BOLLICINE MONDIALI UN ALTRO PRIMATO

BOLLICINE MONDIALI UN ALTRO PRIMATO

Con il primato mondiale dei siti Unesco, già 54 su un totale di 1113, l’Italia ne aggiunge ora un altro che coniuga ambiente e agricoltura: le colline venete del Prosecco, il vino con le “bollicine” che ha già conquistato i mercati internazionali, prodotto in un’area di 24mila ettari fra Conegliano e Valdobbiadene, in provincia di Treviso.

È innanzitutto il riconoscimento a un paesaggio incomparabile, dichiarato ufficialmente Patrimonio mondiale dell’Umanità, ma anche alla storia e alla cultura che questo rappresenta. Il Prosecco è un simbolo del “made in Italy” e spesso, come si sa, ha poco da invidiare al migliore champagne. Salgono dunque complessivamente a 55 i siti del nostro Paese, seguito in questa lista dalla Spagna (48), dalla Germania (46) e dalla Francia (45).

L’Italia “frizzante” diventa così un titolo in più per competere anche sul mercato del turismo, la nostra prima industria nazionale. Con il 55° sito Unesco nel Trevigiano, il Belpaese  offre un’ulteriore attrattiva per i visitatori italiani e stranieri del Veneto. Qui la suggestiva bellezza del paesaggio si fonde con la storia e con la cultura, in un contesto paesaggistico unico al mondo. È la riprova che, tutelando e valorizzando l’ambiente, si promuovono anche l’economia e l’immagine internazionale dell’Italia.

Proposta fin dal 2010 e sostenuta nel 2017 dall’ex ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, l’anno scorso la candidatura del Prosecco era stata bocciata per due soli voti (Spagna e Norvegia), anche in seguito all’opposizione delle principali associazioni ambientaliste (tra cui Wwf e Legambiente), legittimamente preoccupate di contenere l’agricoltura intensiva e l’uso dei pesticidi che caratterizzano la produzione vinicola nelle colline del Trevigiano. Ma adesso il World Heritage Commettee, composto da rappresentanti di 21 Stati, ha decretato questo riconoscimento che può contribuire a stimolare – se correttamente inteso e recepito – la difesa dell’ambiente e della salute, nel segno di uno “sviluppo sostenibile”.

L’assegnazione del sito Unesco deve servire, insomma, a incentivare una produzione del Prosecco più rispettosa dell’ecologia, anche per difendere il valore commerciale ed economico di questo prodotto. Alla monocoltura che divora il suolo, distruggendo la vegetazione naturale, si aggiungono – secondo gli ambientalisti che da tempo combattono contro le sostanze tossiche utilizzate in campagna – i danni prodotti dai fitofarmaci e da altri erbicidi. Ma un vino non può essere considerato di qualità se non è puro e genuino.

 Vittoria Valentini

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