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ENEL: PRIMO PROGETTO IN EUROPA DI ACCUMULO ELETTRICO IN UN IMPIANTO IDROELETTRICO A DOSSI DI VALBONDIONE (BG)

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È il primo progetto a livello europeo di accumulo elettrico in un impianto idroelettrico. Si chiama “BESS4HYDRO” e l’ha avviato Enel a Dossi di Valbondione, in provincia di Bergamo. Entrerà in pieno esercizio nella primavera del 2026.

Il progetto prevede l’esercizio integrato di una batteria a litio in un impianto idroelettrico programmabile a bacino come unità unica a mercato. In quello di Dossi (44 MW), verrà installata una batteria da 4 MW e 2 ore di accumulo, combinando la capacità delle batterie a quella delle centrali idroelettriche a bacino. Questo consentirà un aumento della capacità sistema di accumulo; una risposta più rapida alle esigenze della rete elettrica; una migliore efficienza operativa e una maggiore flessibilità dell’impianto, rispondendo così alle sfide poste dalla transizione energetica globale.

L’ innovazione del progetto è stata riconosciuta anche a livello europeo con l’assegnazione, a ottobre 2024, del finanziamento Ue Innovation Fund nella categoria small scale (con investimenti tra 2,5 e 20 milioni euro) e del sigillo europeo “STEP” (Strategic Technologies for Europe Platform), un’iniziativa della Commissione europea dedicata a stimolare gli investimenti nelle tecnologie critiche che apportano al mercato dell’Unione elementi di innovazione con un significativo potenziale economico.

Spiega Alessandra Carota, Head of Innovation Hydro di Enel: “Il progetto, estremamente innovativo per le sue caratteristiche, permetterà di sviluppare nuove logiche di controllo per ottimizzare la sinergia tra la batteria e la turbina idroelettrica, migliorando l’efficienza operativa e la vita utile della turbina, valorizzando gli asset idroelettrici esistenti e garantendo una maggior flessibilità della rete, grazie allo scambio continuo di energia tra le due unità, entrambe flessibili”. E aggiunge: “Una volta operativa, la batteria fungerà anche da secondo bacino virtuale, migliorando la programmazione e l’utilizzo della risorsa idroelettrica”.

Commenta il sindaco di Valbondione, Walter Semperboni: “L’Amministrazione Comunale è lieta di dare il proprio supporto a Enel per l’avvio di questo importante progetto, sul nostro e a favore di tutto il territorio. Questo intervento rappresenta un passo significativo verso la sostenibilità e l’efficientamento energetico, contribuendo a una maggiore autonomia e stabilità della rete elettrica locale e non solo. Il progetto, sviluppato da Enel, mira a favorire l’uso di energie rinnovabili e a migliorare la resilienza del nostro sistema energetico”. 

INTESA SANPAOLO, PRIMO TRIMESTRE 2025: UTILE DI 2,6 MILIARDI CON INNOVAZIONE TECNOLOGICA E TRANSIZIONE AMBIENTALE

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L’innovazione tecnologica e la transizione ambientale sono al centro della strategia di Intesa Sanpaolo: la banca guidata dall’amministratore delegato Carlo Messina ha chiuso il primo trimestre 2025 con un utile di 2,6 miliardi di euro, registrando una crescita del 13,6% rispetto al corrispondente periodo del 2024. Un dato che rafforza ulteriormente le prospettive, con la previsione di utile netto alla fine dell’anno oltre i 9 miliardi.

Il solido andamento economico e patrimoniale di inizio anno non si traduce soltanto in numeri finanziari, ma anche in una significativa creazione di valore per tutti gli stakeholder, non limitandosi ai soli azionisti. Questo successo si fonda anche sul forte impegno ESG del Gruppo, dimostrato da diverse iniziative concrete nel campo Environmental, Social e Corporate governance.

L’impegno del Gruppo si estende al tessuto sociale ed economico. Nel primo trimestre 2025, sono stati generati 1,6 miliardi di imposte. Prosegue anche l’espansione del programma cibo e riparo per le persone in difficoltà, che ha raggiunto 55,7 milioni di interventi tra il 2022 e il primo trimestre 2025. Si rafforzano, inoltre, le iniziative volte a contrastare le disuguaglianze e favorire l’inclusione finanziaria, sociale, educativa e culturale, con un impegno di 22 miliardi di credito sociale e rigenerazione urbana tra il 2022 e il primo trimestre 2025. Il contributo finanziario per far fronte ai bisogni sociali nel quinquennio 2023-2027 ammonta a circa 1,5 miliardi, di cui oltre 700 milioni già erogati tra il 2023 e il primo trimestre 2025.

Intesa Sanpaolo si conferma così un acceleratore fondamentale per la crescita dell’economia reale in Italia. Nel primo trimestre 2025, circa € 15 miliardi di nuovo credito a medio-lungo termine sono stati erogati a famiglie e imprese del Paese. Particolarmente rilevante è il supporto alle aziende in difficoltà: circa 640 imprese sono state riportate in bonis nel primo trimestre 2025, e circa 145.000 dal 2014, contribuendo in modo diretto a preservare rispettivamente circa 3.200 e 722.000 posti di lavoro.

Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo

Commenta l’A.D. Carlo Messina: “I risultati raggiunti nel primo trimestre del 2025 consolidano la posizione di Intesa Sanpaolo tra le grandi banche europee e ci confermano elemento di stabilità e sviluppo per il Paese. Abbiamo dato avvio all’anno con il nostro miglior risultato netto di sempre nel primo trimestre, pari a 2,6 miliardi di euro, che corrisponde a un rendimento annualizzato del patrimonio netto (ROE) pari al 20%. Per il 2025, ci attendiamo un utile netto di ben oltre i 9 miliardi di euro, grazie al forte potenziale di crescita organica della Banca.

“La nostra Banca dispone di un modello di business unico in Europa, fondato sulla leadership nei servizi a famiglie e imprese, su una componente Wealth Management, Protection & Advisory di primaria importanza, su una gestione internazionale improntata all’efficienza e su un’offerta digitale tecnologicamente avanzata. A questi elementi si aggiungono la condizione di Banca ‘Zero NPL’ e un profilo ESG di eccellenza riconosciuto a livello internazionale. La solidità dei risultati, la sostenibilità della crescita, la robustezza patrimoniale e il basso profilo di rischio ci permettono di svolgere un ruolo unico a supporto dell’economia reale e sociale. In un contesto di volatilità dei mercati e di tassi d’interesse in evoluzione, affrontiamo le sfide da una posizione di forza grazie a un modello di business resiliente, efficiente e ben diversificato. Il risparmio affidato da famiglie e imprese ha raggiunto circa 1.400 miliardi di euro, in crescita di 45 miliardi rispetto al primo trimestre del 2024. Siamo primi nell’Eurozona per l’incidenza delle commissioni e dell’attività assicurativa sul totale dei ricavi.

“L’innovazione tecnologica è un fattore chiave del nostro successo. Abbiamo già investito 4,4 miliardi di euro in tecnologia all’avanguardia e assunto circa 2.350 specialisti, posizionando la Banca tra i leader europei nella trasformazione digitale. Isybank, la nostra banca digitale, ha superato il milione di clienti, con una forte accelerazione nel primo trimestre del 2025, a conferma del successo della nostra strategia digitale. Siamo fortemente impegnati nella transizione ambientale. Dal 2021 al primo trimestre del 2025, abbiamo erogato 72,2 miliardi di euro a sostegno della Green Economy, di cui 13,1 miliardi di euro dal 2022 destinati all’economia circolare. Oltre il 92% dei nostri approvvigionamenti energetici proviene da fonti rinnovabili. La qualità delle nostre persone è un elemento determinante per generare risultati solidi e sostenibili”.

 

CAOS SPIAGGE

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Sarà un’estate “bollente”. E non solo per il caldo atmosferico. A infuocare le nostre spiagge, si aggiungerà il caos delle concessioni balneari prorogate dai vari governi che si sono succeduti dal 2006 a oggi, da quando l’Unione europea ha approvato la direttiva Bolkestein (dal nome dell’allora commissario Ue alla concorrenza), per liberalizzare le spiagge e aprire le gare a livello europeo. Fino ad arrivare alla decisione del governo di Giorgia Meloni che ha ulteriormente prorogato la scadenza al 30 settembre 2027.

Il 4 aprile scorso, ribaltando una pronuncia del Tar, il Consiglio di Stato – come Amate Sponde aveva già riferito – ha ribadito che invece le gare devono andare avanti. Compresa quella autorizzata dall’amministrazione comunale di Lignano Sabbiadoro in provincia di Udine (Friuli Venezia Giulia) che, impugnando il decreto del governo, aveva revocato quella già in corso (vedi foto sotto). “La proroga del novembre 2024, insomma, alla luce del diritto europeo vale poco”, commenta Leonardo Bison in un articolo apparso sul Fatto Quotidiano, sotto il titolo “Balneari, salta la proroga: un’estate di cause in arrivo”.

Anche il Tar del Lazio aveva sospeso le gare, accordando la proroga ai ricorrenti. Ma a metà mese il massimo organo nazionale della giustizia amministrativa le ha fatte ripartire. Così sei tratti del litorale di Ostia su nove sono stati aggiudicati in fretta e furia il 24 aprile scorso: per gli altri, al momento, nessuna offerta. E perciò questi saranno gestiti da Zétema, la società partecipata del Comune che si occupa di gestire i beni pubblici dal Colosseo ai musei.

