ASSALTO AI NUOVI ULIVI RESISTENTI ALLA XYLELLA

ASSALTO AI NUOVI ULIVI RESISTENTI ALLA XYLELLA

È proprio il caso di dire: dopo il danno, la beffa. Continua nelle campagne del Salento la razzia di ulivi giovani delle specie Leccino e Favolosa, resistenti alla Xylella, piantati dai proprietari dei terreni in sostituzione di quelli distrutti dal batterio-killer. Ed è, purtroppo, un altro effetto dell’epidemia da Covid-19 che ha aggravato la crisi economica e ha scatenato la criminalità organizzata.

L’ultimo caso in ordine di tempo, denunciato dalla Coldiretti, è quello di 200 ulivi rubati in un fondo a Vernole, in provincia di Lecce. Ma già in precedenza altri episodi analoghi s’erano verificati in località Guagnano e Salice Salentino. Un furto di 50 piante è stato denunciato ai Carabinieri di Otranto, Nucleo forestale, dall’avvocatessa Sandra Marrocco proprietaria di una piccola azienda agricola, circa 15 ettari, adibita a uliveto in agro di Carpignano Salentino.

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Nell’atto, l’interessata riferisce che nel mese di settembre 2019, dopo aver comunicato alla Regione Puglia, la volontà di estirpare le piante infette e dopo essersi impegnata ad attuare le relative operazioni entro un anno, ha portato avanti nei mesi successivi i rituali lavori. In attesa del finanziamento previsto per legge, non ha perso tempo a investire anticipando i soldi di tasca sua, per impiantare le nuove “cultivar di FS17”. Le spese sono state abbastanza elevate, tra lavori di scavo, acquisto delle piante e costi di gestione. La stessa avvocatessa spiega: “Ho voluto prendere alberi già di una certa altezza, perché sarebbero andati a frutto nel giro di un paio d’anni e perciò il prezzo di acquisto è stato elevato”.

 

Fatto sta che la razzia, oltre a colpire gli agricoltori e la produzione olearia, minaccia di danneggiare l’economia locale che sta cercando di riprendersi dalla diffusione della Xylella. E questo si ripercuote inevitabilmente anche sul paesaggio devastato dal batterio e quindi sul turismo che proprio nel Salento aveva trovato una forte attrattiva. Tanto più che durante i mesi invernali anche molti alberi secolari sono stati presi di mira per ricavarne legna da ardere.

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La combattiva avvocatessa Marrocco aggiunge: “Ho voluto denunciare l’accaduto, perché spero che le forze dell’ordine possano aiutarci a contrastare questo balordo fenomeno di criminalità. Il furto degli alberi e la loro rivendita sicuramente a pochi spiccioli, rischia di diventare un serio pericolo di diffusione dell’illegalità, soprattutto con l’avanzare dei lavori di reimpianto che oggi ormai progredisce tra le aziende agricole salentine”. E conclude: “In questo scenario, noi piccoli produttori senza l’aiuto e l’intervento delle autorità rischiamo sicuramente di perdere competitività, rimanendo privi di ogni plausibile speranza”.

Non c’è dubbio che, al di là dei legittimi interessi dei proprietari, la questione riguarda la Regione, il Salento e tutti gli operatori del settore agricolo e turistico. Al danno ambientale ed economico, non può aggiungersi ora anche l’assalto della criminalità più o meno organizzata. Occorre che le autorità competenti, dal governo nazionale a quello regionale, intervengano con la necessaria determinazione per stroncare un “traffico” di ulivi che rischia di compromettere l’immagine della Puglia, proprio alla vigilia di una stagione estiva che dovrebbe segnare un’inversione di tendenza e avviare la ripresa.

 

 

 

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