ACQUE REFLUE: IL FLOP DELLA DEPURAZIONE, SERVONO 3,6 MILIARDI PER 740 NUOVI IMPIANTI

ACQUE REFLUE: IL FLOP DELLA DEPURAZIONE, SERVONO 3,6 MILIARDI PER 740 NUOVI IMPIANTI

Sono circa 18mila in Italia gli impianti di depurazione delle acque reflue. E sono localizzati per il maggior numero al Nord: in Piemonte, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Ma solo il 56% delle acque di scarico, civili e industriali, è trattato in conformità con la direttiva Europea. Tant’è che sono arrivate già due sentenze di condanna da parte della Corte di Giustizia, una nel 2012 e l’altra nel 2018: quest’ultima prevede una sanzione pecuniaria di 30 milioni a semestre, pari a 156mila euro al giorno.

ACQUE REFLUE foto

Occorrerebbe perciò un investimento di almeno 3,6 miliardi per costruire circa 740 nuovi depuratori, di cui 97 sono considerati prioritari. Gli impianti, infatti, sono spesso obsoleti e sono carenti in particolare al Sud. È quanto emerge dall’analisi della struttura commissariale nominata dal governo, guidata da Maurizio Giugni. La situazione risulta tanto più grave in tempi di siccità, perché l’acqua non potabile una volta trattata potrebbe essere utilizzata per tutti gli usi non domestici, tra cui l’irrigazione dei campi.

SICCITA' E AGRICOLTURA 2

Con i fondi europei messi a disposizione da Bruxelles, il Piano nazionale di ripresa e resilienza stanzia circa 600 milioni di euro. Ma le procedure per ottenere le autorizzazioni, passando per i 15 enti preposti al settore, possono arrivare addirittura fino a tre anni. Ha dichiarato Enrico Pezzoli, presidente di Water Alliance, l’associazione che riunisce 13 aziende pubbliche del servizio idrico integrato in Lombardia, in un articolo a firma di Sara Monaci pubblicato sul Sole 24 Ore: “L’iter autorizzativo delle grandi opere infrastrutturali del settore idrico presenta diverse criticità. I tempi stimati per l’attuazione della fase di progettazione dovrebbero essere di 580 giorni, mentre quelli effettivi sono 1.080. I tempi di attraversamento, ossia i tempi morti che intercorrono tra le attività, pesano per il 54% del tempo effettivo”.

Anche in questo caso, purtroppo, il gap fra le “due Italie” è considerevole. Le regioni più critiche sono la Sicilia, la Campania e la Calabria. In queste tre regioni, il servizio di depurazione manca completamente in 342 Comuni, per un totale di 1,4 milioni di abitanti: 75 in Sicilia, 57 in Calabria e 55 in Campania. E tutte e tre ne risentono anche sul piano ambientale e turistico, a causa di aree inquinate e coste non balneabili. L’isola, per esempio, dispone sulla carta di 463 depuratori, ma quasi il 17% degli impianti è inattivo e meno del 20% opera con autorizzazione valida: così il 40% della popolazione non viene servito da depurazione. Mentre nella provincia di Bolzano solo lo 0,3% dello scarico civile non è trattato, in Sicilia la quota supera il 56% del totale e in Calabria il 54% rispetto a una media nazionale del 40,4%.

 

 

 

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