Di fronte all’improbabile tesi, sostenuta da Roma, secondo cui solo il 33% delle spiagge risulta occupato, la Commissione europea aveva contestato con una lettera d’infrazione i dati forniti dall’Italia rispetto al totale delle aree disponibili. A questo punto, il governo rischia di dover fare marcia indietro o di subire una multa severa. Ha riferito Claudio Tito corrispondente di Repubblica da Bruxelles: “Secondo Palazzo Berlaymont, l’Italia sta violando la direttiva Bolkenstein (l’economista e politico olandese da cui prende nome – n.d.r.) sui servivi e le concessioni”. E perciò la Commissione ha inviato un parere motivato per spiegare perché il sistema che disciplina la gestione dei nostri stabilimenti balneari non è in linea con il diritto comunitario.

In sostanza, il governo italiano avrebbe “allungato” artificiosamente la lunghezza delle coste italiane, da 8mila a 11mila chilometri, comprendendo anche quelle rocciose per aumentare la quota da assegnare in concessione ai privati. E subito è arrivata la denuncia del verde Angelo Bonelli, leader di Avs: “Il governo Meloni, per tutelare i privilegi della lobby dei balneari Briatore/Santanchè, vuole dare in concessione le ultime spiagge rimaste libere nel nostro Paese per non fare le gare alle concessioni esistenti”. Lui stesso aggiunge, postando alcune foto che documentano lo scempio sul litorale di Ostia (qui sotto) : “Vogliono la privatizzazione e cementificazione delle nostre coste”.

La “storia infinita” delle concessioni balneari comprende un rilevante aspetto economico che riguarda l’importo dei canoni corrisposti dai gestori e i ricavi dei loro stabilimenti. Lo Stato incassa in totale 115 milioni di euro all’anno, mentre il fatturato complessivo dei concessionari ammonterebbe a 31 miliardi (fonte: Corriere della Sera-Economia). Ora è giusto che chi ha investito sulle strutture ricettive (spogliatoi, cabine, docce, ombrelloni, lettini e sedie a sdraio) venga indennizzato e che chi usufruisce di questi servizi paghi il corrispettivo. Ma per legge le spiagge sono un “bene pubblico” e pertanto l’accesso ai litorale dev’essere consentito effettivamente a tutti i cittadini.

LE “DUE ITALIE” DEI RIFIUTI: TARI, 94% AL NORD E 77% AL SUD. UN GETTITO DI 10,5 MILIARDI DI EURO

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Le “due Italie” non sono divise soltanto da ragioni economiche e sociali, ma anche dai rifiuti urbani. A documentarlo è uno studio di 31 pagine redatto dall’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), secondo cui il Nord riesce a incassare il 94% della Tari dovuta, mentre al Sud arriva appena al 77%. La riscossione della tassa sui rifiuti diventa così un ulteriore termine di paragone per misurare l’attualità della “questione meridionale”, attraverso il gap fra la parte più avanzata e progredita del Paese e quella ancora più arretrata.

Con il suo gettito annuo di 10,5 miliardi di euro, calcolati dall’Upb, la Tari segna così forti disparità territoriali nei costi di gestione dei rifiuti. E la causa principale è il deficit d’impianti che nel Mezzogiorno provoca più costi e meno incassi. Tant’è che il 71,5% dei rifiuti viene trattato al Nord, il 9,7 al Centro e il 18,8 al Sud, dove dominano le discariche che ne raccolgono il 43,4% contro il 26% delle regioni settentrionali.

 

“La mancata riscossione – come scrive Gianni Trovati sul Sole 24 Ore – finisce per scaricarsi almeno in parte sulle bollette di chi invece paga puntualmente, per la clausola che impone la copertura integrale dei costi di servizio”. Un po’ come avviene, insomma, nei condomini dove i morosi penalizzano i più virtuosi. Questi “buchi” cumulano poi una mole di residui attivi (entrate accertate ma non ancora riscossa) di 15,2 miliardi di euro nei bilanci del Comuni.

La Tari è, infatti, il secondo tributo comunale per importo dopo l’Imu. L’imposta municipale dovuta per il possesso dei fabbricati, esclusa la prima abitazione. E, naturalmente, più i Comuni sono grandi e meno riscuotono la tassa sui rifiuti. Una situazione che si ripercuote di conseguenza sulla loro capacità di spesa e quindi sulla qualità dei servizi prestati ai cittadini (dalla scuola pubblica ai trasporti locali).

Osservano nel loro focus gli esperti dell’Ufficio parlamentare di bilancio: “Il superamento dei divari territoriali nella dotazione impiantistica delle regioni nel Centro e nel Sud, che è tra gli obiettivi del PNRR, è cruciale per far sì che la Tari diventi uno strumento efficace per ridurre le quantità di rifiuti prodotti, per rendere l’imposizione equa tra diverse aree del Paese e per aumentare la capacità degli Enti locali di coprire i costi del servizio”.

Qui torna in ballo, dunque, la vexata quaestio dei termovalorizzatori: quegli impianti, cioè, che non solo “bruciano” o inceneriscono i rifiuti, ma soprattutto li valorizzano ricavandone energia. A Brescia, per esempio, funziona da molti anni un impianto che seleziona i rifiuti e li utilizza per erogare il teleriscaldamento. Altrettanto, intende fare il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, per risolvere i problemi che affliggono la raccolta urbana nella Capitale, dove spesso i cassonetti sono stracolmi e a volte i cittadini abbandonano televisori, frigoriferi o materassi per strada. Ma non mancano le contestazioni e le polemiche da parte degli ambientalisti, preoccupati dal sospetto che poi questi impianti possano immettere nell’aria sostanze tossiche e inquinanti.

