LITE FRA AMBIENTALISTI SULLE PALE EOLICHE

LITE FRA AMBIENTALISTI SULLE PALE EOLICHE

Ambiente, paesaggio ed energia. Proprio mentre la stagione estiva rischia di naufragare per i contraccolpi dell’epidemia da coronavirus, scoppia la guerra fra ambientalisti sul litorale romagnolo. Il pomo della discordia è costituito da 59 pale eoliche, con un’altezza massima di 215 metri, che dovrebbero essere installate al largo nel mare di Rimini.

Per Legambiente, l’operazione rappresenta “un possibile elemento importante per il settore energetico del territorio”. Per Italia Nostra, invece, “la realizzazione di un’infrastruttura così impattante sul paesaggio pregiudicherebbe per sempre e in modo irreversibile l’attrattività turistica della Riviera”. E il dissidio coinvolge anche gli enti locali, con la Provincia di Rimini da una parte che si mostra favorevole al progetto del parco eolico off-shore da un miliardo di euro presentato dalla società Energia Wind 2000 e dall’altra la sindaca di Riccione, Renata Tosi, decisa a difendere lo skyline dell’Adriatico e a convocare perciò un referendum consultivo a settembre per interpellare direttamente i cittadini.

I 59 giganteschi “ventilatori” verrebbero piazzati nel mare a una profondità compresa fra i 13 e i 32 metri, a una distanza di 680 metri l’uno dall’altro in modo da permettere la navigabilità dello spazio d’acqua. Alti più del doppio del grattacielo di Rimini, i piloni più vicini alla costa sarebbero collocati a una decina di chilometri dalla riva e i più distanti a 22 chilometri, in posizione obliqua per ridurre al minimo l’impatto sul paesaggio. In totale, il parco eolico potrebbe generare una potenza massima di 330 megawatt, con un beneficio per la popolazione anche in termini di lotta all’inquinamento dell’aria prodotto attualmente dai combustibili fossili.

Gli albergatori, i gestori degli stabilimenti e i bagnini si sono già schierati contro l’operazione, sostenendo che si rischia di danneggiare ulteriormente l’economia della Riviera senza ottenere grandi vantaggi. E gli attivisti di Italia Nostra gettano benzina sul fuoco, sollecitando a visionare il rendering del progetto con l’immagine delle pale in mezzo al mare (nella riproduzione), per convincersi che “questa infrastruttura è una pietra tombale sulle prospettive turistiche di Rimini”. Legambiente invita però a non costruire un fronte ostile, ma piuttosto a “valutare limiti e possibilità di miglioramento”.

È un paradosso che l’energia pulita, con le fonti rinnovabili del sole e del vento, si contrapponga alla tutela dell’ambiente e del paesaggio. Ma questa non è certamente la prima volta. E con ogni probabilità non sarà neppure l’ultima.

 

 

 

 

 

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