica di un tempo passato, ma i valori e le tradizioni che hanno fatto innamorare il mondo dell’Italia. L’antico Dazio di Porta Volta diventa Circolo del Combattenti nel 1919, un nuovo progetto urbanistico di Milano, in via di sviluppo, porterebbe alla scomparsa del giardino e del suo glicine, cuore pulsante del Circolo.

All’interno dell’antico Casello Daziario e nel suo giardino si trovano insieme i soci veterani, che frequentano il circolo da più di quarant’anni, e i ragazzi più giovani che all’ingresso non possono evitare di manifestare l’allegria di scoprire un luogo segreto pieno di memoria, unico e resistente al cambiamento e alle mode della città. Queste generazioni s’intrecciano durante tutta la giornata, fino a sera, tra i tavoli con i giochi delle carte e le sfide al ping pong, tra i ragazzi che arrivano presto a studiare sotto il glicine e quelli meno giovani che nel tavolo accanto raccontano la vecchia Milano.

Il Circolo Combattenti e Reduci, cosciente della ricchezza che custodisce dietro le sue porte, si impegna in modo costante a mantenere le tradizioni, affinché queste vengano scoperte anche dai più giovani, salvaguardandone la memoria attraverso la commemorazione delle ricorrenze storiche, promuovendo manifestazioni culturali e attività artistiche atte a creare un legame generazionale, permettendo una continuità della memoria storica. Oggi il circolo rischia di scomparire e con lui un pezzo importante della storia di Milano degli ultimi cent’anni.

SPIAGGIA PILLIRINA 2

6 –  SPIAGGIA DELLA PILLIRINA (Siracusa): 3.467 voti. Dalla spiaggia dorata al mare cristallino, dalle latomie costiere, ai silos e alle fornaci greche, dalle numerose tombe a pozzetto dell’età del bronzo, alla miriade di fossili del Pleistocene fino ai resti di una batteria militare risalente alla seconda guerra mondiale. Un luogo teatro della battaglia navale tra Atene e Siracusa bagnato dalle acque dell’area marina protetta del Plemmirio da dove poter godere di una impareggiabile vista su Ortigia che attende di diventare parte della grande riserva terrestre Capo Murro di Porco e Penisola Maddalena (nella foto sopra)..

7 – CASTELLO DUCALE DI MARIGLIANO (Napoli): 3.369 voti. A ridosso delle mura, a nord-est dell’antica Marilianum, sorge nel periodo normanno a difesa e controllo del centro abitato, la prima fortezza di Marigliano. Come testimoniano le fonti storiche, e secondo lo storico di Meo, esisteva già nel 1134 quando apparteneva al normanno Roberto di Medania, conte di Acerra. Al castello si accede da oriente, attraverso un primo ponte in muratura, e tramite un grande portone. All’edificio centrale, il cui ingresso è rivolto ad est, vi si accede tramite un monumentale scalone realizzato nella trasformazione settecentesca in sostituzione del ponte mobile, in tavole di legno.

Prima di assumere l’aspetto attuale, la struttura fu interessata da imponenti lavori di ristrutturazione che iniziarono nel 1728: furono aggiunte le logge porticate su tre lati della facciata e l’intero secondo piano. Nel 1751, il castello fu sottoposto ad altri lavori commissionati dal duca Mario, su suo progetto e sotto la sua direzione.

Un Giulio Mastrilli fu il primo proprietario e un Giulio Mastrilli ne fu l’ultimo, deceduto nel 1915. Alla morte di sua moglie, la duchessa Vittoria Doria d’Angri, avvenuta il 20 gennaio 1927, ne entrarono in possesso gli eredi, i quali, dopo una tormentata lite giudiziaria terminata nel 1928, decisero di venderlo. Così, il 27 marzo 1935, fu acquistato dalla Provincia napoletana della Congregazione delle Figlie della Carità di san Vincenzo de’ Paoli, che tutt’oggi ne è proprietaria.

8 – SENTIERO DEGLI ULIVI (Perugia): voti 2.942. La “Fascia olivata Assisi – Spoleto” è un paesaggio pedemontano appenninico di oltre 40 chilometri. È un patrimonio unico e irripetibile che coinvolge sei comuni della provincia di Perugia, nella sottozona dei Colli: Assisi, Spello, Foligno, Trevi, Campello sul Clitunno, Spoleto. La vistosa e inconfondibile presenza della coltivazione della pianta di ulivo (9mila ettari di terreno e quasi 1milione e 500mila piante) è il risultato millenario di cultura non di natura spontanea.