Un buon esempio viene dall’estero, da diverse città – come Lisbona – che hanno installato impianti interrati per il deposito differenziato dei rifiuti: carta, vetro, plastica e metallo. Questo consente, fra l’altro, il recupero delle materie prime con il riciclo e un risparmio nella loro riproduzione. Una soluzione certamente più efficiente e igienica, oltre che esteticamente apprezzabile.

IL PONTE DEL RIARMO: PER IL GOVERNO E’ UN’OPERA STRATEGICA IN CASO DI GUERRA. LE PROTESTE DELLE OPPOSIZIONI

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Doveva essere “l’ottava meraviglia del mondo”. Ma ora il controverso Ponte sullo Stretto di Messina diventa un’”opera strategica nell’ottica della difesa europea e della Nato”. E in caso di guerra, la sua funzione sarà “fondamentale” per il passaggio di truppe e mezzi. Perciò la premier Giorgia Meloni e il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini hanno sottoscritto un documento, appena inviato alla Commissione di Bruxelles, definendo la realizzazione del progetto “imperativa e prevalente per l’interesse pubblico”.

Il ministro Salvini in un fotomontaggio satirico

A rivelare per primi questo passaggio sono stati due giornalisti di Repubblica, Alessia Candito e Antonio Fraschilla. L’espediente dovrebbe servire al governo italiano per aggirare o eludere le norme in materia di impatto ambientale, accelerando l’esecuzione dell’opera e inserendo i relativi costi (14-15 miliardi di euro) nelle spese per la difesa. Un escamotage, insomma, che minaccia di ripercuotersi sulla sicurezza dei cittadini e sulle casse dello Stato.

Protesta il verde Angelo Bonelli, leader di Avs: “Vogliono approvare un progetto che non ha le verifiche sismiche dovute”. E, in polemica aperta con Meloni e Salvini, annuncia una denuncia al Cipess, l’organismo a cui spetta dare il via libera definitivo: “Ho trasmesso una diffida formale affinché il Cipess non diventi complice di una forzatura politica vergognosa”.

Sull’onda di questa iniziativa, sono scesi in campo anche il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle. Contro “il Ponte del riarmo”, si schiera l’ex premier Giuseppe Conte: “E’ uno stratagemma per forzare e accelerare la realizzazione dell’opera nonostante le già segnalate criticità sul piano ambientale e sismico”. Ironizza Annalisa Corrado, eurodeputata del Pd e responsabile della Conversione ecologica nella segreteria nazionale: “Forse Meloni e Salvini hanno nostalgia dell’infanzia, quando passavano i pomeriggi a giocare s Risiko”. E contesta la contraddizione che “il Ponte servirebbe in caso di calamità naturale, visto che l’area è soggetta ad alto rischio sismico e idrogeologico”.

In nome della guerra e del riarmo europeo proposto da Ursula von der Leyen, il progetto del Ponte sullo Stretto riprende dunque vigore, per cercare di spazzare via in un colpo solo tutti i dubbi, le riserve e le criticità che non sono state tuttora risolte. “In un contesto internazionale in cui la situazione della sicurezza si è deteriorata per molteplici fattori geopolitici, compresa la crescente instabilità in aree come i Balcani, il Medio Oriente, il Nord Africa e il Sahel, il Ponte diventa cruciale”, si legge ancora nel documento governativo. In uno scenario del genere, insomma, assisteremmo a uno secondo sbarco degli alleati in Sicilia e poi a un trasloco delle truppe Nato nel Continente. E dire che si tratta di un simbolo per antonomasia di dialogo e di pace: tanto da dare nome alla figura del Sommo Pontefice, “costruttore di ponti”, il capo della cristianità e della Chiesa cattolica.

All’inizio dell’anno, il 5 gennaio scorso, Amate Sponde ha pubblicato un articolo intitolato “Il Ponte della Cuccagna” (https://www.amatesponde.it/il-ponte-della-cuccagna/). E “Il bluff del Ponte”, avevamo già titolato il 9 aprile 2024, pubblicando il testo integrale dello studio (53 pagine) con cui il Comitato scientifico aveva smontato il progetto sullo Stretto di Messina e segnalato ben 69 punti critici (https://www.amatesponde.it/il-bluff-del-ponte/). “Il bluff del Ponte che non serve”, è stato il titolo dell’articolo a firma dell’economista Gianfranco Viesti, apparso il 3 gennaio sul Fatto Quotidiano. Con la competenza e l’autorevolezza che gli vengono comunemente riconosciute, il professor Viesti analizzava le ragioni tecniche e geografiche che – a suo avviso – “dovrebbero far comprendere che i 15 miliardi (almeno) per questa grande opera potrebbero essere investiti in progetti più utili ai collegamenti Nord-Sud”. Uno spreco di Stato, dunque, per un’opera che rischia di restare incompiuta.

A suo parere, “puntando tutto e solo sul Ponte, tantissimi siciliani e calabresi resterebbero comunque isolati; impossibilitati, come sono ora, a raggiungere le stazioni delle città”. A sostegno della sua tesi, da docente di Economia applicata presso il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Bari, Viesti citava il “Rapporto Pendolaria” di Legambiente, per la quantità di fatti e di dati che offre. Un esempio per tutti: “Fra Caltagirone e Catania ci sono solo due treni al giorno, che impiegano circa due ore per percorrere gli scarsi 80 chilometri che le separano”. E dunque, “il Ponte avrebbe il paradossale effetto di rinviare molti miglioramenti a un futuro imprecisato”.

A quanto scrive Andrea Moizo sul Fatto Quotidiano, lo stesso criterio di presunte “esigenze militari”, invocate per il Ponte sullo Stretto, vogliono adottare a Genova per la realizzazione della nuova diga all’interno del porto. Una maxi-opera da 1,3 miliardi di euro, coperti da 830 milioni di fondo complementare al Pnrr e altri 270 di prestito erogati dalla Banca europea degli investimenti. L’Autorità portuale e il commissario Marco Bucci, governatore della Regione, puntano così a ottenere più soldi e a stringere i tempi per favorire “mobilità militare”.

IL “BAROCCO GLOBALE” IN MOSTRA ALLE SCUDERIE DEL QUIRINALE DI ROMA (FINO AL 13 LUGLIO)

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Continua fino al 13 luglio la nostra mostra “Barocco Globale. Il mondo a Roma nel secolo di Bernini” organizzata dalle Scuderie del Quirinale insieme alla Galleria Borghese, con la curatela di Francesca Cappelletti e Francesco Freddolini. L’esposizione esplora un tema che, pur avendo radici profonde nel passato, è centrale nella lettura del nostro presente: quello della globalizzazione che qui, nelle sale della mostra, attraversa le strade e abita i palazzi della Roma di quattrocento anni fa. Nel 1600, la Capitale era una città tutt’altro che isolata, una città che intendeva collocarsi all’interno della mappa delle relazioni globali e dei rapporti tra le culture.

“Barocco Globale” accompagnerà i visitatori in un viaggio attraverso una Roma cosmopolita, al centro di una complessa rete di viaggi e rapporti che trascendono confini nazionali e culturali. L’Africa, l’America, l’Asia erano presenze tangibili e visibili nella “città eterna” di quell’epoca. Opere d’arte di maestri del Barocco come Gian Lorenzo Bernini, Pietro da Cortona, Nicolas Poussin, proiettano il pubblico in un mondo sorprendentemente multietnico e multiculturale, in cui missionari e diplomatici mettevano in dialogo, alla corte dei Papi, il Giappone con la Persia, il Congo col Nuovo Mondo.

Nelle sale delle Scuderie, tutte le opere porteranno l’ospite, in modo diverso, alla scoperta di questa storia straordinaria che parla di transculturalismo, di globalizzazione, di viaggi intercontinentali, di tradizioni culturali, di grandi protagonisti e storie inaspettate. Viaggiatori, religiosi, ambasciatori e artisti arrivavano a Roma da tutto il mondo con un bagaglio di saperi e culture di formidabile varietà. Alcuni di loro si fermeranno qui per sempre; altri riprenderanno il proprio viaggio portando con sé l’esperienza e i segni di una città che sapeva comporre le diversità di sguardo sul mondo.

 

TORINO, ALLE GALLERIE D’ITALIA NUOVA MOSTRA FOTOGRAFICA DEDICATA A CARRIE MAE WEEMS: UNA SELEZIONE DI CENTO OPERE

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Apre al pubblico, dal 17 aprile al 7 settembre 2025 alle Gallerie d’Italia – Torino, Carrie Mae Weems: The Heart of the Matter”, una nuova grande mostra dedicata all’artista americana di fama internazionale Carrie Mae Weems, nota per le sue indagini fotografiche sui temi dell’identità culturale, del sessismo e dell’appartenenza di classe. In anteprima assoluta, un progetto commissionato da Intesa Sanpaolo che s’inserisce in una incisiva retrospettiva costituita da opere tratte dalle serie fotografiche più famose, che condurranno il visitatore lungo l’arco di tutta la carriera dell’artista, tracciandone un percorso spirituale e personale. Con il patrocinio della Regione Piemonte e del Comune di Torino, l’esposizione è realizzata in collaborazione con Aperture e curata da Sarah Meister.

Sono un centinaio le opere selezionate per questa mostra che sottolineano il valore unico di Carrie Mae Weems nell’affrontare le complessità e le ingiustizie del mondo che ci circonda, radicando la sua fotografia in luoghi spesso esclusi dalle narrazioni: studi d’artista, piantagioni del sud degli Stati Uniti, spazi domestici, fino ad arrivare alle “istituzioni invisibili” nate come luoghi di culto della comunità nera durante le oppressioni, accostate a immagini di monumenti e musei che sono stati storicamente luoghi di esclusione.