L’ulivo è nella “Fascia olivata Assisi – Spoleto” (chiamata anche “valle spoletana”) una presenza artificiale e innaturale. Gli oliveti che ricoprono i pendii, la disposizione delle piante, i muretti, le specie coltivate, il sistema produttivo e gli insediamenti tradizionali, evidenziano un paesaggio in incessante evoluzione. Ogni suo cambiamento avviene grazie all’intervento dell’uomo e nel costante rispetto dell’equilibrio di tradizione e innovazione. La presenza degli olivi, nel corso dei secoli, ha avuto una notevole importanza dal punto di vista culturale, artistico, architettonico, paesaggistico, idrogeologico.

Oggi la “Fascia olivata Assisi-Spoleto” è tra le principali aree olivicole della regione Umbria. La coltura dell’ulivo è originariamente esotica ed è stata insediata a fatica e protetta in modo continuo e costante. Per questo il territorio della “Fascia olivata Assisi – Spoleto” rappresenta un esempio di “paesaggio culturale vivente”, ovvero un’opera “combinata della natura e dell’uomo”.

Il sito è testimonianza unica di una tradizione culturale viva. Il suo carattere eccezionale risiede nella capacità della comunità di trasformare la marginalità di un territorio in un’opportunità di crescita comune, di identità, di coesione, realizzando un paesaggio di valore, irripetibile e universale.

9 – ANTICA FONDERIA DI CAMPANE ACHILLE MAZZOLA (Vercelli): voti 2.791. Nel varcare la porta dell’antica fonderia di campane a Valduggia si coglie il respiro di un tempo lontano. Alla curiosità del visitatore si offrono gli affascinanti strumenti di un mestiere che qui si praticava fin dal 1400. Ed ecco scorgersi gli enormi compassi per le campane, le sagome in legno di noce per la realizzazione, attraverso la creta, dei maschi su cui si poggiavano le forme delle creazioni, gli stampi in gesso ed in legno per gli ornamenti che fregiavano le produzioni appoggiate sui vecchi banchidi lavorazione, vi sono le pinze, le molle, la pietra pomice e tutto quanto serviva a dare lucentezza al bronzo appena forgiato Così la nostra mente rivive quei tempi in cui gli artigiani si affaccendavano intorno alle loro opere: chi impegnato a realizzare l’anima della campana, chi a modellare la creta per forgiarne la testa, chi a plasmare nella cera i fregi, i decori, le scritte che andavano ad adornare la superficie esterna della campana. Percorrendo le sale si giunge al cuore della fonderia: la fossa dove nasceva la campana. Nel forno di fusione, una alchemica composizione di rame e stagno, la cui formula era gelosamente trasmessa da generazione in generazione attraverso i secoli, dava vita a quel bronzo che, lungo canaline in mattoni e terra, colava nella fossa dove la futura campana l’attendeva, avvolta in una “camicia” argillosa con i suoi fregi rinascimentali in sottile strato di cera. Dopo il lento raffreddamento (durava in media tra i 30 e i 60 giorni) la campana ripulita era sottoposta alla prova del diapason che ne saggiava la voce. La nota che ne scaturiva, pur essendo somma di 50 toni diversi, doveva essere rigorosamente quella ricercata, pulita e chiara. Dopo di che la campana dell’Antica Fonderia Achille Mazzola da Valduggia era pronta a viaggiare in tutto il mondo, dal Nord al Sud America, dall’Asia all’Africa e a diffondere in tutti i cieli il suo perfetto suono. Preservare la memoria di quel passato ci permette di guardare al futuro con la consapevolezza che un pizzico dell’opera di quegli uomini sia giunto intatto fino al nostro cuore.

10 – SCALA DEI TURCHI (Agrigento): voti 2.683. La Scala dei Turchi è una parete rocciosa (falesia) che si erge a picco sul mare lungo la costa di Realmonte, vicino a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. Si erge fra due spiagge di sabbia fine e dalla sommità si scorge tutta la costa agrigentina; è diventata nel tempo un’attrazione turistica sia per la singolarità della bianca scogliera, dalle peculiari forme, sia a seguito della popolarità acquisita con i romanzi del commissario Montalbano dello scrittore Andrea Camilleri.

Scala dei Turchi imbrattata 2Scala dei Turchi imbrattata 1

La Scala, imbrattata nei mesi scorsi di vernice rossa dai vandali (nelle foto sopra), è costituita di marna, una roccia sedimentaria di natura calcarea e argillosa. Ha una forma ondulata e irregolare, con linee non aspre bensì dolci e rotondeggianti. Il nome deriva, oltre che dal particolare aspetto a gradoni, anche dalle passate incursioni di pirateria da parte dei saraceni che trovavano riparo in questa zona meno battuta dai venti e quindi più sicura per l’approdo. Nell’agosto del 2007, il Comune di Realmonte ha presentato all’UNESCO una richiesta ufficiale affinché questo sito geologico, insieme alla villa romana, sia inserito nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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