Afferma Michele Coppola, Executive Director Arte Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo, afferma: “Le Gallerie d’Italia si aprono al lavoro straordinario di un’importante artista, Carrie Mae Weems, che affida alla bellezza e alla forza espressiva delle sue opere la condivisione di un messaggio di profondo valore umano, sociale e culturale. È un progetto eccezionale, che conferma il museo di Piazza San Carlo come principale luogo in Italia per le committenze e la promozione della fotografia internazionale, con a fianco un partner prestigioso come Aperture e con una pubblicazione di grande qualità a cura di Allemandi. Grazie alle immagini di Weems, le Gallerie d’Italia sono uno spazio vivo di riflessione intorno a temi cruciali, dall’identità all’uguaglianza sociale, in coerenza con la visione più ampia di responsabilità che caratterizza il Gruppo Intesa Sanpaolo”.

Al centro della mostra c’è il nuovo progetto “Preach”, realizzato per questa esposizione su committenza originale, un’ambiziosa e intensa installazione che ripercorre la religione e la spiritualità per gli afrodiscendenti americani attraverso le generazioni. La serie celebra le forme di culto profonde, appassionate e gioiose che definiscono l’esperienza della Chiesa nera di Weems, e al tempo stesso denuncia la violenza e l’oppressione che sono elementi inseparabili di questa storia.

Weems scrive nel nuovo testo poetico che accompagna questa installazione: Nelle fiamme e tra le bombe, prega dove e quando puoi, nei porti e nelle capanne, nei palazzi e nei seminterrati, nei teatri e nei club. Dal tuo nascondiglio segreto hai scoperto nuove forme di culto…”. Usando sé stessa come musa e guida, l’autrice ci invita a unirci a questo risveglio spirituale e condannare la persecuzione che rende questi spazi sacri luoghi di rifugio e di attivismo. Preach intreccia insieme le prime immagini da Harlem, San Diego, e Sea Island, Georgia, con una vasta gamma di nuovi lavori che evocano la realtà trascendentale e profana dell’espressione religiosa per gli americani neri di oggi.

La retrospettiva comprende anche molti dei primi lavori di Weems, come la storica Kitchen Table Series (1990) e Museums (2006 – in corso); una selezione di progetti più recenti, come Scenes and Takes (2016) e Painting the Town (2021); e importanti installazioni video tra cui The Shape of Things (2021) e Leave Now! (2022). Tutte queste opere accompagnano i visitatori in un viaggio che abbraccia l’intero arco della sua carriera, mostrando la profondità e la varietà del suo linguaggio artistico.

All’esposizione “Carrie Mae Weems. The heart of the matter” è dedicato un catalogo edito da Società Editrice Allemandi insieme ad Aperture. Oltre a numerose immagini delle opere dell’artista americana, sarà arricchito da contributi di studiosi appartenenti a diverse generazioni, sottolineando il valore unico della visione di Carrie Mae Weems nell’affrontare queste tematiche.

La mostra verrà affiancata da una serie di eventi e incontri gratuiti, parte del public program #INSIDE, che si svolgerà ogni mercoledì in museo. Verranno proposte, inoltre, iniziative di formazione e inclusione sul territorio grazie al contributo della Fondazione Compagnia di San Paolo.

L’esposizione è realizzata nell’ambito della seconda edizione di “EXPOSED Torino Photo Festival”. Fino al 2 giugno, durante la durata della manifestazione, i visitatori potranno accedere alla mostra a un prezzo speciale di 5 euro con il Pass digitale scaricabile al link https://bit.ly/passexposed2025

INFORMAZIONI

Sede: Gallerie d’Italia – Torino, Piazza San Carlo 156, Torino

Orari: martedì, giovedì, venerdì, sabato e domenica dalle 9,30 alle 19,30; mercoledì dalle 9,30 alle 20ù,30; lunedì chiuso; ultimo ingresso: un’ora e mezza prima della chiusura.

Tariffe: biglietto intero 10€, ridotto 8€, ingresso gratuito per convenzionati, scuole, minori di 18 anni e prima domenica del mese; ridotto speciale 5€ per under 26 e clienti del Gruppo Intesa Sanpaolo.

PRENOTAZIONI: http://www.gallerieditalia.com, torino@gallerieditalia.com, Numero Verde 800.167619

ENEL ILLUMINA IL PADIGLIONE ITALIA ALL’EXPO 2025 DI OSAKA IN STILE “MADE IN ITALY”

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S’è aperta all’insegna del tema Progettare la società del futuro per le nostre vite l’Esposizione Universale 2025 di Osaka, in Giappone. L’Italia è presente con il suo Padiglione che porta in Giappone il meglio del saper fare, della tradizione e dell’innovazione italiana declinando il tema “L’Arte Rigenera la Vita”. Arte, scienza, cultura, sostenibilità e ricerca scientifica: queste le caratteristiche di un padiglione realizzato in legno dallo studio di architetti MCA-Mario Cucinella Architects. A contribuire alla realizzazione di questa missione c’è anche Enel che, con il suo know-how e il suo importante impegno nella sostenibilità, illumina il Padiglione Italia con soluzioni all’avanguardia con specifico riferimento alla transizione energetica e all’integrazione tra edificio e ambiente.

Dichiara Nicolò Mardegan, Direttore Relazioni esterne di Enel: “Expo rappresenta un evento di prestigio internazionale nonché un’occasione unica per raccontare l’eccellenza italiana e sostenere il sistema Paese, favorendo il dialogo tra stakeholder globali istituzionali e di business. In questo ambito, Enel è orgogliosa di poter fornire il proprio contributo illuminando il Padiglione Italia, forte della sua comprovata esperienza nell’applicazione di soluzioni ad alta efficienza energetica in contesti di grande pregio artistico e architettonico. E aggiunge: “Il progetto che abbiamo sviluppato a Osaka rappresenta, in particolare, la nostra interpretazione del tema “L’arte rigenera la vita”, con una visione che unisce innovazione tecnologica, sostenibilità e maestria artistica, in puro stile made in Italy.”

“Illuminiamo il Padiglione Italia, una vetrina che ci permette di portare in Giappone il meglio dell’industria italiana”, commenta l’ambasciatore Mario Vattani, Commissario Generale per l’Italia a Expo 2025 Osaka: “Crediamo nelle sinergie e nella forza del partenariato pubblico-privato per vincere insieme le sfide dell’internazionalizzazione e favorire l’accesso delle nostre imprese in mercati strategici come quello giapponese”.

Per il Padiglione Italia, Enel ha realizzato un sistema di illuminazione dedicato al Teatro all’ingresso e al Giardino all’italiana sulla copertura del Padiglione.  L’impianto del Teatro valorizza l’architettura attraverso un’illuminazione dinamica, sia bianca sia colorata, con 40 apparecchi LED ad alte prestazioni tecniche, integrati in un sistema di controllo digitale. Questa tecnologia consente la creazione di scenari luminosi personalizzabili in base alle esigenze e agli eventi del Padiglione.

Nel Giardino all’italiana, 60 proiettori e circa 800 metri di apparecchi lineari a LED permettono al visitatore di fruire ed apprezzare lo spazio, generando effetti luminosi di grande impatto visivo. L’intervento mette in risalto la vegetazione, i percorsi pedonali e gli elementi artistici presenti, offrendo un’atmosfera suggestiva e coinvolgente.

 

PIEMONTE, SONO 7 LE AZIENDE ECOSOSTENIBILI PREMIATE DAL PROGRAMMA “CRESCIBUSINESS” DI INTESA SANPAOLO

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Ha fatto tappa in Piemonte “Crescibusiness Progettiamo Sostenibile in Tour”, la nuova edizione del programma di valorizzazione di Intesa Sanpaolo dedicato alle aziende artigiane, del commercio, del turismo e della ristorazione che si sono distinte per avere adottato criteri ESG: come la riduzione dell’utilizzo delle risorse naturali e dei rifiuti; la quota di presenza femminile; le ore di formazione per i dipendenti; la soddisfazione dei clienti; la capacità di valorizzare le eccellenze del territorio.

Sono sette le aziende della provincia di Torino e del Verbano Cusio Ossola – tra le 120 selezionate in tutta Italia che una delegazione della Banca, guidata dal Direttore Regionale Piemonte Nord Valle d’Aosta e Sardegna, Stefano Cappellari, ha visitato una ad una e premiato con una targa di merito. Grazie al contributo di partner di prestigio come il Gruppo Cerved, Intrum, e Regalgrid, e alla collaborazione con Monitor Deloitte, alle aziende vincitrici è stata offerta inoltre l’opportunità di essere inserite in un percorso di visibilità e sviluppo nei tre ambiti ESG – ambientale, sociale e di governance – oltre a beneficiare di prodotti dedicati come gli S-Loan Progetti Green, per pianificare e realizzare investimenti in sostenibilità, anche supportati dal Fondo di Garanzia.

Le realtà premiate sono: Emmegi Srl (Torino) e Cavestri & C. Srl (Omegna), per l’impegno nell’ambito della sostenibilità ambientale; e, per l’ambito sociale, DStile soc. coop. e Sniper Srl (Torino), Sanest Srl (Settimo Torinese), Asit Italia Srl (Riva presso Chieri), Business Intelligence Group Srl (Torino, con sede anche a Novara e hub di ricerca a Montacchiello, in provincia di Pisa).

Il tour Progettiamo Sostenibile, viaggio di valorizzazione delle eccellenze imprenditoriali dei territori e della loro capacità di dare una svolta al business in chiave sostenibile, s’inquadra nelle attività previste dal piano nazionale Crescibusiness lanciato dal Gruppo a fine 2022 che mette a disposizione nuovo credito per 5 miliardi di euro per progetti di digitalizzazione, sostenibilità e sviluppo dell’attività commerciale.

Dichiara Stefano Cappellari, Direttore Regionale Piemonte Nord Valle d’Aosta e Sardegna di Intesa Sanpaolo: «Le storie aziendali premiate durante il tour Progettiamo Sostenibile raccontano l’economia del nostro territorio e sono esempi virtuosi di un’imprenditoria che ha saputo adottare soluzioni concrete per migliorare il proprio profilo di sostenibilità, aprendosi a nuovi mercati e opportunità. Intesa Sanpaolo conferma il proprio impegno nell’accompagnare la crescita sostenibile di tutte le imprese, che siano PMI, startup o piccole aziende a gestione individuale e familiare. Un processo che incoraggiamo, facendo rete con tutti gli attori economici, e al quale abbiamo contribuito in Piemonte con 1,3 miliardi di credito erogato lo scorso anno a realtà imprenditoriali di ogni dimensione. Per tutto il 2025 abbiamo inoltre azzerato le commissioni da micropagamenti POS fino a 10 euro, una misura di grande attenzione che risponde alle esigenze delle realtà commerciali più piccole».

SALENTO, RISCHIO DESERTO: TRA SICCITA’ E XYLELLA, LE TERRE ARIDE NEL “TACCO DELLO STIVALE” SONO DIVENTATE IL 19,3 PER CENTO

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Il Salento è la zona più trendy della regione più trendy d’Italia: la Puglia. Favorito dal clima mite e dalla bellezza del mare, negli ultimi dieci o vent’anni è diventato una meta preferita dal turismo nazionale e internazionale. Ma oggi rischia di diventare un deserto. Il “tacco dello Stivale”, oltre cinquemila chilometri quadrati, sta diventando sempre più arido: dal 2000 al 2022 l’estensione delle terre aride è passata dal 3,3 per cento al 19,3 per cento. Colpa della siccità e del riscaldamento globale provocato dai cambiamenti climatici.

Il dato è stato elaborato dall’Ufficio statistico della Regione Puglia, sulla base delle mappe pubblicate dal Sole 24 Ore relative al rapporto del Servizio di gestione delle emergenze Copernicus, un programma di osservazione del nostro pianeta promosso dall’Unione europea. L’analisi, come si legge nell’approfondimento dell’Ufficio Statistico, evidenzia come l’Europa sia il continente che si riscalda più velocemente. Alcuni territori, come nel caso del Salento, registrano una siccità in aumento del 600% rispetto alla media degli anni Duemila. Rispetto al suo 19,3% di terra arida, la provincia di Bari è al 14,3 e quella di Taranto al 6,4. Una situazione allarmante, dunque, per una regione come la Puglia priva di rilievi e quindi di acqua propria.

(da “La Gazzetta del Mezzogiorno”)

“La temperatura torrida del 2024 – come racconta Maddalena Mongiò sulla Gazzetta del Mezzogiorno (https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/) – è ancora viva nel ricordo dei salentini che l’anno scorso hanno dovuto fare i conti con temperature che hanno toccato anche i 50 gradi al sole. La Puglia e il Salento hanno fatto i conti con la siccità che ha bruciato frutta e verdura, dimezzato le produzioni in campagna, con le angurie bruciate dal sole e le colture “impazzite” dagli sbalzi climatici”. E ora l’estate 2025 si annuncia con temperature ancora più alte.

Il primo allarme l’aveva lanciato due anni fa Il Grande Salento.it, rivista online di Brindisi, Lecce e Taranto (https://www.ilgrandesalento.it/. Un articolo della redazione segnalava che “il 57% del territorio pugliese è a rischio desertificazione”, valutando in 70 milioni di euro i danni per l’agricoltura. “Negli invasi artificiali – si leggeva – mancano 80 milioni di metri cubi d’acqua rispetto alla capacità, secondo i dati dell’Osservatorio ANBI Nazionale, quando a preoccupare è la riduzione delle rese di produzione delle coltivazioni in campo come il grano e degli altri cereali, ma anche quella dei foraggi per l’alimentazione degli animali e di ortaggi e frutta che hanno bisogno di acqua per crescere”.

Nello stesso articolo, la rivista proponeva alcune soluzioni praticabili. “In questo scenario di profonda crisi idrica  è necessario agire nel breve periodo per definire le priorità di uso delle risorse idriche a oggi disponibili, dando precedenza al settore agricolo per garantire la disponibilità di cibo; prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese agricole per i danni subiti a causa della siccità; e favorire interventi infrastrutturali di medio-lungo periodo volti ad aumentare la capacità di accumulo dell’acqua e della successiva ottimizzazione nella gestione”.

Già nell’estate del 2022, Il Grande Salento.it richiamava la necessità di affrontare l’emergenza, per realizzare le proposte di Coldiretti e Anbi: “Un progetto immediatamente cantierabile per la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti”. Da allora a oggi, però,  l’emergenza è andata crescendo di anno in anno.